12/01/14

Anche le galassie hanno un’atmosfera e tante nuvole? *

Abbiamo appena parlato del programma Sloan che ci ha portato a sentire il suono del violino primordiale, permettendoci di riconoscere la vibrazione e la qualità dello strumento. Tuttavia, i dati di questa favolosa ricerca servono anche a scopi ben più terra-terra. Ad esempio, possono aiutarci a descrivere molto bene cosa circonda una galassia. Solo gas e polvere che chiude la città cosmica come un bozzolo oppure anche un continuo e rapido movimento di nuvole? Contro le idee correnti, la verità sembra la seconda.

Fatemi fare un paragone un po’ azzardato ma che può dare un’idea “pratica” di ciò che dovrebbe succedere nelle galassie. Esse contengono ovviamente la materia prima per la costruzione delle stelle. Niente di elaborato, ma più che sufficiente: gas originariamente leggero e poi via via sempre più ricco di elementi pesanti. Oltre al gas si forma la polvere a seguito delle esplosioni stellari che inseminano il resto della loro casa cosmica. Un  ciclo senza fine, efficientissimo e fondamentale per qualsiasi tipo di evoluzione dell’Universo.

Gas e polvere che si addensano in strutture molto compatte (le stelle) e che poi vengono rilasciati un po’ ovunque. Ricorda, in qualche modo, il ciclo dell’acqua, dove l’evaporazione degli oceani permette la formazione delle nuvole che poi riconsegnano l’acqua al suolo e ai mari attraverso la pioggia. Nelle galassie non abbiamo gli oceani, ma le stelle. Quando esplodono è come se evaporassero, rilasciando il materiale di cui erano formate e che poi, lentamente, ritorna per creare nuove vite.

Sulla Terra questo è un ciclo rapido, osservabile sui tempi scala umani. Sulle galassie è invece un processo che viaggia con i tempi del Cosmo, milioni di anni e l’uomo non può sperare di vederlo in azione. Al limite, può averne delle foto istantanee, ma i meccanismi e la loro rapidità di esecuzione sono un sogno impossibile. Cosa si cerca, allora, attorno alle galassie? Il gas che le circonda, la sua densità e composizione. Si sa da dove proviene (dalle stelle esplose), si sa dove finirà (nelle nuove stelle), ma è un qualcosa di immobile per la nostra vita limitata. Si può solo cercare di studiare la struttura di questa enorme nuvola che circonda una galassia, un qualcosa di sicuramente vivo e vitale che appartiene a un ciclo fondamentale, ma che siamo costretti a vedere solo per un brevissimo istante della sua evoluzione.

Mi permetto di paragonarlo all’atmosfera che circonda un pianeta, bloccata in una certa configurazione, come se avesse subito il maleficio della strega della bella addormentata nel bosco. Tuttavia, è meglio che niente e allora gli astronomi hanno cercato di utilizzare i dati incredibili della ricerca Sloan per studiare queste “atmosfere” immobili delle galassie.

Sì, ma come fare? Il gas e la polvere che circondano le galassie sono troppo tenui e poco luminosi per essere osservati direttamente. E’ necessario studiarli in modo indiretto. Come si fa per avere un’idea dello spessore dell’atmosfera e delle nuvole della Terra? Basta guardare di quanto si riduce e di quanto varia la luce solare più o mero nascosta dal passaggio delle nubi o anche dalla stessa trasparenza atmosferica.

Lo stesso può essere fatto per le galassie, sempre che abbiano un bel “Sole” che cerchi di illuminarle, ossia una sorgente molto luminosa che si veda perfettamente bene. Il quanto e il come questa luce viene affievolita  ci indicano la distribuzione “atmosferica” attorno alla galassia incontrata dal fascio di luce. Le righe spettrali ci dicono anche quali sono i composti che si annidano al suo interno. I fari luminosi sono i quasar, meravigliose sorgente luminose che donano informazioni non solo su loro stessi, ma anche su tutto ciò che riesce a ridurne la potenza, ossia l’atmosfera di una galassia incontrata per strada, il suo alone di gas e polvere.

alone galattico
Nuvole invisibili di gas, attorno alle galassie, assorbono la luce dei quasar che le attraversa, in modo analogo alle nuvole terrestri. Studiando i cambiamenti nelle linee di assorbimento, gli astronomi hanno dimostrato, per la prima volta, l’evidenza di nuvole di piccolissima scala e in rapida evoluzione. Fonte: John Webb.

