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Scritto da: Barbariccio & Daniccia
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I Racconti di Ciccio e Astericcio (7): IN VOLO OLTRE LA SIEPE
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Cosa mai potrebbero avere in comune uno dei più grandi poeti e pensatori di tutti i tempi ed un uomo di Scienza che ha dedicato la propria vita allo studio dell'Universo? Forse poco, forse niente, forse... tutto. Scopriamolo insieme ai nostri teneri ed arguti piccoli amici!
Personaggi e interpreti principali:
Scherzy: un abitante del pianeta Papalla in vacanza sulla Terra
Astericcio: un riccio proveniente da un pianeta troppo perfetto
Ciccio: un riccio terrestre di grande esperienza
Mimì, Tigotta e Bianchina: tre gattine molto vivaci e riflessive
Ghighetta: una ghiandaia aliena simpatica ma un po’ prepotente
Curiosità: spirito della conoscenza amico di tutti i grandi personaggi storici
Papamicio: uno scienziato burbero dal cuore tenero, proprietario del giardino che ospita i piccoli amici
Daniccia e Barbariccio: le narratrici
Giardino di Papamicio, ore 5 del mattino…
Papamicio: SVEGLIAAAAAA!!! Forza ragazzi, il mattino ha l’oro in bocca, non vi vergognate ad essere sempre a letto?! Chi dorme non piglia ricci!!!
Scherzy: Perdindirindina! Cosa diavolo sta succedendo?
Papamicio: Cosa sta succedendo?? Sbaglio o proprio tu, caro il mio Scherzone, mi avevi promesso che stamani mi avresti raccontato quella mirabolante avventura che avete vissuto ieri? Quella per cui eravate tanto agitati a notte fonda, da non farmi dormire?
Scherzy: Notte fonda… non esageriamo, erano le nove meno dieci.
Papamicio: Appunto, notte fonda! Va beh, va beh… non perdiamoci a discutere su questi particolari e raccontami tutto, forza!
Astericcio: Buongiorno amici! Scusatemi se vi interrompo, ma ho appena trovato questa lettera scritta da Ghighetta, sembra che stanotte abbia deciso di tornare sul suo pianeta…
Ciccio: Yawnn… e come mai?
Astericcio: Vediamo… ora la leggo “Cari amici, questi ultimi giorni passati con voi sono stati davvero speciali! Ho finalmente conosciuto il significato di parole come comprensione, rispetto e simpatia che nel mio pianeta non esistono. Non dimenticherò mai le meravigliose esperienze che abbiamo vissuto insieme e spero un giorno di potervi incontrare di nuovo. Ma è arrivato il momento di tornare a casa: sono una mamma e sento troppo la mancanza dei miei piccolini. Scusatemi se l’ho fatto di nascosto, temevo di non riuscirci se vi avessi guardato negli occhi. Vi voglio bene!”
Bianchina: Oh… che peccato… era un po’ burbera ma simpatica.
Papamicio: Sì, sì… un vero peccato! Ma ora raccontatemi cosa vi è successo ieri, su!
Mimì: Una cosa fantastica e incredibile!
Tigotta: Talmente incredibile che penserai che ti stiamo raccontando una bugia!
Ciccio: Ed è anche un po’ complicato da spiegare, se ci fosse Curiosità ad aiutarci nel racconto, sarebbe meglio!
Papamicio: Ragazzi… io sono buono e caro (forse), ma non abusate della mia pazienza!
Scherzy: Hai ragione, Papamicio, ora ti racconto tutto… ma ci riuscirò meglio davanti ad una brioches e un caffelatte…
Più tardi, nella cucina di Papamicio…
Scherzy: …e questo è tutto! Il nostro amico Curiosità si occuperà di fissare un appuntamento per parlare con Newton e ci chiamerà quando sarà il momento.
Papamicio: Uao! Sono senza parole… e, mi conosci bene, non mi succede spesso.
Scherzy: E’ stato tutto bellissimo, ma ti assicuro che parlare con Galileo in persona mi ha fatto venire i brividi sulla schiena. Se ci fossi stato anche tu, sarebbe stato molto meglio!
Papamicio: La prossima volta non mancherò per nessun motivo al mondo, ci puoi contare!
Astericcio: Ehi, voi due! Sono già tre ore che state chiacchierando fitto fitto… abbiamo davanti a noi una splendida giornata di Sole, che ne dite di organizzare qualcosa di divertente?
Papamicio: Ma io… veramente… avrei qualche articolo da scrivere…
Tigotta: E dai, Papamicino mio, prrr… prrr…
Papamicio: Sì, mi piacerebbe, ma… ci sono delle questioni importanti di cui mi devo occupare… sembra che due buchi neri si siano uniti e dovrebbero arrivare le onde gravitazionali da un momento all’altro…
Scherzy: Cosa vuoi che sia? Non passa giorno nell’universo senza che qualche buco nero si unisca con un altro, sarà per la prossima volta! Che ne dici di un bel pic-nic in campagna? Potremmo andarci anche da soli, ma senza di te non sarebbe la stessa cosa…
Papamicio: E va bene!! Se mi guardate con quegli occhioni dolci, non riesco a dirvi di no! E poi sembra che quelle onde stiano attraversando una zona spaziotemporale un po’ turbolenta e probabilmente arriveranno in ritardo rispetto alle previsioni!
TUTTI: URRA'! VIVA PAPAMICIO!!
Papamicio: Forza, salite tutti in macchina prima che ci ripensi, conosco un posticino perfetto per trascorrere una giornata all’aperto in buona compagnia!!
Un’ora dopo, sulla sommità di una collina…
Astericcio: Ottima idea, Papamicio, il panorama è splendido!
Papamicio: Ero sicuro che vi sarebbe piaciuto. Potrete correre e divertirvi su questi prati oppure cacciare topolini e lumaconi, mentre io mi concederò un bel pisolino all’ombra di quella siepe…
Scherzy: Macché pisolino! Parliamo di cose serie, piuttosto… cosa si mangia? Siamo montati in macchina in fretta e furia e non abbiamo avuto il tempo per preparare i panini.
