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Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Il razzismo… chi era costui?
La parola razzismo è forse quella più usata ai giorni nostri, dopo social media & co. Eppure, mai parola è stata meno insulsa e priva di senso. Una recente ricerca sembra stabilire la situazione della SPECIE umana, legandola a una peculiarità tipica dei nostri veri antenati, gli homo sapiens provenienti dall’Africa.
Sì, siamo tutti figli di una migrazione, avvenuta tra i 300 000 e i 60 000 anni fa. Il continente di provenienza? Sempre lo stesso: l’Africa. In quel periodo si sarebbe anche potuto parlare di razze diverse, ma sarebbe un grave errore. Il mondo era abitato da varie SPECIE di ominidi, come mostra la figura che segue.
Ognuna di loro viveva in luoghi piuttosto limitati come tipo di ambiente (foreste, deserti, zone glaciali, ecc.) e le interazioni non erano veramente importanti. Ominidi capaci di avere una loro cultura, ma decisamente limitati nella capacità di sopravvivere in ambienti diversi, come gli stessi caratteri fisici dimostrano.
Le migrazioni dall’Africa hanno però portato nel continente asiatico e in quello europeo la specie detta homo sapiens, capace di adattarsi a condizioni anche estremamente differenti. Una migrazione, quindi, che ha stabilito il dominio di una sola specie, cancellando tutte le altre.
Ebbene sì, gli africani hanno conquistato il mondo grazie alla loro superiorità di adattamento. Lo stesso colore della pelle è mutato a seconda delle condizioni ambientali. Sicuramente vi è stato qualche incrocio, ma di specie ne è rimasta solo UNA, la cui origine sembra ormai più che accertata. Una specie capace di affrontare meglio delle altre le difficoltà legate ai diversi habitat. Ma che razza e razza, c’è stata solo una vittoria di una specie sulle altre.
E se capitasse di nuovo? Non so… forse non piangerei…
Relazione sintetica QUI
Articolo originario QUI
Per fortuna nell'Universo non esiste razzismo...
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Quello che possiamo considerare lo stigma della mentalità di sinistra, è la negazione dell’importanza dell’eredità biologica dell’essere umano. Si vuole che noi stessi siamo solo il prodotto dell’ambiente, dell’apprendimento, della cultura, nell’illusione di poter costruire attraverso gli opportuni condizionamenti ambientali la società perfetta. Di passata, questo atteggiamento coincide perfettamente con quello del grande capitalismo finanziario internazionale che vuole che l’uomo sia una cera molle, malleabile a piacere, per farne semplicemente un ingranaggio del sistema consumistico. Un dato che va considerato con grande attenzione, ad esempio, è la scomunica (perché nella nostra epoca apparentemente libertaria esiste la scomunica per i dissidenti) subita postuma da Konrad Lorenz, forse l’ultimo grande scienziato della nostra epoca, accusato di razzismo (accusa che è come un coltello svizzero, buona per tutti gli usi), per aver sostenuto che “L’uomo è per natura un animale culturale”; cioè in altre parole che la contrapposizione fra natura e cultura di cui si pasce la mentalità di sinistra è un assurdo, perché è solo la sua natura, la sua base biologica che permette all’uomo di essere un produttore e fruitore di cultura, con l’implicito corollario che, non essendo la base genetica uguale in tutti gli uomini e in tutti i gruppi umani, non lo sarà nemmeno la loro capacità di farsi creatori e portatori di cultura.
2). Per disgrazia del capitalismo e dei sempre correct ,che nel loro insieme formano la galassia “democratica”, da cento anni in qua si è sviluppata la scienza genetica e dall’inizio di questo secolo e di questo millennio, la tecnica per mappare e “leggere” il DNA.
Poiché non si può negare che la base genetica esista negli esseri umani come in tutti gli altri esseri viventi, dalle balene alle querce, ai batteri, allora occorre partire dal presupposto che in tutti noi sia sostanzialmente uguale, e che quindi in definitiva non abbia alcuna importanza. Il primo a muoversi in questa direzione è stato il genetista Richard Lewontin, sostenendo che poiché è possibile trovare un qualsiasi gene di quelli che costituiscono il DNA umano un po’ dappertutto, le razze umane non esistono. Si tratta di un ragionamento palesemente fallace, che non tiene conto né della frequenza relativa in cui i geni compaiono nelle diverse popolazioni, né della correlazione fra i diversi geni, infatti, in un organismo complesso quale il nostro, quasi nessun carattere è l’espressione di un singolo gene, ma di una costellazione di essi: in pratica il “metodo” di Lewontin è quello di non vedere la foresta considerando solo un albero alla volta. Nonostante le evidenti assurdità, la trovata di Lewontin è diventata presto “l’ortodossia scientifica” ufficiale, coincidendo troppo bene con gli interessi di un potere inteso a negare ogni identità etnica, biologica e storica.
