Categorie: Pianeti Satelliti e anelli
Tags: anelli anelli nel sistema solare polvere satelliti Urano
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Gli anelli nel sistema solare (2): URANO *
Per una trattazione più ampia di tutti i corpi del Sistema Solare che presentano anelli, si consiglia di leggere QUESTO APPROFONDIMENTO, nel quale è stato inserito anche l'articolo che segue
Continuiamo la nostra carrellata sugli anelli nel sistema solare (iniziata QUI con quelli di Giove) ed occupiamoci di quelli di Urano, i primi ad essere stati scoperti dopo quelli di Saturno.
Era il 10 marzo 1977 quando Elliot e colleghi utilizzarono il Kuiper Airborn Observatory (un osservatorio posto su un jet) per seguire l’occultazione della stella SAO 158687 da parte di Urano. Questo tipo di osservazione permetteva di studiare da lontano l’atmosfera del pianeta, analizzando in dettaglio la non istantanea caduta e risalita della luminosità dell’astro per effetto della coltre gassosa. Con grande stupore videro però che la stella spariva ben 5 volte sia prima che dopo l’occultazione vera e propria. Chiaro segno che esisteva “qualcosa” attorno a Urano in grado di spegnere la luce della SAO 158697. Ovviamente dovevano essere degli anelli e vennero identificati con le semplici lettere greche α, β, γ, δ e ε. Un’accurata lettura dei risultati dell’evento individuò però altri 4 anelli, uno tra β e γ (chiamato η) e tre all’interno di α, identificati con i numeri arabi 4, 5 e 6. E’ interessante vedere il diagramma dell’occultazione che venne seguita anche da osservatori terrestri (figura 1)
Il Voyager 2 nel 1986 confermò il sistema degli anelli inviando immagini meravigliose e scovandone due nuovi, 1986U2R e λ.
Nella figura 2 possiamo ammirare due bellissime immagini prese dal Voyager 2. A sinistra si vede molto bene anche la “polvere” che si sparge un po’ dappertutto nel sistema. A destra si identificano perfettamente i primi nove anelli. Il primo situato molto vicino a Urano ed il secondo subito all’interno dell’anello ε.
In realtà ci si accorse poi che 1986U2R era molto più complesso e probabilmente formato da due o tre anelli più o meno sovrapposti. Infine, nel 2003 lo Space Telescope localizzò due ulteriori anelli decisamente più lontani dal pianeta, uno, il più esterno (prima 2003U1 e poi μ) quasi esattamente lungo l’orbita del piccolo satellite Mab, l’altro (prima 2003U2 e poi ν) confinato tra i satelliti Portia e Rosalind.
Gli anelli di Urano sono un “mix” tra quelli di Saturno e quelli di Giove.
I primi ad essere scoperti ed anche i più evidenti, sono composti da blocchi di ghiaccio, sporcati forse dall’azione del campo magnetico del pianeta che scarica su di essi particelle cariche (una specie di space weathering come quello causato dal Sole). Sono tutti molto stretti e formati da macigni dell’ordine dei metri e delle decine di metri al massimo. L’unico a mostrare chiaramente i suoi due pastori è l’anello ε, confinato da Cordelia e Ophelia (fig. 4). Non si sono ancora individuati quelli degli anelli più interni, sempre che esistano... speriamo di si, se no bisognerebbe studiare un nuovo sistema di confinamento (QUI i pastori dell'anello F di Saturno)
Poi vi sono gli ultimi quattro, scoperti in un secondo tempo, che invece sono composti essenzialmente da polvere e potrebbero essere simili a quelli di Giove. In realtà infatti Rosalind non confina soltanto l’anello ν ma soprattutto lo crea con le sue micro meteoriti. Analogamente per Mab. Molto complesso è l’anello più interno, ma sicuramente composto da polvere che spiraleggia verso il grande pianeta azzurro. In mezzo agli anelli sottili più visibili si trovano comunque innumerevoli tenui dischi di polvere.
La scoperta fatta dallo Space Telescope dei due anelli più esterni. La parte centrale con Urano è una immagine inserita per maggiore chiarezza, mentre quella originale oscurava il pianeta per eliminare il suo alone luminoso.
L’origine degli anelli formati da blocchi di ghiaccio è invece da collegare alla distruzione collisionale di antichi satelliti. E’ anche interessante vedere come è variata l’inclinazione apparente degli anelli visti dalla Terra (fig. 6).
Ed ecco infine una tabella riassuntiva
AGGIORNAMENTO DEL 22/12/2023
Dopo Giove e Nettuno il telescopio James Webb non poteva certo ignorare Urano. Ancora una volta il pianeta, ripreso nel vicino infrarosso e tradotto in falsi colori offre una differente visione rispetto alle tradizionali immagini riprese nello spettro del visibile, rivelando una inedita ricchezza di dettagli, tra cui il sistema di anelli e la calotta polare nord.
Di particolare fascino è lo sfuggente anello Z, il più debole e vicino alla superficie di Urano, diffuso e difficile da osservare con la strumentazione basata a terra e ben evidenziato da Webb come un tenue velo sfumato verso il pianeta (fig. 2).
La particolare inclinazione dell’asse di rotazione di Urano rispetto al piano dell’eclittica (Urano percorre la sua orbita praticamente “coricato”, quasi come se rotolasse lungo di essa) ha reso possibile la vista polare del pianeta e degli anelli.
QUI gli altri articoli dedicati agli anelli nel sistema solare