10/02/18

Sì, LA VITA ALIENA E' TUTTA UN FILM... (di Fiorentino Bevilacqua)

Cari lettori,

vista la profondità di pensiero e la competenza dimostrata in molti commenti pubblici, nonché conversazioni private, non molto tempo fa uno di voi, il nostro amico Fiorentino Bevilacqua, ha ricevuto l'invito da parte di Enzo a collaborare in modo più fattivo a rendere ancora più infinito questo nostro Teatro del Cosmo. Fiorentino è un biologo professionista e questo è il suo primo gradito contributo, non ho dubbi che ne seguiranno presto altri. CIAK... SI GIRA!!!

CIAK

 

Un amico d’infanzia, con il quale ci siamo sentiti per gli auguri di Natale, mi ha chiesto delle informazioni di carattere astronomico; precisandogli che io non sono un astronomo né, tantomeno, un astrofisico, gliele ho date per quello che potevo.

In pratica gli servivano perché, essendo egli un appassionato di cinema, abbastanza ben introdotto in quell’ambiente, ha saputo, da fonte sicura, che una certa casa cinematografica, una di quelle che vanno per la maggiore, è in cerca di un testo da cui  ricavare la trama di una sorta di colossal, magari in più episodi, sulla…VITA ALIENA. Pare anche che abbia saputo, in via ufficiosa, come, contrattualmente, debba essere fatto il testo…

Una condizione, posta dai committenti, è che non ci siano sperticati voli pindarici senza fondamento né, tantomeno, svarioni grossolani (tipo quelli visti in film in cui c’è una lavagna con su scritto, con simbolismo matematico, radical 2 uguale 27… solo perché fa bello vederlo così anche se così è sbagliato). Insomma: è richiesta, per quanto possibile, e visto l’argomento, una certa… aderenza alla realtà (…!?).

Quale possa essere questa realtà è tutto da dimostrare ma, in fondo, è comunque e soltanto un film di fantasia.

La vita aliena, comunque, la casa cinematografica dà per scontato che ci sia.

In fondo, non si allontana molto da ciò di cui siamo realmente convinti noi, sia pure con una certa dose di ragionamento.

Ma, all’autore della trama, è richiesto un sostegno razionale, di qualunque tipo esso sia, ai punti salienti del racconto che sarà, poi, sceneggiato…

Cominciamo, allora, dalla esistenza di vita aliena, ci siamo detti… (in fondo, il soggetto, lo abbiamo scritto a quattro mani).

  • Secondo J. Gould, “La vita è un fenomeno inevitabile, come il quarzo e il feldspato
  • La vita è “…un risultato perfettamente naturale tanto delle proprietà e del comportamento delle sostanze chimiche presenti nell’ambiente quanto delle condizioni prevalenti sulla Terra primitiva. In questo scenario la vita è una necessità, non un caso o un miracolo, né il frutto della panspermia”(Jim Baggott, Origini: la storia scientifica della creazione). Siccome, ci siamo detti, le sostanze chimiche sono le stesse, anche in altri mondi alieni simili alla Terra e siccome la Terra non è  certo unica… ne discende che altri mondi abitati ci devono essere. [Nello spazio esistono composti ben diversi da quelli che conosciamo, composti  che, qui sulla Terra, non troviamo e che  farebbero accapponare la pelle anche al chimico migliore qualora si cimentasse nell’impresa di  spiegarne la struttura, di immaginarne l’esistenza in questo nostro ambiente terrestre. E’ il caso, per esempio, del propynylidynium (C3H+) trovato nella nebulosa Testa di Cavallo]
  • “… La considerazione di questi … processi suggerisce che l’origine della vita possa essere stata pressoché obbligatoria nelle condizioni fisicochimiche prevalenti nel sito della sua nascita” (Christian René, visconte de Duve. Biochimico, premio Nobel per la Medicina) e siccome non v’è ragione di ritenere che siti come quello terrestre siano unici nell’universo … ne discende che la vita è una sorta di “imperativo cosmico”

Non era richiesto, ma ciò dà sostegno all’assunto della casa cinematografica che vuole fare un film sulla vita aliena la cui esistenza, essa, dà per scontata.