Caso strano, Richard Lewontin appartiene a un gruppo etnico-religioso che mentre predica per tutti gli altri la bontà dell’universale meticciato, per sé applica la più rigorosa endogamia e segregazione rispetto agli altri gruppi umani, lo stesso gruppo cui sono appartenuti altri celebri ciarlatani della pseudo-scienza democratica, quali Karl Marx, Sigmund Freud.Dopo Lewontin si è mosso Craig Venter, un “ricercatore indipendente” dalle qualifiche scientifiche molto dubbie, che nel 2001 ha sostenuto di aver portato a termine la decifrazione del genoma umano, di aver analizzato il DNA di centinaia di persone provenienti da ogni angolo del mondo, e di aver scoperto che le differenze genetiche fra tutti loro (e quindi fra tutti noi) sono minori di quelle che esistono all’interno di una tribù di antropoidi di una quindicina di individui strettamente imparentati. La dimostrazione “scientifica” che tutti gli uomini sono fratelli. Troppo bello (per i canoni democratici) per essere vero, e difatti non lo era. Per prima cosa, non si era trattato di una decifrazione ma di una mappatura, cioè aveva visto in quale locus di quale cromosoma si trova un determinato gene, ma senza saper quale carattere esprima, in secondo luogo, fatto più importante, ha dovuto confessare di non aver sottoposto ad analisi altro DNA che il proprio. Ovvio che somigliasse a se stesso più di un parente stretto.
3). In seguito, Venter ha dato un ulteriore colpo alla sua traballante credibilità sostenendo di aver creato la prima forma di vita interamente artificiale, e anche stavolta è stato presto sbugiardato, si trattava semplicemente di un batterio geneticamente modificato, non “vita artificiale” ma un “volgare” OGM. Sono questi personaggi, ciarlatani di bassa lega, che hanno creato il concetto dell’inesistenza delle razze umane, che la democrazia ha subito assunto e tende a imporre come dogma. Io mi scuso di questa lunga digressione nella fase introduttiva del nostro discorso, ma è importante capire lo sfondo concettuale da cui nasce “la teoria” dell’Out of Africa, dell’origine africana della nostra specie, creata appunto allo scopo di rafforzare questo dogma traballante sulla base di considerazioni che di scientifico non hanno nulla. Detto nei termini più semplici possibile, l’uomo si sarebbe evoluto nel continente africano da un ceppo di ominidi locali, e si sarebbe diffuso nel resto del pianeta alcune decine di migliaia di anni fa. Noi stessi e le popolazioni asiatiche, saremmo in sostanza dei neri “sbiancati” (o “ingialliti”), dal punto di vista genetico presenteremmo una pressoché uniformità, e tutte le differenze fra gli esseri umani sarebbero riconducibili a fattori ambientali, il clima, la dieta o che so io.
Vi dico subito che la validità di questa “teoria” a mio parere può essere esattamente quantificata, ed è ZERO. Lo storico australiano Greg Jefferys ha rilevato: “Tutto il mito dell’Out of Africa ha le sue radici nella campagna accademica ufficiale negli anni ’90 intesa a rimuovere il concetto di razza. Quando mi sono laureato, tutti passavano un sacco di tempo sui fatti dell’Out of Africa ma sono stati totalmente smentiti dalla genetica. (Le pubblicazioni) a larga diffusione la mantengono ancora”. Si tratta, ci racconta Jefferys, di un costrutto ideologico “inteso a rimuovere il concetto di razza”, costruito a prescindere dai dati scientifici e dall’evidenza, ma è il caso di osservarla più da vicino. Cominciamo con osservare una cosa di cui il grosso pubblico non è verosimilmente informato: esistono due versioni diverse dell’Out of Africa, la prima è dotata di una certa plausibilità scientifica, la seconda invece contrasta con una serie di fatti ben conosciuti, ma è quella a cui sono legate le implicazioni ideologiche che se ne sono volute trarre e per così dire, si nasconde dietro la prima per far passare queste ultime di contrabbando, approfittando del fatto che il grosso pubblico non distingue certo fra le due cose, è una classica operazione di escamotage o, se vogliamo, di gioco delle tre carte. La differenza fra l’Out of Africa I e l’Out of Africa II sembrerebbe di poco conto, invece è sostanziale, ed è proprio questo che la somiglianza terminologica serve a nascondere. La differenza fra le due teorie è che secondo la prima, l’uscita dall’Africa sarebbe avvenuta a livello di Homo erectus centinaia di migliaia di anni fa, mentre per la seconda questa uscita dal Continente Nero si sarebbe verificata qualche decina di migliaia di anni fa da parte di un Homo già sapiens.