Papamicio: Tranquillo, pancione, a pochi passi da qui c’è una trattoria dove si mangia benissimo! Ma, prima di pensare allo stomaco, nutriamo i nostri polmoni con quest’aria fresca e la nostra mente con una delle poesie più belle e struggenti che siano mai state partorite da mente umana. Un po’ di silenzio per favore…
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Mimì: Che bella questa poesia… come mai ti è venuta in mente proprio ora?
Papamicio: Vedi, gioia mia, è in un luogo molto simile a questo che è stata scritta quasi due secoli fa! L’autore era un giovane di buona famiglia, con qualche problema di salute, ma con un’intelligenza e una sensibilità davvero fuori dal comune… Ma… che venticello fresco si è alzato all’improvviso, quasi quasi vado in macchina a prendere la felpa.
Ciccio: Forse mi sbaglio, ragazzi, ma questo venticello mi ricorda quello che abbiamo sentito nella grotta di Lascaux un attimo prima di ritrovarci a tu per tu con Aristotele…
FRUSH PLUFF SPLANF FFFFF SWOOSH SVIIISH
Papamicio: Che ventata all’improvviso!
Astericcio: Ah! Ah! Ah! Come sei buffo, Papamicio, con il ciuffo ribelle!! Forse è arrivata l’ora che tu vada dal barbiere…
Papamicio: Beh, in effetti non hai tutti i torti, magari ci andrò domani… (che strano questo vento, si è già fermato)… dunque, dov’ero rimasto? Si racconta che questo giovane poeta, per non vedere il panorama e poter, così, far volare l’immaginazione, si rannicchiasse dietro ad una siepe come quella lì. Mi piace immaginarlo seduto nello stesso posto dove sta giocando la nostra Tigotta!
Giacomo Leopardi: Ehm… ehm… a dire il vero non ero seduto proprio in quel punto, ma un pochino più in là!
Papamicio: Oddio! Per tutti gli asteroidi del sistema solare, non credo ai miei occhi… sei identico a Leopardi… dove hai comprato quel bel costume d’epoca? Chi ti ha truccato così bene? Per le gobbe hai messo dei cuscini sotto la canottiera? Ma, soprattutto, perché vai in giro così? C’è forse qualche evento commemorativo dedicato al Grande Poeta? Dimmi dov’è, per favore, voglio andarci subito!
Giacomo: Perdonami, ma non capisco di cosa stai parlando… permettimi di presentarmi, mi chiamo Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi, figlio del conte Monaldo e di Adelaide Antici.
Papamicio: Ma mi FACCI il piacere! Dai, lo scherzo è bello quando dura poco, chi sei veramente?
Giacomo: Te l’ho già detto, ma, se non mi credi, tornerò da dove sono venuto, evidentemente la mia presenza non è gradita…
Bianchina: No, ti prego, Giacomo Salesio Pincopallino o come ti chiami… resta con noi! Papamicio può sembrare un po’ brusco, ma è tanto dolce e simpatico quando si scioglie, dagli un’altra possibilità!
Papamicio: Mah! Sciogliermi… non sono mica un gelato… beh… comunque ti chiedo scusa, chiunque tu sia!
Giacomo: Scuse accettate, grazie, ma non capisco proprio perché tu non creda a ciò che ho detto…
Scherzy: Sai, Papamicio, secondo me dovremmo credergli… ti garantisco che la ventata di prima era proprio uguale a quella della Grotta di Lascaux; deve essere accaduto di nuovo…
Astericcio: Già! Anch’io ne sono convinto, lasciati andare Papamicio, davanti a certi misteri è bene che la mente razionale si arrenda e consenta alle emozioni di compiere i loro giochi di prestigio…
Papamicio: Forse avete proprio ragione, amici miei, seguirò il vostro consiglio, visto che ormai siete degli esperti in materia! Però, però… mi conoscete, lo sapete che ho bisogno di qualche riscontro prima di concedere la mia fiducia. Senti, Giacomo, se sei davvero QUEL Giacomo, facci vivere le emozioni che ti hanno portato a scrivere l’Infinito!
Giacomo: Quanti ricordi mi fai tornare in mente… Papamicio? E’ così che ti chiami, vero? Per fortuna non sono l’unico ad avere un nome strano! Ah, ah, ah!
Papamicio: Senti, Taldegardo…
Scherzy: Non arrabbiarti, Papamicio, un po’ di autoironia, per favore, non prenderti troppo sul serio! Sai, Giacomo, in realtà quello è il soprannome che gli abbiamo dato noi perché è il “papà” di queste tre simpatiche micine. Poi, quando ha adottato anche Ciccio e Astericcio, non ci è sembrato il caso di chiamarlo Paparicciomicio… troppo lungo e scomodo!
Giacomo: Scherzavo, in realtà questo soprannome mi piace molto e non mi interessa conoscere il nome vero. Che Papamicio sia! Se, poi, vi verrà in mente un soprannome anche per me, lo userò volentieri!
Ciccio: Puoi contarci! Iniziamo a pensarci subito!!
Giacomo: Dunque, come stavo dicendo, quella poesia mi fa rivivere molti ricordi, alcuni belli, altri molto meno. L’ho scritta quando avevo 21 anni, nel 1819, un periodo molto difficile perché avevo parecchi problemi di salute, in particolar modo agli occhi, che mi impedivano di occuparmi della mia passione più grande, lo studio…
Bianchina: E dai, Giacomo, sii serio… vuoi davvero farci credere che a 21 anni la tua passione più grande era lo studio?? Permirimiao!
Giacomo: Non capisco cosa ci sia di tanto strano! Nel 1812 mio padre aveva messo su una biblioteca immensa composta da ventimila volumi, nella quale passavo le mie giornate a studiare in compagnia sua, di mio fratello Carlo e di mia sorella Paolina. Era meraviglioso avere a disposizione tutto quel ben di Dio, non desideravo altro in quel momento!
