Categorie: Astrobiologia Corpi minori Strumenti e missioni
Tags: asteroidi Bennu condriti solforose OSIRIS-REx
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Gli asteroidi si danno da fare **
Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "Figli delle stelle (e degli asteroidi, e delle comete...)"
In QUESTA sezione d'archivio sono raccolti gli articoli dedicati alla missione OSIRIS-REx
In mezzo al disco protoplanetario, dove si sono formati i pianeti, deve esistere una regione particolare, nascostasi piuttosto bene nel tempo. Lo dimostrano analisi di alcune meteoriti che si devono essere formate in un ambiente particolarmente ricco di ossigeno e zolfo, ben prima che le particelle si unissero tra loro per accrescersi fino a formare gli asteroidi e i pianeti.
Gli elementi che avrebbero costituito i maggiori ingredienti della vita sulla Terra (carbonio,ossigeno, azoto e idrogeno) erano presenti come gas nel disco proto planetario, quando il Sistema Solare aveva meno di dieci milioni di anni. Per capire come questi componenti hanno contribuito alla vita è necessario identificare i luoghi in cui essi si trovavano all’inizio dell’opera di costruzione.
Un’importanza particolare è data alle meteoriti chiamate condriti, che sono considerate le più primitive, assemblate nella più giovane infanzia del Sistema Solare, circa 4.6 miliardi di anni fa. Il nome condriti deriva da “condruli”, contenuti al loro interno e formatesi come gocce liquide vaganti nello spazio.
Le condriti sono state quasi sicuramente i mattoni con cui si sono costruiti i pianeti interni, da Mercurio a Marte. Mostrano diversi tipi di composizione e, recentemente, si è posta particolare attenzione a quelle chiamate R-condriti, dove R sta per Rumuruti, località keniana, dove è stata ritrovata la prima meteorite di questo tipo. Esse devono essersi formate in una zona compresa tra la Terra e Giove. Sono comunque meteoriti molto rare e anche molto speciali, come dimostra un esemplare trovato in Antartide e che presenta dei condruli del tutto inattesi, contenenti solfuri.
Generalmente le condriti sono fatte di minerali ricchi in silicio, mentre queste ultime sono ricche di zolfo. La spiegazione più plausibile è che esse si siano formate in una regione rimasta sconosciuta finora. L’analisi delle meteoriti fornirà l’abbondanza dello zolfo e dei suoi composti in questa regione ancora misteriosa. Immaginiamo, infatti, il disco proto planetario come una fabbrica molto differenziata. Al crescere della distanza dal Sole, si sono costruiti elementi sempre diversi in base alle condizioni di temperatura e di abbondanza dei materiali capaci di essere assemblati. I minerali allo zolfo erano sicuramente fabbricati in una fascia molto ristretta e finora passata inosservata o quasi.
Una delle più interessanti particolarità di questo “mattoncino” primordiale è che esso non si può essere formato ad alte temperature e perciò non ha subito profonde variazioni di composizione. D’altra parte, sappiamo benissimo che l’origine di queste meteoriti è la fascia asteroidale, dove molti oggetti hanno raggiunto temperature elevate, che hanno cancellato molti segni fondamentali relativi alla loro creazione. In poche parole, le condriti solforose possono raccontarci quando e dove si sono formate e, quindi, dove vi era realmente questa abbondanza di solfuri nel disco originario.
Anche se non detto esplicitamente, il lavoro grida a gran voce che la chiave di lettura migliore per l’evoluzione del Sistema Solare e della vita risiede sicuramente all’interno della fascia asteroidale, “snobbata” ormai da troppo tempo. Fortunatamente, però, è quasi in rampa di lancio la missione Americana OSIRIS-Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) che partirà nel 2016 , raggiungerà l’asteroide Bennu nel 2019, preleverà 60 g di materiale e lo riporterà a terra nel 2023. Bennu è un NEA che è stato “fotografato” nel 2010 dal radar di Goldstone. Rappresenta un esempio di oggetto carbonaceo abbastanza peculiare.
A differenza delle meteoriti che provengono da luoghi del tutto casuali e che non si conoscono assolutamente (a parte le eucriti che provengono sicuramente da Vesta), questa volta si saprà l’esatta posizione della “sorgente”. Purtroppo, essendo un NEA, la sua vita passata è stata molto avventurosa e il piccolo Bennu (mezzo chilometro di diametro) ha percorso gran parte del Sistema Solare interno. In qualche modo si spera di fare a ritroso il suo viaggio periglioso e di capire la zona della nascita effettiva. Un’impresa non certo facile, dato che si entra nella dinamica caotica.
Comunque, un bel passo in avanti che mi spinge a qualche considerazione:
1) manca ormai solo un anno al lancio, ma i media se ne disinteressano alla grande. Eppure Bennu potrebbe contenere materiale molto più “puro” e antico di quello di una cometa. E se ne porterebbe un pezzo a terra, senza Philae ballerini e saltellanti.
2) E’ stato scelto un NEA perché la missione costa molto meno di quella verso la fascia principale. Eppure non si è badato a spese per inviare una sonda verso una lontanissima cometa.
3) Gli asteroidi si sono formati in una zona decisiva per capire i processi formativi del Sistema Solare, dato che coprono una parte di disco che rappresenta il passaggio dai pianeti rocciosi ai pianeti ghiacciati e gassosi. Un “settore” fondamentale della fabbrica originaria. Perché non pensare veramente a una missione multipla che tocchi molti asteroidi selezionati per la loro posizione rispetto al Sole? (Fattibile e già pensata e descritta nei dettagli tanti anni fa, ai tempi della pianificazione di Rosetta e anche prima).
4) Le condriti solforose stanno forse dando una spinta decisiva a chi finora, per motivi di lobby scientifica, ha cercato, sempre, di imporre le comete come unici esempi di materiale primordiale.
Chissà se sarà la volta buona? Tutto dipenderà da chi avrà in mano le chiavi del “potere” scientifico…
In ogni modo, finalmente, gli asteroidi si mostrano per quelli che sono: i veri fossili capaci di spiegare l’evoluzione dei pianeti e della vita biologica… una piccola, ma mai tardiva soddisfazione! Senza contare che sembra sempre più plausibile che siano stati proprio loro a portare l’acqua che beviamo tutti i giorni sulla Terra. Chissà che non abbiano anche portato il... vino (Feynman ne sarebbe contentissimo...): CIN CIN!
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