Categorie: Riflessioni
Tags: Carta Manden Crociate diritti umani Magna Charta Musulmani Sundjata Keita
Scritto da: Maurizio Bernardi
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Il difficile sentiero dei diritti umani (3): Cristiani, Crociati e Musulmani
Il terzo episodio della storia dei diritti umani
IL DIFFICILE SENTIERO DEI DIRITTI UMANI
Cristiani, Crociati e Musulmani
Pronti a riprendere il viaggio? Bene, ma prima di lasciarci alle spalle la Cina del grande imperatore Qin Shi Huang parliamone ancora per un poco. Questa notevole figura storica, al cui nome Qin o Ch'in viene attribuita addirittura l'origine del nome della nazione Cina, era ossessionato dall'idea di ottenere l'immortalità al punto di assumere delle pillole che i suoi dottori avevano confezionato allo scopo. Sfortunatamente per lui esse contenevano mercurio e lo avvelenarono provocandone la morte. Anche la migliore scienza medica del mondo qualche volta fallisce.
Qin aveva comunque un “piano B”: si era fatto costruire un imponente mausoleo in cui fu sepolto con il famoso “esercito di terracotta”, consistente in 6000 statue di soldati, a grandezza naturale, ciascuno con la propria individuale fisionomia, in assetto di guerra, chi a piedi, chi a cavallo.
Una bella consolazione.
E ora saltiamo due secoli e approdiamo alla Palestina dell'anno Zero.
In quel tempo vi regnava Erode il Grande, re dei Giudei.
Se dobbiamo dar credito a Matteo (II,1-14), Erode non aveva gran rispetto per i diritti umani, almeno per quelli dei neonati. Gli bastava un oroscopo poco favorevole per innervosirsi e ordinare una strage. Pare comunque che gli innocenti sterminati per suo ordine siano stati in realtà “solo” una trentina e che questa pratica fosse abbastanza consueta anche presso i Romani, giusto per non far torto a nessuno.1
Quella dei bambini era una vita senza valore.
Ciò che non riuscì ad Erode il Grande, uccidere Gesù Cristo, riuscì invece a suo figlio Erode Antipa, 33 anni più tardi, con la complice indifferenza di Pilato, pretore romano che se ne lavò le mani.
Mi tornano alla mente le parole del Papa che cita l'indifferenza di Caino: “A me che importa?”.
Il lavaggio delle mani non è una soluzione, cari Pilati di tutto il tempo-mondo. Come afferma il filosofo australiano Peter Singer: “Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremmo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare”.
In ogni caso negli ultimi tre dei suoi trentatrè anni, Cristo fece in tempo a incidere sulle coscienze, lasciando una traccia indelebile. Nella lettera di Paolo ai Galati (3,28) scritta una ventina di anni dopo la morte di Gesù, troviamo una conferma del progetto di superamento delle discriminazioni religiose, sociali, sessuali: “non c'è più schiavo né libero; non c'é più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.”
Non è obbligatorio essere cattolici per apprezzare questo messaggio.
Si può essere addirittura atei, oppure seguaci di altre religioni che nei loro testi sacri, i Veda induisti, il Tanàkh ebraico, il Corano islamico, non mancano di affrontare la questione dei diritti e doveri dell'uomo e delle sue responsabilità.
Ma come si evolve questo pensiero col passare del tempo? Andiamo a vedere...
Nel XIII secolo in Europa il giusnaturalismo scolastico di Tommaso d'Aquino descrive i diritti naturali come un “insieme di primi principi etici, generalissimi”. I diritti umani, in questa visione, non sono più un elenco di cose più o meno benevolmente concesse da una autorità, ma discendono direttamente dal marchio di fabbrica divino su tutto il creato. E' diritto dell'uomo rivendicare la sua libertà in quanto diritto naturale.
Nel 1215 il re d'Inghilterra Giovanni Senzaterra viene costretto dai baroni del regno a firmare la carta delle libertà, la Magna Charta Libertatum, che impone limitazioni al potere regale sui cittadini e riconosce ad essi diritti fondamentali
Curiosamente nello stesso anno il Papa, Innocenzo III, condanna la Magna Carta con una bolla pontificia e l'anno seguente, giusto prima di morire, scomunica i baroni.
Innocenzo III fu un campione del potere temporale. Si accaparrò vasti territori dell'impero, con grande opportunismo e minacce di scomunica, puntualmente messe in atto contro gli oppositori.
Fu anche promotore della quarta Crociata che ebbe come risultato il sacco di Costantinopoli da parte dei Veneziani.
La sua intolleranza verso le idee ritenute eretiche, che si stavano diffondendo nel sud della Francia, lo portò ad autorizzare spaventosi massacri. Oltre 20.000 civili, uomini, donne, bambini, vennero ferocemente trucidati in un solo giorno, il 22 luglio del 1209, a Beziers, nella Linguadoca, dai crociati inviati dal Papa.
Con la sua bolla del 1199 aveva equiparato l'eresia al delitto di lesa maestà, aprendo la via, pochi anni più tardi, all'istituzione dell'Inquisizione.
Il suo assenso nel 1210 all'Ordine Francescano e ad altri Ordini mendicanti, appare, alla luce di quanto sopra, alquanto contraddittorio, ma si può interpretare come una strategia finalizzata a controllare, attraverso tali nuovi Ordini, l'obbedienza dei ceti più umili ed insoddisfatti delle popolazioni.
Difficile riconoscere in questi eventi e comportamenti lo spirito cristiano delle origini.
Impossibile conciliare la contraddizione con il quadro teorico della filosofia scolastica.
I principi umani sono proclamati e calpestati, allo stesso tempo, dalla medesima autorità.
Ma in questi anni non succedono solo questi fatti.
Spostiamoci a sud, nell'Africa subsahariana occidentale.
L'anno è il 1222.
E' il giorno dell'incoronazione di Sundjata Keita, sovrano dell'Impero del Mali (o Manden), un impero che nel suo massimo splendore giunse a governare oltre 50 milioni di individui di svariate etnie.
Ebbene, quello stesso giorno fu solennemente proclamata e tramandata oralmente la Carta Manden: sette affermazioni rivolte ai quattro angoli del mondo. Eccole:
1 ogni vita è una vita
2 il torto richiede riparazione
3 aiutatevi reciprocamente
4 veglia sulla patria
5 combatti la servitù e la fame
6 cessino i tormenti della guerra
7 chiunque è libero di dire, di fare e di vedere
Non vi ricordano nulla? In questo caso andate a leggervi il testo delle nostre moderne (?) dichiarazioni dei diritti umani.
Sundjata Keita, musulmano, non intransigente, abolì la schiavitù. Morì a soli 38 anni.
Come diceva una vecchia canzone di Sergio Endrigo2: “l'Africa è lontana, vista dalla Luna”.
Bene, nel nostro percorso di esplorazione dei diritti umani siamo così arrivati alle soglie del 1300.
Ci risentiamo.
(Continua)
2 www.antiwarsong.org - Perché non dormi fratello?
QUI gli articoli sinora pubblicati su "Il difficile cammino dei diritti umani"