Categorie: Corpi minori
Tags: asteroide alieno dischi di detriti esoasteroidi troiani
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Media INAF, mettiti d’accordo: o cita le fonti o leggi gli articoli… **
Media INAF (in particolare Eleonora Ferroni, laureata in ... giornalismo) trae conclusioni sul primo esoasteroide che non sembrano proprio essere condivise nei due articoli ufficiali che vengono anche “linkati” alla fine della comunicazione. O li ho letti male io, oppure si è cercato di travisare ciò che viene detto (paura degli alieni?).
Non è molto che è stato osservato, e ne abbiamo anche parlato QUI, quello che viene ormai giudicato il primo asteroide proveniente dallo spazio galattico, forse cacciato da un’altra stella. L’Unione Astronomica Internazionale ha analizzato i dati e ha coniato una nuova “famiglia” di corpi minori, di cui il nostro amico 2017 U1 (chiamato ‘’Oumuamua’, nome hawaiano che significa messaggero) rappresenta il primo arrivato. Davanti al suo nome è stato inserito 1I, dove 1 sta per “primo” e I per “interstellare”). Tutto bene?
Sembrerebbe di sì e la faccenda ha un interesse notevole, perché ci permette di capire se questi pezzi di roccia vaganti sono uguali un po’ in tutta la galassia. Molte stelle mostrano dischi di detriti e molti sono i meccanismi capaci di cacciarli da casa. Un vero e proprio alieno roccioso che ci viene a spiegare come si è formato!
I due lavori che sono giù usciti non hanno praticamente dubbi sulla sua provenienza: l’oggetto non può essersi originato nel Sistema Solare, dato che la sua orbita iperbolica regala una velocità all’infinito del tutto fuori scala.
Jewitt et al. dicono chiaramente: “While 337 long-period comets are known with e > 1, in each case these are Oort cloud comets which have been accelerated above solar system escape velocity by planetary perturbations and/or reaction forces due to asymmetric outgassing (e.g. Kr´olikowska & Dybczy´nski 2017). U1 is special because the velocity at infinity is ∼25 km s−1 , far too large to be explained by local perturbations. It is the first interstellar interloper observed in the solar system (de la Fuente Marcos and de la Fuente Marcos 2017) and, as such, presents an opportunity to characterize an object formed elsewhere in our galaxy.” E, ricordo, che David Jewitt e Jane Luu sono tutt’altro che degli sprovveduti!
Ma anche il secondo lavoro conferma questa provenienza e dice: “We conclude that 1I/2017 U1 is the left-over of the star and planet formation process in the Galaxy. The entire Galaxy is rich in such objects, with an estimated density of ∼ 1014 objects per cubic parsec. We can estimate the probability that U1 passes the Sun within 1 au taking the gravitational focussing corrected cross section into account, we arrive at an event rate of about 2–12 per year.”
Entrambi i lavori danno una probabilità praticamente nulla che 2017 U1 possa provenire dal nostro Sistema Solare.
Insomma non solo l’origine potrebbe essere molto lontana, ma di questi oggetti ne potremmo anche trovare in abbondanza. Magnifico!
Media INAF cita la notizia e mette giustamente i “link” alle due pubblicazioni ufficiali. Però, però ... la nostra giornalista Elonora Ferroni, l’autrice o traduttrice della comunicazione, ci mette del suo. Non ha paura, infatti, ad andare controcorrente e annunciare: “Questo oggetto viene da lontano, ma è probabile che abbia origini nostrane: gli esperti credono che il Sistema solare abbia espulso, al tempo della formazione dei pianeti, pezzi di roccia e ghiaccio, ovvero asteroidi e comete, che adesso stanno facendo il loro ritorno a casa”. E lo ribadisce nel testo.
Non sappiamo chi siano questi esperti (non se ne fa cenno): sicuramente non quelli “veri” di cui si riportano gli articoli. E, probabilmente, nemmeno la Ferroni che non sembra una planetologa (chiamare le comete "pezzi di ghiaccio" è molto poco scientifico...).
Un piccolo consiglio a Media INAF (non è la prima volta): perché non scegliere traduttori che capiscano meglio cosa c’è scritto in inglese? Possibilmente senza interpretazioni del tutto personali.
A parte la solita divulgazione molto mediatica e poco scientifica, su cui è meglio soprassedere, è interessante ricordare che Jewitt e colleghi hanno notato una somiglianza con le caratteristiche composizionali dei nostri troiani e non con gli oggetti transnettuniani. Asteroide, quindi, e non -probabilmente- una cometa priva di gas volatili, incapaci di uscire allo scoperto. Ulteriori studi sono, ovviamente, necessari, magari cercando di “beccare” il numero 2, 3, ecc., ecc., Ferroni permettendo.
Se poi sono io ad aver compreso male gli articoli ufficiali, chiedo umilmente scusa…
Articolo MOLTO “originale” di Media INAF QUI
La storia dell'esoasteroide continua... ne parliamo QUI