Categorie: Racconti di Vin-Census Stelle di neutroni
Tags: contatti alieni Jocelyn Bell pulsar Racconti
Scritto da: Daniela
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I Racconti di Vin-Census: CHIAMATELE PURE PULSAR...
Questo articolo è inserito nella sezione d'archivio "La Vera Storia di..."
Non c'è stato bisogno di spulciare nell'archivio dei vecchi racconti di Vin-Census questa volta... eccone uno fresco fresco, che il Nostro ha sfornato in quattro e quattr'otto, ispirato da quel bel personaggio che è Jocelyn Bell. E' stato davvero una bella sorpresa, grazie Vin-Census, grazie di cuore!
La vera storia di Jocelyn Bell… ma non chiedetele niente… non ve lo confesserà mai!
Dopo tanto duro lavoro per sistemare le pulsazioni di quelle stelle prossime alla loro trasformazione finale e renderle adatte allo scopo di poter mettere dei chiari paletti per la sicurezza dei viaggi intergalattici, Bong poteva permettersi il viaggio della vita: andare a zonzo per la galassia, con la propria famiglia, senza alcuno scopo e alcun obiettivo.
Distendersi, guardare, osservare il meraviglioso lavoro dell’Universo a cui lui e la moglie Bang avevano, nel loro piccolo, contribuito. Vivere nel centro di una galassia, tenendo a freno il potere del motore principale e riuscire a mantenere l’ordine in quel brulichio di stelle veramente imponente, era alquanto stressante. Ma andava fatto, perché proprio da quell’ammasso era dipeso e continuava a dipendere tutto il resto della loro meravigliosa città cosmica.
Le periferie dovevano poter vivere al meglio ed essere raggiunte senza alcun problema. Le migrazioni erano la norma per gli abitanti della parte centrale della galassia e dovevano potersi svolgere senza inconvenienti e raggiungere zone perfettamente adatte a una vita pacifica e laboriosa. Era un piacere vedere nascere nuove civiltà intelligenti cresciute grazie ai loro sforzi migratori. Ma il motto cosmico era sempre lo stesso: uno per tutti e tutti per uno. Sembrava ieri che si erano scoperte le rampe di lancio ideali per trasportare con loro gli ingredienti fondamentali della vita: le esplosioni stellari davano la giusta accelerazione per potersi poi dirigere, con poche manovre, in qualsiasi luogo, anche il più lontano e lasciare i semi necessari.
Ora, finalmente, Bong, sua moglie Bang e i piccoli Bing e Beng potevano fare ciò che volevano e ammirare i loro semi germogliare, crescere e diventare splendidi fiori capaci, un giorno, di inseminare anch’essi le zone ancora più remote.
Nella periferia la vita era ovunque in una fase molto preliminare e non andava in alcun modo influenzata. Guai a intervenire per raddrizzare apparenti anomalie. Tutto doveva svolgersi naturalmente e senza forzature. Si sapeva benissimo che non tutti i semi riuscivano a concludere il loro ciclo e partecipare attivamente al grande gioco dell’Universo. Questa era una legge da accettare senza alcuna titubanza o remora.
Raggiunsero una dei luoghi più remoti inseminati nelle ultime migrazioni e si resero conto che alcuni pianeti procedevano perfettamente, mentre altri stavano subendo le solite malattie della crescita. Solo gli stessi abitanti potevano curarsi e sperare di fare il salto verso la vera vita dell’Universo.
Anche ai bambini fu data la massima libertà. Rinchiusi come erano nelle loro bolle spaziotemporali non avrebbero potuto fare danni con i loro giochi spaziali. Il più bello (e il più nuovo) era il trasmettitore di segnali a frequenza variabile. Anche se distanti anni luce i bimbi potevano scambiarsi sensazioni ed emozioni attraverso singoli segnali facilmente decodificabili. Le scoperte dell’uno venivano condivise dall’altro e viceversa. Nessun problema di interferenza con la vita che cresceva nei mondi inseminati. Erano ancora troppo indietro per poter distinguere… O, almeno, così pensava Bong…
Mentre Bong si crogiolava nel dolce far niente e Bang si beava e si abbronzava con i raggi turbolenti di una vivacissima nana rossa, Bing si era accorto di quel pianeta bianco e azzurro che aveva raggiunto un momento critico della sua esistenza. Stava cercando di superare due delle più pericolose malattie endemiche: l’arroganza e la superbia. Forse ce l’avrebbe fatta, forse no… ma Bing sapeva benissimo che non si doveva far niente per modificare la legge della Natura. Lui non pensò minimamente che i suoi segnali potessero essere captati e soprattutto che potessero essere compresi, malgrado Bang, per maggiore scrupolo, gli avesse sempre raccomandato di non rischiare.
Ma quella splendida e radiosa ragazza che maneggiava con delle strane antenne guardava troppo spesso verso di lui (o almeno nella sua direzione). Cambiò velocemente posizione in modo da rendere la faccenda più complicata, ma sembrava che ormai quell’essere così primitivo avesse puntato su di lui. Lo stava localizzando e questo era senz’altro dovuto ai suoi segnali. Doveva dirlo al papà, a costo di subire una severa punizione.
Non ebbe punizione, ovviamente, ma il problema era serio e Bong si sentiva profondamente in colpa: sarebbe stata la prima volta che avveniva una intrusione nella crescita dei semi. Vi erano varie vie di uscita, ma gli occhi di quella giovane sembravano essere pronti a tutto meno che ad accettare compromessi o falsità. Bong decise di fidarsi di lei e solo di lei, unico fiore ormai maturo per iniziare a sapere. Utilizzò il suo trasmettitore con traduttore universale incorporato e non gli ci volle molto a far accettare chi era e cosa voleva. Quella ragazza sarebbe stata già pronta per migrare nel centro della galassia e capire le più segrete meraviglie dell’Universo. Poteva già diventare una di loro. Ma lei non voleva, voleva seguire la Natura e la crescita della fioritura dei suoi simili, positiva o negativa che fosse.
Bong l’ammirava e decise di utilizzare un altro sistema, di non difficile esecuzione. Anzi, poteva anche utilizzarlo per fare divertire i bambini e insegnare loro a far qualcosa di utile già a quell’età. Concordò con la giovane la strategia che avrebbero attuato per distogliere l’attenzione di chi aveva sicuramente visto ma non certo capito. Una strategia che sarebbe diventata importantissima anche per i viaggi spaziali, creare nuovi fari pronti a scandire distanze e a indicare la strada.
Chiamò Bing e Beng e gli diede via libera: “Forza bambini, fate rivivere quelle piccole stelle che tanto hanno dato a tutti noi. Sono tristi, convinte di essere ormai inutili e invece possono fare molto di più. Fate a gara tra di voi a chi le fa girare più rapidamente e i loro campi magnetici faranno il resto”.
L’Universo conobbe nuovi personaggi, allegri e felici di tornare a essere utili; la famiglia di Bang e Bong unì l’utile al dilettevole; la ragazza dal grande sorriso mantenne il suo prezioso segreto e… voi, fiori che ancora lottano per sbocciare, chiamatele pure pulsar…
Tutti i racconti di Vin-Census sono disponibili, insieme a quelli dell'amico Mauritius, nella rubrica ad essi dedicata