Categorie: Meccanica quantistica Riflessioni
Tags: meccanica quantistica racconto vuoto cosmico e non
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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MISERIA E NOBILTA'
Anche il microcosmo ha la sua gerarchia nobiliare... Forse i terrestri ne subiranno gli effetti. Ma se ne accorgeranno? Questo racconto del 2018 sembra estremamente attuale al giorno d'oggi...
Su Gamma Eridani d la Scienza era arrivata a un punto chiave di tipo biofisico: “Perché sprecare tanto spazio inutilmente?”. Gli abitanti erano decisamente i più intelligenti ed evoluti di tutta la galassia, ma al meglio non c’è mai fine ed essi erano ormai ossessionati dal rapporto tra la materia cerebrale attiva e l’enorme spazio vuoto che dominava il loro cranio. Se fossero riusciti a limitarlo avvicinando i nuclei atomici tra di loro, nello stesso spazio ci sarebbe stata una quantità di materia cerebrale ben maggiore e di conseguenza le loro capacità di conoscenza sarebbero cresciute a dismisura. Dal 99% di vuoto si sarebbe potuti passare a circa il 37%! Un bel risultato, in attesa di qualcosa di ancora più efficiente.
Al momento la legge di Stah-lunt-han vietava categoricamente di avvicinare un elettrone al proprio nucleo superando la barriera della quinta forza. Ma già così il vantaggio era enorme. In realtà si era scoperto che vi erano orbitali “abitabili” ben più vicini di quanto si pensasse una volta e che gli elettroni potevano tranquillamente addensarsi uno sull’altro, alla faccia dell’obsoleto principio di Pauli. Ciò che vietava questa configurazione era solo e soltanto l’apatia quantica degli elettroni, una risposta del tutto psicofisica che essi manifestavano solo e soltanto per cercare di NON acquisire una velocità troppo alta e faticosa.
Insomma, impostato l’annullamento del parametro di apatia, detto anche di Lassem-e-stah, gli elettroni potevano essere spinti verso il nucleo e solo la presenza della forza media, ossia la “interazione di pace dinamica”, si opponeva a configurazioni ancora più addensate. La quinta forza era causata alla necessità di pace quantica neutronica, descritta dall’equazione psicofisica di No-rump-bhal e basata sul carattere poco socievole dei neutroni. Prima o poi si sarebbe vinta anche quella, attraverso attrazioni sessoquantiche con i protoni, mediate dagli eccitoni. Per adesso poteva bastare.
Le equazioni erano tutte risolte e bisognava solo passare ai fatti, attraverso una tecnologia che stava ormai per essere completata. L’ultimo scoglio da superare era quella del vuoto interatomico. Pensare di eliminarlo pompandolo all’esterno era impossibile. Le sue caratteristiche erano decisamente diverse da quelle del vuoto esterno. Il primo si considerava nobile e protetto, il secondo era molto ruvido, abituato a una vita dura e violenta. Inoltre incolpava il vuoto “nobile” di causare il continuo schiacciamento che subiva quando la materia si avvicinava e lo comprimeva. Una vita in comune era impossibile: il vuoto interatomico doveva restare interatomico e mantenere il livello di nobiltà derivante dalla materia che formava. C’era nobiltà e nobiltà… Non si poteva certo inserire quel nobile vuoto cerebrale in una qualsiasi materia, magari legata alle deiezioni animali…
A ogni cosa il suo vuoto era le regola delle gerarchie nobiliatriche.
Dopo ripetute e accurate ricerche astrofisiche, discussioni anche molto accese, valutazioni etiche e filosofiche, fu trovato il luogo ideale per depositare il vuoto interatomico eliminato dal cervello degli abitanti di Gamma Eridani d.
Si dice che il raggiungimento di un vuoto assoluto nel cranio degli abitanti di Sol c non fu nemmeno avvertito dai suoi abitanti.
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Quali saranno stati i pensieri che affollavano confusamente quell'un percento di materia cerebrale presente nel cranio dell'unico esemplare di specie umana a cui era stata risparmiata l'iniezione di vuoto assoluto, mentre, destinato ad essere conservato in una teca nel Royal Galactic Museum di Gamma Eridani d, osservava con sguardo languido quel pallido puntino azzurro dall'oblò dell'astronave, lentamente dissolversi nel vuoto cosmico?
Nessuno lo sa, ma forse se l'è immaginato Carl Sagan...