Categorie: Arte e letteratura Astericcio e altri racconti Spazio-Tempo
Tags: arte Astericcio emozioni Giotto Masaccio Poesia Racconti Rinascimento vita
Scritto da: Barbariccio & Daniccia
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I Racconti di Ciccio e Astericcio (8) - UN PENNELLO PER DUE
Questo articolo è stato inserito nelle sezioni d'archivio "Arte e letteratura" e "Disegnare in tre dimensioni (tra storia e pratica)"
Un pennello smarrito, due artisti che se lo contendono... i nostri piccoli amici che ci fanno vivere un'altra indimenticabile avventura, prendendoci per mano e accompagnandoci agli albori di una delle più vivaci stagioni dell'intelletto umano, nella quale l'arte raggiunse vette forse mai più eguagliate! Afferrate la loro mano... ops... zampa e godetevi il viaggio!
Personaggi e interpreti principali:
Ciccio: un riccio terrestre di grande esperienza
Astericcio: un riccio proveniente da un pianeta troppo perfetto
Scherzy: un abitante del pianeta Papalla in vacanza sulla Terra
Mimì, Tigotta e Bianchina: tre gattine molto vivaci e riflessive
Curiosità: spirito della conoscenza amico di tutti i grandi personaggi storici
Papamicio: uno scienziato burbero dal cuore tenero, proprietario del giardino che ospita i piccoli amici
Daniccia e Barbariccio: le narratrici
Nel giardino di Papamicio
Tigotta: Largoooo!! Non mi sfuggirai topaccio! Nessuno è più furbo e più veloce di me, miaoissimo!
Bianchina: Più veloce forse no… ma qualcuno più furbo mi viene in mente, anzi tanti, permirimiao!
Mimì: Per carità, Bianchina, meno male non ti ha sentito! Sono stanca dei vostri battibecchi, puoi evitare di fare polemica con Tigotta, per favore?
Bianchina: Ok, ok… è giusto ciò che dici, ma stuzzicarla è il mio modo per dimostrarle che le voglio bene. E’ lei che non lo capisce e risponde sempre male alle mie battutine innocenti!
Mimì: E allora, per tutti i mici spelacchiati, prova a dimostrarglielo in modo diverso il tuo bene! Cosa ti costa?
Scherzy: Buongiorno ragazze pelose! Avete, per caso, visto Papamicio? L’ho cercato dappertutto, ma sembra sparito.
Bianchina: Non lo so, da quando mi sono alzata stamattina non l’ho ancora visto.
Mimì: Sarà andato a trovare SuperLeo-pardi! Da quando si sono conosciuti, quei due, sono diventati inseparabili e confesso che mi mancano un po’ le coccole di Papamicio… vorrei tanto averlo tra le zampe dalla mattina alla sera, anche se ogni tanto mi fa arrabbiare… ma lasciamo perdere, nessuno è perfetto, nemmeno lui!
Ciccio: Ciao bella gente! Astericcio ed io stiamo per andare a fare una passeggiata, abbiamo voglia di qualche bel lumacone per colazione, venite con noi? Il greto del ruscello è il posto perfetto per trovarli.
Scherzy: Bleah! Non mi far pensare a quando mi avete fatto mangiare lumache, perdindirindina! La passeggiata la faccio volentieri, ma tenete lontano da me quelle viscide bestioline!
Poco dopo, sul greto del ruscello
Astericcio: Ucci, ucci, sento odor di lumacucci…
Ciccio:… o ce n’è, o ce n’è stato o ce n’è di rimpiattato!!
Scherzy: Mamma mia, che poesia, riccetti miei, sono quasi commosso… Ehi, ma quello non è Papamicio?
Mimì: Ma certo! Da quanto è assorto, non si è ancora accorto di noi! Andiamo a vedere cosa sta facendo?
Tigotta: Ciao Papamicio! Cosa fai di bello? Perché stai disegnando forme geometriche sulla sabbia? A cosa ti serve?
Papamicio: Salve ragazzi! In realtà non mi serve a niente tracciare queste linee… è solo che ho un momento di nostalgia: sto ripensando ad un amico che faceva la stessa cosa, in riva all’Arno molti anni fa: si chiamava Filippo e, con quegli scarabocchi sulla sabbia, stava progettando la cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze…
Scherzy: Nostalgia?! Ma come… non ti basta la nostra allegra compagnia per riempire di gioia le tue giornate? (Sigh…)
Papamicio: Ma no, cos’hai capito, testone d’uno Scherzone?? Certo che sono felice della vostra compagnia, ormai siete diventati parte della mia famiglia e non potrei mai fare a meno della vostra allegria e del vostro affetto! Il fatto è che mi è tornata in mente la più bella esperienza che abbia vissuto in tutta la mia vita, prima dell’amicizia con Giacomino… Non ve ne avevo mai parlato prima perché temevo che mi avreste preso per pazzo e non mi avreste mai creduto, ma è successo realmente…
Ciccio: Non dirmi che sei entrato e uscito da un buco nero!
Papamicio: Purtroppo no! Ma solo perché, per ora, non si può fare! Però si può fare qualcosa di simile, in un certo senso. Sono pochissimi coloro che, come me, sono stati scelti per farlo e siamo stati obbligati a tenere il segreto… ma a voi posso confessarlo… si tratta di un viaggio nel passato, per l’esattezza nella Firenze di inizio ‘400.
Tutti: UAO!!!
Papamicio: Già! Ho avuto il privilegio di incontrare alcuni dei più grandi artisti di tutti tempi, uomini che rivoluzionarono la Storia dell’Arte e che dettero il via a quella spettacolare stagione nell’avventura del Sapere Umano fu il Rinascimento! Sto parlando, in particolar modo, di Brunelleschi, con la sua architettura spaziosa e articolata, di Donatello, con la sua scultura raffigurante un’umanità brutalmente vera. E che dire di Masaccio che, prendendo il meglio di entrambi e adattandolo alla pittura, riuscì in ciò che Giotto aveva solo intuito e timidamente iniziato!
Scherzy: Forse ho capito! Stai parlando della prospettiva, quella tecnica che cambiò radicalmente il modo di intendere la pittura e raffigurare la realtà, giusto?
