Categorie: Astrobiologia
Tags: corteccia cerebrale intelligenza istinto pesci arciere riconoscimento strumenti tecnologici
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Non molestate il pesce arciere… non lo dimenticherebbe facilmente! *
Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "L'intelligenza che non ti aspetti" (in "Vita, Intelligenza, Astrobiologia")
Pronti, mirate, fuoco! Il pesce arciere è veramente fantastico… E’ capace di lanciare con estrema precisione un getto d’acqua contro un insetto e abbatterlo senza alcuna difficoltà. Alcuni studi hanno mostrato che esso utilizza lo spruzzo proprio come uno “strumento”. Tuttavia, questa capacità è niente rispetto a quanto si è scoperto recentemente..
Dopo aver analizzato per ore e ore il comportamento dei pesci arciere si è scoperto che il getto di acqua che dirigono verso la preda viene modellato attraverso ripetuti movimenti della bocca, che l’aiutano a prendere la mira e a dare maggiore velocità alla parte terminale, ottenendo una eccezionale forza nel colpo inferto alla vittima.
In poche parole, il pesce influenza volontariamente l’idrodinamica dell’acqua, trasformandola in un vero e proprio strumento. Sotto queste condizioni non vi è alcuna differenza tra una lancia costruita dall’uomo e lo “sputo” del pesce arciere. Se quest’ultimo si limitasse al getto equivarrebbe a un bambino che lancia un bastone. Ma se il bastone venisse pulito e appuntito diventerebbe una lancia, uno strumento creato dall’homo sapiens. Analogamente, il getto d’acqua viene modellato per ottenere il massimo risultato dal pesce sapiens.
Interessante conclusione sulle capacità di un pesce che NON possiede corteccia cerebrale. Tuttavia, sarebbe, forse, solo una curiosità se in questi giorni non comparisse un nuovo studio ben più sconvolgente sui pesci arciere.
Fermandoci allo sputo, si potrebbe dire che l’evoluzione lo ha portato a usare quella tecnica sofisticata a furia di tentativi e il migliore sarebbe diventato la norma. Il solito vecchio e stantio “istinto animale” selezionato da milioni di anni di evoluzione.
Immaginate, adesso, di trovarvi in una città d’arte e di vedere arrivare il solito gruppo numerosissimo di cinesi o coreani o giapponesi. La prima cosa che direste è: “Mamma mia, sono proprio tutti uguali!”. Probabilmente lo stesso direbbero loro di noi. Le caratteristiche generali dei volti avrebbero il sopravvento sulle caratteristiche personali.
Ancora più complicata sarebbe la situazione, se vi trovaste davanti a qualche decina di pesci arciere, tutti delle stesse dimensioni. Senza mettere dei segnali sul loro corpo, li sapreste riconoscere uno dall’altro? No, penso proprio di no. Le nostre capacità non arrivano a tanto, malgrado la nostra corteccia cerebrale. Per i pesci arciere le cose vanno invece, molto diversamente.
Cito le parole di uno dei ricercatori: “Essere capace di distinguere una faccia umana tra molte altre è un’impresa estremamente difficile, dato che i nostri volti hanno caratteristiche molto simili tra loro: due occhi, un naso, una bocca, due orecchie, ecc. Ne segue che per distinguere un individuo da un altro è necessario analizzare dettagli molto particolari e sottili”.
Si è ipotizzato a lungo che questa capacità potesse essere sviluppata parzialmente dai primate, che hanno un cervello ampio e complesso. Negli uomini si è visto che esiste una parte specializzata del cervello delegata proprio allo scopo del riconoscimento. In poche parole, noi abbiamo una tecnologia biologica adatta.
Perché, allora, non provare se queste idee un po’ troppo “vecchio stile” fossero davvero esatte? Invece di considerare animali simili all’uomo, si sono considerati animali decisamente diversi e “primitivi”, i pesci arciere appunto, che già avevano dato segni di una specializzazione non indifferente. Il risultato è stato sconvolgente.
Si è trovato, al di fuori di ogni dubbio statistico, che il pesce arciere, pur senza una corteccia cerebrale sviluppata come nei primati, è in grado di riconoscere un volto umano in mezzo ad altri 44. La sua capacità di riconoscere un volto rispetto a tanti altri è addirittura superiore alla nostra..
Ovviamente, tutto ciò non può chiamarsi evoluzione, dato che la visione e il riconoscimento avvengono in tempi brevissimi.
Uno degli esperimenti eseguiti è veramente simpatico oltre che scientificamente corretto. Si è, prima, fatta colpire varie volte una foto di un volto umano dal pesce arciere, attraverso il suo getto. In tal modo l’ha potuta memorizzare convenientemente. Essa è stata poi inserita tra molte altre facce. Il pesce, una volta riconosciuta quella mostratagli per più tempo, ha lanciato il suo spruzzo proprio su quella con una ripetitività fantastica.
La cosa ancora più stupefacente è che la faccia da colpire è stata riconosciuta anche quando sono state cambiate alcune parti fondamentali come la forma della testa e il colore della pelle. Insomma, il pesce mirava al sodo, a qualcosa che per lui era la massima caratterizzazione del volto. In tutti i vari esperimenti la percentuale di successo è stata tra l’80% e l’86%.
