Categorie: Nebulose Supernove
Tags: eco luminosa effetto eco esplosione Eta carinae sistema triplo
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:3
Lo “specchio” di Eta Carinae ci porta nel passato **
John Herschel l’aveva osservata nel Sud Africa. Purtroppo, i mezzi a disposizione nella metà del XIX secolo non erano certo comparabili con quelli odierni. Peccato! Stiamo parlando della celebre esplosione causata da Eta Carinae, un vero mostro che sembra sempre sul punto di fare il botto conclusivo (supernova) e invece si ferma prima pur scaraventando massa ed energia in modo straordinario.
L’ultima grande esplosione è avvenuta circa 170 anni fa, ma la nostra Eta Carinae ci ha regalato un “playback” di quell’evento in modo da farcelo studiare con la strumentazione moderna. Un nuova esplosione? No, sempre la stessa, ma “ritardata”. Dobbiamo pensare a un effetto legato alla lente gravitazionale di Einstein? No, assolutamente no. Tutto è molto più semplice e banale: è bastato uno specchio molto speciale!
In gergo si chiamano “echi luminosi” e possono essere spiegati molto semplicemente dalla riflessione, su una nebulosa, di un segnale che stava andando in direzione contraria alla nostra. Immaginiamo due fotoni che partono da Eta Carina durante l’esplosione. Una viaggia direttamente verso di noi, l’altro se ne va in direzione opposta. Tuttavia, davanti a sé si trova un nube riflettente che lo rimanda indietro, prendendo la direzione del fratello. “Fortunatamente”, tra l’andare e il tornar è passato del tempo (circa 170 anni) e la stessa (o quasi) informazione luminosa arriva dopo 170 anni qui da noi. Fantastico!
Quello che ci sta piovendo addosso da Eta Carinae è proprio questa “eco” e ci dice che la velocità del gas scaraventato nell’esplosione è qualcosa di mai osservata se non dopo una vera supernova: da 10 000 a 20 000 km/sec (teniamo conto che la massa espulsa era considerevole, ben dieci volte la massa del Sole). L’eco luminosa è straordinaria, perché permette di fare confronti tra ciò che è la situazione odierna del residuo dell’esplosione e la luce della materia lanciata al momento dell’esplosione (sempre tenendo conto che la stella dista circa 7500 anni luce e quindi il nostro OGGI si riferisce a quanto accaduto in quel momento… magari all’OGGI di Eta Carinae, essa è veramente già esplosa come supernova!). Tanto per non farci confondere facciamo un banale disegnino che sintetizzi la situazione. Forse dovremmo usare Minkowski, data la velocità in ballo, ma accontentiamoci di far viaggiare la luce.
Disegniamo le linee di Universo, parallele tra loro (l’espansione si può tranquillamente tralasciare): quella della Terra (T), quella di Eta Carinae (EC) e quella della Nube-Specchio (NB). Facciamo partire un fotone blu e uno rosso in direzioni contrarie. Essi arrivano da noi a 170 anni di distanza uno dall’altro. Ma quello rosso arriva insieme a quello verde che è partito quando ormai l’esplosione era finita ed è la situazione che consideriamo relativa al nostro oggi. Ho anche raffigurato l’esplosione finale ipotetica i cui “effetti” (probabilmente non terribili) stanno viaggiando verso di noi… Ovviamente, nella figura la scala non è conservata.
Comunque sia, lunga vita a Eta Carinae, anche se ha gli anni (o centinaia di migliaia di anni, al più) contati.
Il mistero di Eta Carinae si fa ancora più fitto. Come ha mai potuto produrre un’energia 20 volte superiore a quella di eventi simili e comparabile a quella dell’esplosione di una vera supernova? La nuova ipotesi è veramente straordinaria e molto suggestiva. Il sistema originario non era formato da due, bensì da tre stelle. La grande esplosione potrebbe collegarsi alla fusione di due delle tre stelle primigenie che hanno creato un vero mostro!
Questo è l’Universo, baby! altro che fantascienza....
Articolo originario QUI
Di seguito un bella ricostruzione artistica dell'evoluzione recente di Eta Carinae, da una supergigante blu a ciò che si vede oggi (Fonte: Gemini Observatory/AURA/NSF/Artwork by Lynette Cook).
QUI una spiegazione dettagliata di come l'effetto eco possa riuscire a rivelare la presenza di un disco di accrescimento intorno ad una protostella, oltre al suo spessore e all'ampiezza della zona vuota tra la stella e il disco stesso. QUI, invece, si ipotizza che tale effetto possa contribuire ad aumentare la luminosità di una supernova facendo vacillare alcune "certezze"...
3 commenti
Carissimo Enzo, altre occasioni di certe eco ci sono state in passato o è un fenoeno che si è rivelato ora con eta Carinae? Quando esploderà (già esplosa forse in realtà) veramente come supernova quali particolarità potrà (ha già potuto) avere la nostra Eta Carinae?
caro Mario,
le eco di questo tipo si riscontrano ogni volta che qualcosa di riflettente circonda una sorgente molto luminosa. Ad esempio un disco di accrescimento attorno ad una stella, come riportato tra i link. Ma è un effetto non facile da distinguere. Il caso di Eta Carinae è importante date le sue peculiarità eccezionali. Si parla di stelle con diametri di molte decine di volte quello del Sole e di supernove (o addirittura ipernove) di estrema potenza.
Dovesse esplodere sarebbe visibile in pieno giorno, superando nettamente Venere. Teoricamente non dovremmo avere seri problemi, ma molto dipende dall'angolazione del suo asse di rotazione: se fosse diretto verso di noi ci sarebbe un getto di raggi gamma che potrebbe avere drammatiche conseguenze anche sulla vita terrestre. Comunque, la probabilità che questo accada è molto bassa...
Incrociamo i soliti... diti...