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Tags: meccanica quantistica Quazel quiz relatività RQU vuoto
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Quazel spiega la RQU ************... ****************
“Cari colleghi, voi tutti penso conosciate la Relatività Generale (RG) e anche la Meccanica Quantistica (MQ)?”. Ci fu un mormorio, molti sì, ma anche tanti brontolii e mormorii. "Bene, andiamo subito al sodo. Il vostro volenteroso Einstein aveva capito che curvatura dello spaziotempo e energia contenuta in una massa sono strettamente legate e regolano le leggi dell’Universo, in particolare i moti dei corpi.
Lui, però (e già rischiava molto) si era basato su ciò che gli poteva dire la Terra e, al massimo il Sole. D’altra parte, nemmeno oggi siete ancora riusciti ad andare a misurare cosa succede davvero tra i pianeti di altre stelle. Il fatto di limitarsi a un solo sistema planetario causa una drastica riduzione delle variabili in gioco, in particolare di tutte quelle quantistiche. In poche parole, i tensori e le coordinate si moltiplicano e possono assumere valori vicini a infinito nei pressi dei buchi bianchi (ops… cosa ho detto?!). ma già vicini ad altre stelle le cose cambiano completamente.
Faccio un esempio terra-terra (che fatica, ragazzi!). I vostri pianeti sono figli del Sole, che gli ha fornito la materia prima, elaborata da quella di altre stelle in maniera estremamente complessa. Già questo fatto implica l’introduzione di tensori supplementari enormemente personali, articolati e variabili. Tuttavia, se ci limitiamo alla nostra stella questi parametri possono essere considerati costanti e non influire in modo variabile da pianeta a pianeta costruito con la stessa “pasta”.
Purtroppo, devo complicare ancora di più le cose e per descriverle adeguatamente dovrei introdurre le derivate semi-parziali imprevedibili, DSI (derivate che possono derivare oppure no, ma la decisione è solo loro… insomma, per voi ancora fantascienza), numeri ipercomplessi come la radice quarta di -8, Somme di numeri positivi che portano a risultati negativi e tante altre belle cosette del genere. Il succo di tutto ciò è che quando nasce una stella, nasce anche uno spaziotempo attorno a lei che non è solo regolato dalla curvatura imposta dalla massa/energia o quello che volete. Assolutamente no. Partecipa in modo sostanziale, oltre che la materia, tutto il vuoto quantico che permea lo spaziotempo considerato.
Ogni stella ha un suo tessuto quantististico spaziotemporale e NON esistono due stelle uguali e nemmeno, come conseguenza, due pianeti uguali. Tuttavia, queste infinite variabili sono quelle che sono, per uno stesso sistema. Esse formano, in parole di vostro uso comune, la Costante Quantica Locale. Costante, costante… non vi dice niente? Perfino il vostro Einstein non sapeva se e come introdurla… Avesse saputo quanto poco era costante, da luogo a luogo dell’Universo, si sarebbe strappato i capelli e si sarebbe fatto la linguaccia allo … specchio.
In parole ancora più semplici, ogni stella si crea una curvatura locale, legata in minima parte all’energia e all’impulso e cose del genere (grandezze elementari), ma soprattutto ai tensori quantici locali che descrivono la vita intera della stella, della sua evoluzione e della formazione dei pianeti. Questo cosa comporta? Che è impossibile rendersene conto a distanza.
La legge locale sembra sempre la stessa e i pianeti sembrano rivolvere attorno alle loro stelle con periodi che seguono una e una sola legge (sia quella di Newton per gli studiosi più conservatori, sia la RG per i più giovani e svegli). Ma la legge appare soltanto la stessa, mentre i parametri in gioco sono completamente diversi. In altre parole, tanto per fare un discorso quasi ridicolo, la costante G può assumere tutti i valori possibili (nell’intervallo quantico stellare) se fosse misurata nel nostro sistema di riferimento, ma, misurata attraverso gli effetti che causa sui pianeti di un’altra stella essa ci appare sempre costante, uguale alla nostra.