Astericcio: Uao! Ventimila libri consultabili liberamente… altro che la biblioteca clandestina del mio pianeta, dove chi studia rischia la galera a vita! Dimmi, Giacomo, quali erano le tue letture preferite?
Giacomo: Faccio prima a dirti cosa non mi piaceva leggere: niente! Comunque la maggior parte del tempo era assorbita dalle letture dei Classici greci e latini, ma ero anche molto affascinato dall’evoluzione del pensiero scientifico, in particolare quello astronomico.
Papamicio: Non è difficile crederti… la “Storia dell’Astronomia” che hai scritto quando avevi appena quindici anni è sorprendente da quanto è precisa e capillare. Ti confesso che la parte che apprezzo di più è quando ti scagli contro l’astrologia che bolli come frutto di superstizione e ignoranza.
Giacomo: Già! E che dire di quel parto infelice dell’umana ambizione e follia che era l’astrologia giudiziaria, in base alla quale si decidevano gli esiti dei processi?
Papamicio: Quella giudiziaria, per fortuna, non esiste più, ma l’altra, quella “normale”, continua ad avere un grande seguito… meglio non parlarne se no mi sento male…
Giacomo: Se ti piacciono i miei scritti di ispirazione astronomica, ti consiglio vivamente di leggere l’Operetta Morale dedicata al dialogo tra Copernico e il Sole.
Papamicio: L’ho letta, eccome se l’ho letta! E ogni tanto me la rileggo! Sai, la Storia dell’Astronomia è un’opera mirabile, frutto di un lavoro certosino e di uno studio capillare, ma quel dialogo è qualcosa che non esito a definire geniale: conoscenza tecnica della materia combinata con un’intima comprensione di tutto il contesto storico, psicologico e sociale, oltre che scientifico, il tutto arricchito da quella giusta dose di ironia che solo una persona di rara intelligenza e sensibilità riesce a raggiungere.
Giacomo: Grazie, ma così mi fai arrossire… toccare con mano emozioni così forti provocate da una mia opera, mi dà tanta gioia! Se anche fosse servito solo a questo, sarebbe valsa la pena trascorrere la mia giovinezza chiuso in biblioteca.
Bianchina: Ma non avevi mai voglia di uscire un pochino con gli amici?
Giacomo: Amici? No… non ne avevo. Non potevo stringere amicizie perché mio padre non mi permetteva di uscire da casa.
Bianchina: Noooo?!?! L’avrai odiato per questo, immagino…
Giacomo: Perché mai avrei dovuto odiarlo? Amavo mio padre teneramente, come lui amava me. Eravamo molto diversi e ogni tanto avevamo anche qualche contrasto e incomprensione… una volta provai addirittura a fuggire da casa, ma il nostro reciproco affetto non è mai stato in discussione.
Mimì: Un po’ come tra noi mice che ci punzecchiamo spesso e litighiamo, ma non sappiamo stare l’una senza l’altra…
Tigotta: Parla per te, smaramao! Io sto proprio bene senza di voi, specialmente quando vado a caccia di topolini con Micione!
Bianchina: A chi lo dici! Non sai la pace che provo quando mi posso spaparanzare sul dondolo senza che qualche dispettosa venga a farmi il solletico sotto le zampe, miaoissimo!
Mimì: Santa pazienza… scusale Giacomo, anche questo è il loro modo di volersi bene. Ma torniamo a noi, non riesco ad immaginare come riuscivi a trascorrere le tue giornate se non avevi amici…
Giacomo: Avevamo un palazzo immenso, un giardino sconfinato e poi anche la biblioteca. Ho ricordi bellissimi delle giornate passate a giocare con Carlo e Paolina quando eravamo piccoli! Il mio gioco preferito consisteva nell’interpretare l’eroe che sconfiggeva il tiranno e i miei tiranni “preferiti” erano Napoleone e Giulio Cesare… ovviamente la loro parte toccava a mio fratello! Altre volte, invece, costringevo lui e mia sorella a fare i cavalli che trasportavano la carriola: io ci montavo sopra e li prendevo in giro chiamandoli “buffoni”! Ah, che bei ricordi, quanta vitalità e gioia di vivere, provavo una sorta di allegrezza pazza, al punto che avrei perfino gettato seggiole in aria per sfogare la mia smania di divertimento!
Mimì: Certo che eri davvero un bel peperino! Ci credo che tuo padre abbia cercato di calmarti dandoti tanto da studiare. E’ stata dura all’inizio?
Giacomo: Per niente! Devi sapere che quella stessa vitalità che esprimevo nei giochi, la manifestavo anche verso i racconti: già a tre o quattro anni, quando non seminavo il terrore in giardino, seguivo il primo adulto che mi capitava a tiro nel palazzo, finché non lo convincevo a raccontarmi una favola! Crescendo, poi, fu naturale per me innamorarmi della letteratura e del meraviglioso che si percepisce coll’udito o colla lettura.
Astericcio: Interessante… ma perché parli solo di udito e lettura? Non trovi che si possa percepire molta meraviglia anche con la vista? Guardati intorno! Morbide colline di verde cangiante attraversate da filari di alberi e cespugli accarezzati da questa brezza primaverile, cielo terso abbracciato da qualche nuvoletta bianca e morbida come la panna montata, il mare calmo all’orizzonte…
Giacomo: La vista è un importante strumento di conoscenza, è ovvio. Ma, senza l’immaginazione, stimolata dalle letture, potrebbe ben poco dinanzi all’immensità che ci circonda. Possiamo limitarci ad ammirare le morbide colline davanti a noi oppure, lasciare libera la fantasia e, grazie allo stimolo che esse ci hanno fornito, “vedere” altre colline, in luoghi e tempi vicini o lontani: colline curate o mal tenute, brulicanti di vita o deserte o trasformate in campi di battaglia… e possiamo addirittura provare ad immaginarci come si trasformerà questo panorama quando, in un futuro molto lontano, le colline saranno state erose da piogge e venti e forse da qui passerà un fiume… oppure, chissà, il clima in questa zona cambierà e davanti a noi potrebbe estendersi un ghiacciaio o una foresta tropicale…
Ciccio: Forse ho capito cosa vuoi dire, Giacomo! E’ grazie alle letture che possiamo conoscere anche ciò che non vediamo, sapere che esistono o sono esistite o esisteranno situazioni diverse da quelle che possiamo osservare direttamente. O sbaglio?