Ma come è organizzata questa vita aliena, fin dove possono spingersi “la stessa forza, la stessa natura” di cui parla Tito Lucrezio Caro? Sembra che egli abbia già la risposta: bisogna convenire, egli dice, che … “in altre regioni dello spazio esistono altre Terre oltre la nostra e altre razze di uomini e altre specie selvagge”.

Ecco: altre razze di …uomini; cioè di viventi fatti, dunque, più o meno come noi: arti; forse un endoscheletro; un corpo diviso in regioni; organi e funzioni importanti, necessarie per muoversi intelligentemente ed utilmente nell’ambiente che può ospitare minacce oltre che risorse, “accentrati”, concentrati  in una sola parte del corpo: quella rivolta nella direzione del moto… Sulla Terra, per questo tipo di “accentramento” comune a noi, ai lemuri, ai delfini, agli uccelli, alla biscia e alla rana, alla trota e allo squalo, alle api e alle libellule etc.,  parliamo di … cefalizzazione.

Questo ci è bastato per sentirci autorizzati a descrivere queste  “razze” umane extraterrestri come molto simili a noi…

Ma quanto simili!?

alien-brainCi vogliono due occhi per una visione stereoscopica; delle appendici, meglio se articolate, per muoversi su una superficie solida; ma anche “piani”, espansioni atte a creare portanza e spinta per chi, fra di essi, si muovesse in un mezzo fluido.

Inoltre, non si possono avere le parti del corpo destinate ad analizzare i segnali provenienti dal mondo esterno, e quelle che elaborano la risposta eventuale, diffusi più o meno uniformemente  in tutto il corpo: non funzionerebbe o funzionerebbe “male”. Per interagire fra di loro, impiegherebbero troppo tempo e, forse, così diffuse, non sarebbero neanche in grado di elaborare una risposta complessa, tanto più se chiamate a farlo in tempo utile… Avranno tutti, quindi, un qualcosa di analogo al nostro “cervello”.

Essendo, poi, grossi ed a vita attiva, non possono non avere un efficiente sistema di trasporto di materiali e gas; né possono sperare di potercela fare, a far muovere, in questo sistema di trasporto, il fluido vettore di questi materiali, senza una pompa. Avranno, quindi, anche loro un sistema di vasi (del resto lo aveva anche la cosa, scherzosamente chiamata Joe,  ospitata nella nuvola nera di Fred Hoyle), e una sorta di … cuore (saranno buoni allora!?).

Dunque, su certe cose, non ci siamo permessi  molta originalità!

Quella clausola del contratto, era chiara: aderenza a ciò che è noto e, ragionevolmente, non mutabile.

Non abbiamo voluto rischiare.

E’ stato impossibile immaginare, dunque,  un’ostrica che con la sua struttura si muovesse sulla terraferma all’inseguimento di un coniglio o svolazzasse nell’aere terso alla ricerca di nettare e polline. Così come ci è stato impossibile pensare ed immaginare (e poi mettere nel copione) una specie che fosse tanto intelligente da costruire e pilotare astronavi … ma che avesse lo stesso tipo di sistema nervoso di una medusa.

esoscheletroSe sono “grossi”, gli alieni, e vivono attivamente in un mezzo fluido o su una superficie solida, avranno bisogno di un qualcosa che funga sia da sostegno, sia da ancoraggio per organi interni, “muscoli” qualsivoglia etc. Avranno, perciò, una sorta di esoscheletro o, meglio, un endoscheletro …

Ma tutto questo fatto come, con quale elemento “portante”, con quale elemento chimico che fa da ossatura alle loro molecole complesse? La glicina, per esempio, trovata, qua e là, nelle nubi molecolari presenti nella Galassia, ha una “ossatura” di atomi di carbonio, come lo stesso propynylidynium, o l’isopropilcianuro (scoperto da ALMA nella nube molecolare gigante Sagittarius B2), l’etanolo (del quale abbiamo parlato QUI), etc etc... Si tratta di molecole, le più grosse delle quali hanno “ossature”, strutture portanti (lineari o ramificate, aperte o chiuse) fatte di atomi di carbonio… uno dei primi elementi a formarsi nelle fucine costituite dai nuclei delle stelle, anche di quelle piccole (poco massive) ma non troppo.

