Categorie: Arte e letteratura Riflessioni
Tags: Eugenio Carmi fiabe ironia linguaggio Poesie profondità semplicità Umberto Eco
Scritto da: Barbara
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Un Eco sconosciuto *
Torniamo al linguaggio... in particolare a un vero "maestro", famoso per un suo romanzo che ha fatto epoca, ma capace di spaziare in tutti i campi, compreso quello delle poesie e delle fiabe, a me molto care. Cosa c'entra con il blog? Beh... in qualche modo si parla anche di Marte, di cosmonauti, di alieni, di atomi, e quindi...
C’è chi lo ama, c’è chi forse lo odia e chi reputa il suo linguaggio alquanto noioso. Ma é proprio il linguaggio, caratterizzato da un continuo gioco di parole, che ha permesso ad Umberto Eco di essere considerato uno fra i più autorevoli letterati del nostro secolo. Tutti lo conosciamo come giornalista, saggista, semiotico e scrittore di romanzi fra cui “Il Nome della Rosa”, testo che sicuramente lo ha reso famoso, ma pochi conoscono Umberto Eco come narratore di fiabe per bambini e di testi definiti anche poesie pur non seguendo una vera e propria metrica.
L’umorismo e l’ironia sono i protagonisti di molti dei suoi scritti. Premetto che io lo stimo particolarmente per averlo conosciuto anche come professore, e penso che poco della sua personalità sconosciuta mi sia sfuggita. La sua più grande dote era quella di semplificare il difficile, nascondendo sempre un mezzo sorriso sotto la sua folta barba che lasciava noi studenti inchiodati ai banchi dell’aula magna.
Dopo questa breve premessa, che mi era d’obbligo, è giusto ritornare a quell’Eco sconosciuto, nella speranza che non sia più SCONOSCIUTO.
ECO POETA
Ci tengo ad elencare alcune sue poesie, perché, come affermato precedentemente, è proprio attraverso questi scritti che l’autore mette in luce alcuni aspetti della società e della vita quotidiana con grande umorismo ma anche con un linguaggio tagliente nel descrivere il cittadino tipo.
In Fenomenologia di Mike Bongiorno si trova l’uomo simbolo della società moderna, qui descritto nei suoi più piccoli dettagli e definito una sorte di Superman che ha adattato la sua veste “speciale” a quella dell’uomo comune. Mike Bongiorno rappresenta l’idolo delle masse, che, però, non provoca complessi di inferiorità, incantando la gente con il suo linguaggio mediocre, spesso privo di sintassi, ma a cui la gente fa riferimento per buttarsi nel vortice della società dei media, pronta allo spreco comprando oggetti ipertecnologici, frigoriferi con capienza massima, televisori sempre più grandi, il più delle volte a loro inutili, ma che rendono tutti uguali.
Umberto Eco afferma che: “Mike Bongiorno rappresenta un idolo che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello“. Quello che si può cogliere, a mio parere, da questo breve testo, è che Mike Bongiorno abbia creato l’uomo non pensante che può liberamente non vergognarsi di essere ignorante.
In Lettera a mio figlio, partendo proprio dai regali natalizi, Eco analizza la differenza tra i suoi giocattoli e quelli del figlio, ancora molto piccolo, per mettere in luce come sia cambiato e come continuerà a cambiare il mondo. Uno spunto per far comprendere come proprio il gioco sia un elemento fondamentale nella crescita e come possa aiutare un bimbo a sviluppare grandi capacità durante i suoi anni. Qui troviamo un Umberto Eco che non riesce a nascondere nel suo linguaggio elementi fortemente emotivi.
Visto il blog che accoglierà questo articolo non potevo fare a meno di citare una poesia , in cui Eco utilizza un linguaggio in versi per raccontare la storia dell’uomo alla scoperta dell’Universo: I tre cosmonauti. Con estrema semplicità, ma anche grande cultura, riesce a descrivere in modo semplice le imprese più complicate che hanno portato l’uomo sulla Luna. Il tutto descritto con diverse tipologie di metrica.
Nella poesia La titolazione emerge un Eco, sempre ironico, ma particolarmente profondo. Ci presenta l’immagine classica della persona di fronte all’acquisto del giornale. Sicuramente molti di noi ci si specchiano perfettamente. Quando ci si trova davanti alla scelta del giornale, si osservano i titoli, molto spesso quelli messi più in evidenza o con un inizio più attraente, o si sfoglia decisamente e rapidamente tutto il giornale già al chiosco e l’acquisto non viene neppure portato a termine così come la lettura. Sicuramente in questa poesia domina il linguaggio ironico, ma con un taglio dello stesso sarcasmo che nell’ Eco del ‘Nome della Rosa’ ha dato il meglio di sé
L’ultima che ci tengo a citare è Dove andremo a finire. Eco si rivolge al lettore e gli chiede di porsi alcune domande sulla situazione della società e di riflettere bene prima di pensare solo al progresso e alla ricchezza a tutti i costi. Come avete potuto notare, a pochi potrà sembrare possibile che il noioso Umberto Eco del “ Pendolo di Foucault “ possa trasformarsi in “giocherellone”.