Papamicio: Sì, certo! E’ proprio grazie a quella tecnica, sapientemente utilizzata, che Masaccio frantumò una siepe che nessuno prima di lui era riuscito a valicare: quello sfondo dorato che imbrigliava i protagonisti in uno spazio ristretto e irreale. Giotto lo aveva incrinato, Masaccio gli dette il colpo di grazia: trasformò gli spazi pittorici in spazi veri in cui personaggi veri nella loro umanità drammaticamente vera si muovevano con piedi ben piantati per terra e con ombre vere che non lasciavano dubbi sul loro essere veri ed inseriti in un determinato contesto spaziotemporale vero!
Ciccio: Ehi, ehi, ehi! Fermati un attimo, Papamicio… io so che tu le sai tutte queste belle cose, ma se non ce le spieghi con parole più semplici, è inutile che tu ce le racconti, meglio continuare a cercare lumaconi! Cos’è, per esempio, un contesto spaziotemporale?! Roba da mangiare??
Papamicio: Scusami, piccolo Ciccino mio, mi sono fatto prendere la mano, lo so. Ma quando penso a Masaccio mi lascio prendere dall’emozione e potrei parlare per ore ore e ore e ore e ore…
Scherzy: Ok, Papamicio, abbiamo capito, può bastare, grazie!
Papamicio: …e poi giorni e giorni e giorni…
Tutti: BASTA!!! ABBIAMO CAPITO!!!
Papamicio: Mamma mia come siete acidi, avete dormito male?
Ciccio: Su, Papamicio, dimmi… cosa intendi per contesto spaziotemporale?
Papamicio: Grazie Ciccio! La tua domanda è molto importante e mi dà l’opportunità di spiegarti il cuore della rivoluzione artistica introdotta da Masaccio. Ma non ti risponderò in modo diretto… andiamo a casa, vi farò vedere alcune opere e sarete voi, alla fine, a dirmi che cos’è il contesto spaziotemporale!
Poco dopo nello studio di Papamicio
Astericcio: Mammariccia mia! Quanti libri! Io pensavo che ti bastasse quella scatola metallica che fa scorrere tante immagini e con cui riesci a trovare alla svelta tutte le informazioni che ti servono.
Papamicio: Quella scatola è il mio computer ed è davvero utile. Ma i libri sono la mia passione, in particolar modo quelli di arte. Guarda qui, Asty, che meraviglia questo librone… qui abbiamo le due opere che volevo farvi ammirare per rispondere alla domanda di Ciccio: sono due crocifissioni, una di Giotto e l’altra di Masaccio.
Mimì: Che strano quel sangue che zampilla come una fontana, come è possibile?
Papamicio: Brava Gioia! Senza rendertene conto, hai fatto un’osservazione importante: il sangue non potrebbe mai uscire in quel modo da una ferita vera! Guardate, invece, il realismo di quel rivolo di sangue che scorre lungo il costato e l’addome del Cristo di Masaccio… e questo solo per cominciare!
Bianchina: Certo che, guardandoli bene, questi due Gesù sono parecchio diversi!
Tigotta: Sì, è vero… quello di Giotto sembra quasi appoggiato sulla croce. Come se fosse un angelo che si prepara a spiccare il volo per andare in paradiso.
Astericcio: Come mai il Cristo di Masaccio è senza collo? Se l’è dimenticato?
Papamicio: Ma no, sciocchino! Masaccio non avrebbe mai compiuto un errore così grossolano! Sta semplicemente usando la prospettiva per rendere l’immagine di quel corpo più reale. Quell’affresco viene guardato dal basso e la posizione della testa è esattamente come la vedremmo se fossimo davvero ai piedi di quella croce. La stessa posizione di quel corpo, che cede sul suo peso sotto l’effetto della gravità, come cederebbe qualunque altro corpo in quella drammatica situazione, dona a quel Cristo un’umanità senza precedenti nella storia dell’arte.
Astericcio: In effetti, guardando bene quelle persone, si nota che sono più larghe in basso e più strette in alto… esattamente come quando si guarda una torre stando alla sua base e volgendo lo sguardo verso l’alto! Non solo il collo, ma tutto l’affresco rende l’idea della visione dal basso… guardate anche voi, non vi sembra?
Ciccio: Hai ragione, Asty, lo spazio del dipinto è quello che vedrebbe un osservatore posto in basso! Furbo questo Masaccio!
Papamicio: Esattamente, ragazzi miei! Ma la perla di quell’affresco è la figura centrale ai piedi della croce: Maria Maddalena. Osservatela bene…
Ciccio: E’ come se abbracciasse il Cristo, anche se non vediamo il suo volto, avvertiamo tutto il suo dolore.
Papamicio: Proprio così, Ciccetto! Per mezzo di quel suo gesto di disperazione, Masaccio “apre” lo spazio del dipinto, dona tridimensionalità, crea una specie di vortice che ruota intorno al Cristo e si allarga fino ad abbracciare Giovanni e la Madonna. E, grazie all’inclinazione, il suo corpo sembra bucare lo spazio a due dimensioni dell’affresco ed uscire da esso.
Scherzy: Sai una cosa, Papamicio? E’ da quando hai aperto il libro che sto guardando un po’ un affresco e un po’ l’altro e ho l’impressione che nel primo i personaggi siano attaccati allo sfondo, nel secondo, invece sembrano quasi emergere, come se fossero statue anziché figure dipinte su un muro.
Papamicio: Esatto, Scherzone mio! Una volta tanto hai detto una cosa giusta!
Scherzy: Grazie, eh! Troppo gentile!!
Papamicio: Su, palletta di lardo, non fare il permaloso e andiamo avanti!
Scherzy: (Santa pazienzina! Per sua fortuna lo conosco bene e so che sta scherzando, nonostante le apparenze!)
Papamicio: L’effetto che hai notato, Scherzy, è prodotto non solo grazie all’uso sapiente della prospettiva, ma anche dalle ombre che donano plasticità e rilievo alle vesti nonché fisicità a quei corpi: gli spiriti non hanno ombra, i corpi reali sì… e la proiezione dell’ombra ci dice anche dove si trova il Sole in quel momento, quindi inserisce la scena in un preciso momento piuttosto che in un altro. Insomma spazio e tempo entrano a gamba tesa nell’arte e non ne usciranno più!