4). Sembrerebbe una differenza di poco conto, e invece è essenziale, perché, mentre la prima non ci dice nulla sulle differenze razziali, dal momento che riguarda il predecessore della nostra specie, la seconda serve a negare l’esistenza delle razze umane, fa parte dell’armamentario ideologico del dogmatismo dell’ortodossia democratica a questo riguardo, e la mancata distinzione delle due serve precisamente a nascondere i “buchi” e le contraddizioni della seconda dietro la plausibilità della prima. Come se non bastasse, c’è un ulteriore assunto sottinteso a questo discorso, raramente esplicitato, e tuttavia essenziale perché l’Out of Africa II raggiunga il suo scopo, non scientifico ma ideologico, che non ci sia distinzione fra “africano” in senso geografico e “nero” in senso antropologico, un trucco dentro un trucco, potremmo dire, per dare a intendere un’immagine completamente falsa delle nostre origini. Al riguardo, basterebbe forse il semplice riconoscimento del fatto che l’uomo di Cro Magnon, che è considerato un po’ il prototipo dell’homo sapiens paleolitico, l’autore della raffinata cultura litica magdaleniana e delle stupende pitture murali di Altamira e Lascaux, non presenta nessuna caratteristica fisica che lo riconduca ai neri subsahariani, mentre appare invece strettamente affine al tipo caucasico.
Tuttavia, prima di andare ad esaminare quello che ha da raccontarci la genetica sulle nostre origini, sarà bene considerare un risvolto piuttosto interessante di tutta la faccenda. Secondo la versione che rappresenta l’ortodossia finta-scientifica della nostra storia, ortodossia imposta dal sistema mediatico e quello cosiddetto educativo, complici entrambi – ovviamente – del sistema di potere, la nostra specie si sarebbe formata in Africa non più di qualche decina di migliaia di anni fa, e da lì si sarebbe spinta a colonizzare tutto il pianeta, mantenendo una pressoché totale uniformità genetica. Questa è la tesi antirazzista, e notiamo subito che i concetti di razzismo e antirazzismo hanno subito uno spostamento concettuale che ne fa un esempio perfetto della neolingua descritta da George Orwell in 1984: manipolare il linguaggio per ridurre nella gente la capacità di pensare: “razzista” non è più chi afferma la superiorità di una razza sulle altre, chi semplicemente si accorge che le razze umane esistono: Vedi, o almeno non fai finta di non vedere che i cosiddetti immigrati che oggi ci invadono e che piacciono tanto alla sinistra e al clero, hanno una pelle più scura della tua, allora sei complice dei campi di sterminio. Questa concezione incontra subito una difficoltà. Circa – diciamo – centomila anni fa, il Vecchio Mondo era popolato da varie popolazioni umane che i paleoantropologi classificano variamente come pre-sapiens o sapiens arcaiche e, caso strano, le troviamo soprattutto in Europa. L’uomo di Neanderthal è l’esempio più noto, ma possiamo ricordare Swanscombe in Inghilterra, Steinheim in Germania, Petralona in Grecia, Ceprano e Monte Circeo in Italia. Che fine hanno fatto? Possiamo pensare che si siano graziosamente estinte di loro iniziativa per lasciare il posto al nuovo venuto africano? Dato che all’epoca non esistevano né marxismo né cristianesimo a rimbecillire la gente, la cosa non è certamente credibile. Certo, possiamo pensare che sia stato appunto il nuovo venuto africano a sterminarle, ma sicuramente ciò non fa fare una figura molto bella a una “teoria” creata apposta per indurci ad accettare l’immigrazione e la sostituzione etnica.