Quindi è stato facile immaginare queste forme aliene con una chimica basata sul carbonio.

Per la verità, in questo settore, ci siamo concessi  una libertà: abbiamo immaginato una specie con una chimica basata sul silicio. I chimici ci hanno detto, da tempo, che anche esso può dare strutture quasi come il carbonio … solo che sono poco stabili in presenza di ossigeno: ossidandosi, infatti, si trasformano in sabbia. Ma questo, nella finzione cinematografica, può essere la spiegazione di certi effetti già visti in qualche film.

Per esempio, abbiamo immaginato che una di queste “razze aliene” avesse una chimica basata sul silicio e che volesse conquistare altri pianeti (è una specie, oltretutto, abbastanza bellicosa: non ci piace, ma bisognava mettere qualcosa di simile nel copione). I pianeti da conquistare erano ricchi di risorse, ma avevano una atmosfera contenente ossigeno libero, un pericoloso veleno per i potenziali conquistatori con la chimica del silicio. Questi, abbiamo immaginato, avranno pensato di difendersi dal pericolo mettendo a punto una sorta di corazza chimico-meccanica, qualcosa di simile a quello che noi, qui, chiamiamo diamene: una sottile pellicola fatta di fogli di grafene fortemente compressi gli uni sugli altri.

Ma, abbiamo immaginato (loro sono più avanti rispetto a noi), i legami sp3 interfoglio del loro diamene (loro non lo chiamano così)  sono stabili, non si trasformano in sp2 intrafoglio appena cessa la pressione sugli strati;  per cui, il loro diamene non è metastabile: resta durissimo e compatto più del diamante, anche quando cessa la pressione che lo ha prodotto. Ciò consente alla pellicola di essere indossata aderendo, oltretutto, perfettamente al corpo dell’alieno. Questa pellicola li protegge dall’ossigeno contenuto nell’ambiente di altri pianeti e, essendo durissima, è anche una corazza resistentissima (oltreché leggera e flessibile).

diamene
Rappresentazione artistica di un proiettile fermato da una sottilissima pellicola di diamene, un nuovo materiale super resistente: si tratta di un derivato del grafene, più duro del diamante, che in futuro potrebbe essere utilizzato per costruire pellicole ultrasottili e ultraleggere adatte a proteggere il corpo umano e altri oggetti, perfino dai proiettili. Prima di tutto, però, i ricercatori terrestri dovranno riuscire a renderlo stabile, cosa che gli alieni hanno "sicuramente" già fatto, rendendo impossibile per il proiettile affondare la punta nella loro impenetrabile corazza.

Per la verità, uno dei pianeti che hanno provato a conquistare, era abitato da una specie abbastanza evoluta, sia scientificamente che tecnologicamente, tanto da maneggiare molto bene la meccanica quantistica… Questa specie, per difendersi dagli invasori al silicio (avendone catturati alcuni aveva potuto esaminarli e scoprirne punti di forza e debolezze), ha messo a punto un proiettile a … punta quantistica (e questa è una nostra invenzione, come quella della corazza di diamene). Sparato contro l’invasore al silicio, questo proietto, una vola giunto sulla corazza, attiva la testa quantistica che, per prima cosa, rompe i legami sp3 trasformandoli  in sp2; persa, così, la durezza più che diamantina della corazza, la restante parte del proiettile, e la sua energia cinetica, fanno il resto: bucano il diamene  che era, fino a quel momento, impenetrabile ai proietti e  impermeabile all’ossigeno. Questo gas, dunque, può penetrare nel corpo dell’invasore che, così, vede trasformata la struttura portante delle sue molecole a base di silicio, in SiO2 , poi a granellini: sabbia! L’invasore, dunque, incassato il colpo, si scioglie, sbriciolandosi a terra come sabbia che esce da una clessidra rotta.