Astericcio: Scusa, Papamicio, quando eravamo in riva al ruscello hai detto che Masaccio ha frantumato lo sfondo dorato… ma in questa opera c’è sempre… cosa intendevi esattamente?
Papamicio: Lo sfondo dorato c’è ancora ma è già stato distrutto ed è pronto ad accogliere i paesaggi che caratterizzeranno molte altre opere di Masaccio e poi di tanti altri dopo di lui, che a lui si ispirarono… primi fra tutti nientepopodimeno che Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti!
Scherzy: "Due soli nomi a scandire il tempo delle rinascite: Giotto e Masaccio": lo ha detto Leonardo da Vinci ed è scritto proprio qui al termine del confronto tra queste due crocifissioni. Cosa intendeva, secondo te, Papamicio?
Papamicio: Guarda attentamente quelle due opere… quella di Giotto, è vero, appare più schiacciata sullo sfondo, ma, contrariamente ai suoi contemporanei – non dimentichiamoci che Giotto è vissuto circa cento anni prima di Masaccio – egli inizia a bucare lo spazio e ad incrinare quello sfondo! Osserva quel gruppo di tre persone ai piedi della croce: anche se non è potente come il vortice creato dalle braccia della Maddalena masaccesca, il cerchio che creano intorno al Cristo dona profondità alla parte centrale del dipinto, in contrapposizione alle parti laterali che appaiono compresse e incatenate nello sfondo.
Scherzy: Capisco, ora è chiaro il concetto… Masaccio ha fatto tesoro dell’eredità lasciata da Giotto, da lì è ripartito e ha spiccato il volo!
Papamicio: Esattamente, amico mio! Giotto ha posato il suo pennello, Masaccio lo ha raccolto e ne ha fatto il miglior uso che si potesse immaginare!
In quello stesso momento, in qualche angolo dello spaziotempo…
Masolino: Su, Tommaso, è tardi! Scendi dal ponteggio, è ora di andare a casa.
Tommaso: E dai, non essere noioso! Ancora un attimo di pazienza! Piuttosto, renditi utile e avvicinami quella lanterna, così riesco a dare l’ultimo ritocco alla scimmietta che sta camminando sul cornicione. Lo sai che non riuscirei a dormire tranquillo stanotte se non finissi quello che sto facendo!
Masolino: Lo so, lo so… ecco la lanterna! Ma guarda di fare alla svelta, sono stanco e non posso lasciarti le chiavi di Santa Maria del Carmine: sono io che ho la responsabilità del cantiere e, con la testa che ti ritrovi, saresti capace di lasciare la porta aperta!
Tommaso: Uffa! Va bene, ho finito, solo un’ultima cosa… mannaggia quanto è duro… ecco fatto! Ho tolto il chiodo che avevo piantato per fissare il punto di fuga! Dai, possiamo uscire, sei contento?
Masolino: Certo che sono contento! E lo sarei ancora di più se tu la smettessi di starmi addosso e di correggere tutto quello che faccio!
Tommaso: Come sei permaloso, amico mio! Ti ho solo consigliato di raffigurare i due San Pietro uno di spalle all’altro, come le due Salomè raffigurate da Giotto nel “Banchetto di Erode” in Santa Croce!
Masolino: Ah sì? Sei proprio sicuro di non avermi detto altro??
Tommaso: Ma dai! Non potevo certo stare zitto davanti a quelle linee imprecise e a quegli archi storti! La prospettiva non è un’opinione: c’è un punto di fuga, delle linee che convergono verso di esso e basta seguirle, non è difficile!
Masolino: Devo ammettere che, parlando di prospettiva, tutti i torti non ce li hai… ma potevi anche evitare di maltrattarmi davanti a tutti quando hai visto quei due giovanotti che separano il miracolo dello storpio e quello di Tabita!
Tommaso: Oddio santo! Come potevo stare zitto?! Ti avevo consigliato di raffigurare delle normalissime persone moderne, in modo da inserire le storie di Pietro ai giorni nostri, per dimostrare che sono sempre attuali, e tu cos’hai fatto?! Invece di dipingere due ragazzi semplici con dei semplicissimi berretti e mantelli, t’inventi due figurini che sembrano appena usciti dalla sartoria più lussuosa di tutta Fiorenza! Mi sono sentito morire… meno male ti ho convinto a farmi dipingere lo sfondo, fatto di case e persone comuni, così ho rimediato un pochino al tuo errore.
Masolino: Ma quanto sei tragico! E va bene, ormai questo affresco è finito, ma per i prossimi ognun per sé e Dio per tutti! Ci mettiamo di spalle a dipingere Adamo ed Eva: io li faccio tranquilli e beati nel Paradiso Terrestre mentre il serpente li sta tentando, a te il compito di rendere reale, visto che ci tieni tanto, la loro disperazione mentre ne vengono cacciati! Voglio proprio vedere come te la caverai.
Tommaso: Me la caverò, non dubitare, me la caverò! Chi vivrà vedrà e giudicherà!
Masolino: Allora ciao! Riposa bene e cerca di venire al lavoro più tranquillo e rilassato domani, mi raccomando TomMASACCIO!!!
Tommaso: Ci proverò, ma non te lo prometto. Buonanotte! Ohhh… finalmente solo! Masolino è un brav’uomo e anche un discreto pittore: se così non fosse, un uomo ricco e potente come Felice Brancacci non gli avrebbe mai commissionato gli affreschi della cappella di famiglia, ma è così antiquato e rigido nei suoi schemi mentali… va beh… in fondo, anche se brontola parecchio, un pochino riesco ad influenzarlo e poi mi fa davvero tanto comodo questo lavoro, spero solo di ricordarmi di riscuotere il compenso quando lo avrò terminato! Ora ho proprio bisogno di una buona cena e… toh! Ma guarda che bel pennello, chissà chi lo ha smarrito… chi se ne importa, ora è mio ed è perfetto per l’affresco su Adamo ed Eva che inizierò domani. Avevo giusto bisogno di un pennello nuovo, ma sono un po’ a corto di soldi, tanto per cambiare…
Giotto: Oh, per fortuna avete trovato voi il mio pennello, messere! Ero così preoccupato! Gli sono tanto affezionato ed ero disperato quando mi sono accorto di averlo perduto. Grazie, grazie infinite, come posso sdebitarmi? Venite, andiamo in quella locanda, questa sera sarete mio ospite! Una bella scodella di fagioli caldi e un buon bicchiere di vino per festeggiare, non ce li toglie nessuno!
