Questo articolo vuole solo essere una curiosità o -meglio- una triste constatazione. Una volta esistevano riviste scientifiche abbastanza ben fatte. Molte traducevano solo articoli inglesi apparsi su riviste di elevato carattere scientifico. Oggi, purtroppo, sto notando una triste decadenza anche in questo. Sembra ormai che le notizie arrivino al lettore comune attraverso uno sgangherato telefono senza fili. Questa volta è toccato alle stelle ballerine della nostra galassia. Come se non si sapesse che il Sole oscilla... Mamma mia!
Scoperto sulla Terra un vulcano che riesce a competere anche col gigantesco Monte Olimpo di Marte: il suo volume totale è inferiore solo del 25%.
Questo articolo vuole raccontare una storia che quasi sicuramente avverrà nel prossimo futuro. Magari anche tra due o dieci o quarant’anni. Non è sicuro il momento, ma quasi sicuramente entro cinquant’anni. Gli astrofisici si stanno preparando al meglio per non perdere questo straordinario avvenimento. Voglio descriverlo come fosse un racconto di oggi. Buon divertimento.
Una gigantesca nube di idrogeno sta puntando dritta verso la Via Lattea. Uno scontro la cui conclusione è ovvia: la nube-Davide non può che soccombere alla galassia-Golia. Basterà l’alone galattico, fortemente ionizzato, a distruggere l’intruso. Ne siamo proprio sicuri? Sembra proprio di no.
Per molto tempo si è pensato che esistesse un pianeta (Vulcano) più vicino al Sole di Mercurio. Oggi sappiamo che non è vero. Tuttavia, i risultati di Kepler ci dicono che una volta, forse, c’era veramente.
Una dettagliata ricerca del ferro in un ammasso galattico ha dimostrato come esso sia distribuito un po’ dappertutto. Questo fatto implica sia che esso è molto antico sia che vi è stato bisogno di una vigorosa rimescolata attraverso cucchiai davvero efficienti.
Le stelle di neutroni sono ancora oggetti molto misteriosi, soprattutto quando si mostrano come pulsar. Tuttavia, bisogna veramente richiamare il grande Stevenson per lo strano e inaspettato caso di IGR J18245-2452.
Supermagoalex ha risolto l'enigma dello scaricamento dei dati dell'archivio di Chandra. Un grazie da tutti noi. Troveremo la procedura nella pagina dei contributi. Buon lavoro...
Chandra, come molti altri telescopi spaziali e non, lavora praticamente a tempo pieno. Non ha bisogno di dormire, né di tempo buono e nemmeno di oculari speciali o diavolerie tecnologiche che non siano le sue. Sarebbe bello essere Chandra e osservare l’Universo con i suoi occhi. Invece dobbiamo accontentarci di quello che riusciamo a fare da soli o aspettare che qualcuno interpreti i suoi dati e ce li traduca. Ma è proprio così. Assolutamente no. Ogni anno Chandra apre i suoi archivi ancora “segreti” e li offre a tutti, proprio a tutti, e a condizioni incredibili.
Abbiamo introdotto i concetti geometrici di zero e infinito. Possiamo ora trasportarli lentamente nel mondo della matematica attraverso le operazioni più semplici che essi possono eseguire tra di loro e con numeri qualsiasi. Insomma, facciamoli entrare nel mondo di tutti i giorni.
Alle galassie piace giocare. Penso che questa sia una constatazione ormai fuori da ogni ragionevole dubbio. Chiamateli incontri, fusioni, collisioni, fatto sta che le galassie sanno sfruttare molto bene la reciproca forza di gravità per inventarsi intrecci e soluzioni meravigliose, eleganti e spesso impreviste. Altro che i video giochi…
Non solo la Terra ha un laboratorio come il CERN di Ginevra. Basta andare a cercarli nell’Universo. Non è facile, però, perché la loro durata è di solo poche decine di anni. Ci vogliono molta fortuna e telescopi eccezionali.
Un nome sicuramente affascinante: radiazione di sincrotrone. Già a pronunciare questa parola uno si sente mezzo scienziato. Oltretutto, se ne sente parlare quando si descrivono le apparecchiature più sofisticate per lo studio della fisica nucleare, come gli acceleratori di particelle. Deve sicuramente essere qualcosa di veramente importante. Tuttavia, non è un’invenzione dell’uomo, ma della Natura e le stelle ci mostrano di saperla produrre in moltissimi casi. Se per l’uomo può a volte essere un “fastidio”, per gli astri è uno dei più evidenti segnali che inviano all’Universo. Cercherò di descrivere questo fenomeno in modo molto semplificato e intuitivo. Non pretendete troppo, però…
Un risultato ottenuto durante le operazioni di Curiosity getta molta acqua fredda sulla possibilità di trovare tracce di vita sul pianeta rosso o anche solo composti organici a lei molto vicini. La conclusione sembrerebbe sincera, ma mi permetto di dubitare un poco di un problema venuto stranamente a galla molto in ritardo.
Il Sig. Roche, tra le tante cose fatte, ha avuto anche due bellissime idee che hanno condotto al lobo e al limite che portano il suo nome. Non hanno, però, niente in comune. Questo articolo vuole dedurre matematicamente il limite di Roche, quello che decide se un satellite si può trasformare in un bellissimo anello. Vedremo anche se Saturno ha seguito questa regola.
Dopo essere nato, l’Universo non ha perso tempo e si è dato da fare per creare la materia necessaria alla formazione delle prime stelle. A questo punto, esse sono diventate le uniche creature macroscopiche, realmente vive del Cosmo. Tutto ciò che esiste si deve praticamente a loro. Questo articolo è il primo di una una serie che vuole dare una visione elementare delle basi dell'astrofisica. E' adatta ai neofiti e ai ragazzini.