Non è originale, è vero; si è visto già in qualche film; ma in questo (se verrà fatto con i nostri testi) c’è  una lettura “scientifica” della cosa.

Ma quali forme dare alle varie specie aliene che, da contratto, devono popolare il film?

Qui abbiamo pensato di attingere  al … bestiario (non vogliamo offendere nessuno nelle sue convinzioni) presentato da contattisti di vario tipo…

Ci sono (…!?) dunque, i grigi: piccoletti dalla testa grande, sono capaci di attraversare i muri; i marroncini (qualcuno li avrà pur visti da qualche parte!); quelli piuttosto grossi e con le squame verdi apparsi dalle parti di Genova alcuni decenni fa (anche qui, non abbiamo voluto irridere niente e nessuno per le sue convinzioni e per i suoi … vissuti); quelli alti ed esili apparsi nella scena madre degli incontri ravvicinati di Steven Spielberg; quelli “grandissimi mai visti sulla terra” che atterrirono Enoch, il papà di Matusalemme … e così via.

Non possono venire tutti dallo stesso pianeta, abbiamo pensato. Forse è sbagliato, ma abbiamo ritenuto che siano fra loro troppo diversi per essere figli della stessa evoluzione nello stesso pianeta (qui siamo stati un po’ antropocentrici e biologicamente geocentrici: ma, diciamo che abbiamo voluto semplificare e, al contempo, arricchire di ambientazioni varie il testo).

Pianeti diversi e, a questo punto, anche stelle diverse (… oltre ad assunti indimostrabili o finalizzati alla sola migliore resa del prodotto cinematografico!).

grigi2Se i più intelligenti fossero i piccoletti di colore grigio, dove avremmo potuto ambientare la loro nascita, la loro origine? Assumendo che debbano aver avuto più tempo per evolversi biologicamente (almeno in una prima fase … quella naturale, quella non da essi stessi controllata e pilotata), abbiamo pensato che il posto migliore fosse un pianeta che orbitasse intorno ad una nana rossa: stella dalla lunga vita, iniziata, nel nostro caso, sulla sequenza principale, 10 miliardi di anni fa. Circa un miliardo di anni dopo, sarebbe comparsa la vita che, dopo altri tre miliardi di anni, sarebbe diventata … intelligente (qualcuno potrebbe dire due miliardi; qualcun altro quattro: dipende da cosa si intende per intelligenza). Dunque, quattro miliardi di anni dopo la nascita della stella, segnata dal suo posizionamento sulla linea delle età zero della sequenza principale, su qualche suo pianeta sarebbe comparsa, nella nostra finzione, la vita dotata di intelligenza … diventata poi “superiore” dopo altri due miliardi di anni.

Trattandosi di una stella di piccola massa, deve aver avuto, abbiamo ipotizzato, anche un disco protoplanetario non proprio ricchissimo di materiale; oltretutto, abbiamo immaginato, questo si è distribuito oltre che in una serie grandissima di corpi minori, anche in ben otto pianeti relativamente grossi, tutti rocciosi.

Pianeti con poca massa, oltretutto distribuita su un discreto raggio, fa sì che, alla superficie di essi, la gravità non sia troppo forte: diciamo che essa generi una accelerazione pari a ½ g (g = accelerazione di gravità terrestre), almeno in uno di essi.

In questo debole campo gravitazionale, non c’è bisogno di strutture portanti robuste, ben calcificate e a struttura adeguata  (se facessimo la MOC ad uno dei grigi, lo ricovereremmo  d’urgenza  in un centro traumatologico-ortopedico).

