Categorie: Sistemi extrasolari
Tags: atmosfere planetarie esopianeti occultazioni ripetizione delle osservazioni
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:0
Non dimentichiamoci delle occultazioni **
Le occultazioni delle stelle da parte dei loro pianeti sembra essere un po' sottovalutata e si cercano metodi più o meno "arditi" e spesso dubbi per analizzare le atmosfere degli esopianeti con il solito e un po' troppo mediatico scopo di evidenziarne l'abitabilità.
Sappiamo benissimo che proprio sulle occultazioni si basava la tecnica osservativa del telescopio Kuiper per la scoperta degli esopianeti. Poca importanza è stata data, forse, a ciò che capita all’inizio e alla fine del transito vero e proprio. Per capire meglio la situazione, prendiamo un caso che sembra completamente diverso, ma che si riconduce allo stessa strategia.
Il pianeta sia, ad esempio, Urano e la stella un qualsiasi astro lontanissimo. La scomparsa della stella dietro al pianeta dura un certo periodo di tempo, legato al moto apparente ed effettivo di Urano nella sfera celeste. Poco importa che moto sia, l’importante è che la stella venga “nascosta” dal pianeta. Il pianeta, però, ha un’atmosfera e la stella che gioca a nascondino è costretta ad attraversarla sia all’inizio che alla fine dell’occultazione. Ovviamente, l’atmosfera ha una sua densità e composizione, per cui la luce della stella diminuisce rispecchiando in qualche modo le caratteristiche atmosferiche. Poi, improvvisamente, la luce della stella sparisce quando passa dietro alla parte più “spessa” del pianeta (se fosse la Terra, sarebbe il momento in cui la stella si nasconde dietro la parte “solida”). Il tutto, compresa la curva di luce, è schematizzato in Fig. 1.
Lo studio della curva di luce di una stella occultata da un pianeta ha quindi un’importanza fondamentale per capire la composizione della sua atmosfera. Oggi, abbiamo altri metodi per analizzare le atmosfere dei pianeti solari, ma ogni tanto questo tipo di osservazione è ancora molto utile per oggetti dotati di atmosfere molto tenui e variabili (vedi alcuni satelliti di Saturno e non solo, e gli stessi Plutone & Co.).
Se ormai possiamo analizzare direttamente e con grande accuratezza l’atmosfera, grazie al miglioramento dei telescopi e della tecnologia ausiliaria, è anche vero che siamo in grado di evidenziare variazioni di luminosità anche minori al millesimo di magnitudine e, spesso, anche aggiungere analisi spettroscopiche. In qualche modo, l’occultazione stellare, una volta fondamentale per studiare le atmosfere dei nostri fratelli pianeti, rimane un tipo di osservazione da non sottovalutare.
Se, poi, cambiano le distanze relative tra gli oggetti in gioco, l’importanza delle occultazioni diventa ancora più essenziale. Immaginiamo, infatti, che il pianeta con la sua atmosfera sia lontanissimo dalla Terra e vicinissimo alla stella, ossia sia un suo pianeta. La possibilità di osservare direttamente l’atmosfera di un pianeta che non si riesce a vedere diventa molto difficile. Tuttavia, se non si riesce a vedere lui, si riesce a vedere il suo effetto quando passa davanti alla stella. Innanzitutto, perché si fa scoprire e poi perché, se ha un atmosfera, questa si comporta in modo diverso durante l’intera occultazione. Nella Fig. 2 ho riportato i momenti salienti. Ho schematizzato le parti della curva di luce in cui l’atmosfera del pianeta gioca un ruolo predominante, ma ciò che capita dipende soprattutto dalla sua composizione e consistenza.
In realtà, Kepler faceva il lavoro di scoperta, ma lavorava “a casaccio” e non in tempo reale. Mi spiego: lui guardava tantissime stelle, senza sapere cosa stava succedendo, e, solo a posteriori, si andavano a cercare le cadute di luce e la possibile presenza di un pianeta. Una volta che era stato trovato, però, Kepler non poteva tornare indietro e riosservare la stella. Si cercava, e si cerca tuttora, di vedere se è possibile osservare il sistema anche da terra o con Hubble. L’ideale è seguire il transito da terra, perché è possibile seguire molte volte il fenomeno e, come ben sapete, un'osservazione ripetuta aggiunge sicuramente informazione.
Se è più che auspicabile inviare nuovi telescopi per studiare esopianeti, è altrettanto importante potere svolgere le stesse osservazioni anche da Terra e con telescopi che non siano particolarmente impegnati nello svolgere ricerche di punta, per le quali sono indispensabili. Riuscire, quindi, a osservare un transito di un esopianeta da terra è una conquista non da poco. Mentre Kepler poteva arrivare a luminosità ridicole delle stelle (e quindi anche molto lontane), lo stesso non può fare un telescopio terrestre che si ritrova davanti anche la nostra atmosfera. Per adesso, perciò, ci si deve limitare a stelle relativamente vicine, se si vogliono scorgere i transiti di pianeti piuttosto piccoli.