Tommaso: Mi perdoni, messere, ma questo pennello era per terra e potrebbe essere di chiunque: chi mi assicura che sia vostro?
Giotto: Ecco qui, guardate con i vostri occhi: vedete queste due letterine incise nel manico? G.B. ovvero Giotto di Bondone ovvero il sottoscritto!
Tommaso: Non ci posso credere… siete forse il nipote di QUEL Giotto? Proprio colui che è considerato il padre della pittura moderna? Fate bene a continuare la tradizione di famiglia, è lodevole, ma vostro nonno ha raggiunto livelli che difficilmente…
Giotto: Fermo, fermo! Non avete capito, IO SONO QUEL GIOTTO, perdincibacco!
Tommaso: Ma per favore, non scherzate! Se voi siete QUEL Giotto, io sono Carlo Magno! Chi volete prendere in giro? Il Grande Giotto non c’è più da quasi cent’anni!
Giotto: Sentite, io non so di cosa state parlando, so solo di essere vivo e vegeto e, se lo desiderate, non avrò problemi a dimostrarvi che sono QUEL Giotto in carne e ossa!
Tommaso: Ah sì? Bene, fatemi vedere come si disegna un cerchio a mano libera!
Giotto: Se vi accontentate di così poco… ecco fatto! Allora, ho superato l’esame? Siete finalmente convinto che io sono io?
Tommaso: Mmmm… niente male, niente male davvero! Vi concederò il beneficio del dubbio, sempre che riusciate a spiegarmi come siete arrivato fin qui!
Giotto: A dire il vero, non ne ho idea… l’ultima cosa che ricordo è una ventata molto fresca, dopodiché ho visto voi con in mano il mio pennello!
Tommaso: Uffa, ma siete duro, eh?! Questo pennello era per terra e ora è mio! E poi è perfetto per l’affresco che mi accingo ad iniziare nella Cappella Brancacci!
Giotto: Cappella Brancacci, Cappella Brancacci… strano, non la conosco…
Tommaso: Conoscerete, però, la basilica di Santa Maria del Carmine…
Giotto: Ma certo! Non ho avuto l’occasione di lavorarci, ma la conosco bene: è ancora in costruzione!
Tommaso: E invece è terminata e io mi sto occupando di affrescarne una parte: la Cappella Brancacci, appunto.
Giotto: Santa Maria del Carmine terminata?? Ma se l’ho vista ancora in costruzione non più tardi di tre giorni fa?? Comincio ad avere un po’ di mal di testa. Cosa ne dite di andare in quella locanda a mangiare qualcosa? Forse mi sentirò meglio.
Tommaso: Verrò molto volentieri, grazie messere, anch’io sto iniziando a sentirmi più strano di quanto non sia normalmente…
Intanto, nello studio di Papamicio
Scherzy: Capisco, ora è chiaro il concetto… Masaccio ha fatto tesoro dell’eredità lasciata da Giotto, da lì è ripartito e ha spiccato il volo!
Papamicio: Esattamente, amico mio! Giotto ha posato il suo pennello, Masaccio lo ha raccolto e ne ha fatto il miglior uso che si potesse immaginare!
Ciccio: Finalmente sto iniziando a capire qualcosa! Sono un po’ duro, lo so, ma alla fine ci arrivo sempre se mi spiegate le cose per bene!
Bianchina: Com’è romantica questa immagine del pennello che passa da una mano all’altra!
Tigotta: Già! Sì, sì, tutto molto romantico, ma io preferisco andare al sodo e capire fino in fondo cosa rappresenta questo pennello! Hai altre opere di Giotto e di Masaccio da farci vedere, Papamicio? Magari possiamo capire meglio quanto uno abbia influenzato l’altro.
Papamicio: Certo che sì, micina mia, la tua domanda mi rende felice! Continuiamo a sfogliare questo libro… ecco, avvicinatevi e guardate bene: qui abbiamo un confronto tra “Il dono del mantello” di Giotto e “Il pagamento del tributo” di Masaccio. Il primo raffigura San Francesco che dona il suo mantello ad un povero, il secondo raffigura tre scene distinte nelle quali un gabelliere chiede a Gesù il pagamento di un tributo per entrare nella città di Cafarnao ed Egli se lo procura compiendo il miracolo della moneta nella bocca del pesce.
Astericcio: In nessuna delle due opere compare lo sfondo dorato che abbiamo visto nei crocifissi: qui ammiriamo un paesaggio reale!
Bianchina: E’ vero, Asty, ma c’è qualcosa di strano nel paesaggio di Giotto… non riesco a capire…
Papamicio: Lo so io cosa non riesci capire, piccolina! Ti riesce difficile collocare quelle colline nello spazio, ovvero non capisci se sono vicine o lontane a San Francesco, giusto?
Bianchina: Esatto! E’ proprio così!
Papamicio: Ovvio… e il motivo consiste nel fatto che la prospettiva di Giotto non è ancora perfezionata. Ma attenzione! Questa non vuole essere una critica: non dimentichiamoci mai quanto lo stile di Giotto fosse innovativo nel periodo in cui egli ha vissuto! E’ bene ricordare che Masaccio ha vissuto ben cento anni dopo di lui, e i tempi erano più maturi per accogliere la sua rivoluzione che, tuttavia, iniziò a sbocciare in quegli anni, ovvero all’inizio del ‘400, ma conobbe il suo periodo di straordinaria fioritura solo qualche decennio dopo, prendendo l’emblematico nome di Rinascimento.
Scherzy: Guardate qui: le colline sullo sfondo di entrambi i dipinti convergono sulla testa del protagonista e il loro profilo sembra continuare nel braccio proteso di San Francesco e in quello di Gesù!