Giacomo: Non sbagli per niente, piccolino! Capite, ora, perché mi piaceva così tanto passare il tempo nella mia biblioteca? Era l’unico modo per conoscere il più possibile del mondo: se anche avessi viaggiato molto, non avrei mai potuto vedere tutto e, invece, in quel luogo magico, potevo spaziare con la fantasia e superare tutti i miei limiti! E’ per questo che mi dedicai con gioia a sette anni di studio matto e disperatissimo…
Papamicio: Sai, Giacomo, ciò che dici è molto interessante perché anche noi astrofisici, in un certo senso, lavoriamo in questo modo. Puntiamo i nostri telescopi verso il cielo e vediamo, per esempio, stelle simili al nostro Sole in diversi momenti della loro vita: prima turbolente protostelle avvolte dalla nube che spesso forma dei pianeti, poi durante la loro sequenza principale, quindi giganti rosse, per finire come nane bianche avvolte dalla nebulosa planetaria… quindi ne deduciamo come è nata la stella che ci dà la vita, quando durerà la fase attuale e quale sarà la sua probabile evoluzione futura.
Giacomo: Uao! Mi piacerebbe tanto fare l’astrofisico per osservare, prevedere e fantasticare…
Papamicio: Non faccio fatica a crederti, amico mio. Si capisce anche da quel capolavoro che è L’Infinito che sei bravo a volare con la fantasia… quindi è proprio per poter spiccare il “volo” che ti rannicchiavi dietro la siepe? Stavi anche ad occhi chiusi?
Giacomo: Non proprio… i miei occhi erano aperti ma si perdevano nel vuoto come se fossero ciechi e, in cuor mio, tentavo di attraversare gli interminati spazi al di là di quella siepe che, per me, rappresentava quel mondo limitato che avrei potuto facilmente vedere con gli occhi, ma che non riusciva più a saziare il mio desiderio di infinito.
Bianchina: Ho capito! Come quando, qualche giorno fa, avevo il piattino pieno di crocchette stantie e sognavo che, oltre la porta chiusa della cucina, avrebbe potuto esserci un bel branzino alla brace che mi aspettava!! L’idea mi venne perché a volte Papamicio cucina il branzino e ne dà un po’ anche a noi, ma, se la porta fosse stata aperta e avessi potuto vedere che Papamicio non aveva cucinato perché aveva mal di stomaco e si era fatto solo un the con due biscottini alla soia, non avrei potuto volare con la fantasia… giusto?
Papamicio: Giusto! Comunque non erano biscottini alla soia, odio quella roba lì, preferisco il digiuno!!
Scherzy: Credo, Giacomo, che quella siepe sia stata più uno stimolo che un ostacolo per la tua immaginazione. In fondo, se non esiste un “limite”, non può neanche nascere il desiderio di mettersi alla prova per superarlo!
Giacomo: Davvero… e non hai idea di quanto ardentemente desiderassi oltrepassare tutti i limiti che mi impedivano di percepire l’essenza dell’immensità che ci circonda! Avrei tanto voluto rimuovere tutte quelle barriere che mi separavano da ogni come, da ogni quando, da ogni perché, da ogni risposta a qualsivoglia domanda! Ma, non appena avevo l’impressione di essere sul punto di cogliere ciò che cercavo, c’era sempre qualcosa, come il vento che stormiva tra le piante, a riportarmi alla realtà… e il sogno che era sul punto di compiersi svaniva e, più tentavo di afferrarlo, più velocemente si dissolveva… quindi me ne tornavo a casa, un pochino deluso forse, ma anche tanto sereno e desideroso di riprovarci!
Papamicio: Le tue riflessioni sono davvero affascinanti e continuo a pensare che ci siano notevoli somiglianze tra di noi. Sai, Giacomo, anche noi astrofisici abbiamo un sogno ed è quello di abbattere virtualmente tutte quelle “siepi” che ci impediscono di osservare direttamente fenomeni cruciali per comprendere il funzionamento dell’Universo.
Tigotta: Come il Bangabig di cui ci parli sempre?
Mimì: Big Bang, testona, Big Bang!! Come fai a continuare a sbagliarlo, dopo che Papamicio ha tentato in ogni modo di spiegarci come mai non lo possiamo vedere?
Tigotta: Ma sì, certo, anche se sbaglio il nome, mi ricordo bene che non possiamo vederlo per colpa della nostra tecnologia che non è ancora sufficientemente sviluppata e ci consente, al massimo di vedere la radiazione cosmica di fondo!
Papamicio: Infatti, in quel caso, la siepe che ci separa dal Big Bang è l’eccessiva densità della materia, causata dalla spazio molto più piccolo di quanto non sia oggi, dalla quale i fotoni, ovvero le particelle che portano la luce, non riuscivano ad uscire: ce la fecero solo dopo 380.000 anni, dando origine proprio alla radiazione cosmica di fondo!
Ciccio: Scusatemi, ma mi sono perso la lezione di Papamicio sulla radiazione cosmica di fondo perché ero nella mia cuccia con l’influenza… potete spiegarmi in modo semplice di cosa state parlando?