Per gli evoluti grigi, genetica e biologia (la loro genetica e la loro biologia) non hanno più segreti: sono scienze concluse. Essi hanno manipolato i geni (… grigio–specifici: geni che hanno solo loro e nessun’altra specie del loro mondo) in grado di determinare uno sviluppo notevole dei centri cerebrali responsabili delle funzioni cognitive superiori. Toccando le basi giuste, eliminando questa, sostituendo quell’altra, si sono dotati di un encefalo molto grande grazie al quale (e grazie anche alle numerosissime loro generazioni di studiosi – esistono, in fondo, da quattro miliardi di anni come specie intelligente!) hanno toccato vette eccelse, per noi ancora sconosciute e perfino inimmaginabili, del sapere scientifico e delle sue applicazioni tecniche.

Oltretutto, pare anche che (nella nostra finzione, noi speriamo … cinematografica) abbiano eliminato o modificato quei nuclei ancestrali (quelli corrispondenti alla nostra amigdala, per esempio) responsabili delle emozioni! Nei nostri contatti con loro, non saremmo in grado di far intendere loro perché facciamo cose illogiche. Sarebbero, per gli strateghi della comunicazione (politica e commerciale in primis), dei soggetti difficili da manipolare. In campagna elettorale, per esempio, pretenderebbero dati su cui ragionare, non promesse verbali senza dimostrazione alcuna.

neuroniAbbiamo anche immaginato che abbiano messo a punto una sorta di comunicazione non verbale, una comunicazione “mentale”: qualcosa di molto simile (ma di gran lunga superiore e più evoluto) a quanto avviene con i neuroni specchio che, a noi terrestri, per esempio, fanno diventare empatici… Oltretutto, bravissimi come sono in meccanica quantistica (ma sono andati molto oltre) spiegano molti fenomeni vitali con le interazioni di tipo quantistico: la loro fisica della vita (ma anche quella di altre branche della realtà) è incommensurabilmente più avanti della nostra.  Quindi, la proposta, il suggerimento, l’attribuzione ai grigi di una comunicazione mentale, non ha incontrato difficoltà nell’essere accettata sia da parte del produttore che dello sceneggiatore e del regista.

Per ospitare un encefalo così grande, hanno anche dovuto ampliare ciò che avrebbe dovuto contenerlo: la scatola cranica. Ecco perché li abbiamo immaginati con un “capozzone” molto grande (d’altra parte, chi asserisce di averli visti, proprio così li descrive).

Alieni-altiQuelli esili e alti? Sempre su un pianeta di una nana rossa, li abbiamo fatti nascere: la bassa gravità (1/4 g) è responsabile della loro fragilità (che è tale qui da noi, dove g vale, “mediamente”, 9,8 m/sec2). L’altezza? E’ il frutto di una mutazione cromosomica che ha triplicato il numero dei geni che determinano l’altezza corporea  (i cromosomi li hanno pure loro: anche loro hanno molto materiale genetico nucleare che, per essere distribuito bene in due cellule figlie, durante la divisione cellulate, deve prima compattarsi).

Per quanto riportato ai punti 2 e 3, i grigi e, probabilmente, ogni altro tipo di specie aliena, sono nati più volte, nella nostra galassia e in altre galassie (e questo, anche a prescindere dall’apporto di materiale vivente veicolato da comete e asteroidi, anche di tipo interstellare). Sia pure con delle piccole differenze, dovute a variazioni minime dell’ambiente “locale” di questo o quel sistema planetario, il “tipo” strutturale-organizzativo è  sempre lo stesso, ovunque sia comparso, ovunque vi siano state le “stesse” condizioni per farlo nascere.

Ma noi abbiamo considerato una sola specie per tipo strutturale. Forse, in un rifacimento successivo, potremmo prendere in considerazione i grigi di Gliese Xy confrontarsi con quelli di Gliese Yx e, addirittura, le specie di grigi della Galassia con le specie di grigi di M31. Ma dipende tutto dalla risposta del pubblico a questa prima saga, qualora venisse realizzata con i nostri testi.

Rimane da “spiegare” l’origine di quelli a foggia di rettile che pure abbiamo inserito nel testo  e che, forse, saranno i protagonisti di un episodio dei tre che, probabilmente, costituiranno la saga sulla Vita aliena.