Papamicio: Ottima osservazione, Scherzy! Quell’accorgimento tecnico serve a far convergere l’attenzione sulla figura più importante del dipinto e sicuramente Masaccio si è ispirato a Giotto, ma lui va oltre: infatti la testa del suo Gesù, oltre ad essere al centro della scena principale, quella in cui il gabelliere ferma lui e gli apostoli per chiedere il tributo, è anche il punto di fuga della prospettiva sulla quale è stato impostato l’edificio a destra.
Bianchina: Ehi, Mimì! Sei incantata? Come mai quello sguardo così assorto?
………..............
Tutti: MIMIIIIIIIIIIì !!!!!!!
Mimì: Eh? Cosa succede???
Bianchina: Eri talmente incantata che non ti accorgevi di niente… cosa stavi guardando?
Mimì: Vi sembrerò sciocca, ma stavo volando con la fantasia a bordo di una di quelle morbide nuvolette dipinte da Masaccio e, da lì, mentre osservavo quella scena dall’alto, mi sono resa conto che gli apostoli non sono disposti in fila, ma in una specie di cerchio. Miao miao!
Ciccio: Ma sì, è vero! Guardate le loro ombre, si capisce subito che il gruppo occupa uno spazio profondo e penetra all’interno del dipinto!
Astericcio: E i piedi? Vogliamo parlare dei piedi?? Confrontateli con quelli disegnati da Giotto: quelli sembrano appartenere ad angeli che stanno sospesi in aria che non proiettano ombre, questi sono ben piantati per terra e da essi parte l’ombra dei personaggi!
Scherzy: Io, invece, sono affascinato dalle vesti… mamma mia sembra quasi di poterle toccare con mano ed apprezzarne la morbidezza!
Papamicio: Uao! Sono piacevolmente sconvolto dal vostro spirito di osservazione, non avrei mai immaginato di avere a che fare con dei critici d’arte in erba!
Ciccio: Critici d’arte in erba?? Vuoi forse farci credere che i bravi critici d’arte si rotolano nell’erba come Tigotta quando fa le feste dopo aver acchiappato un topo??
Papamicio: Oh, santa polenta, Ciccino mio… farò finta di non aver sentito! Parliamo piuttosto di cose serie: avete notato molte cose da soli, ora lasciate che vi guidi nella scoperta di altri particolari interessantissimi. Tanto per incominciare, guardate bene le gambe del gabelliere: non notate niente di strano?
Mimì: Oh, no! Povero Masaccio, si è confuso e gli ha disegnato una gamba più lunga dell’altra… e il bello è che nella figura al centro è più lunga la destra, in quella a destra è più lunga la sinistra.
Papamicio: Ma no, ma no! Come si può pensare ad un errore così grossolano? Osservate bene quelle gambe più lunghe: sono quelle più vicine a noi, che guardiamo il dipinto! Pure questa è prospettiva e conferisce tridimensionalità all’opera d’arte! Anche Masolino, quando guardò per la prima volta “La cacciata di Adamo ed Eva”, lo rimbrottò per aver dipinto una gamba di Adamo più grande dell’altra, ma quel geniale ragazzaccio respinse le critiche al mittente "ma non vedi come questo strano allungamento irrealistico crei l'idea del non volere lasciare quel luogo incantato?". Una natura allo stesso tempo deformata e rappresentata in modo perfettamente realistico! Geniale, geniale… e chi ha almeno una vaga conoscenza della Relatività einsteniana può comprendere fino a che punto lo sia! E che dire della luce del Sole che attraversa tutto il dipinto da destra a sinistra, sottolineata dalle ombre per terra e sulle vesti? Rappresenta il tempo, la quarta dimensione che entra a gamba tesa nell’arte! Mamma mia, amici miei, potrei guardare questo affresco mille volte ed ogni volta non potrei non trovarvi motivo di gioia e stupore! Osservate quell’edificio sulla destra… un omaggio all’architettura di Brunelleschi che, nello stesso periodo in cui Masaccio, accarezzando la Cappella Brancacci con il suo pennello, ne sfondava letteralmente le pareti aprendole agli spazi infiniti della sua prospettiva, poco distante dall’altra riva dell’Arno, erigeva uno dei più grandi miracoli dell’architettura di tutti i tempi, la cupola di Santa Maria del Fiore, semplicemente fissando nella memoria le proprie rivoluzionarie idee per mezzo di linee tracciate con un ramoscello sul greto del fiume…
Scherzy: Che bello, Papamicio, e sapresti spiegarmi perché….
Papamicio:… e che dire di quell’umile e apparentemente impacciato gabelliere che prima diventa la colonna portante di quell’anfiteatro umano formato dal gruppo degli apostoli intorno al Cristo e che, con la torsione del corpo e il movimento delle braccia, sembra quasi presentare al suo pubblico, ovvero a noi che stiamo ammirando l’opera, quel Colosseo di colossi umani mai visto prima nella storia dell’arte…
Scherzy: Ehm… ehm… posso farti una domanda…?
Papamicio:… e poi, nell’atto di prendere la moneta dalla mano di San Pietro, costituisce con lui, grazie al dinamismo che traspare da ogni sua mossa e alla plasticità delle vesti e di tutta la sua figura, un tutt’uno che niente ha da invidiare ad un gruppo scultoreo che sarebbe potuto uscire dalle superbe mani del grande Donatello, il padre del David bronzeo e del San Giorgio! Che emozione, ragazzi, poter condividere questa gioia con voi, è come viaggiare nel tempo e vivere un’avventura senza fine…
Tutti: BASTAAAAAA!!!!!!!!
Papamicio: ………..???????????......... ho forse detto qualcosa di sbagliato?
Scherzy: No, figurati, è tutto molto affascinante ciò che stai raccontando, ma avrei una proposta da farti: ci hai detto che già una volta sei riuscito a raggiungere quell’epoca d’oro grazie ad una macchina del tempo super-segreta… che ne diresti di tornarci con noi?
Papamicio: Impossibile! Non se ne parla neanche! Se i responsabili del progetto venissero anche solo a sapere che vi ho parlato di quell’esperienza, rischierei di essere radiato dall’ambiente scientifico per sempre e per me sarebbe la rovina!
Curiosità: Niente paura, ragazzi, ci penso io!!!
Tutti: CIAO CURIOSITA’!!! Qual buon vento??
