Gli ordini sono ordini
“Perché mai aveva iniziato quel progetto così stressante?”. Lui se lo chiedeva ormai da molto tempo e non riusciva a darsi una valida risposta. O, almeno, non voleva ammettere di aver deciso, forse, solo per “noia”. I miliardi di miliardi di miliardi di anni passati ad ammirare la sua dimora meravigliosa avevano lasciato il segno anche su di Lui. Sì, è vero, l’aveva migliorata continuamente, ingrandendola e abbellendola, ma alla fine il gioco era diventato ripetitivo e monotono. Così decise che doveva dare il via a un progetto completamente diverso: creare qualcosa che vivesse in modo autonomo anche se -ovviamente- sotto il Suo controllo.
Si auto-convinse che era un’opera altruistica e questo Gli diede un piacere particolare, mai provato prima. Si mise in moto velocemente e cominciò con vari “test” di prova. Formò miliardi di miliardi di embrioni di Universo, ognuno con differenze estremamente piccole ma significative. Avrebbe poi scelto il migliore per passare alla fase successiva, quella di effettiva costruzione ed evoluzione. I vari test dovevano ovviamente rimanere in uno stato instabile, disomogeneo, caotico per permettere la scelta finale solo sulla base delle reazioni tra le sub-sub-sub particelle che li caratterizzavano.
Era un lavoro estremamente delicato, ma in fondo di pura “routine”. L’importante era che niente prendesse un indirizzo ben definito prima che Lui facesse la scelta decisiva. Per ogni Universo in embrione aveva creato un guardiano con il compito di mantenere la “cultura” di ogni singolo test nella situazione instabile necessaria in quella fase pre-decisionale. I guardiani dovevano, ogni tanto (ossia ogni frazione di miliardesimo di miliardesimo di secondo), annullare le prime particelle superiori che si potevano essere accidentalmente formate e riportare il tutto al “brodo” originario.
Dovevano solo schiacciare un tasto che sopra recava impressa la singola lettera “A”. Tutto lì. Lui aveva altro da fare. Il lavoro era risultato più complesso del previsto ed era ormai giunto all’Universo chiamato, in codice, ZZ147888023. Aveva addirittura perso il conto di quanti ne avesse già messi in cantiere. Miliardi di miliardi, sicuramente. Ma sembrava che le possibili combinazioni non finissero mai. Quel giorno decise di fare un rapido controllo di come stessero andando le cose: erano ormai sei giorni che faticava e uno di riposo poteva prenderselo anche Lui, accidenti!
Vide, con compiacimento, che i guardiani erano stati all’altezza del proprio compito. D’altra parte li aveva costruiti Lui… Stava per tornare alla sua occupazione primaria, quando si accorse che qualcosa non andava nell’Universo AB221845993, quello con la velocità della luce poco inferiore ai 300 000 km/sec. Cosa stava facendo il guardiano? Anzi, cosa NON stava facendo? La Sua voce possente si fece udire distintamente: “AB221845993 ti rendi conto che non hai seguito i miei ordini? Non hai schiacciato il pulsante come avresti dovuto!”. Il guardiano sobbalzò e divenne rosso come un carotione pico-quantico a bassa energia. “Creatore, mi perdoni! Ma era così interessante vedere l’evoluzione di tutte quelle sub-sub-particelle, che sono diventate sub-particelle e poi particelle e poi ancora ammassi di materia sempre più grandi, che ho dimenticato di schiacciare il tasto…”.
Il Creatore lo guardò con occhi di fuoco e non ebbe nemmeno bisogno di aprire bocca. Il guardiano si avventò immediatamente sul pulsante segnato con la “A”, che stava ovviamente per “Antimateria”, e nel monitor apparve la scritta che lo rincuorò: GUC, Giudizio Universale Completato.
1 commento
Giusto per leggere cose leggere e divertenti:
Il cameo di Riccardo Ruggeri(autore dell'articolo)
Gli scienziati sono furbastri. Dicono delle cose adorate per 20 anni Poi i più giovani hanno altre verità. E cosìNelle società che si spacciano come liberali, c'è una lotta continua fra i politici e i cittadini. I primi sono focalizzati nel mettere sotto controllo le azioni dei secondi, considerandole, o sbagliate o inopportune. Più si ritengono capaci, più producono normative di ogni tipo, attraverso i loro scherani, miserabili funzionari statali, per costringerci a diventare una società perfetta (non l'hanno ancora capito che non esiste?). Per questo si avvalgono pure di scienziati, o spacciati per tali, che producono valanghe di pubblicazioni scientifiche, considerate come verità assolute, purché siano edite in determinate riviste di sistema.
Se hai avuto la fortuna, come me, di vivere a lungo, ti accorgi che questo è un meccanismo idiota che conferma la validità di due leggi che sfidano i tempi e le mode. Quella di Parkinson: «l'uomo più ha tempo a disposizione, più ne spreca», e quella di Murphy: «Se qualcosa può andare male, andrà male».
Quando nacqui (anni '30) gli scienziati, sia fascisti sia demoplutocratici, dicevano: «il cioccolato fa male, il latte è un dono di Dio». Michele Ferrero, genio assoluto del '900, si inventò Kinder, coniando uno slogan insuperabile «più latte meno cacao» per andare incontro alle sensibilità delle mamme, e al contempo vendere al prezzo del cacao il latte delle Langhe. Ora, i nipoti di quegli stessi scienziati ci dicono: il cioccolato è cibo degli Dei (è pure antidepressivo, e sappiamo quanto ve ne sia oggi bisogno) e il latte fa male (di certo si riferiscono all'orrendo latte europeo che costa meno dell'acqua gasata).
Così lo zucchero, allora dava energia, i fagioli flatulenza, oggi l'uno ti fa diabetico, l'altro vegano. Per non parlar della carne rossa, allora faceva crescere, oggi provoca il cancro al colon, e pure quello al polmone, perché i bovini, con i loro fiati e scorregge, secondo gli scienziati inquinano il pianeta. Un dato mi sfugge: se noi, 7,3 miliardi di cittadini del mondo diventassimo di colpo vegani, e ruminassimo lo stesso cibo dei bovini (nel frattempo scomparsi), quindi elaborassimo i loro stessi processi naturali, non raggiungeremmo lo stesso tasso di CO2?
Quand'ero di mezza età, se non correvi due ore al giorno, se non praticavi diete feroci, non ti facevi di lassativi, non ti riempivi, fino a esondare, di «acqua minerale naturale, mi raccomando a temperatura ambiente» eri out (fui out per decenni). Oggi dicono che le diete feroci fanno ingrassare, correre troppo è male, troppa acqua affatica i reni. Nato povero vissi (bene) da vegano (ignorandone il significato), da adolescente divenni onnivoro (prima il formaggio, poi la carne), mi trovai bene, da onnivoro vorrei morire, ma gli scienziati non ci stanno: vogliono che torni vegano. Ma nell'alimentazione non intendo mollare, neppure sotto tortura, piuttosto ricorro allo stomaco in affitto, nel civile Canada.
Conclusioni? Gli scienziati sono dei birbanti matricolati: le loro pubblicazioni hanno di norma una vita di 20 anni, per tale periodo sono considerate verità assolute. Poi giovani ricercatori, spesso delle stesse università, producono teorie opposte che, «vendute» con la stessa supponenza dei loro padri e nonni, diventano, a loro volta, verità assolute per un ventennio. E il ciclo si ripete all'infinito. Nel frattempo loro campano, e bene, producendo e vendendo CO2.
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