18/07/16

I Giove caldi non vogliono proprio migrare! **

Ne abbiamo parlato poco tempo fa ed ecco che una nuova ricerca conferma il dubbio che era stato sollevato: “I giove caldi sono veramente grandi viaggiatori?”. La risposta sembra essere proprio no… Forza, planetologi, al lavoro!

Parecchi anni fa era nata la moda della migrazione planetaria. Molti meccanici celesti lo trovavano un gioco fantastico: poter far girare i programmi degli n-corpi su tempi lunghissimi e riuscire a vedere pianeti come Giove o Saturno andarsene a zonzo per il Sistema Solare. Ovviamente, i tempi scala dovevano essere lunghissimi e le condizioni al contorno diventavano fondamentali. Bastava un “niente” e i risultati potevano cambiare drasticamente. Si era ancora ai tempi di un solo sistema planetario a disposizione e i pianeti a disposizione per le migrazioni erano quelli che erano (e che sono ancora, per il momento…).

Queste migrazioni trovarono subito conferme nella fascia asteroidale, nelle orbite risonanti e in altre configurazioni. Purtroppo, i dati osservativi venivano visti con l’occhio “giusto”, per dare la conferma che si voleva, trascurando altre cause, molto più plausibili.

Il gioco sembrò divertire sempre meno, fino a che la scoperta di centinaia e centinaia di esopianeti non rimise in funzione il giocattolo. L’occasione più ghiotta? I giove caldi, pianeti delle dimensioni di Giove vicinissimi alla loro stella. Una situazione, questa, apparentemente assurda da un punto di vista fisico (almeno per i modelli correnti di formazione planetaria).

Non restava che far nascere i giove caldi nelle zone più esterne e fredde dei sistemi planetari e poi farli migrare verso il caldo delle loro mamme. Condizione molto precaria, ma che in qualche modo poteva anche essere stabilizzata.

Due lavori apparsi da poco hanno buttato acqua sul fuoco dei giove caldi e dei loro viaggi verso i … tropici. Uno basato proprio su un programma di dinamica planetaria ultra raffinato (QUI) e l’altro sulla scoperta di almeno un giove caldo vicinissimo alla sua stella, ma anche giovanissimo. Talmente giovane che non avrebbe avuto il tempo di migrare (QUI).

Piccoli segni, passati quasi inosservati. Le migrazioni sono di moda (purtroppo) e si è preferito, in linea di massima, conservare i processi formativi planetari e cacciare verso l’interno del sistema i pianeti costruiti al freddo.

Tuttavia, una migrazione di questo genere non è un viaggio che può svolgersi in segreto e senza farsi notare. Tutto ciò che sta nel percorso da compiere viene profondamente perturbato, compresi pianeti di dimensioni anche considerevoli. In parole povere, i giove caldi potevano raggiungere la zona calda, ma dovevano anche accettare di restare pianeti isolati, costretti a cacciare dal sistema planetario i colleghi meno vagabondi.

Una recente analisi di quattro anni di osservazioni di Kepler ha raffreddato ancora di più la situazione: ben 11 su 27 giove caldi analizzati hanno mostrato di avere ancora, tranquilli e felici, pianeti di stazza minore su orbite che avrebbero dovuto essere strapazzate dai migranti.

I modelli dinamici escludono questa possibilità, a meno che i giove vagabondi non abbiano preso vie strane come tunnel spaziotemporali o altri cunicoli fantascientifici. La conclusione del nuovo lavoro è stato abbastanza drastica: “Dobbiamo rassegnarci a considerare la possibilità che i giove caldi nascano vicino alla loro stella. Certi meccanismi di formazione planetaria vanno sicuramente rivisti”.

A Giove non piace proprio faticare troppo!
A Giove non piace faticare troppo!

Come sempre, però, si cerca di non dare subito la “mazzata” finale e si è anche prospettato che i giove caldi possano essere di due tipi: quelli nati “in loco” e quelli viaggiatori. A quest’ultima categoria apparterebbero anche i cosiddetti giove caldissimi, con periodo di rivoluzione inferiori alle dieci ore (i giove caldi hanno periodi che vanno da dieci a circa duecento ore). Tra i caldissimi, solo uno sembra possedere un compagno planetario.

Io, personalmente, non mi stupirei di certo se, prima o poi, saltassero fuori (sono più difficili da scoprire sia perché più lontani, come abbiamo spiegato QUI, sia perché più piccoli) molti altri compagni ancora “invisibili”. Inoltre, non vedo proprio perché dovremmo conservare le migrazioni a tutti i costi, quando resta il fatto che quelli nati vicini devono comunque essere spiegati in qualche modo innovativo. Un po’ di apatia o il dispiacere di non usare più certi programmi così divertenti?

Articolo originale QUI

 

NEWS del 27/10/2020 - Recenti osservazioni di ALMA sul disco protoplanetario di una giovanissima protostella aggiungono spunti di riflessione sulla migrazione dei pianeti di tipo gioviano

1 commento

  1. Mario Fiori

    Beh caro Enzo veri , validi ed appassionati scienziati si mettano seriamente al lavorpo e studino a fondo ogni possibilità. D'altra parte mi sembra di capire che non c'è molta storia per le migrazioni, il Teatro Cosmico non sembra permettere guerre e sfruttamwenti, povertà e magari pure qualche interessata furbizia politica per provocare migrazioni più o meno massive.

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