Il linguaggio di Eco ha mille sfaccettature che vale la pena conoscere. Possiamo definire l’ “artista" che possiede una tale abilità di capovolgere il proprio stile una sorte di Dottor Jekyll e Mister Hyde.
A questo punto non mi resta che parlare dell’Eco scrittore di fiabe , forse la caratteristica a cui sono più legata vista la grande passione che ha accompagnato i miei studi.
ECO E LE FIABE
E' proprio intorno ai difficili anni ‘60 che Umberto Eco e il suo amico Eugenio Carmi (illustratore di fiabe ) pensano di raccontare questo periodo caratterizzato da grandi cambiamenti sociali, da problemi legati all’ uguaglianza fra gli uomini, dal disarmo delle grandi potenze e dalla forte attenzione per la Natura....Tutti argomenti che non potevano certamente passare inosservati ai due ancora giovani amici.
Si è sempre affermato che la voce dei bambini è il modo più efficace per cogliere l’attenzione degli adulti e stimolare la loro sensibilità; quale poteva essere allora il mezzo migliore per farli esprimere, se non catturando il loro interesse attraverso fiabe destinate proprio a loro?
Gli argomenti di certo non mancavano : bombe pacifiste, ribelli pronti ad abbandonare il campo di battaglia per impedire una guerra, e perché non parlare anche di astronauti inviati nello spazio che fanno pace con gli alieni ? Tutto illustrato da disegni pittoreschi.
Così nascono le tre fiabe che descrivono perfettamente, in modo ironico, gli avvenimenti di quegli anni. Ve le riassumo brevemente…
La bomba e il generale
Un generale si divertiva a collezionare le bombe in soffitta per poi farle scoppiare e provocare così una grande guerra. Gli atomi rinchiusi nelle bombe si sentivano molto tristi perché erano consci che al momento dell’esplosione si sarebbero spezzati e avrebbero provocato così una terribile catastrofe. Un giorno decisero di ribellarsi, uscendo dalle bombe e nascondendosi, così, quando il generale decise di lanciarle, essendo prive di atomi, non esplosero. La popolazione incredula prese il generale e lo costrinse a fare il portiere di notte per tutta la vita.
I tre cosmonauti
C’era la Terra e c’era Marte … ma così lontane ! Il desiderio di raggiungere il pianeta rosso era fortissimo. Prima si inviarono satelliti che facevano il giro della Terra e poi cadevano, poi razzi che dopo pochi giri sparivano perché sfuggivano all’attrazione terrestre e si perdevano nello spazio infinito. Un giorno partirono dalla terra tre razzi uno con un russo, l’altro con un cinese e l’ultimo con un americano, naturalmente in lotta fra loro. Essendo tutti e tre molto bravi raggiunsero Marte nello stesso momento. Il paesaggio su Marte era bellissimo ma anche inquietante.
Quando scese la notte i tre astronauti furono assaliti da una terribile paura, dimenticandosi in fretta le differenze di lingua e restando uniti per farsi coraggio. Poi sopraggiunse un alieno tutto verde con sei braccia e i tre amici si prepararono ad ucciderlo. Ma, immediatamente, si resero conto che quando si è lontani da casa e si ha paura non esistono differenze e così si abbracciarono; inoltre, i tre terrestri offrirono una bottiglia all’alieno che apprezzò molto anche se gli faceva girare la testa!
Gli gnomi e gli gnu
L’imperatore terrestre era voglioso di colonizzare e civilizzare sempre più terre ma, ormai, sulla Terra tutto era già stato scoperto. Decise allora di inviare un esploratore galattico alla scoperta di un nuovo pianeta da colonizzare. Ai confini della galassia raggiunse un grazioso pianeta abitato da laboriosi gnomi ambientalisti, gli “Gnu”. I gentili gnomi erano anche disposti a farsi colonizzare, ma volevano prima vedere cosa si intendeva per civiltà. Non videro altro che smog, malattie e violenza. Gli gnomi proposero allora al primo ministro di essere loro a colonizzare la Terra, ma non ricevettero altro che un secco no! Cos’altro ci si poteva aspettare?
