Questo articolo non vuole essere assolutamente polemico. Il suo scopo è solo quello di chiarire l’importanza di queste figure essenzialmente mitologiche che rivestono un ruolo del tutto secondario e trascurabile nell’astronomia odierna. Nessuna accusa alle costellazioni, quindi, che -oltretutto- vengono ancora usate anche dai professionisti per definire molte delle stelle che si studiano nel cielo. Solo una chiara definizione di cosa rappresentano e dei loro risvolti assolutamente privi di interesse astronomico.
Una delle mie solite riflessioni ad alta voce, probabilmente troppo soggettiva, ma che vorrei portare in discussione con tutti voi. Non sono certo novità per il Circolo; ho solo cercato di sintetizzare i concetti che mi sembravano i più importanti. Il caso vuole che questa riflessione coincida con la pubblicazione di uno dei soliti ironici e profondi racconti di Mauritius ("Un progetto ambizioso").
“Le macchine possono pensare?”. Così Alan Mathison Turing (1912-1954), una delle più brillanti menti matematiche del XX secolo (colui che dette un contributo fondamentale alla decrittazione di Enigma, il linguaggio in codice usato dai Nazisti, e consegnò alle Forze Alleate la chiave per aprire la porta della vittoria finale), apriva il suo articolo "Computing Machinery and Intelligence" del 1950. Per rispondere a questa domanda, ideò quello che sarà in seguito denominato "Test di Turing", col quale un giudice dovrebbe riuscire a distinguere un uomo da una macchina solo in base alle risposte da essi fornite a delle domande: la macchina pensante è quella che riesce ad ingannare il giudice, facendogli credere di essere l'uomo.
Chissà se Colossus, protagonista di questo racconto, avrebbe superato il test di Turing...