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Tags: alieni fantascienza paradosso di Fermi Racconti
Scritto da: Daniela
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I racconti di Vin-Census: DIVERSITA'
Perché mai non dovremmo accogliere a braccia aperte una delegazione di alieni pacifici, arrivati sulla Terra "in punta di piedi", con l'unico scopo di promuovere scambi culturali ed intellettuali tra civiltà, in nome della Fratellanza Universale?! Vin-Census se l'è chiesto e si è dato una risposta...
Arrivarono il 17 maggio nel 2044. Le loro astronavi si posarono dolcemente nel deserto di Sonora proprio durante la fioritura dei cactus.
Uno spettacolo meraviglioso che li affascinò e li riempì di grande speranza. Si riunirono in un gruppo unico che superava di poco le mille unità e attesero le decisioni del comandante in capo Zinkl. La zona non pullulava certo di vita, soprattutto di giorno, ma doveva sicuramente dipendere dalle condizioni ambientali non proprio favorevoli per lo sviluppo di centri abitativi. Le creature che si vedevano di tanto in tanto non rappresentavano certo il top dell’evoluzione e Zinkl si convinse che bisognava muoversi verso altre località per cercare di stabilire un contatto proficuo. Si alzarono in volo e si diressero a nord.Non ci volle molto per vedere apparire le prime fattorie e poi i primi sobborghi di Tucson. La tecnologia in quel mondo era sicuramente elevata e il livello intellettivo doveva essere almeno di terzo grado. Sicuramente sufficiente per iniziare uno scambio tra culture aliene con grande vantaggio di entrambe. Zinkl si meravigliò di come le creature che popolavano quel mondo fossero molto simili a quelle del loro pianeta. Tuttavia i rapporti evolutivi erano estremamente diversi. Ad esempio, quella che sembrava la razza dominante e più intelligente assomigliava di molto ai loro “Psairon”, abitatori notturni delle paludi considerati tra gli esseri più apatici e inoffensivi, dotati di un cervello ridottissimo. Mentre altri esseri che sembravano un’ottima imitazione dei loro crudeli e temibili nemici “Zoricon”, apparivano qui avere un ruolo del tutto marginale, alla continua ricerca di qualche angolo buio dove rifugiarsi. In realtà i compagni di Zinkl ne ebbero paura alla prima apparizione, ma fecero in fretta a capire che sul nuovo pianeta le cose andavano in un altro modo e che, anche in caso di attacco, le loro armi sarebbero state più che sufficienti per farne strage con la minima fatica. In generale tutte le gerarchie del loro mondo sembravano rivoltate e fecero un poco di fatica a inserire le varie specie nel loro giusto contesto.
In pochi giorni capirono perfettamente che i contatti potevano essere presi solo e soltanto con gli pseudo-Psairon, gli unici padroni indiscussi del pianeta ed a cui si dovevano le meraviglie tecnologiche visibili in ogni dove. Ovviamente, a causa delle caratteristiche fisiche, utilizzavano mezzi di trasporto che per loro avevano poco significato. Si muovevano attraverso apparecchiature metalliche che solcavano il cielo, correvano su binari e lungo strisce grigie perfettamente lucide. Per loro era uno spreco inutile, ma questa era la meraviglia della Natura: ognuno aveva le sue caratteristiche e cercava di sfruttare le risorse nel modo più utile alla propria esistenza. Finalmente Zinkl decise che era venuto il momento di uscire allo scoperto e di mostrarsi apertamente, cercando di chiarire al più presto la loro natura pacifica e le intenzioni intellettuali e culturali che erano alla base dei loro viaggi nel Cosmo. Il problema più grande rimaneva sicuramente quello di comunicare e di dimostrare palesemente il loro alto livello sociale. Dovevano riuscire a stabilire un contatto e a fare accettare la loro lontana origine. Zinkl riunì un gruppo di un centinaio tra tecnici specializzati, scienziati e psicologi e gli mise a capo il suo luogotenente Parckl. Dovevano recarsi in quello che sembrava il centro commerciale della città e cercare di stabilire con cautela e senza fretta un rapporto intelligente. Il resto della spedizione avrebbe aspettato in quel grosso capannone a sud-est del centro.
