Categorie: Ammassi galattici Curiosità
Tags: forza di Coriolis forza di marea Rotazione galassia vino
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Gira il vino, gira...
Le vacanze sono ormai giunte al termine, quindi un po' di "giramento" è più che normale... sperando di fare cosa utile e gradita, abbiamo pensato di distrarvi con "giramenti" di altra e ben più nobile natura. Se, poi, associate alla lettura un buon vino che avrete fatto girare nel modo giusto, l'effetto anti-giramento si massimizzerà. Provare per credere!
COME FAR GIRARE IL VINO? CE LO DICE CORIOLIS!
Il vino non può e non deve essere bevuto come un’aranciata o un succo di frutta. Il vino va guardato con la luce giusta, va annusato, aspirato, sniffato adeguatamente con il naso, va sballottato, palleggiato, succhiato con la bocca, ed infine va deglutito con gli occhi chiusi, in attesa della sua ultima suggestione. Su questo siamo d’accordo tutti. Sia quelli che ne fanno una scienza pura, austera e compassata, sia quelli, come me, che ne fanno essenzialmente motivo di emozione, di piacere, di cultura. Ed allora bisogna saperlo degustare nel più modo adeguato: si deve poter estrarre tutta la ricchezza dal nettare divino, senza farci nascondere niente.
Ben vengano allora i bicchieri giusti, la temperatura più adatta, la concentrazione, il silenzio e tutto ciò che, a seconda del momento e dello spirito, può comunicare il massimo delle sensazioni. Seguite queste regole, in fondo abbastanza semplici, il nostro cervello riceverà le giuste informazioni per poter discriminare, confrontare, rallegrarsi, rattristarsi, rimpiangere, desiderare, ecc... ecc... Solo così si valuteranno veramente le qualità migliori del meraviglioso liquido e si capiranno le vere ragioni delle emozioni che abbiamo provato. Si comprenderà l’importanza del territorio, del microclima, del vitigno, dell’abilità del “maestro” di vigna, della giusta permanenza in cantina, dell’uso dei contenitori e così via.
In tutto questo contesto sensoriale ed emotivo, uno dei gesti fondamentali che ci dovrà sempre accompagnare sarà la rotazione del bicchiere. Questo semplice atto, darà il via, quasi per prodigio, al vortice impetuoso del vino che si avvolgerà a spirale e permetterà di inebriarci con tutte le sue più alte qualità o ci distruggerà con i suoi peggiori difetti. Il movimento deve essere deciso, fermo, anche violento, ma nello stesso tempo dolce, benevolo, appassionato. Ci vorrà un po’ di esercizio, ma poi i risultati saranno stupefacenti. La sintesi “bicchiere perfetto – movimento preciso – qualità innata del prodotto” sarà in grado di regalarci uno dei più grandi piaceri della nostra vita terrena. Ma è proprio così? Dipende dalle circostanze o, meglio, dalla latitudine...
Purtroppo sembra che le leggi fisiche complichino di molto le cose. Uno studio accurato dei corpi in movimento e delle forze cui sono soggetti, ha dimostrato che la triade descritta precedentemente viene notevolmente influenzata da un quarto effetto, subdolo, ma fondamentale: la forza di Coriolis. E’ questa una forza spesso sconosciuta o male interpretata, anche se sotto gli occhi di tutti. In realtà più che una vera forza è solo un effetto, dovuto al movimento di un oggetto (e quindi anche di un liquido) in un sistema rotante. L’osservatore che gira con l’intero pianeta intorno al suo asse vedrà il liquido cadere verso il basso non in maniera rettilinea ma lungo una linea curva. Ciò è dovuto al fatto che l’uomo si muove di moto circolare, mentre il liquido “cade” per effetto della sola gravitazione.
Come può influire questa maledetta forza di Coriolis sulla nostra splendida bevanda? Sembrerebbe impossibile ed invece è vero. E lo fa anche in maniera macroscopica. La prima ed inconfutabile conseguenza è che difficilmente chi abita nell’emisfero boreale (ossia a nord dell’equatore) potrà apprezzare a pieno i vini dell’Australia, del Cile e della Nuova Zelanda. Analogamente gli appassionati di queste ultime nazioni non riusciranno ad assaporare le sfumature dei nostri capolavori quali il Barolo, il Brunello, il Pinot Nero, ecc. Proprio per colpa di Coriolis ci sarà sempre una frattura, un’incomprensione difficilmente sanabile, a meno che i consumatori non bevano i prodotti nel luogo di produzione.