Così è stato fatto attraverso l’enorme mole di dati della Sloan Survey. Teoricamente bastava un’osservazione singola, tanto ciò che si vede oggi si vede anche domani. Tuttavia, osservazioni ripetute avrebbero potuto migliorare la precisione dei risultati e confermare risultati un po’ ambigui. Le osservazioni ripetute c’erano, anche se separate di soli cinque anni. Ed ecco, allora, avverarsi l’impossibile. Nel giro di cinque anni terrestri, un piccolo intervallo anche per noi, la situazione variava anche attorno alle galassie illuminate dal quasar.

Vere e proprie nubi comparivano e scomparivano, cambiando forma e dimensioni, proprio come capita nel cielo terrestre. Nuvole sicuramente piccole, ma molto numerose ed estremamente lontane dai centri galattici, a tal punto da sembrare fisicamente indipendenti da loro. Strutture piccolissime, di dimensioni dell’ordine delle dieci, al massimo cento Unità Astronomiche. Sì, avete capito bene: Unità Astronomiche e non Anni Luce. Qualcosa che sulla scala terrestre sarebbero piccoli sbuffi nuvolosi, trascinati dal vento.

Sì, ma che vento esiste vicino alle galassie e che cosa ha formato queste nuvolette vagabonde e rapidissime e perché sembrano vagare ad altezze incredibili rispetto al “suolo” galattico. Una scoperta che apre magnifici interrogativi e che sicuramente farà capire molto di più sull’evoluzione galattica. Nessuno, però, poteva pensare che gli anni dell’uomo fossero sufficienti a notare variazioni così drastiche.

Completo il mio azzardato paragone: sopra l’atmosfera praticamente immobile di una galassia corrono e si rincorrono nuvole piccole, ma numerosissime. Un  segno del ciclo della morte e della vita o chissà che altro?

Chissà se tra quelle nuvolette c’è chi immagina di vedere cavalli, draghi o coniglietti e se tra loro veleggiano incredibili aquiloni colorati…

Articolo originario QUI

5 commenti

  1. alexander

    Ma per capire bene, queste nubi di polvere e gas descritte nell'articolo sono la stessa cosa dell'alone intorno alla via lattea descritto qualche articolo fa?
    quello prodotto  dal gas ionizzato espulso dal buco nero centrale e dalle supernove e di qualche milione di gradi di temperatura?

  2. caro Alex,
    avrebbe dovuto essere... ma... queste nuvole rapide sono inaspettate... 

  3. Mario Fiori

    E quindi Enzo, non essendo sufficiente l'alone emesso dal nucleo galattico e dalle supernove , queste nuvolette inaspettate ? Una tua ipotesi su due piedi? La somma di qualcosa che sfugge da tutte le stelle  e da tutte le altre nuvole di gas con stelle in formazione sommata a quello che dicevamo prima, non è ancora sufficiente alla spiegazione?

  4. caro Mario,
    mah... sembra davvero strano questo movimento continuo. La mia idea? io penso più a qualcosa di esterno che viene semi-catturato, piuttosto che qualcosa che proviene dall'interno. Tra galassia e galassia c'è -forse- molto più gas di quanto si pensi... Vedremo...

  5. Pier Francesco

    Secondo me, è una notizia positiva qualunque sia l'origine. Già mi spaventa il concetto di vuoto che esiste tra i pianeti o tra le stelle, ma mi fa venire letteralmente le vertigini il pensiero che tra le galassie ci siano milioni di anni luce di vuoto!! Ben vengano le nuvolette!
    Residui della materia creatasi durante il Big Bang e non ancora catturata da una galassia? Resti di esplosioni di stelle isolate? Per ora, chi può dirlo... Sono d'accordo con Enzo che l'aspetto più intrigante e sorprendente è la loro velocità di movimento, per l'appunto su tempi umani: cosa può generare questi movimenti? La gravità? Una nuova manifestazione della cosiddetta Energia Oscura? Ai posteri l'ardua sentenza (speriamo in tempi umani anche questa).

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