Passarono due giorni e alla fine videro tornare soltanto due membri del gruppo. Il racconto fu terribile. Il più anziano, ancora in preda al terrore, spiegò che al loro apparire non vi furono segnali di panico, né di sorpresa. Passarono praticamente inosservati, come in fondo avevano sperato. Lentamente, iniziarono i loro primi tentativi di contatto. Niente, nessuna reazione. Passarono allora a una fase più attiva e percepibile. Improvvisamente e senza alcuna ragione apparente, l’indifferenza completa si tramutò in istinto omicida e furono attaccati con armi micidiali che essi non riuscirono a fronteggiare a causa dell’effetto sorpresa. Morirono tutti e solo loro due riuscirono a scappare a fatica e a tornare alla base. La missione era stata un tragico fallimento.
Zinkl ne fu sgomento e rifletté a lungo. Come poteva una razza tanto evoluta in certi campi, avere ancora così alto l’istinto della violenza e una mancanza assoluta di desiderio di confrontarsi con dei fratelli alieni? Per loro era veramente incomprensibile. Avevano sicuramente sbagliato in qualcosa. Non erano stati in grado di mostrare la loro straordinaria capacità intellettiva o forse, senza volere, avevano leso alcuni dei principi fondamentali della razza dominante. L’approccio doveva essere studiato più a fondo. Era necessario apparire fin da subito come entità razionali e logiche, anche se questo avrebbe potuto innescare forme di panico. Fu organizzato un secondo gruppo più numeroso e fu messo a capo non più un militare, ma il medico anziano della spedizione, la cui sensibilità e intuizione erano proverbiali. Egli suggerì di recarsi in un ospedale, dove sicuramente i responsabili erano più pronti ad accettare le problematiche di due forme di vita così diverse a confronto.
Purtroppo però anche questo tentativo finì miseramente. Anzi l’attacco fu immediato e cruento. Non riuscirono nemmeno a tentare il minimo approccio pacifico. Zinkl pensò che la loro prima apparizione avesse messo gli alieni sul chi vive e che quindi li stavano ormai aspettando con intenti bellicosi. Accidenti, che cosa avevano mai fatto i primi esploratori per innescare questa spirale di violenza? La colpa era stata sicuramente sua per non aver scelto con la dovuta cura gli ambasciatori. Decise di intervenire di persona e con tutti i sopravvissuti. La meta doveva essere il responsabile della città. Era inutile tergiversare, ormai gli alieni sapevano della loro esistenza e Zinkl doveva mostrare velocemente e chiaramente chi era veramente il suo popolo e quali erano le sue vere intenzioni. Entrarono con decisione nella stanza del sindaco, che stava parlando con alcuni collaboratori.
La sorpresa riuscì perfettamente e videro lo sgomento nei volti dei terrestri. Immediatamente Zinkl ordinò di assumere una posizione tale da formare la scritta che aveva visto in molti luoghi pubblici e che sembrava di buon augurio. Gli alieni si sistemarono velocemente in modo da apparire sotto l’aspetto di “SALVE”. Ma non ci riuscirono. I terrestri furono più veloci e li sterminarono senza pietà scaricandogli un gas venefico con odio profondo negli occhi. Zinkl e pochi altri ormai moribondi fecero un ultimo tentativo disperato e formarono un punto interrogativo davanti al sindaco. Ma egli stesso pose fine al tragico tentativo e all’intera spedizione. “Mosche, maledette mosche!” disse, mentre schiacciava con il piede destro quelle poche creature che davano ancora pallidi segni di vita.
Ma siamo sicuri che questo racconto sia solo frutto della sfrenata fantasia di Vin-Census? Forse no...
Se vi è piaciuto questo racconto e volete leggerne altri, potete trovarli nella rubrica ad essi dedicata.