In altre parole, se volete capire uno Syrah australiano vi toccherà andare a Sidney. E se, invece, siete cittadino neozelandese, dovrete venire a Barbaresco per gustare uno dei più grandi vini a base nebbiolo. Ma neanche così si otterrà un risultato soddisfacente. Come mai? Torniamo allora alla forza di Coriolis per capire come tutto questo sia possibile. Ebbene (dovete credermi sulla parola, ma basterà cercare sul web o su un libro di fisica per avere la conferma), nell’emisfero nord il liquido, il vino ad esempio, scende spiraleggiando in senso ANTIORARIO, mentre nell’emisfero sud in senso ORARIO. E tutto ciò è massimo vicino ai poli per poi diminuire verso l’equatore dove non vi sarà alcuna rotazione. Avete già capito il problema? Non è difficile…
Fateci caso e vedrete che i veri grandi esperti europei ed americani gireranno sempre il vino in modo antiorario. Perché? Ma è ovvio. Per assecondare la forza di Coriolis! Al nostro movimento, infatti, si sommerà l’effetto naturale, ed il vino riuscirà a creare il mulinello perfetto per esprimersi al massimo. In Nuova Zelanda invece dovremo girare il nettare divino in senso orario per avere le perfette sensazioni. Sembrerebbe un problema facilmente risolvibile, a parte la spesa del viaggio. Purtroppo però, pure andando nell’altro emisfero, chi è abituato a vivere a nord non riuscirà mai a compiere questo movimento in modo opposto a quello profondamente radicato nella propria tradizione: la rotazione riuscirà scomposta e scoordinata (è una reazione nervosa involontaria che la medicina sa spiegare molto bene). Ma allora perché non portare la bottiglia da noi e seguire la nostra regola?
Purtroppo nemmeno questo si può fare! Tutto in natura, sia esso un minerale, un vegetale o un animale, ha acquisito nei milioni e milioni di anni di evoluzione una memoria storica, geologica e biologica del suo luogo di formazione od origine. Se qualcosa o qualcuno è abituato alla forza di Coriolis antioraria, avrà nei suoi atomi, nelle sue molecole, nel suo DNA, una predilezione per quello stato fisico. E lo stesso succederà per un vino nato a nord. La sua uva, i suoi polifenoli, i suoi antociani, i suoi lieviti, “ricorderanno” perfettamente dove sono nati e la loro struttura avrà caratteristiche antiorarie. Se portati a sud, non riusciranno mai ad esprimersi, anche se imponessimo la giusta rotazione: un vino nato in zona antioraria non potrà essere bevuto nel suo luogo di origine girando in modo orario, ma nemmeno se bevuto con movimento antiorario in una nazione oraria.
Tutto molto semplice direi… Questa è proprio la nuova frontiera dei vitigni “autoctoni”. Ed è anche per questo che essi hanno attualmente un successo incredibile, anche se compreso solo in maniera empirica e non scientifica. Ma qualora si affrontasse la problematica con la giusta umiltà culturale e con un po’ di sforzo intellettuale, la vera motivazione apparirebbe in tutta la sua evidenza.
Allora si capirebbe perché i migliori vini si fanno nelle zone temperate. Non certo per le condizioni climatiche. Nemmeno per sogno! Solo e soltanto perché la forza di Coriolis raggiunge un valore medio che si accoppia perfettamente alla forza media di un uomo medio. Un bevitore gigantesco dovrebbe bere un vino nelle zone più vicine all’equatore per trarre lo stesso piacere di un esperto di piccole dimensioni (e quindi con minore forza nel polso) che centellina il suo nettare in Finlandia. In qualche modo la memoria biologica del vino si è adattata all’uomo medio (o il viceversa, ma è lo stesso), ed ecco perché ha avuto il suo più grande sviluppo proprio nelle zone medie. Un vino della Groenlandia avrebbe avuto successo solo se gli abitanti del luogo fossero stati “mediamente” dei pigmei. Gli sfortunati dell’equatore, dovrebbero essere stati giganti (come i Watussi, che in realtà sono ampiamente riconosciuti come i migliori degustatori africani) per sperare in una coltivazione locale.
