Uno più uno non fa sempre due: la cultura mediatica del futuro nasce già sbagliata?
Con “cultura mediatica” intendo il bisogno di spingere a conoscere un luogo o un evento culturale affiancandogli un altro evento o luogo, sempre culturale, ma di effetto mediatico ben superiore. Ebbene, io non la condivido affatto… ma, mi interessa molto avere la vostra opinione.
Faccio un esempio: il teatro romano di Ferento non è conosciuto e non è visitato. Come fare a renderlo appetibile? Bene, svolgo al suo interno un concerto di Paolo Conte o di un altro cantante culturalmente impegnato. La gente attratta dall’evento, si guarderà attorno e -magari- deciderà di tornare a vedere il teatro anche senza effetti collaterali. Notate che non ho parlato di un evento puramente mediatico (l’apparizione dell’attricetta che è stata da poco al centro di un pruriginoso scandalo di cui hanno parlato tutti i media), ma di un qualcosa di veramente culturale che si aggiunga al luogo che è culturalmente valido di per sé. Invitare l’attricetta sarebbe come sparare sulla Croce Rossa …troppo facile e del tutto inutile.
Ho fatto l’esempio di prima, dato che questo tipo di approccio sembrerebbe quello verso cui si cerca di lavorare a livello governativo per far risorgere i valori culturali italiani.
Qualcuno potrebbe dire: “Meglio che niente”. Sì, in qualche modo si costringerebbe l’amante di Paolo Conte a prendere visione di un’opera d’arte del tutto dimenticata. Se la persona in questione fosse aperta alla cultura in genere avremmo un riscontro positivo. Ma, in questo caso, forse, conoscerebbe già Ferento…
Facciamo un altro esempio. In una chiesa o in una villa o in un palazzo privi di interesse mediatico (ma molto reale) si organizza una mostra di opere di un pittore (sempre moderno) che va per la maggiore, ma che è di livello artistico veramente misero (ce ne sono tanti, troppi…). Si potrebbe sperare in una rivalutazione del monumento che ospita una sottocultura nota solo attraverso i media. Io mi chiedo: “Se i visitatori sono attirati da un artista di poco valore, ma che fa molto fine al momento, riusciranno mai ad apprezzare quello che sta intorno a loro? No, io penso di no. Bene o male, anche se apparentemente in forma più lieve, siamo ricaduti nel caso dell’attricetta.
Facciamo un altro esempio. Mi riferisco a ciò che è successo, molto tempo fa, per i bronzi di Riace e per la mostra di Van Gogh. Entrambi capolavori culturali che, in modo del tutto mediatico, erano stati portati a simbolo di cultura alla portata di tutti. E così è stato: un successo strepitoso!
Per entrare nel museo di Reggio Calabria bisognava prenotarsi con mesi in anticipo e per vedere Van Gogh si acquistavano a raffica pacchetti speciali per il viaggio in Olanda. Chi non andava a vedere i bronzi o Van Gogh si considerava, probabilmente, un ignorante mediatico e quindi DOVEVA partecipare (lo faceva il suo vicino di casa…).
E’ servito a qualcosa? Assolutamente no. Il Museo di Reggio Calabria è ormai luogo disperatamente vuoto, pur contenendo sempre e comunque gli stessi bronzi di allora. Il Museo di Van Gogh, dove continuano a esserci le stesse opere della famosa mostra (o poco meno), è visitato da un numero ristretto di visitatori e le code chilometriche sono sparite.
No, non sono questi i messaggi culturali che possono servire a un Paese ricco come il nostro.
Addirittura, sono perfino contrario a organizzare un’opera lirica o un concerto sinfonico di estremo valore in un luogo culturalmente di pari valore. Può essere magnifico per l’ambientazione, ma non certo per allargare la cultura delle persone coinvolte. Il concerto deve essere sentito per quello che vale, così come il luogo va visitato per la sua magnificenza intrinseca.
Utilizzare mezzi più o meno mediatici per allargare la visione culturale è una strategia del tutto inutile, secondo me, e potrebbe servire solo in pochissimi casi.
La cultura va intesa come un bene unico di tutto il popolo, e, anche se si hanno sensibilità diverse che possono spingere più verso la musica o l’arte decorativa, è necessario crearsi una visione globale, generale, in cui abbiano spazio anche la storia e l’evoluzione artistica.
E’ un po’ come l’Universo. Che senso avrebbe mai seguire solo le notizie mediatiche, senza conoscere tutta la sua armonia generale? I pianeti sì (perché magari sono abitati da alieni) e le stelle no. E poi che senso ha capire come i fenomeni possono crearsi? La cultura è una visione globale, che va scoperta nei suoi vari aspetti, indipendentemente da quanto e come ci vengano presentati dai media.
