Categorie: Corpi minori
Tags: condriti ordinarie deserto Atacama flusso continuo meteoriti tempo di volo
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Un museo all'aperto *
Si sa benissimo che la Terra viene investita ogni anno da un numero molto alto di meteoriti. Tuttavia, non è facile trovarle e individuarle a meno che non si trovi un luogo che le conservi quasi perfettamente come un museo all'aperto.
Ogni tanto si vedono bolidi eccezionali, tali da riuscire a portare fino al suolo materiale del piccolo corpo celeste che è entrato e si è disintegrato nell'atmosfera. Un caso molto raro, però... Normalmente, le meteoriti cadono e nessuno se ne accorge. E non è nemmeno molto facile riconoscerle in mezzo ai sassi del terreno, soprattutto se la zona è sfruttata dall'uomo per motivi urbanistici e agricoli.
Se si vogliono trovare molte meteoriti (normalmente di colore scuro) l'ideale sembra quello di andare a cercarle nell'Antartide. Non è difficile vederle, essendo le uniche "pietre" scure su una enorme e continua distesa bianca. In modo analogo si può anche andare nei deserti sabbiosi, dove, nuovamente, i sassi anomali risaltano abbastanza bene.
Tuttavia, il vero interesse sarebbe quello di capire con che frequenza cadono le meteoriti e se in tempi diversi sono più probabili quelle di un certo tipo oppure no. Questo risultato era estremamente difficile da ottenere, dato che sia nell'Antartide sia nei deserti, l'atmosfera e i suoi effetti giocano a nascondino e fanno sparire le meteoriti indipendentemente dalla loro età e dalla loro composizione. Stiamo parlando di effetti erosivi come il vento, la pioggia, la neve, la variazione della superficie, ecc., ecc.
In conclusione, tante belle meteoriti che si possono studiare in dettaglio, ma che sono un esempio casuale e che poco può dire sul loro flusso.
Però, però... a furia di cercare ecco che si è trovato un posto davvero speciale sul nostro pianeta: un deserto veramente "secco", il deserto di Atacama nel Cile, luogo ideale anche per le osservazioni astronomiche.
Un luogo ben conosciuto, ma che non era ancora stato considerato un posto da studiare in dettaglio per la ricerca di meteoriti. L'estrema aridità del luogo poteva permettere di recuperare meteoriti vecchie di un paio di milioni di anni contro un'età limite di mezzo milione di anni per quelle dell'Antartico.
E così è stato, soprattutto in un luogo dove la "pelle" della Terra è mutata veramente ben poco negli ultimi dieci milioni di anni: un vero museo all'aperto in cui le meteoriti sono state quasi tutte mantenute con grande cura. Ne sono state trovate ben 388 con un'età che raggiungeva anche i due milioni di anni e un gruppo di 58 in un luogo molto ristretto. Sicuramente non tutte sono state recuperate, ma il numero elevato e un po' di calcoli statistici hanno potuto appurare che in questo periodo di tempo il flusso è stato praticamente costante.
Molto importante ciò che dice un... raccoglitore: " Siamo riusciti a stabilire che in media sono cadute 222 meteoriti più pesanti di 10 g per chilometro quadrato e per milione di anni. Un flusso che appare costante, ma non come composizione, pur rappresentando tutte esempi di condriti ordinarie. Ciò potrebbe permetterci di capire il tempo di "volo" di diversi gruppi e di capire un po' alla volta la loro origine".
Un inizio di ricerca che ha un'importanza fondamentale, dato che riuscirebbe a legare la composizione con il luogo di origine delle meteoriti. Sappiamo, infatti, che le condriti ordinarie (come tutte le meteoriti) modificano la loro composizione a seconda del tempo in cui sono state esposte alle radiazioni solari e alla polvere interplanetaria. Ricordiamoci il caso fortunato, ma spettacolare, di Vesta e delle eucriti... Se poi pensiamo che la distruzione di un asteroide comporta la creazione di una famiglia i cui frammenti finiscono in parte e in tempi abbastanza brevi sui pianeti interni, ricostruire il viaggio di quei sassi alieni diventa veramente un'occasione unica e affascinante (su tempi scala più lunghi si potrebbero trovare i segni delle grandi "piogge" asteroidali, come ipotizzato su un mio vecchio articolo recensito da Nature (QUI).
Speriamo che i musei all'aperto di questo tipo continuino a essere scoperti e che i fenomeni di erosione siano stati ancora più clementi.
Articolo originale QUI
A proposito di musei naturali, QUI la sonda Juno ce ne mostra uno molto particolare...