Curiosità: Ho sentito che avevate bisogno di me e, visto che ci sono ancora una decina di gruppi di curiosi prima di noi in fila per parlare con Newton, ho pensato bene di sgranchirmi le gambe e venire a trovarvi! Siete pronti a partire? Tre, due, uno… uno per tutti, tutti per uno!
FRUSH PLUFF SPLANF FFFFF SWOOSH SVIIISH
E così, in quella locanda sperduta in un angolo dello spaziotempo…
Tommaso: Oddio! E voi chi siete?
Giotto: Per tutte le ciribiricoccole!! Che spavento!
Curiosità: Cari amici, vi presento Giotto di Bondone e Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, consegnato alla memoria dei posteri con lo pseudonimo di Masaccio perché, come scrisse il Vasari, suo grande estimatore «Fu persona astrattissima e molto a caso, come quello che, avendo fisso tutto l'animo e la volontà alle cose dell'arte sola, si curava poco di sé e manco d'altrui. E perché è non volle pensar già mai in maniera alcuna alle cure o cose del mondo, e non che altro al vestire stesso, non costumando riscuotere i danari da' suoi debitori, se non quando era in bisogno estremo, per Tommaso che era il suo nome, fu da tutti detto Masaccio. Non già perché è fusse vizioso, essendo egli la bontà naturale, ma per la tanta straccurataggine»
Tommaso: Ma insomma, si può sapere chi siete e perché siete comparsi all’improvviso al tavolo in cui stavamo tranquillamente mangiando? Per poco non mi avete fatto rovesciare la scodella di fagioli addosso a Giotto!
Giotto: Ci mancava solo questa! Come se non fosse stata una giornata già abbastanza pesante…
Papamicio: Mamma mia, che emozione! Ragazzi, siamo di fronte a due dei più grandi artisti di tutti i tempi!
Tommaso: Aspetta un attimo… tu, sì sì, proprio tu… avvicinati alla lanterna, fatti vedere bene… ma non ci siamo già incontrati da qualche parte?
Papamicio: Beh, a dire il vero sì, ma non pensavo che ti ricordassi di me. Accadde una mattina, in riva all’Arno, mentre Filippo stava disegnando sulla rena il progetto del cupolone.
Tommaso: Ma certo! Ora ricordo! Ero passato per fargli vedere il progetto dell’affresco sul pagamento del tributo, prima di iniziare a dipingerlo nella cappella Brancacci. Mi premeva fargli controllare come avevo usato la prospettiva e ci tenevo tanto ad un suo parere non solo perché ho grande stima di lui, ma anche per mettere a tacere le eventuali critiche di Masolino: davanti all’approvazione di Brunelleschi, non avrebbe proferito parola! E, infatti, è proprio così che è andata.
Astericcio: Scusa, Papamicio, ma vi state riferendo all’affresco di cui tanto abbiamo parlato nel tuo studio poco fa?
Papamicio: Certo Asty!
Astericcio: Che bello, complimenti Masaccio, complimenti davvero! Grazie a quel dipinto ho capito anch’io cos’è la prospettiva.
Ciccio: Anch’io l’ho capita, lo giuro! Si segna un punto, che in quel caso coincide con la testa di Gesù, che si trova al centro dell’azione, e da lì si fanno partire delle linee alle quali devono adattarsi le figure che vengono dipinte.
Tommaso: Esatto piccolo! Ma come fate a conoscere così bene la mia tecnica, che ancora non è molto usata?
Papamicio: Vedi, Masaccio, è un po’ difficile da spiegare… temo che non crederesti mai a ciò che ti racconteremmo se rispondessimo con sincerità alla tua domanda.
Tommaso: E, invece, l’ho capito! In questo preciso momento l’ho capito! Sai, quando sparisti all’improvviso la sera che avevi appuntamento con Filippo, egli era talmente dispiaciuto, che sentì il bisogno di confidarsi con un amico, ovvero con me… e qualcosa si lasciò sfuggire a proposito della macchina del tempo, nonostante dovesse mantenere il segreto. Io, lì per lì, pensai che avesse bevuto un bicchierino di troppo di quell’aspro vino di Fiesole, ma ora ho capito che stava dicendo la verità. Da quale angolo del tempo arrivate?
Tigotta: Veniamo dal XXI secolo e conosciamo tutte le tue opere, anche quelle che non hai ancora dipinto! Papamicio ha un librone dove sono raffigurate tutte e sono bellissime. Miao!
Mimì: In quel libro ci sono anche opere tue, Giotto, sai? Poco prima che Curiosità ci trasportasse qui a bordo del suo venticello, abbiamo ammirato “Il dono del mantello” confrontandolo con “Il pagamento del tributo” di Masaccio.
Giotto: Grazie micina! ….Oddio, credo che impazzirò stasera… come se non bastasse quello che mi è già successo, ora sto parlando di arte con un gatto! E ancora non ho capito cosa ci faccio qui e come ci sono arrivato!
Curiosità: Tranquillo, Giotto, non sei impazzito. Sono stato io a farti fare un balzo in avanti di circa cento anni per farti conoscere il tuo illustre collega Masaccio, colui che ha idealmente raccolto il pennello che tu hai posato al termine della tua brillante carriera.
Giotto: Macché idealmente! Lui l’ha raccolto davvero quel pennello e non vuole più restituirmelo! Io l’avevo solo smarrito, non avevo intenzione di darlo a nessuno!
Tommaso: Ma non ti sei ancora rassegnato? Te l’ho detto e te lo ripeto: quel pennello era per terra, io l’ho trovato e ora è mio! E poi mi serve un pennello nuovo per l’affresco che inizierò domani.
Giotto: Senti, TomMASACCIO, mi sa che questo soprannome te l’hanno dato perché sei un gran maleducato ed anche un po’ iracondo, non solo perché vesti in modo trasandato!
Curiosità: Basta litigare, voi due! E tu, Giotto, per favore cerca di comprendere che l’espressione sul posare il pennello è solo un modo dire perché assimila il pennello all’insieme di tecniche e conoscenze che costituiscono il patrimonio culturale di un artista, in questo caso te, a cui un altro artista si ispira, magari migliorandole.
Bianchina: E infatti è questo che ha fatto Masaccio, ce lo ha spiegato bene Papamicio quando ci ha parlato delle due opere che abbiamo visto poco fa: ha fatto tesoro del tuo tentativo di aprire gli spazi e ha finito per sfondarli letteralmente.
