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Tags: fantascienza Racconti viaggi nel tempo vita
Scritto da: Daniela
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I racconti di Vin-Census: UNA SCELTA OBBLIGATA
Che meraviglia realizzare il sogno della propria vita e trascorrere una settimana indimenticabile nel posto più bello di tutti i tempi! Vin-Census è riuscito a realizzarlo e lo conserverà nel cuore per tutta vita... nonostante si sia trovato di fronte ad una scelta obbligata!
Finalmente la macchina per viaggiare nel tempo era stata messa a disposizione di chiunque. Si dovevano ovviamente seguire certe regole ben definite: non si poteva andare nel futuro ma solo nel passato per non rischiare di venire a sapere in anticipo il proprio destino, si potevano fare soltanto salti superiori ai 150 anni per non influire in alcun modo sulla propria giovinezza, non si poteva stare più di una settimana e bisognava fare un piccolo corso d’istruzione degli usi e costumi dei luoghi e delle persone che si sarebbero visitati e incontrate. Invece, tutti gli antichi problemi riguardanti gli strappi temporali, le sovrapposizioni, le interferenze generazionali, erano stati brillantemente risolti.
Io fui uno dei primi a mettermi in coda e non vedevo l’ora di dare seguito a un sogno nel cassetto che mai mi aveva abbandonato: passare una settimana a contatto con i sommi artisti del primo Rinascimento, Brunelleschi, Masaccio, Donatello. L’arte fiorentina del '400 mi aveva sempre affascinato e stupito. Possibile che ci fosse stato veramente un boom culturale così innovativo, rivoluzionario e meraviglioso nel giro di pochi decenni? Erano veramente geni fuori dal comune e vivevano la loro grandezza artistica e culturale con quella semplicità che il Vasari descriveva così bene nella sua opera “Le vite dei più eccellenti pittori, scultori, architetti”? Dovevo sapere e volevo vedere con i miei occhi. E ci riuscii.
Senza alcun problema entrai nella stanzetta del tutto anonima del Centro Viaggi Temporali di Torino e non mi accorsi quasi di essere strappato bruscamente dal mondo odierno. Un po’ di prurito, un piccolo giramento di testa ed eccomi sulla sabbia fine della riva sinistra dell’Arno, circondato dalla Firenze dell’inizio del '400. Fui estremamente fortunato. Mentre mi guardavo intorno con meraviglia e commozione, vidi un uomo chino sulla sabbia. Sembrava disegnare e poi riflettere a lungo, e così via con grande concentrazione. Mi avvicinai e restai a guardarlo per qualche minuto, senza che lui se ne accorgesse. Ovviamente i miei vestiti erano analoghi ai suoi e a quelli dei suoi concittadini. Poi sollevò lo sguardo e mi vide. Un largo sorriso e si presentò: “Filippo di Ser Brunellesco Lippi, ma chiamatemi Filippo, Filippo Brunelleschi”. Brunelleschi?!? Mi sentivo fremere tutto in balia di un’emozione mai sentita prima. Stavo per parlare con Brunelleschi in persona! Non poteva essere vero. Ci ero riuscito!
Mi ripresi e chiesi in un italiano sommario e antico, cui mi ero a lungo preparato: “Sono Ser Enzo di Langa, vengo dalla regione del Piemonte per motivi di studio. Vedo che sta disegnando sulla sabbia. Per quale scopo, se mi è permesso saperlo”. “Oh, caro Enzo, mi sono preso una bella rogna. Mi sono candidato per la costruzione della cupola della cattedrale, ma i problemi da risolvere sono veramente impegnativi”. Guardai il campanile di Giotto e vidi che ancora non vi era lo splendido cupolone, com’era ovvio attendersi. Ma allora il Vasari diceva il vero. Brunelleschi andava proprio in riva all’Arno a disegnare i suoi progetti per l’immensa costruzione rivoluzionaria. Meraviglioso! Ed io lo stavo vedendo mentre creava. “Carissimo Filippo”, dissi io in preda all’emozione, “non sarebbe meglio disegnare su un foglio di carta, mediante riga e squadra?” Mi guardò un po’ sorpreso, poi sorrise scrollando le spalle: “Non so come lavorate voi nordici, ma io i veri disegni li ho nella testa. Questo esercizio lo faccio solo per sintetizzare le idee già perfettamente chiare. Non c’è miglior strumento che il proprio cervello!” Mamma mia! Era veramente un genio. Un genio incredibile.
