Categorie: Sistemi multipli Supernove
Tags: compagna sopravvissuta idrogeno stella di neutroni supernova tipo IIb
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Come proteggersi da un’esplosione ravvicinata? **
Alla domanda del titolo risponde la compagna di una stella esplosa come supernova di tipo IIb: basta circondarsi di uno strato “gelatinoso”… rubandolo, un po’ alla volta, alla compagna.
Ricordiamo prima di tutto cosa s’intende per supernova di tipo II. E’ l’esempio più classico di esplosione stellare. Una stella di grande massa riesce a mantenere l’equilibrio continuando a fondere elementi sempre più pesanti, assumendo l’aspetto di una “cipolla” fino a che il nucleo non si trasforma in ferro.
A quel punto niente più riesce a bilanciare la gravità e la stella collassa, Fortunatamente, entra in campo la materia degenere tipica di una stella di neutroni che crea una specie di scudo nel nucleo più interno che ferma, almeno momentaneamente, la compressione. Il materiale che si sta riversando verso il centro dagli strati più esterni trova una porta di “ferro” chiusa saldamente dai neutroni e dal Principio di Pauli e rimbalza da dove è arrivato e si scaraventa all’esterno dell’ormai ex-stella genitrice, verso lo spazio, producendo un’onda d’urto mostruosa alla quale sarebbe ben difficile resistere: la supernova dà il meglio di sé.
Questo tipo di supernova mostra a volte caratteristiche un po’ strane… Il materiale che viene espulso dovrebbe essere principalmente idrogeno, la parte più esterna della stella originale e, invece, se ne riscontra molto poco. Dov’è finito? Si è pensato a lungo che la stella, ormai vicina alla sua trasformazione, abbia sbuffi molto potenti e il suo vento riesca a strappare gli strati più esterni mandandoli prematuramente verso lo spazio: un spettacolo di preparazione all’evento catastrofico finale.
Tuttavia, questo meccanismo non è assolutamente facile da spiegare quantitativamente e si è pensato che ci volesse un aiuto esterno. E chi, se non una compagna, avrebbe potuto darglielo? Pur se di dimensioni limitate, quest’ultima potrebbe favorire gravitazionalmente (e non solo) il distacco degli strati esterni e spogliare la più vecchia e massiccia compagna, magari un po’ alla volta e in condizioni favorevoli.
Sì ma qual è la vera ragione? Gli scienziati più "puri" e "seriosi" vi darebbero molte spiegazioni tecniche, ma la vera motivazione è crearsi una difesa per sopravvivere al terribile “urlo” finale della compagna collassante. La piccola compagna si creerebbe nel tempo una specie di guscio di idrogeno piuttosto denso tale da fronteggiare piuttosto bene l’onda d’urto dell’esplosione che potrebbe disintegrala letteralmente. Bellissima teoria e non certo “malvagia”. Ormai la fine della compagna è vicina e a lei poco importa espellere tutto assieme l’idrogeno. Tanto vale utilizzarlo per difendersi. Un furto non certo eseguito con una cattiva intenzione, se non quella di sopravvivere.
Che bello sarebbe essere sicuri di questa teoria… ma bisognerebbe rilevare direttamente la presenza della scaltra compagna. E la cosa non è certo facile, a distanze accettabili per assistere al fenomeno esplosivo (non difficile) e a ciò che resta quando la sua luminosità fantastica si affievolisce (problema ben più arduo).
Ed eccoci al succo dell’evento in questione. Nel 2001 esplode una supernova di tipo IIb nel posto giusto e al momento giusto. E’ un amatore a scorgere la supernova nella galassia NGC 7424 a 40 milioni di anni luce da noi (un altro amatore non ha semplicemente osservato una supernova, ma lo ha fatto nel momento preciso in cui è esplosa, ne abbiamo parlato QUI) . Abbastanza vicino per poter provare… Intanto, però bisogna aspettare che la luce scemi abbastanza. Nel 2004 si punta il telescopio Gemini dell’ESO nel punto esatto dell’esplosione, ormai molto meno visibile. Qualcosa c’è, sembra una stellina esattamente nella giusta posizione. Una prova che sarebbe molto meglio potere ripetere con maggiore certezza.
Si aspettano altri 12 anni e poi ci si affida al grande “vecchio”, Hubble. Basta puntarlo con grande esattezza e lui non perdona. Perfettamente visibile, ecco la compagna sopravvissuta, rimasta praticamente indenne. Fantastico: una prova senza se e senza ma. Un caso soltanto, ma che dà grandi speranze di poter ripetere l’esperimento su altre supernove un po’ “strane” e con poco idrogeno. Forse lo farà lo steesso Hubble (basta mirare molto bene) o, sicuramente, il suo fratello maggiore Webb.
Molti chiamano “ladra” questa stellina… ma a me sembra che sia soltanto una creatura che cerca di difendersi senza recare alcun danno alla compagna. Chissà che non sia proprio la compagna morente (si fa per dire…) a regalarle l’idrogeno o a invogliarla a fare il furto (nel cosmo niente si spreca, lo abbiamo visto anche QUI).
L’Universo è ancora pieno di misteri e noi vediamo solo la punta più “fredda” e meno sensibile di un gigantesco e sfaccettato iceberg. Chiedete ai fotoni e agli elettroni se sto veramente sparlando o facendo illazioni assurde…
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3 commenti
Non fai illazioni assurde, carissimo Enzo, l'Universo è molto più equilibrato ed "intelligente! di quanto può pensare questo essere bipede che la fa' (o vorrebbe fare , a mio parere)da padrone su questo piccolo Pianeta chiamato Terra.
Una domanda: potrebbe essere una situazione molto diffusa dunque quella delle Supernove con annessa compagna, behh effettivamente i sistemi stellari doppi sono abbastanza diffusi; ma nel caso di sistemi multipli cosa può accadere?
Diciamo che la cosa era già nota per le supenove di tipo Ia, dove una nana bianca può arrivare fino al limite dell'esplosione "succhiando" materia dalla compagna. Le supernove di tipo II possono essere singole, dato che la loro massa non ha problemi a fare tutto da sola. Il problema delle IIb risiede nel fatto che mostrano una carenza di idrogeno e, con queta visione diretta, si conferma che glielo potrebbe rubare una compagna che lo userebbe come cuscino anti urto... Ovviamente, devono essere doppie molto strette, in modo da permettere la cattura di idrogeno da parte della compagna.
Grazie Enzo