P.S. Se proprio volete degustare un buon vino peruviano e non volete attraversare mezzo mondo, non disperate! La tecnologia enologica è sempre un passo avanti e ha già la soluzione a portata di mano: si chiama ADAC (Agitatore Degustativo Anti-Coriolis) ed è un agitatore per degustazioni programmabile per qualunque parallelo. Il prototipo è già in mio possesso e, non appena il Criminal Center Bureau della NASA mi darà il permesso di commercializzarlo, aprirò il sito per la vendita online! Sconto fedeltà del 10% riservato ai lettori del più infinito (e pazzo) teatro del cosmo! Lo spot è già pronto...
Articolo pubblicato il 21/1/2017 QUI
COME NON FAR GIRARE LA TESTA? CE LO DICE LA MAREA!
Un recente studio scientifico, non ancora pubblicato, ha dimostrato che sotto certe condizioni di marea luni-solare e per certe latitudini elevate è possibile ridurre drasticamente e naturalmente i tragici effetti dell’alcol. Ancora una volta la fisica viene in aiuto del vino.
Attraverso studi eseguiti recentemente presso l’ADAE (Analcoholic Department of Applied Enology) di Fishing City (Ohio, USA), si è giunti ad un’applicazione ancora più straordinaria, che va ben oltre la tecnica di degustazione. Premetto che ho avuto il permesso di descrivere i risultati preliminari, anche se solo sommariamente e semplificandoli alquanto, poiché ho collaborato direttamente agli studi su cui vige ancora il più assoluto riserbo.
Per comprendere la rivoluzionaria scoperta, ci sarà utile descrivere brevemente un altro fenomeno fisico di estrema importanza: la marea luni-solare, proprio quella che alza di parecchi metri il livello del mare in moltissime zone costiere. Essa è legata alla forza gravitazionale e tende a “stirare” un oggetto posto nella direzione dei due astri, in quanto la parte più vicina subisce una forza maggiore di quella più lontana. Nelle condizioni giuste può addirittura frantumare il corpo che la subisce. E’ lo stesso fenomeno che su scala gigantesca ha distrutto un satellite di Saturno ed ha originato gli anelli del celebre pianeta.
Ma torniamo all’alcol, il grande nemico del degustatore e dell’appassionato di vini. Pesantissime sanzioni incombono sulla sua testa se solo supera di un’inezia il livello limite del terribile veleno ingerito con il bicchiere. Tutti sanno che l’alcol etilico ha la formula chimica CH2CH3OH e che la sua malefica molecola può essere rappresentata da una catena a forma triangolare, come riportato in Fig. 1, dove è schematizzata in fase di riposo (a bicchiere fermo). Sotto l’azione dell’effetto di Coriolis, unito alla rotazione del bicchiere, la suddetta catena viene ovviamente trascinata insieme al liquido. Tuttavia, la parte superiore della molecola subirà uno spostamento maggiore rispetto alla parte più bassa, in quanto quest’ultima sarà frenata dalla viscosità e dalla pressione del vino sovrastante. Inoltre essa è soggetta ad una gravità maggiore in quanto più vicina al suolo terrestre. Ne deriva una situazione come quella della Fig. 2, in cui la catena mostra chiaramente i segni della deformazione. Voglio ricordare che tutti gli spostamenti illustrati sono stati “volutamente” esagerati per facilitare la comprensione.
Fino a qui, però, solo uno “stiramento” laterale, che non può, per le ben note proprietà dell’elasticità molecolare, cambiare la struttura complessiva e le caratteristiche essenziali: l’alcol rimane un diabolico nemico! Tuttavia, nel nostro bicchiere, soprattutto se di forma acconcia, incombe anche la marea luni-solare. Di solito si parla solo di marea lunare, ma esiste anche quella dovuta al Sole, anche se di minore intensità. Come agisce questa forza elusiva e ambigua sulla nostra catena, già deformata in senso orizzontale? Ebbene, la parte superiore sarà attratta dalla Luna (e dal Sole) in modo più sensibile di quella inferiore.