5) Per uscire dall’impasse, qualcuno ha avuto un’idea che possiamo definire brillante, addirittura geniale. Come sappiamo, l’Indonesia che si trova nel cuore della “cintura di fuoco” dell’Oceano Pacifico è la regione più vulcanica al mondo. Nel nord dell’isola di Sumatra che è la maggiore dell’arcipelago indonesiano, si trova un lago, il lago Toba, che in realtà copre una vasta caldera vulcanica. Sembra che in un’epoca stimata fra i 70 e i 50.000 anni fa, questo vulcano abbia prodotto un’eruzione di portata molto ampia, maggiore di quella del Krakatoa avvenuta nel XIX secolo, al punto che ceneri vulcaniche prodotte da questa eruzione sarebbero state trovate, ad esempio in India. Ecco la risposta! I sostenitori dell’origine africana della nostra specie hanno ipotizzato che quest’eruzione avrebbe, disseminando enormi quantità di ceneri nell’atmosfera, provocato qualcosa di simile a un inverno nucleare che avrebbe portato all’estinzione tutti i gruppi umani allora esistenti, tranne un pugno di superstiti africani da cui tutti noi discenderemmo. Peccato solo che questa ipotesi sia, più che inconsistente, ridicola. E’ mai possibile che una catastrofe planetaria porti una specie – la nostra – sull’orlo dell’estinzione senza lasciare segni visibili sul resto della flora e della fauna?
Ma non basta: come dice il proverbio, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Qualche tempo dopo la formulazione di questa brillante ipotesi del vulcano Toba, sempre in Indonesia, nell’isola di Flores sono stati ritrovati i resti di alcuni piccoli uomini denominati Homo Floresiensis o più familiarmente hobbit come i personaggi del Signore degli anelli di Tolkien. Non si tratterebbe di sapiens ma di una forma nana (nanismo insulare) di erectus, quindi di origine molto antica, e sarebbero vissuti sulla loro isola che su scala planetaria si trova a un passo dall’epicentro della presunta catastrofe globale, fino a 20.000 anni fa, quindi fino a ben dopo 30-50.000 anni dopo quest’ultima che li ha lasciati indisturbati. Nel tentativo di salvare l’ipotesi del vulcano Toba e con essa l’Out of Africa, alcuni “scienziati antirazzisti” (chiamiamoli così, sebbene mi sembra quasi un ossimoro) sono giunti a ipotizzare che non si trattasse di erectus ma di sapiens affetti da sindrome di Down. Qui sono stati decisamente varcati i limiti del ridicolo: Un’intera popolazione di Down, e perché non di ciechi o di paraplegici? Cari piccoli hobbit, per dirla con Tolkien, che costituiscono la prova se non proprio vivente, perlomeno vissuta, della falsità dell’ipotesi del vulcano Toba e hanno dato un memorabile scrollone all’Out of Africa.
Ma è senz’altro venuto il momento di esaminare cosa ha da dirci a questo riguardo la genetica. Nel 2012, due genetisti russi, Anatole A. Klyosov e Igor L. Rozhanski hanno pubblicato l’articolo Re-Examing the “Out of Africa” Theory and the Origin of Europeoids (Caucasians) in the Light of DNA Genealogy (4). I due ricercatori hanno studiato gli aplogruppi (le varianti genetiche, possiamo dire semplificando) del cromosoma Y in un campione di più di 7.500 soggetti, africani e non africani, e da questo studio non è emersa nessuna prova della derivazione dall’Africa degli aplogruppi non africani. La cosa curiosa è che oggi sembra di assistere a una sorta di rinnovata Guerra Fredda a parti invertite. Laddove i ricercatori russi non sono oggi sottoposti a pressioni ideologiche di alcun tipo e sono liberi di lasciar semplicemente parlare i fatti, gli americani sono costretti a non mettere in discussione l’Out of Africa considerata una specie di supporto “scientifico” a quell’ideologia della political correctness ritenuta indispensabile alla sopravvivenza senza troppi conflitti di una società multietnica com’è quella statunitense.
NOTA: Nell’illustrazione, ricostruzione di Homo Floresiensis, “Hobbit”. Questi piccoli ominidi rappresentano forse una delle più chiare smentite della “teoria” dell’Out of Africa.
Fabio Calabrese,Lo studioso da cui ho tratto questo testo.Aspetto di leggere la seconda parte che pubblicherà a breve.
Fabio Calabrese
Nato a Trieste il 12 novembre 1952, coniugato, due figli. Laureato in filosofia, docente di scuola superiore. Scrittore di letteratura fantastica con all'attivo numerose pubblicazioni, tra cui alcune in Gran Bretagna, Polonia, Francia. Studioso di neopaganesimo e di neoceltismo. Attivo da molti anni come opinionista politico dell'Area, ha collaborato con “Rinascita”, “Ciaoeuropa”, “Italia sociale”, “L'uomo libero”, il Centro Studi La Runa e negli ultimi anni soprattutto con “Ereticamente”, dove è una delle firme maggiormente rappresentate.
Vastissima articolata argomentazione, caro Gianni... validissima ipotesi di lavoro e di pensiero...
