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Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Poligoni e picchi di crateri: la Scienza di Plutone si fa anche così **
Anche se la verità finale può essere ancora distante, si cominciano a mettere dei paletti preliminari che sono adeguatamente spiegati e divulgati. I ricercatori stanno piano piano “ricostruendo” Plutone e suo fratello minore, rendendo consapevoli dei passi in avanti tutti coloro che desiderano partecipare a questa meravigliosa avventura. Non ci sono segreti o lotte tra chi arriva per primo o paure di dire qualcosa di troppo provvisorio che poi si rivelerà sbagliato. La vera Scienza va avanti anche con gli errori. Chiaramente, bisogna andarsi a cercare le relazioni e gli articoli con un po’ di pazienza, ma questo fa parte del gioco che non piace ai media del copia e incolla.
Noi continuiamo a cercare e a divulgare anche le piccole grandi cose che, alla fine, permetteranno di creare un quadro unitario e ragionevole, non aspettando certo gli annunci da "telefono senza fili" che spareranno notizie sensazionalistiche, condite quasi sicuramente da esagerazioni e da ipotesi pressoché inventate.
Due formazioni geologiche stanno colpendo e interessando gli studiosi che continuano a leggere e a studiare le immagini che arrivano da Plutone; caratteristiche che sembrano mostrare che Plutone è più “vicino” a noi di quanto non sembri.
Spieghiamoci meglio… Le strutture del lontano corpo planetario dovrebbero assomigliare molto di più a quelle riscontrate sui satelliti dei pianeti esterni, dato che la composizione chimica del materiale è molto simile: ghiaccio d’acqua in stretta unione con ghiacci più “esotici” come quelli di monossido di carbonio, di metano e di azoto. Molte cose tornano, come la presenza di criovulcani e zone più o meno ricoperte da crateri di impatto. Cose che tornano anche se indicano la presenza di un oggetto geologicamente attivo, scoperta non certo trascurabile o prevedibile data la posizione di Plutone.
Per capire meglio la situazione di ciò che vi è sotto la superficie visibile, è necessario, però, analizzare sempre meglio ciò che sta in superficie, andando sempre più nei particolari. Questo è un passo successivo e forse scientificamente più importante della scoperta dei vulcani. Essi indicano chiaramente una certa attività, ma danno solo una visione sommaria. In poche parole, si deve usare il microscopio… Ed eccoci, allora ai poligoni e ai picchi dei crateri.
Strutture dalla forma poligonale sono abbastanza frequenti sulle superfici dei pianeti, ma ciò che è strano è che quelle di Plutone rimandano a pianeti ben lontani da Plutone, cioè alla Terra e a Marte. I poligoni di Plutone sono visibili nelle zone più giovani, nei cosiddetti piani, simili a laghi congelati. Non vi sono molte possibilità di spiegarle ed esse, finora, si riduco a tre:
1) La superficie ha subito un riscaldamento che ha portato a una espansione, seguita da un raffreddamento violento (e quindi contrazione) che ha creato ampie fratture. Ciò è quello che sembra sia successo su Marte.
2) Sotto la superficie vi è ghiaccio più caldo, fluido, che crea cellule convettive che arrivano fino alla superficie spaccandola secondo formazioni ad alveare, come capita nei laghi ghiacciati terrestri.
3) La superficie è composta di fango che sta seccando e crea spaccature, come si vede spesso nelle regioni terrestri umide che subiscono un periodo di forte siccità. Caratteristica che, pur essendo molto comune, viene sempre mostrata quando si vuole parlare dei deleteri effetti del riscaldamento globale. Al pari del cormorano dell’Iraq si usano immagini del tutto scorrelate ma di forte impatto emotivo.
La Fig.1 mostra questi differenti casi … poligonali. (A) si riferisce a quelli di Marte, dove ciascun poligono contiene una numerosa serie di poligoni più piccoli, in modo quasi “frattale”; l’immagine copre circa 20 km. (B) si riferisce, invece, proprio a Plutone su un’estensione di circa 200 km. (C) riporta una foto di un lago ghiacciato terrestre, mentre (D) le spaccature visibili su un terreno umido inaridito (un lago prosciugato della Valle della Morte).
Attraverso analisi molto accurate, sembra che i poligoni di Plutone siano più simili a quelli del caso (C), ossia a quelli relativi ai laghi ghiacciati terrestri che si crepano per effetto delle cellule convettive che salgono verso l’alto dagli strati di acqua più calda. Quelli marziani (A) appaiono più spigolosi rispetto a quelli plutoniani, decisamente arrotondati. Il caso D sembra da escludere.
La conclusione è ancora prematura, ma fa intuire come un lago esotico sotterraneo (congelato in superficie) possa mostrarsi all’esterno attraverso la differenza di temperatura, fermo restando che la somiglianza con la Terra è solo approssimativa dato che su Plutone il ghiaccio più caldo e fluido sottostante agisce su un terreno composto da ghiaccio di azoto e di CO2. Un processo simile (la Natura si ripete quando le cose funzionano), ma applicato su materiale diverso.
Altra caratteristica che potrebbe essere indicativa è quella della forma dei crateri da impatto. Essa dipende non solo dagli impattori, ma anche dal tipo di terreno che viene colpito. Si hanno così vari tipi di cratere nel Sistema Solare, in cui, a parte svariare peculiarità, gioca un ruolo fondamentale il picco centrale, il rimbalzo di materiale che avviene dopo la formazione del cratere iniziale.
Di questi picchi sono importanti soprattutto le dimensioni relative al cratere, che indicano abbastanza fedelmente le caratteristiche degli strati sotterranei e quanto ghiaccio vi sia contenuto. Nuovamente, su Plutone questi picchi sono molto estesi e fanno pensare a strati sotterranei ricchi di ghiaccio. In qualche modo assomigliano ad alcuni crateri marziani (Fig. 2, (A) Marte, (B) Plutone; la barretta bianca indica 20 km).
Forse, niente di sconvolgente e inatteso, ma gli studi comparati con i picchi degli altri oggetti del Sistema Solare sono solo iniziati. Il lavoro è lungo e forse può sembrare noioso, ma la Scienza non è fatta di soli annunci mediatici e di teorie che devono per forza distruggere quelle precedenti. Anzi…
Grazie ancora agli scienziati di new Horizons che stanno facendo le cose giuste, nei tempi giusti e senza alcuna paura di rendere tutti partecipi degli alti e bassi di una vera ricerca.
Alla prossima…
2 commenti
Plutone si rivela sempre più interessante con caratteristiche geologiche che sorprendono sempre di più.
eh sì, caro Adriano. Penso che modificherà molte idee sull'evoluzione planetaria. Siamo ancora agli inizi...