Categorie: Riflessioni
Tags: destino Dreyer Guido Ghezzi morte
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:4
Fuggire? spesso è impossibile...
Letteratura, cinema d'autore, teatro, canzoni, arte figurativa... anche questo è Universo. Anzi, i pochi istanti in cui l'essere umano riesce veramente a sentirsi parte del Tutto.
Un confronto che ha poco a che fare con lo scopo più manifesto di questo blog, ma -ormai lo sapete- quando si parla di Universo si parla del Tutto e, quindi, anche delle sensazioni, delle emozioni, dei desideri e delle paure umane.
Proprio in questi giorni iniziamo a pubblicare quelle inaspettate e magnifiche opere letterarie (che verranno raccolte QUI) del nostro caro amico e collaboratore Guido. Questo ulteriore articolo-riflessione-ricordo ha lo scopo di aumentare ancora di più la vostra tensione in attesa del primo "racconto" di Guido che comparirà domani.
Proprio il primo racconto mi ha fatto venire in mente lo stile e l'atmosfera dei capolavori di Carl Theodor Dreyer, il sommo regista cinematografico danese, troppo presto dimenticato (ma chi ha visto le sue opere NON può dimenticarlo). Vi sono infatti profonde analogie con Ordet, in cui la figura di Facundo di Guido non solo si presenta, si duplica, ma anche quelle degli altri personaggi, monumenti immobili nella loro visione soggettiva della realtà.
Cercando ulteriori agganci, ecco che mi sono imbattuto nella presentazione di Ordet fatta da Carlo Verdone (QUI) in cui non solo dà una perfetta (e, in parte, ironica, come è nel suo stile) visione globale del grande maestro danese, ma cita un cortometraggio di Dreyer che sembra proprio uguale e contrario (in un certo senso) al celeberrimo lungometraggio televisivo di Spielberg, Duel. In entrambi, compare l'incubo onnipresente della morte.
In Duel essa è rappresentata dall'autocisterna che insegue l'automobilista portandolo quasi alla pazzia. Ha però un finale molto "americano", ossia positivo: l'uomo riesce a sconfiggere la morte. Per inciso, come non ricordare anche la partita a scacchi con la morte del Settimo Sigillo di Ingmar Bergman?
Nel cortometraggio di Dreyer (Raggiunsero il Traghetto), girato per conto del Ministero come promozione contro gli incidenti stradali, la morte gioca d'anticipo e precede i due personaggi in moto. Questa volta essa cerca di frenare il viaggio del motociclista e prende la forma di una macchina scura, il cui conducente si vede solo per un attimo e si sente la sua risata sardonica che sta a significare: "Finalmente è giunta la vostra ora... è inutile che cerchiate di superarmi". In particolare, notate la scena apparentemente banale del bivio, in cui la macchina e la moto prendono strade diverse. Dura solo un attimo e poi la moto è costretta a tornare indietro per seguire il proprio destino che l'attende con serafica tranquillità.
Molte altre volte il cinema ha riproposto questa allegoria. Ricordiamo ad esempio la grande interpretazione di Sordi -e non solo- in La più bella serata della mia vita di Ettore Scola. Ma gli esempi sono sicuramente molteplici. Tuttavia, vi propongo la breve opera di Dreyer, in cui tutto è ridotto all'essenziale, alla pura descrizione dei fatti, accompagnato solo dal rumore del motore come quello di un cuore sempre più accelerato che corre solo per arrivare a Samarcanda tanto per citare anche Roberto Vecchioni...
Ringrazio ancora di cuore Guido per avere rispolverato tanti bei ricordi, forti sensazioni e lunghe riflessioni, sperando che li facciano nascere in molti di voi, troppo giovani per ricordare...
Raggiunsero il traghetto
4 commenti
Giusto per stare in tema, consiglio per chi non l'ha visto un film del 1998 diretto da Martin Brest : "vi presento Joe Black".
Paolo
Ho visto alcune scene... grande Hopkins, ma Pitt è terribile... L'idea è bella, però la critica non l'ha apprezzato ... Non vuol dire molto, dato che sappiamo quanto vale.
A me il film è piaciuto parecchio, se ti capita guardalo interamente, ti assicuro che ne vale la pena.
Caro Paolino,
le mie connessioni con la Tv sono molto rare e limitate: qualche telegiornale e qualche avvenimento sportivo che non sia il calcio. Poi io ho il coprifuoco notturno che parte dalle 21-21:30. D'altra parte vedi a che ora sono già in piedi... Certi film li fanno spesso a notte fonda e mi sono praticamente vietati (per mia scelta ovviamente...). Di giorno ho altro da fare e poi, di solito, trasmettono sempre i soliti film insulsi che piacciono tanto al gregge, quello stesso che ormai si muove senza mascherina sotto gli occhi che non vedono delle forze dell'ordine. Però, però, il disco orario lo vedono molto bene e le multe non hanno subito rallentamenti. Va beh... lasciamo stare!