Sarebbe stato facile pensare che, nel loro pianeta di origine, una super Terra con gst = 3g (cosa che spiegherebbe la loro notevole stazza, la robusta corporatura, la muscolatura necessariamente massiccia e possente, l’ossatura compatta, densa, tanto che, per praticare la MOC a un Rettiliano, dovremmo potenziare o ricalibrare i nostri strumenti che, altrimenti, darebbero “risultati” fuori scala o nessun risultato) l’evoluzione rettiliana non è stata interrotta né da un asteroide impertinente  né da una mega effusione di lava e che, quindi, abbia potuto proseguire fino al raggiungimento del loro dominio intelligente sul pianeta di origine e alla diffusione della specie in altri pianeti.

Invece no: abbiamo immaginato che lì non sia andata così…

Ma come sia andata, non lo sveliamo qui:  se mai il nostro testo dovesse essere  scelto e trasformato in trama del film… lasciamo allo spettatore  la possibilità e il piacere di scoprirlo.

Buona visione, dunque.

Fiorentino Bevilacqua

10.02.2018

 

 

8 commenti

  1. Eh no, caro Fiore! Non puoi lasciarci così... vogliamo sapere il finale prima della candidatura all'Oscar!! L'idea del rettilario senza asteroidi rompiscatole mi è sempre piaciuta. Che dirti: grazie di cuore per aver allargato il Teatro anche verso il Cinema... Quando sceglierete gli attori, pensate anche a noi (come vecchio grasso e rimbambito lucertolone mi ci vedrei bene...).

  2. Fiorentino Bevilacqua

    ...Il finale!? Il finale che riguarda i Rettiliani? A parte che, se lo rivelassi, avrei problemi con la casa cinematografica (hanno vietato espressamente di anticipare il finale; è consentita solo la rivelazione di quanto basta per alimentare la curiosità ... e l'acquisto di biglietti al botteghino). A parte questo, il finale ... rettiliano, ancora lo dobbiamo scrivere. Anzi, se ci date qualche suggerimento...

    Ne sappiamo, credo, troppo poco... ogni punto di questa storia potrebbe avere una riscrittura diversa (a cominciare dalle nane rosse che, con le loro emissioni di massa coronale, il blocco  mareale per via della fascia di abitabilità troppo vicina alla stella,  etc, forse sono le candidate meno adatte ad ospitare ... la vita così come ipotizzato nel testo. Ma sono le più misconosciute, sono poco ... brillanti, in tutti i sensi... Per cui dar loro un posto quasi di primo piano, è un atto di ... giustizia, un po' alla Robin Hood.

    Forse immagineremo una tettonica più calma, nel pianeta di origine dei rettiliani ("sicuramente", se il pianeta è piccolo, anche se esso orbita intorno ad una stella di classe G9, si deve essere raffreddato prima, credo e, dunque, la migrazione delle sue placche deve essersi arrestata presto: dunque, niente "trappi", niente altipiani di lave effusive e acidificazione, etc,  dell'atmosfera...).

    Niente asteroidi ( non si parla di corda in casa dell'impiccato, recitava un vecchio proverbio del Far West, mi sembra; dire di asteroidi assassini "in casa" di chi di essi ha svelato misteri su misteri ... in fondo e perciò, amandoli come solo chi studia e conosce una cosa può fare, è troppo; scherzo! La verità, scientificamente accertata, è sempre quella, indipendentemente dagli umori e dalle emozioni che essa suscita in noi). Immaginare un urto distruttivo non piaceva neanche a noi.

    No, la cosa è andata avanti normalmente: la selezione di quelli più intelligenti, di quelli che sfruttavano meglio le risorse a disposizione, risorse che stavano diminuendo, ha eliminato quelli grossi che massacravano l'ambiente e ha favorito quelli più piccoli, quelli che preservavano meglio e risorse, non ostacolando la rigenerazione delle stesse (questa dovrebbe essere la parte della trama che riguarda l'evoluzione dei rettiliani ma, per corstesia: resti qui. Se il produttore scoprisse che lo abbiamo rivelato, potrebbe far saltare il nostro contratto...e siamo ad un passo dalla firma!!!).