Scherzy: Ci provo io per vedere se ho capito bene! Tu, Papamicio, correggimi se sbaglio. Dunque, il Big Bang è il momento in cui nascono sia lo spazio che il tempo e, siccome sono intimamente connessi, preferiamo unirli in una sola parola e parlare di spaziotempo. Immagina, Ciccio, tutta la materia che oggi compone l’universo, stelle, galassie, pianeti, buchi neri, gas, asteroidi, nebulose e chi più ne ha più ne metta, tutta concentrata in un singolo punto. Improvvisamente questo minuscolo puntino, tanto piccolo che non potremo mai riuscire ad immaginarcelo, comincia ad espandersi ad una velocità iper-super-velocissima, le particelle di materia occupano lo spazio che via via diventa sempre più grande ma, sono così numerose che, prima che lo spazio diventi sufficientemente grande per dar loro la possibilità di muoversi un po’ più liberamente, passano ben 380.000 anni! A quel punto, i fotoni nati dagli scontri di tutte queste particelle, riescono a liberarsi dalla “melassa” di materia nella quale erano intrappolati e attraversano lo spaziotempo, che continua a dilatarsi, alla loro velocità che noi conosciamo come velocità della luce ed è pari a circa 300.000 chilometri al secondo.
Tigotta: Esatto! E sono questi primi fotoni che riusciamo a vedere non appena usciti dal caos, che abbiamo chiamato “radiazione cosmica di fondo”.
Ciccio: Forse ho capito! E’ come quando mi trovo davanti ad una pozzanghera fangosa: finché il vermetto è nascosto nel fango, non riesco a vederlo, ma, appena mette la testa fuori, lo vedo quindi posso acchiapparlo e magari anche mangiarlo!
Papamicio: Beh, non è la stessa cosa, ma rende l’idea… bravo Ciccio!
Giacomo: Interessante… quindi, per abbattere questa siepe, voi astrofisici dovreste costruire degli strumenti che riescano a penetrare all’interno di questo groviglio caotico di materia in espansione che era l’universo nei suoi primi 380.000 anni di vita? Ce la farete mai?
Papamicio: Forse non riusciremo ad osservare l’istante esatto del Big Bang, ma ci avvicineremo sempre di più, grazie al progresso tecnologico! Tra non molto entrerà in funzione il telescopio spaziale Webb che dovrebbe dare un notevole contributo in questa direzione.
Giacomo: Telescopio spaziale?! Mamma mia, che emozione, non avrei mai immaginato che si potesse arrivare a tanto! Quindi saremo in grado grazie alla tecnologia, prima o poi, di superarli tutti questi limiti che si oppongono alla comprensione del tutto!
Papamicio: Strumenti tecnologici sempre più sofisticati ci faranno fare sicuramente ancora molti passi in avanti, sempre che siano guidati da menti brillanti, s’intende! Ma ci sono delle siepi che, purtroppo, non riusciremo mai a valicare a causa della loro intrinseca natura.
Giacomo: Com’è possibile? A cosa ti riferisci?
Mimì: Credo che si riferisca a tutti i limiti creati dalla velocità della luce, vero Papamicino mio? Ho compreso bene i tuoi insegnamenti?
Papamicio: Sì, gioia dei miei occhi, hai compreso proprio bene! Ma non dimenticarti che la limitata velocità della luce pone dei limiti, ma anche delle fantastiche opportunità…
Giacomo: Interessante… fatemi capire bene, per favore.
Papamicio: Potrei spiegartelo in poche parole, ma non sarebbe divertente. Proviamo, invece, a giocare tutti insieme! Innanzitutto, chi di voi sa dirmi quanto tempo impiega la luce del Sole a raggiungere la Terra?
Astericcio: Io lo so! Circa otto minuti!
Papamicio: Esatto! Quindi…???
Giacomo: …noi vediamo la nostra stella com’era otto minuti fa e, se in questo momento scomparisse, ce ne accorgeremmo fra otto minuti! Giusto?
Scherzy: Giustissimo, sei davvero in gamba, Giacomo!
Papamicio: Il Sole è vicino a noi e, rispetto ad esso, ci sembra che la luce sia molto veloce. In realtà, se la confrontiamo con le distanze cosmiche, ci appare molto lenta. Sapete, per esempio, quanto tempo impiega per raggiungere la Terra la luce di Proxima Centauri, la stella più vicina a noi dopo il Sole?
Ciccio: Io lo so! Quattro anni, giusto?
Scherzy: Infatti! Quattro anni che non sembrano tanti per la luce… ma avete idea di quanto tempo impiegherebbe a raggiungere Proxima Centauri la sonda più veloce mai costruita dall’uomo?
Tutti:…???...
Scherzy: Ve lo dico io: la bellezza di 18.000 anni!!! E stiamo parlando solo della stella più vicina.
Papamicio: Quindi vediamo il Sole com’era otto minuti fa e Proxima Centauri com’era quattro anni fa. E se osserviamo stelle e galassie ancora più lontane, cosa vediamo di loro?
Ciccio: Le vediamo com’erano quando è partita la luce che ci raggiunge oggi!
Bianchina: Ma allora, smaramao, quando si osserva l’Universo è come se guardassimo in una macchina del tempo! Non lo vediamo com’è ora, ma com’era nel passato!!
Papamicio: Bravissima Bianchina, è solo grazie alla lentezza della luce che oggi siamo in grado di sapere che il nostro Universo è nato circa 13,7 miliardi di anni fa e come si è evoluto. E siamo anche in grado, “proiettando” nel presente ciò che vediamo nel passato, di ricostruire com’è l’Universo oggi: non potremo mai osservarlo direttamente, ma possiamo stimare con buona approssimazione la posizione attuale (Universo osservabile) di tutti i corpi la cui luce ci ha raggiunto fino ad oggi e che possiamo osservare con i nostri telescopi com’erano nel passato (Universo osservato).
Giacomo: Ora ho capito perché hai detto che la velocità della luce pone sia limiti che opportunità: non possiamo vedere quella parte di Universo la cui luce non ci ha ancora raggiunto, ma abbiamo la possibilità di studiarne l’evoluzione passata e ipotizzare quella futura.
Ciccio: Ma non sarebbe più comodo se la luce arrivasse istantaneamente e potessimo vedere tutto com’è in questo momento?