Nel frattempo non mi ero nemmeno accorto che un giovane era giunto presso di noi con un rotolo sotto il braccio. Vidi che Brunelleschi lo salutò con enfasi e lo abbracciò. Mi sentii mancare quando lo apostrofò con poche, ma per me incredibili, parole: “Oh, Masaccio che ci fai qui a quest’ora? Non dovevi finire quel ciclo di affreschi del Carmine?” “Sì, sì, ma ho lasciato Masolino a ritoccare alcune figure. Volevo un consiglio da te sapendo quanto sei maestro nella nuova rappresentazione prospettica.”. E srotolò un cartone col disegno della scena di Cristo e degli Apostoli prima del pagamento del tributo. Un magnifico anfiteatro di uomini, con i piedi ben saldi sulla terra, il chiaroscuro appena accennato ma potentissimo. “Niente male, Masaccio, ormai potresti insegnare anche a me la nuova architettura”. Mi sembrava di essere Dante quando scende al Limbo in mezzo a tanti uomini illustri. “Ed io fui … terzo … tra cotanto senno!” Ero tra Brunelleschi e Masaccio e avevo visto lo schizzo degli affreschi del Carmine, forse la più grande opera pittorica di tutti i tempi, e stavo per calpestare lo schema della cupola di Santa Maria del Fiore. Mamma mia! Che esperienza stavo vivendo… un sogno, un vero sogno.
Poi Brunelleschi mi presentò a Masaccio e anche lui fu estremamente cordiale. Decisero di portarmi con loro in bottega da Donatello che aveva il suo da fare con una statua di San Giorgio. Stavo camminando sulle nuvole e avrei voluto che la settimana diventasse un mese, un anno, una vita!
Non che tutto fosse perfetto in quella città... le strade erano sporche (ma non peggio di quelle di molte città di oggi), molta gente era povera e affamata (più o meno come in certi sobborghi delle nostre grandi città), la legge non era uguale per tutti (invece da noi…), ma si respirava ovunque un’aria di fermento culturale, di passione, d’interesse, di pensiero profondo. La gente discuteva delle opere d’arte, dei sonetti scritti da qualche poeta, aspettava con ansia l’esposizione in pubblico di una statua, di un dipinto, di un affresco. E non c’era nemmeno la televisione a informarli.
Feci in fretta amicizia con altri grandi maestri del tempo (accidenti che nomi: Paolo Uccello, Andrea del Castagno, addirittura Piero della Francesca di passaggio a Firenze). Non capivo più niente, ero sbalordito, ma, scusate la superbia, mi trovavo completamente a mio agio. Vasari aveva proprio ragione: avevano caratteri strani, un po’ eccentrici ma, accidenti, che sensibilità, che intelligenza, che semplicità, che grandezza e genialità di pensiero! Soprattutto Brunelleschi... era forse il più saggio e il più attento alle mie parole. Cercava di sapere sempre di più e mi dava l’impressione che avesse capito tutto sulla mia origine e che cercasse di prendermi in castagna. E ci riuscì. Mi feci scappare qualche mezza frase e non ci fu niente da fare: dovetti confessargli tutto. Come immaginavo, non fu troppo meravigliato.