    A pensarci bene (rivelo un'altra cosa e non so se il mio collega sarebbe d'accordo a farlo se lo sapesse) devono essere partiti un po' meglio, in quanto a corredo genico, i Rettiliani ancestrali: sono un po', come comportamento, come i nativi dell'America del Nord. Vivevano in armonia con l'ambiente, senza distruggerlo. Hanno avuto anche fortuna: non si è sviluppata, chissà come, sul loro stesso pianeta, una specie che, competendo con essi, fosse però dotata di maggiore aggressività e più ... stupidità!? Tanto da portarla a svilupparsi come se potesse distruggere l'ambiente e piegarlo, a proprio piacimento, ai propri interessi. Sul loro pianeta, nonostante le asronavi, gli spazioporti etc, c'è ancora molto verde, molte specie naturalmente in esso presenti  capaci, libere di evolversi senza interferenze. Hanno fatto una scelta, culturale, che sembra essere premiante. Non hanno modificato neanche troppo il loro patrimonio genetico, come invece pare abbiano fatto i piccoletti, quelli grigi...

    Pianeta che vai ...

  3. caro Fiore,

    quante idee mi fai girare in testa... Io avevo scritto un pezzo sul primo (e ultimo) velociraptor che aveva iniziato a prendere coscienza di sé...
    http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2018/02/11/racconti-vin-census-lultimo-pensiero/
    ma sarebbe interessante elaborare bene la zona di abitabilità di una nana rossa, ai bordi tra notte e giorno e cosa tutto ciò comporterebbe sulla vita quotidiana... Poi, come sempre, che dire della vita microscopica? Invece del cervello cos'ha un fotone per essere così intelligente e giocoso?

    Va bene,ti lascio in pace ... ma la faccenda è mooooolto stimolante!!!!

  4. PapalScherzone

    Ho cercato su Google "velociraptor zappalà" e guardate cosa ho scovato nella cantina del blog...

    http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2014/11/01/oltre-larcobaleno/

    :wink:

  5. Fiorentino Bevilacqua

    Zona di confine tra quella perennemente al buio e quella sempre illuminata di un pianeta in zona di abitabilità di un nana rossa: che vita potrebbe originata ed evoluta in essa?

    Potrebbe essere la traccia di un tema di ... astrobiologia dato in una scuola italiana del XXII secolo, quando ormai, sia le ricerche pioieristiche del telescopio spaziale Kepler che quelle del primo telescopio messo in orbita per studiare la luce passante attraverso l'atmosfera di pianeti in orbita intorno a piccole stelle, sarebbero viste come noi,oggi, guardiamo ai disegni della Luna e dei pianeti fatti con il perspicillo di Galileo.

    Bisognerebbe conoscere bene le caratteristiche di quella zona, i venti, le temperature, la composizione chimica delle rocce, del suolo... La quantità di energia fisica organicata, la biomassa prodotta dai produttori fotosintetici, la quantità di essa disponibile per i consumatori primari... Chissà che, forse, una non eccessiva disponibilità di energia e materiali non acceleri i processi evolutivi, abbreviando le tappe, riducendone il numero...Chissà che non si possa arrivare ad un "ominide" o ad un "rettile glorificato", ad un uccello cioè, senza passare attraverso le mandrie di dinosauri che pascolano ... su distese verdi o in rigogliose foreste che lì non possono esserci... Ma questo vorrebbe dire anche che la vita ha una qualche legge che ovunque essa compaia ..."in qual forma, in quale stato che sia, dentro covile o cuna" ... è indifferente a chi nasce il dì natale, perché il destino finale è già segnato, esattamente come, data una massa iniziale di materia in forma di idrogeno, atomico e molecolare, elio e un po' di litio, data la temperatura della nube, data la "gravità" e ciò che essa comporta, non possono che nascere stelle sia 13 miliardi di anni fa sia oggi (qualora esistesse ancora una nube con quella composizione primordiale, primigenia...ma è lo stesso in una nube arricchita dagli elementi prodotti dalla vita, e dalla morte, delle prime stelle). Il destino finale della materia che si organizza in vita sarebbe comunque già segnato, non da un demiurgo, ma da un qualcosa di "superiore" che sono le leggi fisiche, chimiche ... della materia stessa... Il quarzo e il feldspato, per dirla con Gould, sono inevitabili, ma pure la vita che è (sarebbe, per ora, allo stato delle nostre conoscenze attuali) solo un altro prodotto dell'interazione tra di essa, al suo interno, della materia già organizzata in rocce, fanghi, sabbie, limo, detriti, gas, polveri, vapori, sospensioni, soluzioni etc etc etc etc. Un altro passo dell'organizzazione, dell'evoluzione della materia: la vita; l'ultimo (!?) passo. Forse, a dirla con mistici e "visionari", non l'ultimo, ma il penultimo, quello precedente la fusione come "spirito" (!?) con ... con che? Non lo so.