Commento solo l'ultima considerazione che sembra andare contro a studi abbastanza ben assodati. Tu dici:"Nell’illustrazione (che non c'è), ricostruzione di Homo Floresiensis, “Hobbit”. Questi piccoli ominidi rappresentano forse una delle più chiare smentite della “teoria” dell’Out of Africa." Mi spiace, ma non è assolutamente una smentita, anzi! Proprio nell'articolo che ho scritto (e non me lo sono certo inventato) quell'ominide è considerato un'altra specie e quindi non inficia assolutamente l'ipotesi dell'Out of Africa. Anzi, dimostra come una specie troppo locale, specializzata, sia stata assorbita o cancellata da un homo più completo e generalista...
La tua perseveranza nel voler vedere caratteri diversi nella stessa specie è del tutto estranea al discorso. Una specie unica non è certo un insieme di replicanti... ma di individui con caratteristiche unitarie e altre del tutto variabili... Così come capita negli animali... Il genere homo ha dato alla luce parecchie specie, delle quali ne è rimasta solo una, quella più adattabile a ogni clima e situazione. Punto e a capo. Da un punto di vista generale rimane il fatto che l'homo sapiens ha conquistato il mondo e l'homo sapiens proveniva dall'Africa. Tutti il resto è filosofia e non vera scienza.
Questo dimostra la mia semplice tesi: le migrazioni sono sempre avvenute e la nostra specie (non razza che è cosa inesistente) è frutto di una di queste. Se poi nascerà una nuova specie in grado di distruggere o inglobare quella presente è cosa futura che dipenderà soprattutto dagli eventi esterni di tipo catastrofico (molto più frequenti di quanto si pensi nella scala terrestre). Questa è la situazione e questo è l'Universo. Il tutto può essere riassunto nella favola che ho scritto tempo fa...
http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2017/08/14/racconti-vin-census-romanzo-della-vita/
AMO IL MIO PAESE PERCHÉ È MIO:poche parole definitive, sottili, tutt’altro che retoriche. Non si parla di patria o di nazione, solo di paese, e l’amore per esso non riguarda glorie passate, missioni storiche o destini futuri. Si avverte più un’idea misurata di possesso che l’orgoglio del padrone, mio è quello che riconosco, sta sotto i miei piedi, le pietre, le voci, le credenze, i costumi, le facce che mi somigliano.il mio paese è mio nel primo panorama visto da bambino, nella comunità che mi protegge, nelle parole che designano le cose, le persone, i sentimenti, pronunciate in una certa lingua, tra le case, i monti, i fiumi, che sono lì da sempre, gli stessi che hanno accompagnato la vita di altri come noi. Una delle prime grandi emozioni dell’infanzia di chi scrive fu la visita al cimitero, al tempo dei Morti, leggere il proprio cognome sotto fotografie invecchiate di gente tanto simile alla mamma, al papà, ai nonni. Senza saperlo, idee senza parole, cominciavamo ad amare qualcosa, semplicemente perché ci sembrava, era “nostro”, vivo, concreto attorno a noi.Ulisse, l’eroe archetipo della civiltà occidentale, astuto, indagatore del mondo, anelava un’isoletta fatta soprattutto di pietre, Itaca. Nel vasto mare che aveva imparato a conoscere, sapeva che quello scoglio, uno dei tanti del mare greco, era la meta in quanto patria, luogo dell’anima, ma anche destino del corpo fisico che voleva trovarvi riposo. Ne era simbolo il letto nuziale fabbricato con le sue stesse mani. Lì voleva tornare, certo per rivendicare i diritti di re, ma soprattutto per rivedere le persone amate, respirare l’aria natia che un poeta italiano, Umberto Saba, avrebbe definito tormentosa. Il cane Argo, il vecchio padre Laerte, il pastore Eumeo, la moglie Penelope, il figlio Telemaco erano “suoi” più del trono, e Ulisse era certo che Itaca fosse lì ad aspettarlo. Questa è la differenza: per alcuni, dotati di una sensibilità incomprensibile al tempo corrente, Itaca non c’è più. Amavamo il nostro paese perché era nostro, finché era nostro. Per mille motivi, non lo è più e ci siamo trasformati in esuli senza esserci mossi da casa...Non importerà più la tua terra sfregiata, la tua lingua messa da parte a favore di un indigeribile grugnito anglofono, chi se ne frega se il sindaco di una città ligure difende a norma di costituzione le bestemmie pronunciate da “artisti” in uno spettacolo pagato dal municipio – il titolo è Gogol Bordello – non facciamo una piega se l’esame medico urgente è tra otto mesi, nostro figlio guadagna cinquecento euro nonostante la laurea, certi stranieri stuprano le donne ma il signor presidente si scomoda solo per raccomandare accoglienza e indignarsi contro i suoi ( suoi?) concittadini.Che razzista quella signora indignata per la presenza di una folla africana, che stupidi coloro che deprecano l’indifferenza religiosa, il consumismo, la dissoluzione dei legami familiari e comunitari, l’opportunismo e il tornaconto sovrani(...)Siamo liberi, ci siamo liberati. Da stranieri stiamo proprio bene, adesso basta con questi termini antiquati. Non ci sono stranieri, né frontiere, né differenze. Itaca non è mai esistita e se c’è fa schifo, i diritti devono essere estesi, i doveri aboliti. Amo il paese dove posso fare ciò che mi pare, il resto sono chiacchiere da vecchi parrucconi. Incubo di una notte di mezza estate.
