Categorie: Riflessioni Strumenti e missioni
Tags: carriera GAIA lavoro oscuro missione Gaia Ron Drimmel
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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GAIA: non è tutto oro quello che luccica *
Questo articolo è stato inserito nella sezione d'archivio dedicata alla Missione GAIA, in "Strumenti e Missioni".
Mentre la nostra Daniela ci sta descrivendo gli antefatti scientifici e storici che hanno portato a una missione straordinaria come GAIA (chissà cosa penserà Ipparco...), non si può dimenticare cosa si nasconde dietro alla preparazione di una meraviglia del genere.
Per preparare una missione come GAIA non basta la bacchetta magica. Prima bisogna vincere la concorrenza dimostrando quello che si vuol fare e soprattutto che lo si può fare (un po' come i nuovi governi...). Ciò vuol dire anni e anni di simulazioni e di valutazioni sempre più accurate degli errori. Poi bisogna pensare che tutto ciò si può ottenere in condizioni ideali e con strategie operative perfette. Alla parte scientifica si deve agganciare la parte tecnologica e il contatto tra i gruppi di esperti deve essere continuo e costruttivo. Pochi capi possono anche permettersi di andare in giro a pubblicizzare, ma una folla di ricercatori deve lavorare sodo, nei loro studi, cercando e sapendo di non potere sbagliare niente e nemmeno sperando di mettere polvere sotto al tappeto. Non parliamo, poi, della stesura degli algoritmi capaci di non impazzire all'arrivo di una moltitudine impressionante di dati. Bisogna inventarsi trucchi e scorciatoie di enorme valore, sicuramente innovativi e pronti per il futuro di altre missioni equivalenti.
E passano altri anni in cui il lavoro diventa sempre più stressante e sempre più oscuro. L'opinione pubblica e la Scienza aspetta il lancio (e guai se qualcosa non funziona) e i primi dati su cui lavorare e farsi una carriera.
E così spesso capita, ma che succede di coloro che per anni non hanno avuto l'occasione di pubblicare perché presi al 99,9% con le problematiche tecniche e strategiche di GAIA? Niente, rimangono in fondo alla lista: no pubblicazioni no carriera. Al limite qualche resoconto tecnico e qualche breve apparizione su argomenti ultra specialistici. La cosa più ovvia sarebbe saper valutare adeguatamente questo tipo di lavoro che necessita di conoscenze e di capacità fuori dal comune. Ma no, ormai la missione è partita e sta lavorando al meglio.
No, cari amici, chi l'ha preparata non è stato un operaio di una catena di montaggio di una Ferrari (con tutto il rispetto per loro), ma una pedina fondamentale di valore scientifico eccezionale. Dimenticarsene in fretta è "cosa" tipicamente italiana (ma non capita solo da noi). Nel passato si cercava di dare un "contentino" a chi aveva lavorato nell'ombra: la possibilità di poter vedere i risultati prima della comunità scientifica esterna. Insomma, guarda per primo quello che hai preparato, cerca di estrarre in fretta qualche idea da Nobel, poi apri le porte e dai i dati a tutti. Una scelta che io non ho mai condiviso appieno, sembrandomi una specie di pacca sulla spalla, seguita da "va beh... adesso torna al tuo studio e cerca di pubblicare se vuoi far carriera".
Ma per GAIA, con un gesto di mirabile democrazia, si è voluta aprire la porta subito a tutti e solo con espedienti più o meno leciti qualcuno ha potuto anticipare la visione frettolosa dei primi dati.
Conclusione: la carriera non verrà fatta da chi ha preparato GAIA, ma da chi ha aspettato (continuando a pubblicare, magari usando sempre il solito programma e cambiano i dati che, essendo imprecisi, potevano variare a piacimento) la pappa pronta. Riconoscenza? Ben poca e non certo di tipo scientifico. Anzi, devono anche stare pronti a diventare capri espiatori se qualcosa non dovesse funzionare perfettamente.
No, questa non è vera Scienza e ancora una volta l'importante è stare sempre in prima fila, anche se si sa ben poco di quello che si sta presentando ufficialmente. Se qualcosa non ha funzionato su Rosetta, state sicuri che sono già stati estratti i capri espiatori tra quelli che hanno dovuto seguire con pazienza e grande capacità delle direttive scientificamente molto traballanti.
Scusate questo sfogo, ma non potevo non riassumere in modo semplicistico l'articolo di ben altra portata e precisione, scritto su Scientific American da un simpatico e preparatissimo giovane collega dell'Osservatorio di Torino (Ronald Drimmel), che ha speso tutto il suo tempo a mettere pilastri solidi e indistruttibili per sostenere una missione di una difficoltà mai raggiunta precedentemente.
Caro Ron sei stato bravissimo e hai avuto il coraggio di uscire allo scoperto (per esperienza personale so quanto sia pericoloso, ma posso dire che a volte serve...). Altri preferiscono stare in silenzio per non rischiare che lo zero ottenuto diventi un numero negativo e sperare in qualche manovra sotterranea per riuscire a mettersi in mostra. No, tu non ne hai bisogno e lo dici chiaramente: il tuo lavoro DEVE essere valutato per quello che è stato e ne hai tutte le ragioni. Forza, Ron, posso solo applaudirti e sperare che tu riesca a rompere un muro di gomma che fa molto comodo a certi alti papaveri e ai loro portaborse...
Leggete con attenzione il suo bellissimo sfogo...
News del 23/9/2018 - Drimmel e colleghi, analizzando i dati di Gaia, scoprono un incredibile numero di stelle che si muovono all'unisono nella Via Lattea
2 commenti
Solito copione Enzo, solito problema.
Come dici tu non ci si improvvisa Governanti senza valutare esperienze, simulare cose future, esplicitare strategie operative perfette, ma vedo che i nostri Governanti ed molti altri nel Mondo nonostante lunghe esperienze non cavano un ragno dal buco anzi peggiorano l'andamento mondiale e delle persone.
Tutto quello che dici comunque non dovrebbe accadere e chi con cura, dedizione e grande preparazione si dedica , anima e cuore, a queste stupende missioni , automaticamente ne ha fatte di pubblicazioni anche se non strettamente materiali..anche più di alcuni che fanno carriera sui copia-incolla o su ricerche perse nel nulla.
Purtroppo (cosa ancora peggiore) è che quando uno ha il coraggio di scrivere e dire le cose come stanno, viene lasciato solo da chi è come lui... (salvo poi approfittare se è riuscito a cambiare qualcosa): avanti gli altri, per non rischiare di mettersi allo scoperto. Magari se stiamo bravi e zitti, qualcosa riusciamo a recuperare...
Quanti ricordi mi tornano in mente...