Voi potreste esclamare: “ma come? non ho mai visto alzarsi il vino in un bicchiere!” Io vi risponderei prontamente che non avete nemmeno mai visto una molecola di alcol etilico! Così come questa è troppo piccola per vedersi ad occhio nudo, altrettanto piccolo sarà lo “stiramento” dovuto agli astri. Non è riscontrabile dai nostri limitati sensi, ma è più che sufficiente a deformare drasticamente la “catena”.
Cosa succede allora? Le conseguenze si vedono nella Fig. 3, con la molecola che si allunga anche in senso verticale. Bisogna ricordare a questo punto che il processo che ci interessa avverrà in modo corretto SOLO E SOLTANTO SE AVREMO CURA DI TENERE IL BICCHIERE IN POSIZIONE PERFETTAMENTE PERPENDICOLARE AL SUOLO. Guai a piegarlo o a degustare comodamente sdraiati in poltrona! Qualche piccolo accorgimento è obbligatorio per ottenere l’epocale risultato!
La nuova azione deformante della marea è ben diversa da quella dovuta a Coriolis. Essa, infatti, non può essere controbilanciata dalla già menzionata elasticità molecolare (la quinta forza della materia, che come è ben noto agisce soltanto orizzontalmente).
La combinazione dei due spostamenti (Coriolis + marea) porta alla ROTTURA della catena, che da triangolo si trasforma in segmenti ed infine libera completamente CH3 (Fig. 4). Ma quanto avvenuto non è stata solo una trasformazione geometrica… Ben di più. Tutti sanno che CH3 soffre generalmente di crisi di solitudine, studiate a fondo dagli specialisti psicochimici. Perde la sicurezza in sé stesso e si chiude in una neutralità e tristezza devastante. Il risultato è che il vino perde le caratteristiche bioelettriche dell’alcol originario, pur mantenendo perfettamente i parametri gustativi.
In parole povere: il gusto del vino non cambia assolutamente, ma la sua capacità psicofisica è completamente stravolta. Cambia cioè quello che viene comunemente chiamato “grado alcolico”. In condizione di alta marea si può ridurre fino ad un valore dieci volte inferiore a quello originario. In altre parole, un valore di 0.6 (mostruosamente pericoloso) può essere portato da Coriolis + marea a solo 0,06 (completamente innocuo). Purtroppo, al momento, ciò capita alle nostre latitudini solo in condizioni di massima alta marea luni-solare (Luna piena o nuova nel punto più vicino alla Terra della sua orbita, ossia al perigeo). Ciò è ovviamente dovuto al valore dell’effetto di Coriolis troppo basso. Risultati nettamente migliori e quasi perfetti si ottengono in Finlandia, Islanda, Svezia, Groenlandia o in Antartide, sud del Cile o dell’Argentina, dove l’effetto di Coriolis è ben più imponente (Fig. 5).
Tranquilli, comunque. Questo è solo il primo passo. Basterà imporre una rotazione artificiale ben più violenta (sono già in fase di sperimentazione speciali autorotatori programmabili) e amplificare tecnologicamente l’effetto della marea lunare e solare.
Cari degustatori ed appassionati, d’ora in poi: braccio fermo, rotazione decisa, un occhio al vino ed un altro alla Luna!
Ancora una volta la fisica pura ci può veramente salvare, spezzando finalmente quella nefasta catena etilica che pesa come un macigno sulle nostre serate allegre e spensierate, facendo inoltre risparmiare soldi allo Stato che non dovrà più combattere con tutti i mezzi i terribili effetti dell’alcol.
P.S. In attesa delle nuove soluzioni tecnologiche, a richiesta degli interessati (maggiorenni), potrò comunicare privatamente i giorni in cui la Luna e il Sole sono in condizioni ottimali per farli sfogare tranquillamente in bevute anche importanti! Il servizio è, ovviamente a pagamento, col solito generoso sconto del 10% per i lettori affezionati, che sale al 20% per chi abbina alla consulenza l'acquisto dell'A.D.A.C. (agitatore degustativo anti-Coriolis). Possibilità di pagamenti rateali.