Papamicio: Sei proprio sicuro? Prova a pensarci bene, cosa vedresti?
Ciccio: Vedrei tutte le stelle e le galassie come sono e dove si trovano oggi, non avrei bisogno di sforzarmi per capire com’è l’Universo attuale!
Papamicio: Sei sempre il solito scansafatiche, Ciccino mio, santa pazienza! Metti in moto il cervellino, per favore, e dimmi come potresti fare ipotesi sulla nascita e sull’evoluzione futura dell’universo se si potesse vedere solo quello attuale…
Ciccio: Mmm… vediamo… potrei osservare l’Universo oggi, poi osservarlo ogni anno, annotare le differenze tra un anno ed un altro e, dopo una decina d’anni, avrei un bel po’ di dati su cui fare delle ipotesi su evoluzione passata e futura! Sono furbo, eh?!
Papamicio: Preferisco non rispondere alla tua ultima domanda… vediamo, piuttosto, se qualcun altro è più furbo di te! Chi di voi sa smontare le argomentazioni di Ciccio?
Mimì: Caro Ciccio, cosa pensi di vedere in dieci anni, che sono un niente nella vita dell’universo? Se osservi una stella oggi, a meno che tu non abbia un colpo di fortuna incredibile, fra dieci anni la vedrai identica!
Ciccio: Ok, ho capito… ho perso l’occasione di risparmiarmi una figuraccia!
Scherzy: Ma quale figuraccia! Quella la fa chi, per paura di sbagliare, non espone mai i suoi pensieri né chiede spiegazioni od esprime dubbi! Hai semplicemente sbagliato e non c’è niente di male: per fortuna hai espresso il tuo pensiero senza vergogna e hai avuto l’opportunità di capire e correggere il tuo errore!
Ciccio: Grazie Scherzy, sei un amico!
Giacomo: E se, invece, la luce fosse molto più lenta? Cosa cambierebbe?
Papamicio: Ti risponderò con esempio, Giacomo. Oggi vediamo la galassia di Andromeda, la più vicina alla nostra Via Lattea, com’era circa due milioni e mezzo di anni fa; se la luce fosse ottomila volte più lenta, la vedremmo com’era 20 miliardi di anni fa.
Bianchina: Ma, scusa Papamicio, non hai appena detto che l’Universo è nato 13,7 miliardi di anni fa? Come faremmo a vedere Andromeda?
Papamicio: E’ proprio questo il punto, Bianchina… Non la potremmo vedere e, visto che è la più vicina, a maggior ragione non potremmo vedere le altre galassie più lontane, quindi non vedremmo quasi niente dell’Universo se non le stelle della nostra galassia, e forse neanche tutte! Il nostro cielo notturno sarebbe molto più triste e buio se la luce fosse molto più lenta!
Giacomo: Quindi, se ho ben capito, è sempre e solo la velocità della luce che decide cosa possiamo o non possiamo vedere direttamente, ma anche ciò che possiamo immaginare e vedere con la forza della ragione! Un po’ come la mia siepe dietro la quale mi rannicchiavo alla ricerca dell’infinito…
Papamicio: Interessante… molto interessante… continua a raccontare, Giacomo, ti prego.
Giacomo: Sai, mentre me stavo in completo silenzio, rannicchiato come un piccolo puntino dietro la mia siepe, era come se riuscissi a trasferirmi in una dimensione senza tempo e senza spazio e, per un interminabile istante, riuscivo a provare quella profondissima quiete di cui parlo nella poesia… mi sentivo come se non fossi ancora nato e non avessi coscienza di cosa significa esistere. Mi sentivo leggero e vuoto, come se il mio corpo fosse privo di peso, di consistenza fisica… ma ero tutt’altro che vuoto, sentivo l’energia vitale scorrere in me e pronta ad esplodere, come quando, da bambino urlavo e correvo in giardino, e facevo vedere i sorci verdi a mio fratello e mia sorella, e avrei voluto scaraventare in aria qualunque oggetto mi trovassi tra le mani, in preda ad una vera e propria allegrezza pazza!!
Scherzy: E quando il rumore del vento tra le foglie ti distoglieva da questo stato di quiete, cosa vedevi appena aprivi gli occhi?
Giacomo: Per prima cosa non potevo vedere altro che la siepe, è ovvio… poi mi alzavo e riprendevo lentamente coscienza del luogo in cui mi trovavo: osservavo i prati, la valle sottostante, le colline circostanti, il cielo ed, infine, mi soffermavo a fissare l’ultimo orizzonte. Durante le belle e limpide giornate invernali riuscivo addirittura a vedere una sottile striscia di mare in lontananza e, quando la foschia mi impediva di coglierlo con lo sguardo, lo afferravo con gli occhi del cuore e della ragione.
Papamicio: E poi?
Giacomo: E poi mi sovveniva l’eterno e le morte stagioni e la presente e viva e il suon di lei… ovvero mi rendevo conto di che giorno era, di quanti anni avevo, di chi ero e che, se non fossi tornato in fretta a casa, mio padre si sarebbe preoccupato!
Papamicio: Lascia che te lo dica, Giacomo Taldegardo Salesio Pincopallino, qualunque sia il tuo nome… sei un mito! Ma ti rendi conto che il tuo Infinito è la metafora poetica della nascita dell’Universo, scritta molto prima che la Scienza arrivasse a spiegarla?!?!
Giacomo: Dici? In che senso? Spiegati meglio!
