Categorie: Corpi minori Strumenti e missioni
Tags: asteroidi crateri da impatto mappa geologica missione Dawn Vesta
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Vesta è pronta per i turisti *
Non se n’è parlato tanto, ma la missione Dawn, che ha orbitato attorno a Vesta, ci ha regalato una miniera di informazioni che faranno capire molte cose sulla storia del Sistema Solare. Per adesso è stata pubblicata una mappa accuratissima che ci permette di leggere sia l’esterno che l’interno della sua crosta superficiale, martoriata da miliardi di anni di impatti. E poi... sfrutto la pubblicazione per farmi un po' di pubblicità...
Quando decido di fare un viaggio in qualche posto esotico, la prima cosa che cerco è una cartina del luogo. Dato che mi piace ancora molto andare a piedi, cerco -soprattutto- cartine topografiche attraverso le quali poter pianificare percorsi di trekking (non troppo “estremi”) in modo da raggiungere le principali caratteristiche naturali. A questo punto, dopo l’analisi dei dati della missione Dawn, Vesta mi ha fornito i mezzi per poterlo visitare come si deve. E’ stata, infatti, pubblicata una sua dettagliata mappa geologica e le cose interessanti da visitare sono molte. Purtroppo, temo che mi dovrò accontentare di un viaggio virtuale, ma è sempre meglio di niente.
Potrei scrivere pagine intere sui luoghi più interessanti, in particolare i grandi crateri da impatto che lo caratterizzano. Tuttavia, tutte queste informazioni si trovano nella bellissima ed esauriente pagina di Wikipedia (versione inglese, mi raccomando!). Mi voglio, perciò, limitare a descrivere le caratteristiche salienti di un asteroide davvero unico, un vero relitto, sopravvissuto alla terribile battaglia a suon di proiettili distruttivi che ha caratterizzato (e caratterizza ancora) la fascia degli asteroidi.
Vesta è speciale sotto molti punti di vista. Non è il più grande asteroide, ma è solo il terzo per volume e il secondo per massa. Poco male, dato che Dawn tra non molto permetterà di studiare da vicino anche il più grande, Cerere. Tuttavia, Vesta mostra che pur essendo piccolo è riuscito a comportarsi come i suoi fratelli più grandi, i pianeti. La sua struttura interna è estremamente simile a quella dei pianeti terrestri: presenta un nucleo, un mantello e una crosta. In altre parole, Vesta ha subito un processo di differenziazione dovuto alla fusione interna causata dagli elementi radioattivi e alla successiva sistemazione a strati come nelle comuni “cipolle”.
Sicuramente ha avuto fenomeni geologici importanti con fuoriuscita lavica, dato che la sua crosta basaltica ha lanciato segnali ben chiari della sua composizione. Anzi, è l’unico che ci mostra queste caratteristiche. Possibile che sia stato l’unico asteroide a subire questo processo planetario? Va bene che è grande per essere piccolo…, ma non è il solo con un diametro di qualche centinaio di chilometri (530 per l’esattezza). Tuttavia, tra i grandi è l’unico a essere piuttosto vicino al Sole e quindi la sua composizione è molto simile a quella dei pianeti terrestri. Cerere, ad esempio è più distante e potrebbe non essere riuscito a fare lo stesso. Comunque è ancora tutto da vedere, anche se la sua superficie non dà segnali di questo tipo.
Molti altri, simili a lui, potrebbero essere stati distrutti completamente e di loro rimangono solo frammenti sparsi di qua e di là. In realtà si vedono asteroidi che hanno le caratteristiche legate a un “mantello” o a un “nucleo” di qualcosa di differenziato, ma mancano decisamente quelli di tipo basaltico. Un mistero ancora da risolvere… uno fra i tanti.
Vesta, inoltre, ha anche il privilegio di mostraci la sua vita molto dura e pericolosa, proprio come un libro di storia degli asteroidi. Le collisioni hanno lascito segni visibili senza distruggerlo. Una fortuna non da poco. Tra i tanti, un cratere immenso, almeno per lui, che copre il polo sud. Un urto enorme e non certo indolore. In quell’occasione, moltissimi frammenti hanno lasciato l’asteroide e si sono inseriti su orbite relativamente vicine (non sono certo stati scagliati fino alla Terra… ehm… ehm) creando una “bellissima” famiglia. Un segno fondamentale per ricondurli sia fisicamente che dinamicamente al genitore. Ma di questa faccenda ne abbiamo parlato varie volte, per esempio QUI e QUI
Permettetemi un po’ di orgoglio nel vedere che alla voce “Vesta family” su Wikipedia (sempre inglese) si faccia riferimento alla mia determinazione del 1995, quando di asteroidi ne avevo molti meno a diposizione. La “mia” famiglia era composta di soli 235 oggetti. Nel 2005 si è arrivati a ben 6000. Pensate che la sola famiglia di Vesta contiene il 6% dell’intera popolazione asteroidale classificata.