Articolo pubblicato il 27/1/2017 QUI
COME RUOTARE IL BICCHIERE? CE LO INSEGNA UNA GALASSIA!
Il nostro bicchiere di vino si chiama Abell 2052. In realtà con questo nome si indica un ammasso di galassie, dominato da una gigantesca galassia centrale. E proprio di lei ci occuperemo nel nostro articolo. Il telescopio spaziale Chandra, capace di osservare gli oggetti celesti con occhiali speciali che vedono soprattutto i raggi X, ci ha inviato un’immagine di Abell 2052 che lascia annichilita la numerosa e quasi infinita categoria di assaggiatori ufficiali e ufficiosi del vino terrestre.
Cosa facciamo quando vogliamo impartire la giusta rotazione al bicchiere in cui è stato versata la delizia da assaggiare e valutare? Con grande sapienza impartiamo un movimento trasversale al bicchiere, accompagnato da un rapida torsione della mano. Un gesto quasi sacro che può fare la differenza.
Vediamo questa fondamentale azione nella Fig. 1. In alto si vedono tre posizioni successive. La prima da sinistra mostra il bicchiere ancora immobile a cui si sta per dare lo spostamento trasversale indicato dalla freccia nera. Nella seconda, a movimento impartito, il vino si sposta verso sinistra, incontra il bordo del bicchiere e torna indietro. La terza posizione ripete la stessa configurazione sul lato destro. Se lo spostamento iniziale è stato abbastanza deciso (ma non troppo) il vino continua a ballare a destra e a sinistra per un certo periodo di tempo, diminuendo sempre più il suo scorrimento laterale.
Nella parte bassa della Fig. 1, si vede il bicchiere dall’alto e la rotazione del vino che deriva, in pratica, da un movimento trasversale “fuori asse”. Vorrei sintetizzare dicendo che tutto si è svolto in modo perfetto grazie a un movimento laterale e fuori asse impartito dal degustatore e dalla presenza delle pareti del bicchiere che hanno evitato la caduta del vino e gli hanno permesso di compiere per un certo tempo il suo complicato movimento. E senza introdurre l’effetto di Coriolis e la marea: oggi parliamo seriamente.
Come si comporta il bicchiere cosmico?
Torniamo, allora, al nostro Abell 2052 e illustriamo come ha svolto la sua azione di rotazione degustativa attraverso la schematica Fig. 2. Chi è che impartisce il movimento iniziale al vino? In questo caso è una piccola galassia (B) che si avvicina pericolosamente a quella più grande che contiene il vino (A). Ah… dimenticavo: il vino galattico altri non è che il gas leggero della galassia (A). Una insignificante differenza.
La galassia più piccola (B) viene attratta dal nucleo centrale della più grande (A). Tuttavia, avvicinandosi, attrae a sé il gas leggero di (A). A causa della velocità intrinseca di (B), essa supera la (A) trascinandosi e attirando altro gas (1, 2, 3). Poi è costretta a tornare indietro, subendo la gravitazione di (A). La supera nuovamente pur spostandosi di meno (4, 5, 6). Come una specie di pendolo, la (B) compie varie volte questi transiti prima di venire completamente catturata e assorbita da (A). La (B) sparisce, ma i suoi effetti sul gas della (A) restano ben visibili.
Immaginiamo, come già accennato, che il gas di (A) sia vino. Esso subisce spostamenti laterali e rotazioni per effetto di un “colpetto” esterno (mano degustatore = galassia (B)). La gravità di (A) che limita la traiettoria di (B), causandole il movimento pendolare e quindi anche lo scuotimento del “vino”, simula perfettamente le pareti del bicchiere. Il risultato finale è praticamente lo stesso, anche se su scala ben diversa.
La Fig. 3 mostra l’immagine reale del bicchiere di vino galattico dopo aver subito la rotazione: Abell 2052 mostra chiaramente il gas che si è spostato da un lato e dall’altro, subendo notevoli rotazioni. Se non fosse per il colore azzurro, sembrerebbe proprio di vedere un bicchiere dall’alto mentre il degustatore attende il giusto momento per immergervi il naso.
Tutto ciò che ho raccontato in modo molto semplicistico è proprio quello che avviene nel Cosmo. Questa volta non scherzo. Lo giuro!