A noi sembra che gli esopianeti seguano la nostra legge, ma è una legge apparente e relativa al nostro sistema di riferimento. Per un pianeta lontano, come il mio, voi sembrate seguire la nostra stessa legge del moto, ma in realtà alcuni vostri parametri apparentemente costanti, come G, sono completamente diversi.
Ancora una volta (e, in questo, quel bravo ragazzo di Albert aveva iniziato a capire qualcosa) quello che conta è il sistema di riferimento. Ciò che è nettamente diverso, risulta apparentemente identico al nostro. Le relazioni che legano queste trasformazioni sono sintetizzate in matrici di n righe ed n colonne (dove n dipende dalla vita della stella e non solo dal tipo), basate solo sulle proprietà quantistiche della materia.
Voi sapete già quanto siano “birboni” gli elettroni e i fotoni, ma non immaginate nemmeno lontanamente come siano pazze e squinternate le particelle del vuoto-non vuoto quantico. Voi chiamate ironia discorsi e azioni che si svolgono in modo un po’ assurdo nel vostro mondo. Bene, l’ironia è solo un abbozzo inconscio di una potenzialità, ancora per voi sconosciuta, delle caratteristiche del vuoto. Ne succedono di tutti i colori, di tutti i sapori e di tutte le energie. Le “cose” nascono e spariscono come in certi film a cartoni animati.
Condite il tutto con la caratteristica incredibile dell’entanglement (un telefono cellulare che funziona a tempo zero…) e potete capire subito che certe formulette legate a massa, accelerazione e periodi di rivoluzione assumono un risvolto poco più che puerile. D’altra parte, ricordiamo che tutte le particelle che compongono i pianeti sono nate nella stessa stella… si conoscono perfettamente e sanno tutti i trucchi dell’informazione istantanea. Sapeste quante coordinate bisogna inserire per quantizzare tutte le caratteristiche psicologiche delle particelle… Vedreste immediatamente che sareste obbligati a far nascere anche voi la Psicologia Quantistica Normalizzata, PQN. una materia mostruosamente difficile, così come è difficile trattare con certe particelle che vogliono vivere una vita veramente spericolata.
Insomma, ne segue che se io prendessi un pianeta abituato a vivere nel suo spaziotempo quantico e lo portassi nel vostro spaziotempo locale, tutte le differenze sostanziali verrebbero alla luce (le costanti non sarebbero più tali per i due pianeti. In parole poverissime (che fatica sto facendo a semplificare in modo così infantile…) un vostro pianeta e uno alieno girerebbero sulla stessa orbita con periodi diversi. Non chiedetemi, però, le trasformazioni di coordinate… altro che quelle quattro sciocchezze di Lorentz…
C’è però un grande vantaggio. Sfruttando le capacità quantistiche del vuoto-non vuoto e delle sue relazioni con la materia (non vi dico che bisticci che avvengono) è possibile (se le particelle hanno voglia di collaborare e qui gioca un ruolo importante la PQN che riesce a trovare le vie migliori per raggiungere una convergenza attraverso derivate molto parziali e molto permalose) deformare la materia dei pianeti e creare un bel foro attraverso cui poter far passare il più veloce senza perdere una frazione di quantosecondo.
Bene, adesso sapete tutto (o quasi) e potete tranquillamente risolvere il problemino di tipo astronomico, attraverso gli antichissimi, ma sempre validi periodi sinodici… senza minimamente scalfire la realtà della struttura della RQU (Relatività Quantistica Universale)”.
QUAZEL
2 commenti
Finalmente una spiegazione semplice e allo stesso tempo rigorosa della RQU, in un linguaggio accessibile a tutti, anche ai più piccini.
Adesso vado a vedere se mi si sono derivate le semiparziali imprevedibili, l'ultima volta non erano fresche e mi hanno fatto impazzire la schiuma quantica. Ho dovuto buttare via tutto.
Attento che non vadano a male... possono portare seri problemi di entanglement indissolubile...e poi ti voglio a districare i nodi...