Malgrado tutte le più buone intenzioni le fiabe non ottennero il successo aspettato. Si persero le loro tracce per più di vent’anni e solo dopo che Eco ottenne il suo enorme successo con Il Nome della Rosa, venero riproposte. Non solo piacquero ai più piccoli ma anche ai loro genitori. La gente era ormai pronta a cogliere il messaggio. Anche i disegni vennero modificati per avvicinarsi maggiormente ai gusti del pubblico, restando però sempre adatti ai bambini e mantenendo lo stile di collage tipico di Eugenio Carmi
Questa fiaba fu richiesta da Stefanel per pubblicizzare la sua marca puntando su uno stile ecologista .
Questo metodo di utilizzare un linguaggio adattabile sia ai bambini che agli adulti (rendere facile il difficile) al fine di insegnare i valori fondamentali della vita fu ripreso rapidamente in diverse nazioni . Come si è visto il linguaggio di Umberto Eco è applicabile per ogni occasione. Cosa non da poco! Riappare, anche, ancora una volta, la malleabilità del linguaggio, testi e racconti apparentemente banali acquistano un significato profondo tutto grazie all’abilità dell’autore, un vero "funambolo" a riguardo.
Eco è sicuramente un maestro del linguaggio e chi più di lui poteva darmi lo spunto per riflettere ancora su quanti modi esistono per comunicare?
Quello che spero di essere riuscita, io, a comunicare è che non bisogna mai soffermarsi sulle apparenze e mai ascoltare i giudizi altrui senza ragionare: sarebbe come prendere o non prendere una medicina solo perché a un amico ha fatto bene o male. Noi abbiamo il nostro cervello per giudicare!
E’ anche vero, però, che per giudicare bisogna riflettere e per poter riflettere bisogna necessariamente basarsi su degli elementi acquisiti. Per questo voglio dare un umile consiglio a chi ha già letto Il Nome della Rosa: inoltratevi in altri testi che presentano un linguaggio diverso (come avete notato io ho dato solo un piccolo approccio dei vari usi che ne fa Eco). Chi invece non l’ha letto, non lo legga subito e si avvicini ad altri suoi testi apparentemente più semplici. Quasi sicuramente, quando si immergerà nella lettura del libro più famoso, lo troverà meno noioso o -quanto meno- ne avrà una visione diversa.
La bellezza del linguaggio è quella che non deve seguire nessuna regola precisa, tutto sembra affidato al caso. Estrapolando, visto il blog, si può forse parlare di “regime caotico“ o –meglio- “regime caotico stabile”. Cosa posso dire, allora ?
“provare per credere”!!!!
Bibliografia
E. Carmi e U. Eco: I tre racconti. Ed. Bompiani
per approfondire vi consiglio questo sito
Tutte le figure riportate nel testo sono opera di Eugenio Carmi
4 commenti
Cara Barbara sono anche io un ammiratore di Umberto Eco ma non lo conoscevo assolutamente come scrittore di fiabe . La cosa mi fa molto piacere e cercherò di approfondire. Non conosco molto l'invidia e non la pratico ma devo dirti che sono un po'"geloso" del fatto che tu lo abbia conosciuto. Va bè ovviamente scherzo ma vorrei essere stato comunque comn te in quel periodo.
Grande persona di immensa cultura, pacatezza e serietà. Appariva sempre sereno ma anchre preciso, con uno sguardo di un'intelligenza profonda.
Caro Mario , come sempre il tuo commento , mi da la forza di continuare a esplorare la mia grande passione per il linguaggio e divulgare così le mie conoscenze .
Ebbene sì devo ammetterlo ho avuto una grande fortuna conoscere Umberto Eco . Che emozione quando si presentava a fare lezione ,. Quell'omone grande e grosso in realtà sapeva mettere tutti a proprio agio , fra una battuta e l'altra trasmetteva concetti profondi.
Ti voglio fare ancora un pò "invidia " Eco è apparso inaspettato durante la mia discussione di tesi e al termine mi ha autografato un suo libro. Posso dirlo chiaramente senza vergogna" mela sono fatta addosso"
Fantastico veramente cara Barbara, mi auguro che tu abbia continuato a discutere tranquillamente la tua tesi , io non so cosa avrei detto e fatto.
Scusa il ritardo Mario se mi sono rifatta viva solo adesso , ma devo ammetterlo non sono una assidua lettrice del blog del PROF e mene vergogno, ma la meccanica quantistica con tutte le sue sorelle e i suoi fratelli non riesco a digerirli ancora bene !!!! Per risponderti ho terminato di discutere la tesi ma sono corsa al bagno più veloce di Mennea....