Tratto dall’ultimo articolo di Roberto Pecchioli ( molto liberamente copiaincollato) ma che è anche il dolore legittimo di molti italiani la cui patria è stata rubata,e sono giustamente di cattivo umore.
E' stato molto comodo per Ulisse accusare il solito dio di turno, ventilare sortilegi e volontà divine, mentre lui se la spassava, per anni e anni, alla faccia dei suoi marinai, tra una reggia, una maga, una puttanella africana (magari anche nera?). Ma il cuore era a Itaca... la SUA Itaca... Ma mi faccia il piacere... Per seguir virtute e conoscenza (conoscenza magari, ma virtute molta meno...). E poi, dopo due lacrime e qualche omicidio se ne è ripartito di nuovo.Una storia antica e molto moderna... Chi porta i soldi nei paradisi fiscali, chiude le fabbriche e se la gode nei paesi da cui spesso provengono gli immigrati non mi sembra più cittadino di chi lo occupa per fame vera. Noi siamo stati tra i primi ad insegnarlo agli altri...E perché non siamo restati al natio paesello anche morendo di fame e di stenti? I nostri "poveri" migranti... e quei "bastardi" che adesso vogliono invaderci...
Sì, hai ragione, basta luoghi comuni ef rasi fatte... Guardiamoci allo specchio e non chiudiamo gli occhi per lo schifo che ci facciamo.
Caro Gianni e caro Enzo, le digressioni sulla razza, le differenze, le migrazioni, il proprio e/o altrui Paese, l'Amore per qualcosa o l'odio 8che parola strana) per qualcosa di altro, sono solo piccole bassezze di un microbo che pullula su di una traballante roccia che viaggia ( ricordiamoci poi che non è per sempre ) nello sterminato Teatro del Cosmo; tutto ciò basta e avanza per concludere il discorso delle razze e co. .
Scusate non voglio criticare niente e nessuno , per carità, tengo al Circolo e tengo al grande Gianni ed al Grandissimo Enzo.
Detto quanto sopra possiamo tranquillamente disquisire della situazione attuale, della democrazia che si è ridotta sempre di più a cosiddetta democrazia , con il "dio" denaro, le guerre, la fame, i bambini che muoiono in tutto il mondo per fame, torture, guerre , mancanza di cure ecc. ; con le grandi finanziarie e i grandi finanzieri che, se va' bene, si levano qualche milione per fare beneficienza con tanto di giornali e televisioni a osannarli attorno e , se va' male (spessissimo) se ne fo... e proseguono con il loro por...sfruttamento; possiamo tranquillamente disguisire del bello di essere veramente uniti nel pieno rispetto della diversità di ciascun Paese, Gruppo, Famiglia, Singolo, dico veramente non come "motto" tanto osannato dall'Unione Europea che è solo ed esclusivamente , e purtroppo, Unione degli Interessi Economici (U.I.E?) , Unione delle Banche Europee (U,B.E. ?), Unione dell'Apparire Europeo (U.A.E.? ) e tante altre sigle si potrebbge inventare, ma mai è Unione dei Popoli Europei per la Pace Mondiale (U.P.E.P.A., suona strano ma potrebbe essere interessante).
Scusate lo sfogo e scusate forse qualche luogo comune ma mi è venuta così.
caro Mario,
hai perfettamente ragione... Noi possiamo tranquillamente disquisire sulla storia del genere homo e delle sue sottospecie fino ad arrivare alla specie odierna. Fin qui è scienza. Quando, però, qualsiasi evoluzione viene presa come alibi per sfogare gli istinti più bestiali e andar contro la corrente del Cosmo, la faccenda diventa solo spazzatura dell'odore più nefasto e insulso...
