Così come avevamo creato una tabella per riassumere le derivate delle funzioni più comuni, così possiamo facilmente fare lo stesso con gli integrali corrispondenti. Se si vuole integrare una funzione f(x), che sappiamo immediatamente essere una derivata di una certa altra funzione F(x), possiamo identificare l’integrale con quest’ultima funzione. Ma, non sempre, le cose sono così semplici.
Su Papalla da giorni non si parla d'altro, tutti raccontano la storia di PapalAtleta finito nel letame che urla: "altro che la centrifuga l’è fittizia, se prendo PapalScherzone”….
Abbiamo appena parlato di geoingegneria, la tecnologia che potrebbe risucchiare tutta quella sporca e cattiva CO2 che ci perseguita. Una nuova ricerca e un vecchio lavoro di Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe, sembrerebbero proporre un suo utilizzo completamente ribaltato.
cari tutti, mentre stavo lavorando sulla dinamica relativistica mi sono accorto di un errore che si è propagato per tutto un articolo... Sto parlando di quello relativo alla composizione relativistica delle velocità, seconda parte (componenti secondo y e z). Purtroppo, nello scrivere il fattore gamma mi ero dimenticato della radice quadrata. Avendolo poi scritto per […]
Le derivate comportano sicuramente dei problemi quando le funzioni sono piuttosto complesse. Tuttavia, con un po’ di attenzione e di pazienza, si riesce a portare a compimento l’esercizio. Insomma, le derivate spaventano, ma non poi tanto. Dovrebbe succedere lo stesso con gli integrali che sono l’operazione inversa. E, invece, come tutte le operazioni inverse, le difficoltà crescono di molto. Non è, quindi, assurdo giudicare gli integrali ben più ostici delle derivate. Capita a tutti, anche ai migliori matematici…
L'Universo ama divertirsi e spesso lo fa alle nostre spalle. Ci fa vedere la supernova più luminosa mai vista e ci lascia alquanto interdetti... Studiate uomini, studiate!
Ogni giorno che passa si cerca di fare di tutto e di più per cercare di spiegare come mai il riscaldamento globale va così a rilento (accidenti, che rabbia!). A parte i tentativi decisamente fraudolenti, di cui abbiamo già parlato spesso e volentieri, e le manie di grandezza dei geoingegneri, spuntano anche ricerche che, sebbene lo scopo iniziale non sia -forse- stato puramente scientifico, possono, come ricaduta, dare informazioni tutt’altro che trascurabili sul nostro pianeta.
Una delle fasi più importanti e -in parte- ancora misteriosa nella storia dell’Universo riguarda il periodo che va da circa 380 000 anni fino a circa un miliardo di anni dopo il Big Bang. E’ la fase in cui si è costruito l’Universo odierno e si è permesso di … vederlo. La conosciamo abbastanza bene, in via teorica, ma nuove osservazioni hanno forse evidenziato lavori diversi per galassie diverse. Questo articolo l’ho scritto in modo molto divulgativo, sperando che raggiunga anche i più piccoli e i meno preparati. Ovviamente, ho esagerato con paragoni e similitudini. Ma, ormai, mi conoscete e sapete leggere tra le righe.
Ancora una volta devo fare polemica, ma quando volano le bestialità (che oltretutto vanno contro quanto abbiamo cercato di spiegare da poco tempo) non posso tacere. Lo DEVO a coloro che cercano di capire e che vengono continuamente confusi.
Eccovi la soluzione che io ho considerato come la più semplice e immediata. Non ve ne era nemmeno bisogno, a seguito delle risposte mandatemi. Tuttavia, ripetere fa sempre bene...
Il nostro caro e appassionato amico Umberto freme dalla voglia di scatenarsi nella dinamica relativistica. Lo ammiro, lo capisco benissimo e penso anche che non sia il solo. Posso assicurarvi che sto già preparando le lezioni corrispondenti, facendo opera non facile di sintesi e di selezione. Penso che, alla fine, saranno contenti tutti, sia i meno preparati che i più smaliziati. Tuttavia, non voglio farmi convincere ad accelerare i tempi. Vorrei dare il meglio di me, senza fretta, ma anche completare il bagaglio culturale necessario per affrontare la parte più esaltante della RR con la dovuta preparazione di base. Eccovi, quindi, un piccolo antipasto, che non dice niente di significativo, ma che cerca di inquadrare la problematica sotto vari punti di vista e che, spero, faccia digerire meglio gli integrali.
La lettura di un recente (interessantissimo articolo, in verità) mi fa pensare che la risposta al titolo sia proprio un bel SI. Tuttavia, sono solo un planetologo ed è facile che non abbia capito niente.
Un altro magnifico regalo di Plutone. Siamo nella zona dalla forma “a cuore”, ricoperta di ghiaccio di metano. In mezzo a una sconfinata pianura si scorge una bellissima stella marina che ha la tipica forma a X. No, non proviene dall’oceano sottostante, ma è un segno chiaro di un ciclo che continua.
Come Volevasi Dimostrare, l’impagabile contributo dato da Philae alla missione Rosetta sta volgendo al termine senza nessuna nuova. Nessuna nuova, buona nuova? No, in questo caso assolutamente no. Non era meglio dire le cose come stavano fin dall’inizio? I fallimenti sono sempre incombenti nelle missioni spaziali, ma volerli far passare come successi storici è una menzogna con le gambe troppo corte per servire alla vera Scienza.
Come sempre capita quando si è in malafede e gli interessi non sono quelli che si prospettano, ma ben più oscuri e nascosti, ecco che dopo poche settimane dal Congresso di Parigi si stanno sollevando accesi dibattiti e si stanno lanciando accuse terribili. Voi penserete che ciò avvenga tra i salvatori del pianeta e gli scettici che non credono nel GW? Nemmeno per sogno, proprio tra questi ultimi e i fautori quasi fanatici del riscaldamento globale. Le vere ragioni non sono difficili da comprendere…
Pensiamo sempre che i tempi dell’Universo siano ben diversi dai nostri. Ciò capita, soprattutto, quando si parla degli oggetti più potenti del Cosmo, come i buchi neri galattici. Il loro pasto è uno dei fenomeni più energetici della Natura e non può che stupire il fatto che si sia vista la sua fine in un tempo umanamente breve, solo 2 anni!