Papamicio: Amico mio, senza rendertene conto, avevi già capito tutto… prima il mare di Dirac, il vuoto-non vuoto in cui ti è dolce annegare e che genera energia in un singolo punto, poi lo stormire del vento tra le foglie che rompe la simmetria ed innesca una reazione che, come il Big Bang, genera lo spazio che si espande ed anche il tempo! Per non parlare, poi, dell’ultimo orizzonte, il limite alla conoscenza oltre il quale l’informazione scompare… quanti ultimi orizzonti abbiamo nell’Universo: l’orizzonte degli eventi di un buco nero, l’Universo osservabile, la sfera di Hubble, il Big Bang… mamma mia che emozione! Ma vi rendete conto, ragazzi, quella poesia è un inno alla Scienza e alla Conoscenza! Dovremmo scriverla sulla porta di ogni laboratorio, sulla cupola di ogni osservatorio, su ogni banco di scuola! Dovremmo leggerla ogni mattina prima di scendere dal letto e ogni sera prima di addormentarci! E’ la più bella preghiera all’Universo che sia mai stata concepita da mente umana! Ma ti rendi conto, Giacomino mio… mi sento felice ed emozionato come un bambino in preda all’euforia…
Scherzy: Ehm… ehm…
Papamicio:…sono al settimo cielo, non so come ringraziarti…
Scherzy: Papamicio, calmati…
Papamicio:…mai avrei pensato che un poeta potesse avvicinarsi così tanto alla più intima essenza della Conoscenza senza neanche cercarla consapevolmente, semplicemente lasciandosi andare alle emozioni…
Scherzy: PAPAMICIO, ABBIAMO CAPITO, PUOI FERMARTI A RESPIRARE…
Papamicio:…ora devo assolutamente leggere ogni tua poesia alla ricerca di altre verità alle quali forse nessun uomo di Scienza ha ancora pensato…
Tutti: BASTAAAAAAA!!!!!!!!
Papamicio: Beh? Siete impazziti? Non posso neanche spiegare al mio Giacomino due o tre cosette importanti?
Giacomo: Tranquillo, Papamicio, messaggio ricevuto forte e chiaro! Non vedo l’ora di ascoltare tutte le tue spiegazioni, sarà un vero piacere afferrare finalmente quel sogno che ogni volta sembrava a portata di mano, ma scompariva sul più bello! Devi solo spiegarmi con calma alcuni concetti che non conosco, ma non c’è fretta… possiamo incontrarci domani e anche dopodomani e tutte le volte che vorrai, amico mio!
Scherzy: Forza ragazzi! Per Papamicio e SuperLeo… IP IP…
Tutti: URRA’!!!!!!
Giacomo: SuperLeo ?!?!?!?
Astericcio: E’ il soprannome che ti avevamo promesso, ti piace?
Giacomo: Eccome se mi piace! Grazie a tutti, grazie di cuore! Per il soprannome, per avermi ricordato cos’è l’amicizia e avermi fatto finalmente provare un po’ di gioia e serenità!
Barbariccio: E bravi i nostri piccoletti! Chi l’avrebbe mai detto che ci avrebbero preso per mano e, storia dopo storia, accompagnati verso una conoscenza sempre più approfondita della mente umana?
Daniccia: Stai per caso pensando al legame tra pensiero scientifico e artistico?
Barbariccio: Esatto, proprio a quello stavo pensando. In particolare al fatto che la separazione delle figure dello scienziato e dell’artista è frutto di un’evoluzione abbastanza recente e, tutto sommato, appare artificiosa e lontana dalla natura delle cose…
Daniccia: E’ vero, fino ad un passato non troppo lontano era abbastanza frequente che le persone di un certo livello intellettuale si occupassero di molte discipline e i loro interessi spaziassero in molti campi dello scibile umano.
Barbariccio: Mi viene spontaneo pensare a geni come Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, ma anche a Galileo e Newton, tanto per limitarsi ai nomi più noti. Per non parlare, poi, dei grandi pensatori dell’antica Grecia…
Daniccia: Ma certo! E’ la riprova che Scienza e Arte sono due facce della stessa medaglia e non potrebbe essere altrimenti, visto che hanno in comune la mente! E cos'è la mente, se non un piccolo Universo che, conquista dopo conquista, prende coscienza di se stesso e apre le porte della conoscenza dall'infinitamente piccolo all'infinitamente grande?
Barbariccio: E una mente che ha sete di conoscenza ha molti modi per esprimere i suoi vertici, nessuno dei quali esclude gli altri, anzi… ogni campo d’interesse può essere di stimolo e aiuto per qualche altro campo!
Daniccia: Sai una cosa, Barbariccio? Mi hai fatto venire in mente come Richard Feynman, premio Nobel per la Fisica nel 1965, descriveva il modo in cui di solito nasce una nuova teoria scientifica. Stai a sentire…
“Vi spiegherò in che modo si cerca una nuova legge: per prima cosa tiriamo a indovinare! Non ridete, è la verità! Poi calcoliamo le conseguenze dell’intuizione per vedere quali sarebbero le sue implicazioni se fosse vera e, infine, si confrontano i risultati di questo calcolo con la Natura o si confrontano con gli esperimenti e con le esperienze, per vedere se la legge funziona. Se la legge non va d’accordo con gli esperimenti… è sbagliata! In questa semplice affermazione, la chiave della Scienza”
Barbariccio: Ho capito il messaggio! Senza quell’intuizione iniziale, frutto di genio, fantasia e curiosità oltre che, naturalmente, profonda conoscenza della materia, il lavoro di ricerca scientifica non inizierebbe nemmeno…
Daniccia: …e si sa quanto la fantasia sia stimolata dalle varie forme d’arte!
Scherzy: Ehi, voi due! Perché non smettete di blaterare e vi unite al gruppo? Stiamo per andare a cena tutti insieme a festeggiare l’amicizia con il nostro Giacomino-SuperLeo! Ah… ovviamente offre Papamicio, ma lui ancora non lo sa!!!
Barbariccio e Daniccia: Veniamo di corsa!
Tutti i racconti di Ciccio e Astericcio sono disponibili nella rubrica ad essi dedicata
QUI, invece, troverete una geniale rielaborazione de "La Ginestra"
QUI altre poesie e racconti che con la poesia sono correlati
I curiosoni che desiderano approfondire gli argomenti che abbiamo solo sfiorato in questo racconto, tra cui le varie siepi presenti nell'Universo, siano esse valicabili grazie alla tecnologia o solo con la forza della ragione e dell'immaginazione, possono trovarli qui:
Se la velocità della luce fosse diversa?