Capì immediatamente molte delle conquiste tecnologiche del nostro mondo moderno e sembrò molto affascinato dai viaggi nel tempo. Dopo un paio di giorni mi sembrava di parlare con uno della mia epoca, tanto era entrato subito nei concetti che andavo spiegandogli. Ascoltava in silenzio, annuiva e poi faceva dei paragoni ed esprimeva ragionamenti che mi lasciavano allibito. Fantastico! Poi arrivò al sodo. Dovevo aspettarmelo. Con grande lucidità mentale mi disse che capiva benissimo che i viaggi nel futuro erano vietati per “noi” che vivevamo il nostro presente, ma non per lui che veniva dal passato. Perché non lo portavo con me nel ventunesimo secolo? Sarebbe stato solo una settimana per poi tornare al suo tempo senza problemi. Fu molto convincente e mi fece pensare a lungo. Sì, la sua mente era talmente aperta che non avrebbe subito shock psicologici di fronte alle conquiste della tecnologia, ne ero sicuro. D’altra parte, però, che cosa avrebbe mai saputo fare uno come lui con un computer, con gli strumenti più moderni e sofisticati? Il solo pensiero mi faceva girare la testa. Se con poche tracce sulla sabbia stava costruendo una delle più grandi opere architettoniche di tutti i tempi, che cosa poteva ideare con i nostri marchingegni elettronici e informatici? Avrei probabilmente creato qualche strappo nel tessuto spazio-temporale, ne ero sicuro, ma che importava! Forse avrei contribuito a far nascere episodi artistici stupefacenti, a far esplodere ancora di più la mente umana verso limiti inimmaginabili. E magari con grandi miglioramenti per tutta la civiltà futura. Non gli diedi mai la sicurezza, restai nel vago, ma sia lui che io avevamo praticamente già deciso. Che esperienza sarebbe stata per me e per i miei pochi veri amici!
La settimana era passata velocemente e avevo un ultimo appuntamento a casa di Donatello per mangiare un piatto di fagioli, accompagnato dall’aspro vino delle colline di Fiesole. Sul tardi saremmo usciti insieme Brunelleschi ed io da soli e poi…
Mentre mi dirigevo verso il centro di Firenze, cominciai a riflettere a lungo. Rividi il nostro tempo... pensai alle veline che diventano attrici, ai calciatori che s’improvvisano scrittori dall’oggi al domani, ai giornalisti che cercano solo il sangue negli incidenti stradali, ai politici, ai banchieri, agli indici delle borse, alle speculazioni del petrolio, ai cellulari e alle loro suonerie, alla televisione, ai “reality show”, al Grande Fratello, all’Isola dei Famosi, agli spot pubblicitari, alle liti e agli insulti in diretta, ai pianti, alle lacrime che attirano milioni di spettatori, all’arte moderna, ai barattoli, ai lavandini, alle crepe nel muro che vengono osannate come opere dell’ingegno umano, all’ossessione delle musiche da discoteca, ai soliti esperti che sanno tutto di tutto... e a molte altre cose ancora.
La scelta da compiere, purtroppo, mi apparve obbligata... girai al primo incrocio, corsi velocemente nel posto designato e tornai senza rimpianti nel mio mondo, senza salutare nessuno e in preda alla vergogna!
Se vi è piaciuto questo racconto e volete leggerne altri simili, non dovrete fare altro che digitare Vin-Census sul motore di ricerca del blog.
3 commenti
grazie Dany....
Prego! Ma il grazie più grande se lo merita Vin-Census!
Grandi uomini,giganti inarrivabili se non nella contemplazione della loro arte,che ci consegna lo spirito di quei tempi.Credo di essere uno dei pochi se non l'unico che si è letto i libri e non i riassunti di Giacomo Casanova tra i miei conoscenti."La storia della mia vita" che passa per un libro sconcio per i più,oggi che è diventato un libro per adolescenti da un punto di vista erotico,dovrebbe essere consigliato per la sua modernità descrittiva,sempre in prima persona.A leggerlo si entra dentro in profondità nel secolo dei lumi,la mentalità,le quotidianità le miserie umane di allora ologrammi di quelle di oggi,basta cambiare i vestiti e le auto con le carrozze,grandi personaggi storici conosciuti e descritti con l'immediatezza della cronaca.