Il rispetto, l'ammirazione , l'amore per una persona dipendono essenzialmente dalla qualità della persona. Non esiste il diritto di essere rispettati o amati solo perché si è nati nello stesso borgo, all'ombra del medesimo campanile, battezzati dallo stesso prete, della stessa religione.
La mia casa è la tua casa, se ne sei degno, non semplicemente perché sei mio compaesano.
da 1600 milioni di anni siamo tutti eucarioti, ci piaccia o meno. Il resto è solo un inutile, stucchevole, esercizio intellettuale.
Caro Vincenzo,la giustizia esiste solo nell'altra vita,lo hanno detto tutti gli dei che hanno fondato religioni e arnesi vari,lo sappiamo bene noi che cominciamo ad avvertire il peso degli anni.Per dirla in chiaro la verità è la proiezione di ciò che siamo,vorremmo essere od avere...eventualmente divisa con chi la condivide almeno in parte,in un punto dello spaziotempo.In questo periodo,a mio parere,si sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi, solo temporaneamente,timidamente sanguinosa.Lo spostamento di masse umane da un posto all'altro del mondo a spese altrui,si è rivelata un'arma efficace per la realizzazione di fini abbietti,cominciati con decenni di propaganda a senso unico,occupazioni di enti internazionali,leggi truffaldine,passate per verità assolute(con tanto di castigo terreno ovvio).Ma per il futuro la pressione che si sta esercitando tra le diverse forze e dinamiche aumenterà,allora la guerra quando scoppierà violenta,non si svolgerà più solo tradizionalmente con eserciti schierati,ma soprattutto interesserà gruppi etnici e sociali e razziali.Il sangue sarà copioso,come quando il sistema immunitario di un corpo reagisce a qualcosa di estraneo,le utopie vecchie lasceranno il posto a nuovi assunti...e la verità riprenderà il suo posto al sole.Ovviamente quella del vincitore.
e cercare di fermare con mezzi tirannici ispirati alla forza del più ricco e potente scongiurerà il massacro? No, penso proprio di no...
Caro Gianni,
ho riletto il testo del filosofo Fabio Calabrese il cui succo mi sembra si possa riassumere in queste sue parole:
"...la validità di questa teoria a mio parere può essere esattamente quantificata, ed è ZERO ... Out of Africa è considerata una specie di supporto scientifico a quell’ideologia della political correctness ritenuta indispensabile alla sopravvivenza senza troppi conflitti di una società multietnica com’è quella statunitense".
Ci ho pensato e ripensato e l'unico commento che mi sorge spontaneo è... e allora?!?
Ok, ammettiamo che il filosofo Fabio Calabrese abbia ragione: le razze esistono e non siamo africani sbiancati, ma discendenti da ominidi di pura razza pincopallino... e allora?!?
Se le razze esistono, non devo sentirmi in colpa quando odio un essere umano di un'altra razza? E' questo il messaggio del filosofo Fabio Calabrese? Forse sbaglio, ma è questo il messaggio che mi arriva.
Se poi vogliamo parlare dei conflitti nella multietnica società statunitense, non mi sembra proprio che questa teoria dell'Out of Africa abbia contribuito a ridurli. Del resto, la società statunitense, razze o non razze, "qualche problemino" di conflittualità ce l'ha: negli USA ogni anno muoiono per colpi di arma da fuoco oltre 30.000 persone e la tendenza è in aumento (38.000 nel 2016, l'equivalente di quasi tredici torri gemelle in un solo anno!), che sia solo per le tensioni razziali? Ne dubito fortemente!
Ma di cosa stiamo parlando???
Non voglio certo fare la santerellina o la paladina dei diritti umani, ci mancherebbe... io per prima nutro istintivamente diffidenza e paura per il "diverso" (anche se è italiano e bivacca con i cani nel sottopasso della stazione); io per prima ho paura di quei barconi pieni di disperati e, lo confesso, la prima reazione è "oddio, è impensabile che tutti trovino una sistemazione decorosa, la maggior parte infrangerà la legge per tirare a campare e io sarò meno sicura"... poi penso anche al dramma che c'è dietro a quei barconi, ma solo dopo essermi preoccupata per me. E' la natura umana che è così, credo derivi da un ancestrale istinto di sopravvivenza.
Altra cosa è l'odio per il diverso, che sia diverso per razza, specie, colore di capelli, credo politico o religioso, per quello che mangia o quant'altro. E articoli come quello del filosofo Fabio Calabrese, a mio parere, contribuiscono solo ad alimentarlo.
Dai, Gianni, lasciamo perdere i filosofi, sento la mancanza dei tuoi vecchi commenti!