Il ricercatore conclude: “I pesci hanno un cervello molto più semplice di quello umano e completamente privo di quella parte che noi usiamo per riconoscere le varie persone. Malgrado ciò i pesci arciere (e chissà quanti altri) mostrano una capacità impressionante di discriminazione. Non si può non pensare che anche cervelli “primitivi” siano in grado di compiere operazioni di estrema complessità”
Fatemi concludere con un consiglio da amico… Se per caso andate a pescare in un fiume tropicale e catturate un pesce arciere, state bene attento che non ve ne siano altri in giro. Probabilmente le loro relazioni con coccodrilli o altri simpatici animali potrebbero essere più che buone. Ne segue che, se fossi in voi, starei molto attento a fare un bagno in quelle acque… A volte i veri amici vengono in aiuto…
Questo articolo (ma anche questo, questo e questo), che sembra avere poco a che fare con l’astronomia e l’Universo, solleva, a mio modesto parere, uno dei concetti fondamentali verso la comprensione delle vere leggi dell’Universo e della Meccanica Quantistica, in particolare. Sempre di interazioni tra particelle si tratta, sia nello sputo che nel riconoscere un naso grifagno o un occhio spento… Di conseguenza i nostri, apparentemente semplici e scherzosi articoli su Astericcio e i suoi amici, acquistano un’importanza non certo trascurabile. Basta riflettere con la mente aperta e disponibile.
Articolo originale QUI (da leggere, mi raccomando)
4 commenti
Credo che molte specie animali siano abituate a riconoscere i loro simili e altri tipi di minacce,anche più in dettaglio di noi,all'interno della loro dimensione collettiva e individuale essi sono dei Re,come noi nelle nostre, e questo studio va timidamente in quella direzione.Molto interessante!
Proprio non ce la faccio: se potessi non pagare il canone Rai lo farei. No, non sono impazzito! Puntata odierna di Tg2 Insieme. La potete rivedere a questo link:
http://www.tg2.rai.it/dl/tg2/rubriche/PublishingBlock-1692a423-550a-42be-b8ad-8487ba192c3f.html
A parte il video di presentazione che mostra anche Giove mentre si parla di Marte, fate bene attenzione alle parole profferite da questo sconosciuto giornalista (pseudo)scientifico, assunto -purtroppo per noi contribuenti - al Tg2 della Rai, tale Giorgio Pacifici, classe 1962 (qui il suo stellare CV: http://www.scienza3.altervista.org/eventi/CV_Pacifici.pdf).
Mi verrebbe da chiedermi, dopo averlo sentito, da quali fonti si documenta. Neppure Wikipedia Italia contiene simili svarioni (rectius: fesserie vere e proprie!).
Tanto per cominciare (lui inizia a parlare dal sesto minuto in avanti) afferma che le sonde Viking sono sbarcate su Marte nel 1975, quando tutti sappiamo invece che lo sbarco è avvenuto nel 1976 inoltrato (luglio e settembre).
Vabbè, una svista può pure capitare, magari non è cosi appassionato di astronautica o di Marte. Anche se però è andato ad assistere in diretta al lancio di ExoMars in Kazakistan! Per cui, sinceramente, me lo aspettavo molto più preparato anche sul punto...Perdoniamolo per questo "refuso di data", magari ha solo ricordato male.
Sulle missioni Viking ha detto che "tutti si aspettavano i marzianetti con le antennine"...Ma chi? Vabbè una nota di colore e di folklore, mettiamola così.
Salvato per miracolo? Nemmeno per sogno!
Onestamente, fosse stato solo per queste due cose, non avrei commentato nulla in questo circolo. Ma quello che ho sentito più avanti mi ha fatto davvero sobbalzare dalla sedia.
Parla di violenti temporali ed uragani marziani, cita perfino il film The Martian (che forse non ha manco visto o capito da come narra la trama!). Gli stessi consulenti scientifici del film hanno ammesso che su Marte non esistono uragani e temporali così violenti come nel film.
Vabbè, ha voluto esagerare un pò per rendere le cose più spettacolari e quindi più attraenti....(Forse!)
Ed ora il piatto forte, da denuncia: ascoltate dal minuto 14:35 del video. Il nostro preparatissimo giornalista (pseudo)scientifico spiega a tutti noi (poveri ignoranti) il motivo per cui Marte è denominato Pianeta Rosso. Ce lo spiega con fare saccente ed orgoglioso: "il colore rossastro è dovuto in realtà alla nostra atmosfera, alla rifrazione della luce".
E pensare che si autocelebra per aver vinto pure un premio per un documentario su Marte...Belle inoltre le sue teorie sulla vita marziana e terrestre. WOW!
Mi impongo, quasi con forza fisica su me stesso, di fermami qui!
Aggiungo solo che la presenza di Battiston, presidente dell'ASI, ha peggiorato le cose con il suo silenzio quasi reverenziale sul punto!
A proposito Battiston: la distanza minima di Marte dalla Terra non è 150 milioni di km (minuto 13:55)!
Vi lascio letteralmente disgustato dall'esibizione così pessima della Scienza fatta da una canale televisivo pubblico!
P.S. Da gustare anche la faccia dell'italiano medio quando si parla di argomenti scientifici. Basta guardare attentamente le espressioni e le parole della conduttrice: "Aiutatemi, io di scienza non capisco un tubo! Temo di aver detto una cazzata!". Con gli occhi e la bocca spalancati, ovviamente.
caro Aldebaran,
penso che il pesce arciere avrebbe fatto una figura migliore!!!!
Esatto, ci voleva un pesce arciere in uno specchio d'acqua subito sotto ai piedi di Pacifici, in quel momento. Sai che bersaglio...