Categorie: Sole
Tags: archeoastronomia Chaco Canyon eclissi totale 1097 indiani d'America
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Un’eclissi di Sole scolpita nella roccia **
Questo articolo è stato inserito nella pagina d'archivio dedicata all'archeoastronomia in "Arte, letteratura e Storia delle Scienza"
Sappiamo bene come gli eventi astronomici abbiano da sempre influenzato la storia dell’uomo. Il non conoscere e il non capire rendevano sacre, magnifiche o terrorizzanti, certe manifestazioni dell’Universo che non rientravano nella “routine” quotidiana. Le eclissi totali di Sole devono aver spaventato migliaia e migliaia di sovrani, di condottieri, di sacerdoti, di gente comune…
Il Sole sparisce… non si sa per quanto. Che la colpa sia del sovrano? Oppure di qualche guerra non giusta? Oppure è il segnale che va cambiata una certa strategia? E via dicendo… Sembra che perfino il ritorno di Ulisse a Itaca e la conseguente strage sia stata dominata da un’ eclissi solare. Ma gli esempi sarebbero moltissimi.
Si sono trovati anche molti antichi documenti che riportano questi eventi straordinari e fanno capire che molte civiltà erano già in grado di prevederle e chissà quanti “furbi” astronomi avranno approfittato di ciò per diventare indispensabili a corte…
Tuttavia, non è facile identificare rappresentazioni grafiche di questo evento. Paura? Insulto agli dei? Rischio di una sua durata illimitata? Non lo potremmo mai sapere con certezza… tuttavia, gli indiani d’America, forse, la pensavano in modo diverso.
Nel Nuovo Messico si trovano bellissimi “graffiti” incisi nelle rocce del Chaco Canyon (io ne ho visti direttamente altri meravigliosi nello Utah, dove sembra che siano rappresentati enormi alieni con tanto di tuta e casco spaziale…).
Uno di questi, scoperto solo nel 1992, sembra non lasciare dubbi sul suo significato. Un figura circolare circondata da intrecci di linee, estremamente simile al Sole oscurato dalla Luna e la sua corona estremamente attiva. La datazione del graffito potrebbe fare riferimento all’eclissi del 1097.
Tuttavia, non conoscendo assolutamente la struttura della corona solare e nemmeno le espulsioni coronali (CME) né il collegamento con le macchie solari, gli indiani devono aver rappresentato proprio ciò che vedevano direttamente.
Bisognava, quindi, riuscire a capire se, veramente, durante quella eclissi, il Sole fosse in piena attività. Si sono usati vari metodi, tra cui lo studio delle sezioni degli alberi il cui contenuto in C14 può riferirsi direttamente alla quantità di raggi cosmici (più macchie solari, meno C 14), il recupero di testi cinesi riguardanti la catalogazione delle macchie solari (che già facevano da migliaia di anni), i dati storici del nord Europa in cui si riportano le aurore polari più appariscenti (collegate anch’esse all’attività solare). Tutto sembra confermare un’attività solare veramente notevole, in buon accordo con il Sole rappresentato nel graffito.
L’interesse astronomico può essere relativo, ma il graffito acquista un significato di vicinanza tra uomo e Universo che abbiamo sicuramente perso, malgrado la TV ci informi SEMPRE dei fenomeni veri e soprattutto di quelli falsi.
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