Proprio oggi è uscito su ereticamente.net il secondo articolo di Calabrese per chi volesse leggere il prosieguo,altrimenti incompleto.Vedi Daniela,un certo mondo ha stabilito che le razze non esistono e chi non la pensa come costoro è razzista,perché dobbiamo essere uguali.Amare o odiare fa parte della natura umana,ci siamo scannati per millenni tra noi,eppure eravamo solo nemici.Da quando siamo stati invasi da gente africana,automaticamente è nato il razzismo.Oggi ho letto che in Germania un Nigeriano ha ucciso la moglie o compagna tedesca,non prima di avere sgozzato il loro figlio di un anno.La stampa ufficiale ha parlato di omicidio,guardandosi bene di andare sui particolari identificativi dei soggetti.Un blogger ha pubblicato la verità e si è trovato la polizia in casa.Di questi episodi in nord Europa ne capitano di continuo,solo da noi fortunatamente li abbiamo costretti ad uscire da questa censura "etica"",esattamente come ai tempi di Galileo.Perché tutta questa paura della verità? Perché una parte minoritaria della nazione vuole decidere in base alle proprie"altissime" etiche della volontà di altri italiani,che non dimentichiamolo sono pure loro azionisti di questa nazione,qualsiasi sia la loro volontà.Gli apparati che continuano a decidere per tutti,ideologicamente e antidemocraticamente,pensano sempre alle sofferenze(presunte) segli altri,ma alla volontà di chi è sovrano di questo paese no,le sofferenze,i fastidi,i malumori nostri non valgono niente.Si enfatizzano in maniera esagerata(quì siamo in guerra), i torti veri e spesso presunti degli italiani verso questi innocenti venuti da noi soffrendo,poveri cristi,e le decine di reati e sgarbi subiti da noi ogni giorno, da costoro,che non dimentichiamo,sono stranieri e non dovrebbero essere qua da noi,vengono derubricati,rimpiccioliti,pure qualche politica da strapazzo è arrivata a dire che loro non sanno che violentare una donna da noi è proibito.La fortunatamente ex,ci pontifica che portano cultura,si,pisciare e caccare,picchiare i ferrovieri rendere il nostro mondo straniero e invivibile.Ma chi ce lo ha ordinato il dottore? Io non ho nessun dovere o senso di colpa verso nessuno,se qualcuno ne ha ne tragga proprie conseguenze,a casa mia e anche di milioni di europei,giovani maschi e anche meno giovani andavano in guerra a fare il loro dovere,altrimenti si era disertori,traditori,adesso ci vogliono fare credere che vanno protetti,in attesa che provino il machette su di noi.Detto questo,ringrazio chi,non faccio nomi!Che respirando la calura di questi giorni,ha pensato"perfidamente" di introdurre un argomento che svegliasse noi lettori dal torpore estivo.Grazie gente per la pazienza,nessuno vuole convincere nessuno,è solo uno scambio di idee eretiche,che altri possono non condividere,ma io vi ringrazio tutti ad uno ad uno per la cortesia e pazienza nel leggere queste mie riflessioni.Ormai nel democratico,disinteressato FB mi mettono spesso in castigo per idee non allineate.Buone vacanze a tutti!
Caspita, Gianni... non è da tutti riuscire a farsi mettere in castigo da chi non censura nemmeno la negazione dell'olocausto! Complimenti!!!
Qui non si tratta più della paura del diverso (scientificamente inesistente), ma della paura di dover ammettere di essere uguale. Quel povero Calabrese deve vivere ben male nelle sue fobie...quando avrà anche paura della sua immagine speculare?
Chissà se anche allora i genitori degli sposi erano "razzisti"?
https://www.sciencedaily.com/releases/2018/08/180822131002.htm
Quando leggo frasi come queste mi preoccupo davvero:
“Oggi ho letto che in Germania un Nigeriano ha ucciso la moglie o compagna tedesca, non prima di avere sgozzato il loro figlio di un anno. La stampa ufficiale ha parlato di omicidio, guardandosi bene di andare sui particolari identificativi dei soggetti”.
Che cosa vorresti dimostrare che quello è il comportamento tipico dei Nigeriani ?
Sai di fatti terribili come questi ne sono accaduti diversi anche qui, ad opera di italiani, ma nessuno si sogna di dire che tutti gli italiani sono così!
Tu sei italiano faresti mai una cosa del genere? Non penso!
Allora perché vorresti accollare la responsabilità di un simile episodio a tutti i nigeriani o a tutti gli africani ?
La responsabilità è di chi quegli omicidi li ha commessi, punto e basta, il resto è solo l’illogica applicazione del pregiudizio!
Paolo