Giotto: Di cosa stai parlando?
Tommaso: Sta parlando dell’uso della prospettiva e delle altre tecniche come, per esempio, il chiaroscuro, che tu avevi intuito e che io sono riuscito a sviluppare. In questo modo, grazie anche a quanto ho imparato da te, riesco a dipingere degli uomini che sembrano veri, non a caso hanno piedi ben piantati per terra e da essi parte un’ombra che solo creature molto terrestri hanno.
Papamicio: Come dissero, pieni di meraviglia, gli spiriti del Purgatorio vedendo Dante che era vivo perché gettava ombra: “Colui non par corpo fittizio”
Giotto: Ma è esattamente ciò che tentavo di fare io!!! Solo che il risultato non mi convinceva per niente!
Papamicio: Non essere così severo con te stesso, Giotto, tu hai un grande talento e lo hai dimostrato tutto nelle tue opere. Senza di te, a chi si sarebbe ispirato Masaccio? E tu, Tommaso, non prendertela se te lo dico con brutale sincerità ma, forse, senza un tanto illustre predecessore da cui trarre insegnamenti e ispirazione, non saresti universalmente riconosciuto come colui che ha dato il via a quell’incredibile stagione dell’intelletto umano che tutti conosciamo come Rinascimento!
Tommaso: Parli sul serio? Davvero i posteri mi riconoscono questo ruolo? Non conosco bene questo Rinascimento ma, da quanto mi dici, sembra qualcosa di meraviglioso e la sola idea di aver dato un contributo così importante mi riempie di commozione e orgoglio! Grazie, Papamicio, per avermi regalato questa goccia di futuro, ne farò buon uso… ti prometto che metterò ancora più impegno in ciò che dipingerò d’ora in poi, per lasciare stimoli e fonti d’ispirazione a chi verrà dopo di me, affinché questo Rinascimento sia il più fulgido e splendente possibile! Grazie, grazie di cuore…
Scherzy: Cosa dipingerai domani, Tommaso? A cosa ti serve il pennello di Giotto?
Tommaso: Sto collaborando con Masolino per affrescare la Cappella Brancacci all’interno della Basilica di Santa Maria del Carmine in Oltrarno e domani ho intenzione di iniziare a dipingere la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre, mentre Masolino raffigurerà la scena temporalmente precedente, quella della tentazione. E’ un compito importante che ci tengo a svolgere tutto da solo, senza interferenze da parte di Masolino che, anche nel Tributo, nonostante mi abbia fatto fare praticamente tutto, ha voluto mettere il suo zampino nel volto del Cristo per sottolineare il fatto che il responsabile del lavoro è lui e io sono solo un collaboratore! Qualcuno dice addirittura che sia il mio maestro… ma per favore! L’unico che mi ha insegnato tanto è Giotto e nessun altro, peccato non aver potuto lavorare fianco a fianco!
Papamicio: Non prendertela, Tommaso, la storia dimostrerà che sei molto più di un collaboratore di Masolino e, se non fosse per il tuo contributo, la Cappella Brancacci non sarebbe considerata uno dei gioielli del Rinascimento fiorentino, oltre che fonte d’ispirazione e insegnamento per tanti illustri artisti dopo di te!
Curiosità: Ragazzi, lo spaziotempo a vostra disposizione sta per scadere, è arrivato il momento di salutare i vostri nuovi amici e tornare nel vostro mondo.
Mimì: Che peccato, miao miao…
Tommaso: Già, davvero un peccato, mi avrebbe fatto tanto piacere continuare a farmi raccontare qualcosa sulla mia arte e sul mio futuro visto dai posteri. Ma forse è meglio così… spero che ci incontreremo di nuovo prima o poi, magari potrei essere io a venire da voi!
Papamicio: Sarebbe meraviglioso, ma potresti spaventarti… il mondo è cambiato tanto, sai? E’ per questo che rinunciai a portare con me Filippo la volta scorsa e preferii andarmene zitto zitto. Comunque, mai dire mai, il nostro Curiosità ci ha abituato alle sorprese e non ci meravigliamo più di niente!
Tommaso e Giotto: Buon viaggio amici!
TUTTI: Ciaoooooooooo…………
FRUSH PLUFF SPLANF FFFFF SWOOSH SVIIISH
Scherzy: Scusa, Papamicio, perché non hai voluto raccontare niente a Masaccio del suo futuro?
Papamicio: Come si può dire ad un ventiquattrenne, nel pieno delle sue forze e trepidante di vitalità, che la Cappella Brancacci l’avrebbe portata a termine Filippino Lippi decenni dopo la sua morte prematura, avvenuta a Roma in circostanze sconosciute, appena tre anni anno dopo?
Tigotta: Oh no… che peccato, povero Tommaso… e che peccato anche per noi: chissà quante altre opere avremmo potuto ammirare se solo fosse vissuto un po’ di più!
Papamicio: Dici bene, amore mio, ma, poche o tante che siano le sue opere, per fortuna hanno segnato in modo indelebile il futuro della storia dell’Arte e, sentite cosa scrive Vasari di lui ne “Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri” (1568):
“Le sue fatiche meritano infinitissime lodi; e massimamente per avere egli dato ordine nel suo magisterio alla bella maniera de’ tempi nostri. E che questo sia il vero, tutti i più celebrati scultori e pittori che sono stati da lui inqua esercitandosi e studiando in questa cappella, sono divenuti eccellenti e chiari, cioè fra’ Giovanni da Fiesole, fra’ Filippo, Filippino che la finì, Alessio Baldovinetti, Andrea dal Castagno, Andrea del Verrocchio, Domenico del Grillandaio, Sandro di Botticello, Lionardo da Vinci, Pietro Perugino, fra’ Bartolomeo di San Marco, Mariotto Albertinelli et il divinissimo Michelagnolo Buonarroti. Raffaello ancora da Urbino di quivi trasse il principio della bella maniera sua, il Granaccio, Lorenzo di Credi, Ridolfo del Grillandaio, Andrea del Sarto, il Rosso, il Francia Bigio, Baccio Bandinelli, Alonso Spagnuolo, Iacopo da Puntormo, Pierino del Vaga e Toto del Nunziata; et insomma tutti coloro che hanno cercato imparar quella arte, sono andati a imparar sempre a questa cappella, et apprendere i precetti e le regole del far bene da le figure di Masaccio”.