Ultra-Deep Field di Hubble e ALMA
Dialogo tra Copernico e il Sole “tradotto” da Vin-Census
9 commenti
Beh... non dovrei farlo (così ci si comporta nei blog "seri"), ma questo è un Circolo spesso poco serio (apparentemente) e quindi vado controcorrente!
Questo racconto è meraviglioso! Riesce a unire perfettamente lo spirito che anima le grandi menti e far capire come ogni confine stereotipato sia del tutto arbitrario. Analizza perfettamente, appena sfiorandolo, l'Universo e i suoi limiti e, nel contempo, dà una visione di Leopardi ben poco conosciuta che lo rende veramente quello che è: un genio assoluto e non solo un grande poeta. Il tutto condito dalla leggerezza dell'ironia...
Lo dico sinceramente: andrebbe letto nelle Scuole sia per introdurre l'Universo sia per parlare di Leopardi...
Tra la sapienza scientifica di alcuni lettori e/o autori (sapete a chi mi riferisco) e la fantastica libertà intellettuale di Daniccia e Barbariccio questo Circolo è diventato un punto di riferimento per le menti che vogliono ancora volare e dare ai loro elettroni e fotoni la gioia di poter giocare liberamente. Siamo o non siamo Universo?
grazie AMICI d'avventura
Visto che siamo poco serie anche noi, invece di celare una falsa ed educata modestia, rispondiamo volentieri al tuo commento e ti diciamo che, ogni volta che arriviamo in fondo ad un racconto di Astericcio, nel momento in cui clicchiamo il tasto "pubblica", le prime ad essere emozionate e sorprese siamo noi!
Di solito tutto inizia solo con una vaga idea su un argomento che ci piace e poi, senza preparare alcuno schema da seguire, si inizia a scrivere e accade qualcosa di "magico"... frase dopo frase, parola dopo parola, i personaggi "si animano", ci prendono per mano e ci portano dove vogliono loro, aprendoci percorsi mentali di cui, fino ad un attimo prima, non avevamo alcuna coscienza razionale.
E' successo in tutti i racconti, ma in questo in modo ancora più marcato, forse perché non era facile tenere a bada due personalità "ingombranti" e dirompenti come SuperLeo e Papamicio: quando iniziano a parlare, chi li ferma più?! Ma, soprattutto, chi vuole fermarli?! E' un piacere e un privilegio starli ad ascoltare mentre scoprono di essere complementari nel percorso verso la Conoscenza. E, poi, diciamolo sinceramente, a costo di far loro montare la testa, sono davvero simpatici! E in questo il tocco leggero dei piccoli co-protagonisti diventa il fondamentale filo conduttore.
Un GRAZIE INFINITO anche a te, Enzo, per averci dato questa opportunità e agli altri compagni di questa emozionante avventura, siano essi autori, collaboratori o lettori!
Bene, adesso vediamo se i lettori ci mandano al diavolo...
Sicuramente, l'emozione è fortissima, ogni volta che si riesce a rendere semplice qualcosa apparentemente complicata, non può che dare gioia.
Il nostro obiettivo è che bambini, che vogliono sapere abbiano la possibilità di farlo, e che i grandi tornino bambini, perchè il sapere e la voglia di conoscere non ha età.
Infinite grazie a tutti
A me viene in mente la rete.LA NATURA l'ha già inventata è usata da sempre.Consideriamo solo gli esseri umani,ognuno di loro elabora in maniera diversa la realtà,e attraverso la comunicazione la somma alle altre dei suoi simili come in unPuzzle.Con internet siamo riusciti ad ampliare in maniera esponenziale la realtà percepita e non abbiamo ancora iniziato a percepire quella che le altre specie viventi producono.È lo schema che l'evoluzione porta avanti,basta seguire le sue orme,è come se ad ogni essere vivente fosse dato di presidiare una frazione d'angolo,alla fine basta fare la somma.
Questa avventura oltre le siepi mi è piaciuta moltissimo... siepi che spesso si costruiscono per separare approcci diversi: arte, filosofia, scienza...
Ciacomino-SuperLeo ha mostrato quanto tali siepi siano superabili e fittizie.
Un infinito ringraziamento a Lui ed a tutta la combriccola.
Vorrei, inoltre, sottoscrivere in toto quanto raccontano Daniccia e Barbariccio nel loro post... quando provi a costruire un racconto (o un articolo) alla fine vieni quasi trascinato dai personaggi..
Le idee che viaggiano in ordine sparso (come un'onda probabilistica) sembrano prender forma, armate di dubbi, domande, visioni diverse, con la conseguenza che quando si termina l'articolo la curiosità ha compiuto il miracolo di accrescere anche la proprio conoscenza sugli argomenti trattati.
Paolo
PS: Enzo speriamo che nessuno ci mandi al diavolo , altrimenti l'allegra combriccola è capace di trascinare tutti all'inferno in compagnia di Dante.
Caro Paolo
Io ti conosco grazie a papablog che elogia sempre, giustamente le tue meravigliose intuizioni.
Ho provato nel mio piccolo a cercare di comprendere il mondo di papalla, ma devo ancora lavorare prima di essere all'altezza
Puoi capire quindi quanto sia lusinghiero per me raccomandata,ricevere un commento così bello.
Grazie anche a Gianni che non ci fa mai mancare la sua preziosa presenza
Parla sottovoce, Paolo, per favore... se Papamicio ti sente parlare di Dante, parte a recitare tutta la Divina Commedia a memoria e ad elencare tutti i riferimenti alla matematica, alla fisica e all'astronomia presenti in quell'opera e chi lo ferma più... e figuriamoci se non si aspetta un bel raccontino da scrivere in quattro e quattr'otto! E' esigente, sai??
Caro Gianni,
noi ci stiamo provando a percepire la rete prodotta da altre specie viventi... non sappiamo con quali risultati, ma continueremo a crederci e a provarci!