     

  6. Le difficoltà aguzzano l'ingegno. La Luna, con le sue maree, una volta ben più importanti, potrebbe avere favorito e sveltito la nascita di una vita in condizioni difficili : acqua -non acqua. Anch'io penso che una situazione critica possa sveltire i processi di evoluzione, facendo sopravvivere solo il meglio del meglio. Il tempo sarebbe una variabile dipendente dalle soluzioni trovate: più in fretta, più in fretta, altrimenti non si raggiunge lo scalino superiore (salti quantici macroscopici?). Sai, a volte mi trovo a pensare al tempo e a quello proprio. Ma proprio in che senso? La vita di una gigante dura pochissimo e quella di una rossa moltissimo... ma se introduciamo una normalizzazione, potremmo dire che la durata della vita è uguale ed è lo scorrere del  tempo che varia da creatura celeste a creatura. Mi sa che scriverò un racconto di fantascienza.... :mrgreen:

  7. Fiorentino Bevilacqua

    ...se vivessi 500 milioni di anni, e se quei 500 milioni avessero per me, come per gli altri uomini miei conspecifici, la stessa durata soggettiva dei 70/80 (o più...) della vita media dei membri "occidentali" della specie, riuscirei a vedere la rotazione delle galassie a spirale, vedrei/vivrei circa due "giri" completi della Via Lattea nel corso della mia vita. Le spirali non mi apparirebbero più come delle girandole bloccate, ingessate in una posizione che, per me, nel corso della mia vita è, più o meno, almeno ad occhio nudo, sempre la stessa, ma ne coglierei il movimento di rotazione...

     

  8. Fiorentino Bevilacqua

    A proposito di intelligenza...non sono un fisico e quindi non saprei neanche immaginare per cosa possa definirsi intelligente il fotone; però, la vita ha la sua "intelligenza" nella biodiversità, nella variabilità di forme, di geni, di specie, di molecole...

    Dentro una catena di aminoacidi, ci possono essere diverse copie dello stesso aminoacido; l'acido glutammico, in questo caso. Al posto di questo, una mutazione può introdurre un altro aminoacido, la valina, per esempio.

    Solo che se, nell'uomo, viene sostituito con la valina l'acido glutammico in posizione x, il globulo rosso (si sta parlando di emoglobina, della sua catena detta … beta) diventa a falce quando c'è poco ossigeno; nei cervidi, in cui viene sostituito con la valina l'acido glutammico in posizione y, il globulo rosso si falcizza quando c'è molto ossigeno. A loro, i cervidi, pare torni utile così; a noi  nell'altro modo.

    Basta fare lo stesso scambio in posizioni diverse della stessa catena proteica, per  avere risultati diametralmente opposti ma entrambi funzionali ad esigenze diverse.

    Questa la ricchezza della vita. Complesso è bello: senza complessità, niente variabilità e, dunque, niente possibilità di adattarsi a situazioni diverse. Questo è il bello della vita: la sua plasticità, la sua variabilità...

    La troveremo dappertutto... :lol:

    http://pikaia.eu/globuli-rossi-a-forma-di-falce-nei-cervi-patologia-o-adattamento

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