03/01/18

Dimmi quanto mangi e ti dirò cosa puoi fare **

Ne abbiamo già parlato molte volte: quando un buco nero galattico ha deciso di mettersi a pranzo lo fa, spesso, in modo smodato e il suo accanimento verso il cibo si può riscontrare dagli effetti collaterali. Detto in parole molto semplici: un buco nero affamato non segue le regole dell’alta società. In particolare, riversa verso lo spazio circostante getti violentissimi di particelle ad alta energia. Non fatemi dire a che cosa possono assomigliare questi potentissimi fenomeni…

In realtà sappiamo anche bene che non è certo il buco nero racchiuso dentro l’orizzonte degli eventi che scaraventa fuori materiale (non esageriamo…), ma è lo stesso materiale-cibo che, accelerando nella sua caduta verso le fauci del gigante, crea questi getti di altissima energia che si dirigono verso direzioni opposte. E’ un po’ come quando un bimbo comincia a mangiare da solo: è più quello che esce dal cucchiaio che quello che viene ingurgitato. Qualcosa del genere, condito, però, con una violenza inaudita (a volte anche i bimbi sputano proprio il cibo prima di metterselo in bocca…).

La potenza di un buco nero galattico ssi vede molto bene nell’immagine della galassia Centaurus A, uno dei più affamati vicini allaa Terr. Fonte: ESO/WFI (ottico); MPIfR/ESO/APEX/A.Weiss et al. (Submillimetrico); NASA/CXC/CfA/R.Kraft et al. (raggi X)
La potenza di un buco nero galattico si vede molto bene nell’immagine della galassia Centaurus A, uno dei più affamati vicini alla Terra. Fonte: ESO/WFI (ottico); MPIfR/ESO/APEX/A.Weiss et al. (submillimetrico); NASA/CXC/CfA/R.Kraft et al. (raggi X)

Terminiamo qui le nostre similitudini un po’ forzate (ma ormai mi conoscete…) e pensiamo a questi getti caldissimi che vanno a impattare contro ciò che circonda il buco nero. Normalmente, vi è gas piuttosto freddo che avrebbe magari intenzione di formare nuove stelle, ma questo getto così imperioso scombussola le carte in tavola e blocca le nascite. Finora si cercava una connessione tra buco nero attivo e formazione stellare. In realtà le prove c’erano, ma molto saltuarie (ne abbiamo parlato QUI e QUI).

Il motivo è abbastanza semplice: la formazione stellare è un processo decisamente lungo: fase di preparazione, di accumulo, di contrazione, di separazione, e via dicendo. Non sono cose che si fanno in un momento… Il pasto di un buco nero avviene, invece, in un periodo estremamente più corto.  Ne segue che si potrebbe benissimo assistere a una fase di stanca nella formazione stellare, anche se il buco nero sembra il gigante più tranquillo e buono dell’Universo. Insomma, non è facile osservare il momento veramente critico.

Ecco, allora, la nuova idea. Ammettiamo che i periodi di fame violenta siano brevi e sporadici… tuttavia, cari amici, chi mangia di più e con maggiore voracità lascia un bel segno su se stesso. Ne sa qualcosa la mia “pancia” anche se negli ultimi tempi ho ridotto di molto i banchetti sontuosi e ricchi. Il guaio è  già stato fatto. E così capita per i buchi neri: anche se sembrano tranquilli la loro massa indica chiaramente il loro passato. Più sono massicci e più devono aver mangiato, anche se non potevamo coglierli sul fatto nel limitato periodo in cui li abbiamo osservati.

Tuttavia, si potrebbe provare a vedere se la massa raggiunta si possa confrontare con l’evoluzione delle stelle nella sua galassia. Qui le cose si fanno più semplici (si fa per dire…). Ottenendo lo spettro di una galassia si riesce a capire di che tipo sono le stelle che la compongono: sono tutte giovani o vi è una popolazione esagerata di vecchie stelle rosse. E via dicendo. Misurando il grado evolutivo delle stelle si può capire se hanno subito frequenti “stop” nella loro prolificità. E se questi stop sono stati dovuti ai pranzi del loro signore e padrone troppo ingordo, si dovrebbe trovarlo con una “pancia”, ossia una massa, decisamente più grande di quella che corrisponde a un gigante più piccolo e meno affamato, circondato da stelle che hanno vissuto secondo regole di procreazione tranquille e continue.

Insomma, ci dovrebbe essere una relazione tra massa del buco nero galattico ed evoluzione stellare della “sua” galassia. E questa è proprio stata trovata! Rimane ancora da capire in modo accurato come i “rigurgiti” del buco nero agiscono sul gas che vorrebbe far nascere nuove stelle, ma una nuova e “semplice” strada è stata aperta.

Ricordiamo, comunque, che non sempre le cose funzionano così… a volte sono proprio i getti di un buco nero a scuotere l’apatia delle coppie stellari nel non volere avere figli (si fa per dire). Sia come sia, sicuramente, ancora una volta, la massa, ossia la quantità di materia tenuta assieme dalla gravità (e tutto quelle che ne segue) è la caratteristica dominante dell’Universo. E Einstein l’aveva capito molto bene

Articolo originale QUI

 

Sembra che il buco nero galattico nella nostra Via Lattea abbia consumato un pasto pantagruelico circa due milioni di anni fa, producendo effetti visibili ancora oggi. Ne abbiamo parlato QUI.

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