Avvicinare la popolazione alla cultura deve essere compito delle scuole e delle famiglie (illudersi è sempre bello…), che possono, ovviamente, utilizzare i media validi, senza classifiche mediatiche o preferenze personali. Restando in campo astronomico, è un po’ come chi usa il suo telescopietto per guardare la Luna e può poi confrontare le sue foto (magari si faranno anche i selfie) con quelle del vicino di casa. Poco importa il non sapere niente delle stelle e delle galassie: l’importante è sentirsi culturalmente impegnato.
No, cari amici, dobbiamo ripristinare le nostre meraviglie culturali a 360°, senza usare mezzi mediatici che non porteranno mai a niente. Dobbiamo apprezzare tutto ciò che fa unico il nostro paese per quello che vale di per sé e non perché hanno preparato un piccolo e appetitoso trabocchetto. Una sinfonia di Beethoven è meravigliosa anche se ascoltata in un sottoscala (sperando in una buona acustica), mentre una chiesa romanica è sublime anche se viene visitata nel completo silenzio (anzi, molto di più…).
Ovviamente, queste sono idee personali e mi piacerebbe confrontarmi con altre visioni. C’è sempre da imparare qualcosa: gli esami non finiscono mai!
19 commenti
Il ministero della cultura deve essere legato a quello del turismo perché ci sono aspetti economici importanti a livello paese da salvaguardare e promuovere,poi spesso gli eventi fanno o dovrebbero fare cassa per il mantenimento dei siti e apparati e anche questo ci sta,tutto costa.Noi credo,abbiamo talenti diversi e molta gente proprio non ha interesse per certe cose,prendiamone atto e risparmiamo fatica e soldi,li spenderemo meglio per gente che apprezza.La scuola e i genitori le compagnie sono importanti per dirigere chi ha sete di cultura.Altri potranno diventare bravi in qualcosa di diverso.In una buona bottega impara subito chi ha talento,chi ne ha meno impara dall'ambiente in cui vive e si arricchisce,gli altri fanno i fattorini,contabili...Un buona geometria variabile in tutti i campi credo sia vincente,incaponirsi troppo nel voler universalizzare tutto credo sia fatica sprecata.Comunque le tue osservazioni sono buone a mio giudizio ma vanno contestualizzate...
Caro Gianni,
ma io non pretendo che tutti diventino artisti o facciano lavori legati alla cultura... mi basterebbe che tutti avessero le basi culturali per capire in che paese meraviglioso siamo e che pretendano che queste meraviglie siano mantenute al meglio.
In teoria, Enzo, sono d'accordo te e se il nostro sistema scolastico la smettesse di fare annegare i ragazzi in un mare di nozioni da dimenticare, con grande sollievo, un secondo dopo gli esami, forse un cambiamento nella direzione che auspichi sarebbe possibile. La Polonia vent'anni fa ha costruito la sua ripresa economica - puntualmente verificatasi - riformando i programmi scolastici e favore dello stimolo al ragionamento (tra le materie di studio hanno anche il gioco degli scacchi!), noi potremmo costruire una rinascita culturale di cui si sente tanto bisogno...
In pratica, tuttavia, non ci vedo niente di male ad organizzare eventi per valorizzare luoghi di interesse storico-artistico: fa bene all'economia (come dice Gianni), ma può anche stimolare in qualche mente un interesse sopito o mai nato per la cultura. In tutti gli altri casi, l'evento avrà tolto qualche spettatore al Grande Fratello di turno, meglio che niente... e, se per sbaglio, si saranno raccolti un po' di fondi per il mantenimento di quel bene artistico luogo dell'evento, ben venga!
Come sai, ogni volta che posso, assisto agli spettacoli itineranti della Compagnia delle Seggiole, formata da attori non professionisti che, con grande passione (e a prezzi modici), fanno rivivere i personaggi che, a suo tempo, hanno animato musei, chiese, palazzi e luoghi di interesse storico della mia città. Grazie a loro ho conosciuto le atmosfere dei salotti della Firenze Capitale frequentati da Edmondo de Amicis, ho sentito la passione che animava il primo direttore del museo di storia naturale, mi sono divertita ad ascoltare le battute ironiche che la cuoca di Palazzo Davanzati rivolgeva al suo Signore, mi sono venuti i brividi lungo la schiena durante le rievocazione del processo a Galileo nei locali di Villa il Gioiello ad Arcetri, ma anche quando Mario il partigiano attraversava il Corridoio Vasariano nell'agosto del '44, unico modo per attraversare l'Arno sfuggendo ai cecchini e comunicare con gli Alleati che stavano per liberare la città, e molto altro...