Purtroppo, aumentando il numero di frammenti, aumenta il “volume” della famiglia e anche il numero di “intrusi”, ossia di oggetti che si trovano lì per caso. Tuttavia, il segnale basaltico riesce ad escludere abbastanza bene i “ficcanaso” di passaggio… Alcuni poi sono troppo grandi e quindi vanno esclusi di “battuta”.
In qualche modo la missione ha confermato molte cose che già si sapevano attraverso le osservazioni da Terra. E questo è un risultato che non dovrebbe mai passare in secondo piano. Un puntino luminoso che, ai miei tempi, non si riusciva a risolvere nemmeno in un dischetto, ci aveva già permesso di determinare la presenza di un enorme cratere, la direzione dell’asse di rotazione e la dinamica che ha portato i suoi frammenti fino a noi (QUI)
Dawn è decisamente passata sotto silenzio, ma la mappa di Vesta è una miniera di informazioni. Davanti a noi si vedono crateri, la materia più interna sparpagliata attorno, fratture, resti di colate laviche, e cento altre cose. Una storia di 4.5 miliardi di anni impressa nella roccia. E, adesso, pensiamo a Cerere e al suo possibile ghiaccio quasi cometario…
Un ultimo commento… Vesta non è considerato pianeta nano. Eppure se ce n’era uno da considerare tale era proprio lui. Purtroppo, il grande cratere non è riuscito a essere assorbito dall’autogravitazione e quindi la struttura dell’asteroide non soddisfa il secondo requisito. Che devo dirvi? Le classificazioni portano sempre a nodi difficilmente risolvibili. Per me, comunque, Vesta è e resta un vero piccolo pianeta che potrebbe spiegarci meglio come si sono formati i giganti vicini di casa. Viva Vesta e il suo craterone che eravamo riusciti a individuare anche senza vederlo!
8 commenti
Fantastico, proprio in questi giorni che, con mia figlia , mi sono letto , per scienze a scuola, "Il Sistema Periodico" di Primo Levi e a mia figlia la Prof le ha chiesto di occuparsi del Cerio, elemento il cui nome deriva proprio da Cerere scoperto più o meno nello stesso periodo. Insomma, per altri scopi, mi sono fatto una "passeggiatina" da quelle parti, sulle orme di Dawn ...e ti dirò che, se fosse vero, non mi farebbe altro che bene
Con l'ultimo commento hai anticipato la domanda che avevo pronta pronta da farti. Non è che mi leggi nel pensiero ormai?
caro Michael... si fa quello che si può....
enzo,ricordo un articolo che avevi scritto sugli asteroidi,dove spiegavi il "limite" che si raggiungeva per passare da una forma irregolare ad una sferica...non sarebbe logico
che fosse quello il requisito necessario per classificare i pianeti nani?
bravo Davide!
In realtà è proprio quello che viene considerato come limite per passare da asteroide a pianeta nano: quando l'auto gravitazione controlla la forma del corpo celeste. In altre parole se la gravità riesce a smussare le asperità dovute alle forze di stato solido fino a un certo valore limite. I corpi dominati dalla gravità si rilassano su forme di equilibrio. Ciò non vuol dire, però, che devono essere sferici, ma basta che rispettino le forme di equilibrio a seconda della rotazione. Se giri molto veloce la forma d'equilibrio è un ellissoide e non una sfera (come molti pianeti, compreso Giove e Saturno). Il cratere di Vesta, purtroppo, non si è rilassato e causa asperità superiori al valore critico. Per cui è asteroide e non pianeta nano. Il concetto è ottimo fisicamente, ma può capitare che anche in tali condizioni l'oggetto si comporti termicamente come un pianeta... Insomma, ci vorrebbe un'ulteriore classificazione... ma l'importante è che l'interesse non si misuri secondo una classifica priva di senso...
Vedo di cercare quell'articolo e magari lo inserisco di nuovo... grazie !!!
Sarebbe proprio interessante ri-leggere l'articolo su questo limite...
Credo sia questo l'articolo in oggetto...
http://www.astronomia.com/2012/09/19/limportanza-degli-asteroidi/
grazie Gio...
ho pensato bene di riproporlo con qualche aggiunta... Vesta se lo merita!