Devo, però, ammettere che il vino “agitato” dalla galassia (B) è un vino molto particolare, molto più vicino a un “vin brulé”, in quanto la sua temperatura si aggira intorno ai trenta milioni di gradi centigradi. Leggermente caldo, quindi… Tuttavia, alcuni amici alieni mi dicono che il profumo e il sapore non vengono alterati.
Se ingrandiamo l’immagine precedente (Fig. 4), vediamo che al centro del “bicchiere” galattico, si notano molto bene delle specie di vortici e delle linee curve che sono dovuti alle emissioni del gigantesco buco nero centrale, anch’essi condizionati dal moto della galassia che ha causato la rotazione. Viste “di taglio”, queste emissioni assumono a volte la forma di getti potentissimi ortogonali al piano galattico (Fig. 5). E’ come se si alzassero delle bollicine… Mi sento, perciò, di dire che nelle galassie esistono anche ottimi “spumanti”.
A quando l’uscita della prima guida dei vini galattici? Uscirà sicuramente, ma necessita di tempi lunghi. Innanzitutto perché l’intera rotazione può richiedere milioni di anni (i degustatori galattici sono molto professionali). Inoltre, il bicchiere (i limiti di azione della gravità di (A)) ha dimensioni veramente all’altezza della qualità e dell’invecchiamento del vino: almeno un milione di anni luce di diametro. Infine, per osservare questa meravigliosa degustazione galattica, abbiamo dovuto aspettare ben 480 milioni di anni. Tanto ha, infatti, impiegato la luce per raggiungerci. Forse dovremo aspettare altrettanto per i risultati…
Tuttavia, per quel poco di degustazione astronomica che conosco, mi aspetto per Abell 2052 un punteggio altissimo!
Parola di astro-enologo…
Articolo pubblicato il 8/2/2017 QUI
INFINE, DOPO TANTO "GIRAMENTO", COSA FARE COL VINO? LA PAROLA ALL'ESPERTO!
"Un poeta, credo che fosse, un giorno disse: l’intero universo è in un bicchiere di vino.
Non credo che sapremo mai che cosa intendesse lui con questo, perché i poeti non scrivono per essere capiti, ma è vero che se guardi un bicchiere di vino abbastanza da vicino, vedrai l’intero universo.
Ecco le cose della fisica: le torsioni del liquido e il riflesso nel vetro. E con la nostra immaginazione vediamo gli atomi. Evapora a seconda del vento e delle condizioni del tempo. Il vetro è un distillato di roccia terrestre e nella sua composizione sveliamo il segreto dell’età dell’universo e l’evoluzione delle stelle.
Quale strana schiera di componenti chimici ci sono nel vino? Come si sono formati? Ci sono fermenti, enzimi, sostrati e prodotti e lì, nel vino, si fonda la grande generalizzazione: tutta la vita è fermentazione. Neppure puoi scoprire la chimica del vino senza scoprire, come fece Pasteur, la causa di tante malattie.
Com’è intenso il colore del vino che proietta la sua presenza nella coscienza di colui che lo osserva. E se le nostre piccole menti, per qualche modesta convenienza dividono questo bicchiere di vino, questo universo, in diverse parti, in fisica, biologia, geologia, astronomia, psicologia eccetera, ricorda che la natura non fa questo. Per cui rimettiamo tutto assieme per non scordarci infine per cosa è fatto, lasciamo che ci regali ancora un ultimo piacere, beviamolo e scordiamoci di tutta questa storia".
(Richard Feynman “L’universo in un bicchiere di vino”)
In questo Circolo si ride e si scherza, ma (ogni tanto) ci si occupa anche di divulgazione seria... QUI trovate la spiegazione sulla forza di Coriolis (quella vera!) e QUI quella sulle forze di marea.
2 commenti
Sei fantastico carissimo Enzo , riesci con profonda fantasia a mescolare la Fisica con quel dolce nettare che è il vino e con l'ironia, il sorriso. Sei veramente grande.
E poi scopriamo pure nuovi proverbi : " mogli, vini e buoi dei paesi tuoi"
dai Mariolino... non mi fare arrossire... "basta un poco di zucchero (ironia) è la pillola va giù..."