Dovrei forse sentirmi "limitata", perché dovrei essere in grado di emozionarmi allo stesso modo semplicemente ammirando luoghi e opere d'arte che fanno da splendida cornice alle rappresentazioni teatrali che hanno lo scopo di farle conoscere ad un pubblico sempre più vasto? Può anche darsi che lo sia, ma non ci vedo niente di male in tutto ciò...
No, Dany, non c'è niente di male... ma senza una base culturale utilizzeremo sempre una piccolissima percentuale del nostro patrimonio artistico, che resterà, comunque, privo di manutenzione. Il paradiso italiano deve uscire allo scoperto non in modo saltuario, ma globale. Non si può vivere di solo Venezia, Firenze, Siena, Roma ... e il restante 90%? Chi lo va a scoprire? I politici di turno o chi è digiuno completamente dal punto di vista culturale? Vi sono chiese, rovine, palazzi, villaggi che all'estero porterebbero migliaia e migliaia di visitatori e che qui da noi nessuno conosce. E' impossibile sperare solo nell'aggancio ad altre manifestazioni se non sono conosciuti. Ma per conoscerli bisogna essere informati e disposti a chiedere con insistenza, dimostrando una base culturale adeguata. E' un serpente che si morde la coda. Caserta Vecchia, S.Angelo in Fomis, Padula... sono capolavori unici che potrebbero portare turismo culturale in Campania. Ma sai quanti ce ne sono. Forse solo così si darebbero posti di lavoro non gestiti dalla mafia. Se poi pensiamo che anche la cultura sarà preda della mafia... allora è meglio espatriare!
Temo di non essermi spiegato bene...
Caro Enzo, con questo genere di articoli mi stai veramente provocando a dire la mia, mi riferisco a quello sulla cultura mediatica.
Io sono strapienamente in sintonia con quello che scrivi nell'articolo. Daniela parla, giustamente, di stimolare gli studenti al ragionamento.
Io credo invece che nessuno si sta accorgendo della manovra che è in atto nel nostro Paese o perlomeno si sta tentando di attuare volendo eliminare ad esempio il liceo classico, simbolo della cultura per eccellenza che induce al ragionamento, e con esso la ricerca e la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e comunque culturale in generale. Si è fatto molta pubblicità alla riapertura di musei e luoghi di interesse storico con nomi di direttori altisonanti, ma a me sembra che dopo la pubblicità iniziale gli investimenti continuano a mancare perché è stata tutta una manovra politica voluta da personaggi che della cultura e dell'arte non gli frega nulla: ad agosto sono andato a visitare il sito archeologico di Luni e mi veniva da piangere nel vedere le condizioni di abbandono dei reperti....!
Quindi, come dicevano i latini: Qui Prodest ?
Giova ad una classe dirigente che vuole gestire dei cittadini ignoranti (basta "non guardare" cosa viene trasmesso oggi in TV, basta leggere gli articoli sui giornali compilati con errori madornali di sintassi, -peggio dei miei- e di logica, scritti da pseudo giornalisti freelance sottopagati, e chi più ne ha ne metta !).
Lo sappiamo benissimo, un popolo ignorante lo puoi abbindolare come vuoi perché è stordito da un oceano di stupidaggini, perché ha perso l'abitudine di ragionare, perché non cerca più il bello (nel senso nobile del termine) e vive alla giornata.
Non a caso Hitler, dopo la conquista della Polonia, ha tentato di eliminare fisicamente gli intellettuali e ha chiuso le università.
Purtroppo, e lo dico con grande rammarico, prevedo tempi bui per il nostro Paese per la capacità di ragionare delle persone, per la ricerca, per la Cultura.
Un caro saluto.
Franco
caro Franco,
hai inteso esattamente quello che intendevo dire. Non è con mezzucci mediatici, più o meno in buona fede, che si ottiene ciò che solo un governo illuminato potrebbe ottenere (ma anche un popolo illuminato che non dovrebbe sopportare tutto ciò che gli viene proposto come se fosse un regalo).
Ho visto paesini in Francia, con episodi artistici di media importanza, lanciati adeguatamente (anche con mezzi mediatici usati sapientemente) ricchi di alberghi, ristoranti, negozi, senza, però, imbrattare l'ambiente. Sempre pieni di turisti coscienziosi che ammiravano perché una base ormai ce l'avevano. Ovviamente, quel piccolo centro non si spopolava, veniva mantenuto perfettamente e dava lavoro a tutti... E noi ne avremmo a migliaia e migliaia....