“Dicesi che sentendo la morte sua, Filippo di Ser Brunellesco disse: "Noi abbiamo fatto in Masaccio una grandissima perdita", e gli dolse infinitamente, essendosi affaticato gran pezzo in mostrargli molti termini di prospettiva e d’architettura”.
Intanto, in quella locanda sperduta nello spaziotempo
Giotto: Senti, Tommaso, non ho ancor capito se dormo o son desto, ma, visto che mi sono già dato parecchi pizzicotti e sono sempre qui con te, a pochi passi da Santa Maria del Carmine che non è più in costruzione, saresti così gentile da portarmici per farmi vedere com’è venuta? Ho sempre pensato che alla fine sarebbe stata bellissima e vorrei tanto verificare… ti prego…
Tommaso: In teoria non potrei, perché le chiavi del cantiere le ha Masolino e non mi darebbe mai il permesso di entrare di notte per paura che combini qualche guaio o che, addirittura, gli corregga i suoi affreschi! Ma non hai idea che soddisfazione mi darebbe entrare di nascosto. Dai, vieni, proviamoci!
Poco dopo
Tommaso: Ah, ah, ah! Ero sicuro che sarei riuscito ad aprire quella porticina scassata sul retro. Chissà che faccia farebbe Masolino, sapessi quanti chiavistelli e lucchetti ha fatto mettere al portone principale!
Giotto: Uao, che meraviglia, anche alla tenue luce di queste lanterne, la chiesa appare bellissima!
Tommaso: Avvicinati, Gio’, vieni a vedere la Cappella a cui sto lavorando: questo è il pagamento del tributo di cui parlavamo prima, quello è il San Pietro che battezza, quell’altro è il miracolo dello storpio con la resurrezione di Tabita, del quale ho dipinto solo lo sfondo, e questo è l’intonaco che ho preparato per potervi dipingere la cacciata di Adamo ed Eva.
Giotto: Quello che ci tieni tanto a dipingere con il mio pennello, giusto? Fammi vedere di cosa sei capace, forza! Mi basta poco, sai, per capire il valore di un artista. Su, coraggio!
Tommaso: Se proprio insisti, inizierò tracciando con tocchi leggeri un semplice schizzo dell’opera.
………………..
Giotto: Se davvero ho contribuito alla tua formazione artistica, caro Tommaso, sono orgoglioso anche di me stesso. Tieni pure il mio pennello, ora è tuo, sono certo che ne farai l’uso migliore che io possa immaginare………………….
Tommaso: Grazie, amico, non sai che piacere mi fai a dirmi… ma dove sei finito? Gioooooo’ dove sei??? Dai, smetti di scherzare, ho un sacco di cose da chiederti, vieni fuori!!!
Curiosità: Mi dispiace, Tommaso, lo spaziotempo a sua disposizione era terminato, l’ho prolungato il più possibile, ma ho dovuto farlo tornare nel suo mondo un attimo prima che la curvatura scomparisse e lui fosse costretto a rimanere qui per sempre.
Tommaso: Che peccato, mannaggia! Grazie, comunque, per il privilegio che mi hai regalato facendomi conoscere Giotto, Papamicio e tutti gli altri. Spero di avere occasione di incontrarti di nuovo prima o poi…
Curiosità: Ci incontreremo sicuramente, non dubitare, tu intanto continua a fare del tuo meglio col pennello di Giotto e facci sognare!
Tutti i racconti di Ciccio e Astericcio sono disponibili nella rubrica ad essi dedicata
12 commenti
cari tutti,
come al solito faccio quello che non dovrei fare... Ma questa avventura che sembra slegata dalla "materia" principe del Circolo, è invece perfettamente in linea con il nostro pensiero. L'arte, quando raggiunge culmini sublimi, è uno dei pochi linguaggi che riesce ad avvicinarci all'armonia meravigliosa dell'Universo. Non perdetevelo!!!
La conocienza appartiene alla scienza,ma lo spirito del tempo lo esprime l'arte.
Dici bene, Gianni! Questa forma d'arte, per esempio, esprime sicuramente lo spirito dei nostri tempi...
...peccato che non riesca proprio a capirla, forse sono io fuori dal tempo, ma metterei in galera sia l'artista che chi gli ha dato il permesso di deturpare un gioiello della mia città!
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO.... ma è palazzo Strozzi!!!!!!!!!!!! Ma chi è il pazzo che ha permesso una cosa del genere.... Siamo più in basso di quanto potessi immaginare...... Mostruoso, mostruoso
Credevo che si fosse toccato l'apice con le statue dorate e il tartarugone davanti a Palazzo Vecchio e alla Loggia dei Lanzi (ti risparmio le immagini, e meglio, credimi!), e invece al peggio non c'è mai fine...
Ovviamente noi si parlava di arte,non di stranezze!
Stranezze ? Qui direi obbrobri per la nostra Firenze. Cara Daniela hai fatto bene a non mettere foto degli altri due "eventi" ( ) "artistici" ( ).
Quando le cose vengono affrontate con passione i risultati sono sempre straordinari. Una bellissima lezione di storia dell'arte raccontata con garbo, fantasia ed eleganza. Dopo avere letto tutti i racconti di Ciccio e Astericcio, un entusiasmante crescendo, non mi perderò certo i prossimi.
Grazie !!!
Grazie a te, Maurizio!!!
Il tuo apprezzamento ci dà la carica per affrontare il prossimo, e non hai idea di quanto ne abbiamo bisogno... quando lo pubblicheremo capirai.
Ma c'è tempo, intanto dobbiamo studiare e tanto, se no il Prof. ci bacchetta!
Anche se non si vede l'immagine del riccio, il commento è nostro (strana giornata per i commenti, vero Mau?)
Bravissimi. Il mio bambino ha ancora solo 2 anni, ma questo vostro testo mi ha fatto già impaziente di quando entrerò con lui nella Cappella Brancacci.
Saluti, Raffaele
Grazie infinite, Raffaele, questo tuo commento ci riempie di orgoglio e ci emoziona