Fantasia
Finalmente eravamo pronti a viaggiare tra le stelle e a cercare altre forme di vita. L’astronave “Life” era saldamente ancorata sulla base di lancio lunare e sembrava fremere nell’attesa di lanciarsi verso la galassia sfruttando i motori neutrinici ideati dal grande scienziato Boris Pastosky solo vent’anni prima. La velocità della luce non era più un problema e nemmeno le deformazioni spazio-temporali.
Tutti i capi di stato della Terra si erano recati sul nostro satellite per la grande cerimonia. Vi furono discorsi e spettacoli fantasmagorici, mentre i 57 membri dell’equipaggio dormivano nelle loro camere insonorizzate nell’attesa del giorno dopo. Tra loro vi erano gli astronauti più esperti, ma anche astronomi, fisici, botanici, medici, biologi, psicologi, letterati, ecc., ecc.: nella speranza del primo incontro dovevamo essere preparati al meglio. Alle 10:30 del mattino successivo, ora di Washington, capitale mondiale, l’astronave lasciò la Luna verso la più emozionante avventura della storia dell’umanità. La rotta era stata studiata con precisione quasi millimetrica. Doveva toccare 328 stelle simili al Sole, con pianeti alla giusta distanza per essere considerati abitabili. Tra questi ci sarebbe stato sicuramente un nostro “fratello”. Le stelle erano distribuite omogeneamente in tutta la galassia e avrebbe permesso di non tralasciare nessun angolo “nascosto”.
Superati in un attimo decine e decine di anni luce, la “Life” incontrò il suo primo obiettivo. La stella era tranquilla e il quarto pianeta aveva un aspetto invitante. Purtroppo era deserto, anche se i suoi continenti erano circondati da immensi specchi d’acqua azzurra. Non si poteva certo pretendere che il primo tentativo fosse già un successo. E poi eravamo ancora troppo vicini. Se ci fosse stata vita ce ne saremmo probabilmente già accorti dalla Terra. Passarono i mesi, senza novità di rilievo, e si arrivò alla stella numero 34, distante parecchia centinaia di anni luce. Di nuovo, la stella era ottima, praticamente un sosia del nostro Sole. Anche il terzo pianeta sembrava molto simile all’ amata Terra.
La “Life” si diresse senza indugio verso di esso. Mano a mano che si avvicinava, l’equipaggio ammutolì completamente. Non solo il nuovo mondo era somigliante al nostro, ma era praticamente identico! Si vedevano chiaramente l’Asia, l’Europa, L’America, i ghiacci dei poli. Tutto coincideva perfettamente. Il capitano cominciò a sudare freddo. Come aveva potuto sbagliare in questo modo la rotta ed essere tornato al punto di partenza? Poi guardò le stelle di riferimento tutt’attorno. Meno male! Non erano certo quelle vicine al Sole. Eravamo proprio nel punto previsto dal piano di viaggio. Il problema a questo punto non era più suo, ma dei cervelloni della spedizione. Qualcuno cominciò a bofonchiare qualcosa, poi ci fu solo un caos indescrivibile. Il capo della delegazione scientifica dovette urlare per riportare il silenzio, coadiuvato dai militari.
Passarono vicinissimi all’unico satellite (avrebbero potuto chiamarla Luna senza alcun problema) e si diressero verso gli Stati Uniti e la città che sorgeva esattamente nel luogo dove da noi si trovava Washington. Atterrarono davanti alla Casa Bianca … Tutt’attorno il traffico automobilistico si era fermato e migliaia di persone si affollavano trattenute da cordoni di poliziotti. L’equipaggio scese in un silenzio quasi irreale. Sembrava proprio Washington ed anche il caldo afoso era lo stesso. Non avevano certo bisogno di tute protettive. Si fermarono davanti alla loro nave, in attesa, incrociando gli occhi con quelli degli spettatori, altrettanto sgomenti e meravigliati. Se non fosse stato il momento più importante nella storia dell’umanità sarebbe stata una situazione di una surreale comicità.
Poi apparve il Presidente degli Stati Uniti seguito dai suoi più stretti collaboratori. E quando si dice “il Presidente” si dice proprio lo stesso “Presidente” dei nostri “Stati Uniti”. E anche i collaboratori erano gli stessi … L’uomo più potente del nuovo mondo respirò profondamente e poi parlò in perfetto inglese americano: ”Salve stranieri del Cosmo. La Terra vi da il benvenuto!” E tese la mano verso l’anziano capo spedizione, uno psichiatra insigne che in quel momento sembrava egli stesso avere assoluto bisogno di una seduta. “Sa-salve …”, balbettò l’autorevole personalità e vide che il Presidente lo guardava attentamente e con crescente meraviglia. Fu lui questa volta a balbettare: ”Ma, ma le-lei è il pro-professor Keaton, dell’Università di Chicago?!” Da ambo le parti si sarebbe sicuramente voluto che in quel momento qualcuno urlasse: "Lo scherzo è finito!”. Ed invece il silenzio continuò a regnare sovrano.
Lo psicologo professor Keaton si riprese per primo: “Scusi, signor Presidente, ma siamo noi che veniamo dalla Terra. E questa è la nostra capitale mondiale”. Il capo di stato cominciò a spazientirsi visibilmente: “La prego di non scherzare oltre. Noi siamo sulla Terra e questi sono gli Stati Uniti”. Non avrebbe mai pensato che i primi visitatori alieni fossero soltanto dei buontemponi. Non gli sembrava il caso di metterla sul ridere in un momento così epico. Poi finalmente prese voce il geografo della spedizione: “E scommetto che dall’altra parte dell’Oceano Atlantico c’è l’Europa? E poi l’Asia?”. Il Presidente rimase a bocca aperta: coma facevano a sapere tutte quelle cose sulla Terra? Forse si erano preparati a lungo su di loro e tutta quella messinscena rappresentava il subdolo preliminare di un devastante attacco militare? Bastò un’occhiata e si fece avanti un generale con alcuni chili di medaglie sul petto, che venne immediatamente fronteggiato dal suo collega sceso dall’astronave. I due si scambiarono sguardi di fuoco, ma vennero prontamente fermati dal resto dell’equipaggio prima che venissero alle mani e facessero precipitare una situazione già di per sé abbastanza critica.
Poi, fortunatamente, presero la parola i biologi, i letterati, gli artisti, gli astronomi, i botanici. La situazione si rilassò, ma non certo lo stupore. Raffaello era conosciuto da entrambi e così pure gli elefanti e i leoni. Per non dire di Dante Alighieri e di Shakespeare e delle querce e degli abeti. La meraviglia era sempre più grande, ma anche l’interesse reciproco. Stava forse nascendo un dialogo?
Proprio in quel momento si sentì un rumore di tuono e tutti volsero gli occhi verso l’alto. Stava scendendo un’astronave. Appena toccò terra ne uscirono una cinquantina di uomini, il cui capitano esclamò immediatamente: “Salve fratelli alieni! Noi veniamo dal pianeta Terra”.
Mentre la maggior parte dei presenti sveniva o dava fuori di senno, miliardi e miliardi di anni luce più lontano, i tre barbuti assistenti vestiti di bianco osservavano la scena scuotendo la testa. Il più vecchio mormorò: “Grande capacità organizzativa e grande tecnica costruttiva il nostro capo. Un vero Dio! Ma fantasia proprio niente!!”
1 commento
Ero sicura che il nostro Prof. non ce l'avrebbe fatta ad isolarsi dal Circolo per un'intera settimana...!