Si abbindolano chi vuole farsi abbindolare,manovrano facilmente gli indifferenti che sono molti,ma da noi credo,il vero protagonista è il cialtrone e il suo alter ego,il cafone.È la bandiera dell'Italia,malgrado gli sforzi eroici di una parte della popolazione.I soldi pubblici sono pochi per un patrimonio sterminato.Poi da noi qualunque cosa si faccia,prima vengono i "tengo famiglia",poi i clienti,gli scolari,i cittadini...Forse è giunta l'ora di pensare seriamente e in maniera approfondita a riformare la vecchia concezione di organizzazione statale.Ormai è visto dai più,compresi quelli di elevata cultura,come un Dio servitore che deve risolvere qualsiasi problema,che deve affermare nientemeno che la "giustizia",un bancomat universale,dello spendere e spandere,a destra e a manca,come se i soldi piovessero dal cielo e invece non venissero da quei cittadini che pagando le tasse,sempre i soliti,se li sono guadagnati col sudore,col rischio e con l'iniziativa.Tutto è sottoposto al giudizio impietoso del tempo,di sicuro questa concezione dello stato ottocentesco ha fatto il suo tempo.Cambiamolo o ci porterà alla rovina completa!
Sinceramente, caro Franco, non riesco a vedere un complotto di una classe dirigente cinica contro il povero popolo ignorante, ma solo una classe dirigente che di tale popolo costituisce la degna espressione... circa vent'anni fa rimasi allibita, durante una vacanza in Campania, per aver pagato lo stesso identico biglietto (dodicimila lire) per Pompei e per la Grotta Azzurra: pensai che era impossibile mantenere un gioiello come Pompei con un biglietto così basso e i crolli degli ultimi anni mi hanno dato purtroppo ragione. Ma cos'è questo? Il progetto criminoso di chi vuol tenere il popolo nell'ignoranza o semplicemente stupido egoismo di una classe dirigente incapace che vive alla giornata, tanto l'unica cosa importante è mantenere poltrona e privilegi il più possibile?
In un quadro del genere, pensare ad una vera rinascita culturale generalizzata, frutto di un progetto di ampio respiro che parta dalle scuole, mi appare solo una bella utopia. Ben vengano, allora, iniziative che saranno anche limitate e parziali, ma che possano sensibilizzare qualcuno nei confronti del nostro patrimonio artistico. Meglio che niente...
Ci sono anche altri possibili scenari, dato che l'arte, opportunamente valorizzata può generare reddito.
Quando i cinesi avranno finito di comprare aziende e squadre di calcio, compreranno anche monumenti e siti archeologi, musei, eccetera. Allora arriveranno (dall'estero) anche i turisti interessati alla cultura.
Verranno svenduti i gioielli di famiglia che eredi ignoranti non sono neppure in grado di apprezzare.
Questione di tempo, (poco).
Car Dany,
come dicevo già nell'articolo: "Meglio che niente...", basta accontentarsi e vivere da ominicchi.
No, la soluzione se non trovata da noi, sperando in qualcuno che dica che il re è nudo e anche i suoi sudditi, verrà trovata, come dice Mau, dai cinesi. Si farebbero i miliardi con quello che noi lasciamo alle ortiche e una cultura millenaria tornerebbe facilmente ai suoi splendori. Anche noi andiamo a vedere le meraviglie della cultura indiana o messicana (se proprio ci portano dopo l'albergo di lusso a Cancun)e così i cinesi verranno a vedere le nostre meraviglie con passione sicuramente più alta e meritevole. Ricordo il racconto "I piccioni di Piazza San Marco"...
http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2016/09/17/i-racconti-di-vin-census-i-piccioni-di-piazza-san-marco/
Caro Mau, zitti zitti i cinesi ci hanno già comprato, investendo nel nostro debito pubblico (e non solo il nostro, chiedete a Trump...), speriamo che abbiano già qualche idea su come far fruttare al meglio il nostro (?) patrimonio artistico.
Se, poi, hai voglia di farti entrare un po' di nervoso, puoi leggere "L'Italia dell'arte venduta". Io ce l'ho in casa, ma dubito che lo leggerò: mi è bastato il nervoso che avevo dopo aver visitato il mitico Louvre, che si fa bello solo grazie al Rinascimento italiano e all'antico Egitto, tutto il resto dell'enorme museo sembra una cattedrale nel deserto!
condivido molto, ma non dimentichiamoci di questa Pietà...
Uno dei massimi capolavori dell'arte di tutti i tempi... opera di Enguerrand Quarton, dipinta nel 1455. Assomiglia alla Crocifissione di Masaccio di Napoli: un'esplosione di spazio geometrico e di dinamica, malgrado lo sfondo oro.
