16/12/15

Le nubi nascondono molte cose… anche la semplicità **

Abbiamo visto da poco (QUI) che “non è sempre pianeta tutto ciò che non … luccica”. Infatti, circa la metà dei sospetti “Giove-caldi”, scoperti da Kepler, non sono affatto pianeti, ma stelle, probabilmente di piccola massa. Una piccola-grande rivoluzione che sembra essere stata messa un po’ da parte, dato che si erano investite molte risorse intellettuali sullo studio evolutivo di questi strani, ma troppo comuni, “pianetoni”.

Tuttavia nello Spazio, all’interno dell’orbita terrestre, vi sono sicuramente un buon numero di pianeti giganti molto caldi ed è più che giusto riuscire a studiare le loro caratteristiche. I primi approcci portavano, però, a un serio problema: alcuni di loro mostravano la presenza di acqua (cosa normale secondo i modelli evolutivi), mentre altri sembravano proprio non amarla (Giove-sporchi…? :-P ).

Come capita spesso, ci si è buttati su spiegazioni molto contorte che tiravano in ballo formazioni planetarie diverse da quelle considerate valide finora. La voglia di “scoop” regna sempre sovrana… Vi è poi da ricordare che certe deduzioni si basavano solo su due-tre oggetti…

Si era ipotizzato, comunque, un ambiente di formazione del tutto anomalo, in cui vi era una “siccità” innata nel disco proto planetario.

Si è  allora aumentato il numero di “pianetoni” da studiare e poi si sono analizzati utilizzando tecniche spettroscopiche in un vasto intervallo di lunghezze d’onda. Non è poi così “difficile”, dato che questi oggetti lasciano un segno non indifferente della loro composizione quando passano davanti alla  stella. Lo spettro di quest’ultima subisce cambiamenti che sono imputabili al pianeta giocherellone.

Si sono scelti dieci Giove-caldi e si è chiesto l’aiuto del solito Hubble e di Spitzer. In poche parole si sono analizzate molecole e vari elementi chimici e la conclusione è stata ben più semplice del previsto. I pianeti che non mostravano nuvole nella loro atmosfera erano quelli con il giusto contenuto d’acqua, mentre quelli che erano chiaramente coperti da sistemi nuvolosi mostravano solo lievi tracce di acqua: le nuvole nascondevano l’acqua presente negli strati inferiori

Il mistero si è risolto in modo quasi banale.

L’immagine mostra una visione artistica dei dieci Giove-caldi studiati nella nuova ricerca. Dall’alto in basso, essi rappresentano: WASP-12b, WASP-6b, WASP-31b, WASP-39b, HD 189733b, HAT-P-12b, WASP-17b, WASP-19b, HAT-P-1b e HD 209458b. Che magnifici colori… chissà come sarà contenta Lucy! Fonte: ESA/Hubble & NASA
L’immagine mostra una visione artistica dei dieci Giove-caldi studiati nella nuova ricerca. Dall’alto in basso, essi rappresentano: WASP-12b, WASP-6b, WASP-31b, WASP-39b, HD 189733b, HAT-P-12b, WASP-17b, WASP-19b, HAT-P-1b e HD 209458b. Che magnifici colori… chissà come sarà contenta Lucy! Fonte: ESA/Hubble & NASA

Tuttavia, la presenza di nubi sui pianeti giganteschi apre un interessante capitolo su “chi” può o non può avere nuvole. Recentemente, si è trovata una stella a tutti gli effetti (sebbene molto piccola) che mostra una nube enorme, che non può essere una “macchia” di tipo solare. La faccenda è molto interessante e ci porta alla transizione tra stella e pianeta. In altre parole, alle nane brune.

Oggi possiamo dire che chiamare queste quasi-stelle o quasi-pianeti solo come nane brune è molto limitativo. Se pensiamo che esse sono le “stelle” più numerose di una galassia, l’interesse è più che ovvio. Va inoltre detto che quasi ogni nuova scoperta introduce una nuova classe spettrale. E’ ora di fare un po’ di chiarezza (anche se i problemi aperti sono ancora molti).

Perché allora non dedicare un corposo articolo (sono sempre i meno letti, ma quando ci vuole ci vuole…) a questi oggetti? Lo sto già impostando e faremo conoscenza con le nane L, T, Y e via dicendo. Ogni nana una lettera e un numero o giù di lì. Molte sono stelle, altre sicuramente no, ma le sfumature sono quasi impercettibili e richiedono la conoscenza del bruciamento del deuterio e del litio. La loro stessa classificazione è, quasi sempre, funzione del tempo e non della struttura. Un bel “puzzle”.

Non solo però… e la cosa mi fa molto piacere. Per affrontare nel migliore dei modi questo prossimo impegno, invito caldamente coloro che non l’hanno fatto -o che se lo sono dimenticato- di andare a rileggere questo articolo che descrive uno dei punti fondamentali della meccanica quantistica e dell’esistenza della materia: il principio di esclusione di Pauli (fratello quasi gemello di quello di Heisenberg).

Vedremo che non sono solo i mostri come le stelle di neutroni e le nane bianche che lo sfruttano al meglio, ma anche gli oggetti addirittura  “piccoli” come Giove.

A presto…

Articolo originale (sui dieci pianeti dieci) QUI

3 commenti

  1. Lampo

    Ma le nuvole dei pianeti si deducono o si vedono...? :-?

  2. beh... per adesso direi che si deducono dai cambiamenti nello spettro e dalle curve di luce...

  3. Lampo

    Ah ok mi sembrava impossibile...solo che la spiegazione mi aveva in parte confuso le idee...sono abituato a pensare che grazie alla spettrometria si riescano a dedurre elementi/molecole....non capivo come si potessero dedurre le nuvole...

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