6 commenti
grazie Dany... ;-)
Questi racconti fanno pensare come sempre.Il primo problema da risolvere è di non vedere mai la bottiglia mezza piena o mezza vuota,questo ti frega ancora prima di cominciare perché è il primo letale pregiudizio.Secondo,la diversità fa bene ma anche molto male anche se è banale dirlo.Meglio sempre agire con prudenza quando si entra in uno spazio nuovo,la ci sono configurazioni diverse comunque e non sempre amichevoli.Va dove ti porta il cuore è uno slogan fortunato ma che va bene per la domenica.La diversità esiste in tutte le direzioni spaziotemporali probabilmente,e la santità negli esseri respiranti coesiste meravigliosamente con la belluinità più miserabile,anche dentro lo stesso individuo,se fosse stato tutto santo o tutto diavolo,non respirerebbe più da un pezzo.Credo che gli alieni siano stati trattati male perché hanno avuto la sfortuna di atterrare a Troia,dove esiste ancora il cavallo di Ulisse,utile memento a chi aspira a vivere libero e pensante,poi tutto è relativo,ognuno di noi ha la sua dimensione e la spenderà come vuole se sarà fortunato e incontrerà dimensioni compatibili con la sua bene,altrimenti si dissolverà e ritornerà ad essere quello che era prima di nascere,questo ovviamente vale anche per le comunità.Per fortuna che c'è la scienza e la matematica che ci consolano con il loro rigore!
"Meglio sempre agire con prudenza quando si entra in uno spazio nuovo, là ci sono configurazioni diverse comunque e non sempre amichevoli"
Giusto, Gianni! Gli alieni hanno sicuramente agito senza prudenza (forse non la conoscono perché nel loro mondo non serve, chissà...) e gli umani hanno reagito con troppa prudenza (loro purtroppo la conoscono e ne hanno spesso bisogno!)... forse la giusta via, come sempre, sta nel mezzo ed è quella che ci indicano Astericcio e i suoi amici...
sempre ottimi commenti caro Gianni... varrebbe la pena scrivere questi racconti anche solo per avere le tue riflessioni...
Posso aggiungere che l'Universo ci insegna proprio che... "non deve essere né troppo caldo né troppo freddo", come un pianeta abitabile o come le particelle coinvolte nella fotosintesi (vedi QUI)
Mi conforta sapere che ci sono persone di buonsenso ed esperienza tra noi.Penso spesso a come l'universo evolvendo,cambia pure noi, in ciò che noi consideriamo, attraverso i proverbi,"immutabilità " umana.I tempi sono storicamente brevissimi per cambiamenti radicali,ma è indubbio che gli scossoni tecnologici e di costume sono stati profondi,gli stress a cui sono sottoposti i nostri neuroni,nervi ecc.la mole di informazioni che un uomo moderno acquisisce o semplicemente filtra,lascerà il segno.Io ho maturato una ipotesi che mi sembra buona,il considerare ogni struttura macroscopica un sistema,a maggior ragione noi.Il nostro cervello credo sia un terminale dove altri sottosistemi mandano informazioni,l fegato,il cuore ecc.funzionano e maturano da soli,come i reparti di una fabbrica che comunque hanno una vita autonoma di funzionamento,mi chiedo perché ogni volta che ho avuto dei problemi di salute seri,ho fatto dei sogni premonitori inequivocabili,segno che il sistema manda al cervello messaggi.Se noi facciamo parte di un sistema,quale non lo so,e ci accorgessimo di qualcosa che non funziona,noi esseri infinitesimali cercheremmo di allertare qualcosa di superiore perché intervenga.L'esempio forse non è dei più brillanti ma basta il concetto.Il cerchio che cerca di parlare alla sfera.
Hai detto veramente tutto Gianni su questo ottimo racconto e su noi esseri cosiddetti umani ma che dovremmo chiamare semplicemente vitali osia vita, perchè appunto non sappiamo realmente cosa sono , anzi chi sono, glui altri esseri , figuriamoci eventuali alieni. Iniziamo ad imparare quì il rispetto per tutti poi forse saremo degni degli alieni (ovviamente se ci sono).