Categorie: Buchi neri Sistemi multipli Via Lattea
Tags: binarie a raggi X buchi neri stellari buco nero galattico interazioni gravitazionali onde gravitazionali
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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I guardiani del “mostro” **
Questo articolo è stato inserito nella serie "L'Infinito Teatro dei Buchi Neri", che raccoglie in modo organico gli articoli più significativi sull'argomento, e anche nella sezione d'archivio dedicata alla materia "invisibile".
Spesso non ci si pensa nemmeno… Tuttavia, sappiamo benissimo che le stelle più massicce della nostra galassia (come di tutte le galassie) hanno vita breve e spesso si devono trasformare in buchi neri, che restano senza problemi al loro posto (fare evaporare un buco nero è ancora un’idea puramente teorica). Nei miliardi di anni di vita, quanti buchi neri si sono formati e continuano a vivere nella nostra galassia e, soprattutto, nella zona centrale, dove la materia per costruire stelle abbonda?
Noi conosciamo qualche decina di buchi neri stellari sparsi nella nostra galassia e solitamente solo perché sono accoppiati a una stella che “vampirizzano”. Siamo nel caso delle supernove di tipo Ia. Ma quanti sono i buchi neri singoli o in fase tranquilla insieme alla loro compagna? Sicuramente moltissimi, ma il fatto stesso di essere neri e pacifici li nasconde alla vista e a qualsiasi tipo di informazione. Più che “mostri” del Cosmo, sembrano gli oggetti più timidi e scontrosi, malgrado la loro massa enorme (dei metodi per individuarli abbiamo parlato QUI).
Pensiamo, allora, di avvicinarci al centro galattico (a distanza di sicurezza dal super “mostro”) e di entrare in quell’ammasso di nubi interstellari che riescono perfino a nasconderci alla vista la zona più “calda”. Tanto materiale a disposizione, alla temperatura giusta (il nostro buco nero galattico è in un periodo di quiete, oltretutto, dopo aver consumato un lauto pasto circa due milioni di anni fa e aver recentemente mancato un "aperitivo" che avrebbe dovuto offrirgli una nube di gas): le condizioni ideali per creare stelle molto grandi, vere giganti, che sanno benissimo di terminare la loro breve vita come buchi neri. Sì, ma come riuscire a vederli?
Ancora una volta dobbiamo cercare quelli accompagnati da una compagna e sperare che siano in una fase attiva di accrescimento a spese della stella “normale”. Nelle vicinanze del motore centrale la gravità di quest’ultimo potrebbe attirare lentamente buchi neri formatisi anche più lontano e aiutare nuovi accoppiamenti tra buchi neri singoli e stelle di piccola massa. Insomma, sarebbe una zona abbastanza ricca di coppie, una specie di discoteca dove i buchi neri vanno a cercare una compagnia femminile (o anche il viceversa… i corpi celesti, si sa, non si fanno mancare niente, neanche il... sesso!). Ottima occasione, ma questi eventi così energetici capitano molto raramente e bisognerebbe affidarsi solo alla fortuna.
La maggior parte del tempo viene passato in modo tranquillo, con emissioni di raggi X estremamente basse, ma non per questo invisibili. Utilizzando il caro vecchio Chandra, è stato possibile cercare questi segnali di bassa intensità, ma dalle caratteristiche abbastanza peculiari. In conclusione, sono saltati fuori ben 12 buchi neri accoppiati e quiescenti entro tre anni luce dal centro galattico. A questo punto è partita la statistica più raffinata e si è stabilito che dovrebbero esserci dai 300 ai 500 buchi neri accoppiati con stelle di piccola massa e un numero incredibile (almeno 10000) di “single” in cerca di compagnia. Un risultato in pieno accordo con varie ipotesi fatte a tavolino e basate sulla densità della materia e sulle caratteristiche del luogo.
In poche parole, il buco nero centrale galattico, con una massa pari a quella di 4 milioni di stelle come il Sole, è circondato da una vera flotta di guardie del corpo, decisamente più piccole, ma in numero enorme. Parlando seriamente, una zona interessantissima per studiare le interazioni tra buchi neri stellari e buco nero galattico. Inoltre dato il numero enorme di grandi masse in movimento, una zona che dovrebbe farsi sentire piuttosto bene nel nuovo tipo d’informazione acquisito da poco, quello delle onde gravitazionali.
Articolo originario QUI