Viene a fagiolo... quanti vanno a vederla con la stessa ammirazione che regalano alla Gioconda? No, cari miei, l'arte va insegnata e imparata senza affidarsi ai media!!
Tu, caro Enzo, parli con la forza di una rara passione per l'Arte che è nata quando eri ancora un ragazzino... ricordi, per caso, come? E' stato merito di qualche insegnante o familiare illuminato oppure un processo spontaneo che sarebbe nato comunque?
No, in casa nessuno aveva una passione particolare per l'arte e a scuola solo un professore di disegno nel liceo era molto preparato, ma io ormai avevo già la passione da molto tempo. Penso sia stata cosa del tutto spontanea...
Il vedere qualcosa che sprigionava armonia può avermi fatto venire voglia di approfondire... non so proprio...
Comunque, davanti a costruzioni così perfette, qualcosa nasce dentro... una specie di pizzicore
Ne ero certa... e, correggimi se sbaglio, come passatempo, leggevi anche testi impegnativi come quelli del Longhi. Io l'ho fatto per preparare la storia di Astericcio su Masaccio e ti assicuro che per me non è stata una lettura semplice: non riesco neanche ad immaginare quanta passione per l'Arte debba scorrere nelle vene di un adolescente che riesca a dilettarsi con tali letture!
Ci credo che per te sia inconcepibile qualunque scorciatoia divulgativa che non presupponga una base culturale importante, ma il tuo è un caso più unico che raro... (purtroppo...)
Beh sì... il Longhi e il Venturi me li sono "mangiati" quando ero alle medie... e poi c'erano dei bei libri approfonditi a poco prezzo della BUR. Ma andavo anche a giocare a pallone o a cerbottana nei giardinetti... Per la scuola mi alzavo presto alla mattina. Mi sentivo molto normale... erano divertimenti differenti, ma tutti appaganti! Meno tecnologia, meno soldi e più voglia di ingegnarsi e di pensare. Era una ricetta, allora, abbastanza facile. Ora la vedo molto più dura...
Peccato, non sanno quello che si perdono...
Che bel dibattito e che bel Circolo,Blog, Gruppo o che dir si voglia.
Mi allineo completamente a te Enzo ed assolutamente a Franco ed all'analisi sulla manovra in atto da parte della classe dirigente ma ancor più dei Poteri Economici che la sostengono perchè governi ancora con tutte le incapacità e limitatezze. Poi vedo molta passione e sentimento in tutti i commenti e non può che essere così nell'Infinito Teatro del Cosmo.
Parlando con un collega abbiamo poi esaminato il caso e è emerso nella mia mente anche un altro aspeetto : a tutti noi (in genere, non solo di questo Circolo) manca un quid importante, quello di smetterla di parlare di utopie , di cose impossibili, di sogni, a noi tutti ( tutti, tranquilli non mi tiro indietro anzi mi metto in prima fila),manca questo ma soprattutto c'è un qualcosa, c'è la profonda paura di aprirsi al nuovo, di affrontare cambiamenti soprattutto se sono legati all'aspetto economico, al "dio" denaro che è presente, alla nostra posizione ecc.. La poca voglia che abbiamo tutti oggi di pensare porta alla poca, anzi scarsissima , voglia di ingegnarsi, l'impostazione che poi ci danno della società , piena di effimero, di immagini costruite per accattivare verso il "nulla", porta a pensare (ed è questo che si vuole) che il resto è utopia.
Concludo con una riflessione sul tema espresso da Maurizio: ultimamente, per ragioni di lavoro, ho incontrato un bel po' di cinesi, semplici lavoratori, piccoli imprenditori, ragazzi e bambini e pure alcuni professionisti; devo dire che ho trovato un popolo lavoratore, a testa bassa e magari (sicuramente i semplici lavoratori ) sfruttato (il che ovviamente non lo reputo giusto ) ma sempre e comunque costituito da persone serene, gentili (anche se sei a contestargli qualcosa di grave) , sorridenti, disponibili , insomma , e mi prenderete per pazzo, pure "bellini". Cari ragazzi quello che dico è semplicemente che i cinesi faranno la differenza e , visto che svendiamo tutto per sete di denaro e senza lungimiranza, poi quest'ultima ce l'avranno loro.
Scusate il dilungamento.
caro Mario, sbaglierò anch'io... ma condivido in pieno!!! grazie per stare con noi...
http://www.difesaonline.it/evidenza/punti-di-vista/disinformazione
Per chi ama leggere come viene manipolata l'informazione.