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Tags: DART Didymos Dimorphos impatto periodo orbitale
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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"Eppur si muove"... Dimorphos si è avvicinato a Didymos **
Questo articolo è inserito in I miei amici Asteroidi
L'orbita di Dimorphos è stata cambiata ancor più del previsto. Grande successo della missione... ma servirà veramente a qualcosa?
La sonda suicida DART non solo ha impattato il satellite di Didymos (Dimorphos), ma anche alterato in modo significativo la sua orbita. Completo successo quindi e grandi speranze per potere intervenire su oggetti in rotta di collisione con la Terra. Su quest'ultima affermazione torneremo alla fine dell'articolo, per adesso occupiamoci dei risvolti "scientifici" positivi.
Cosa è successo dopo l'impatto? Innanzitutto, si è sollevato un "gran polverone" attorno al piccolo satellite che, ancora, nasconde il cratere causato da DART. La sonda italiana LICIAcube continua a riprendere da vicino l'evoluzione della nuvola di detriti, in attesa di misurare con grande accuratezza massa e forma dei due asteroidi (padre e figlio). Di seguito vediamo due immagini, mentre si avvicina e si allontana dal luogo del delitto (massimo avvicinamento circa 70 km).
Il fatto che si sia sollevato e, in gran parte, disperso materiale dell'originario Dimorphos implica che è stato portato via momento angolare, per cui l'orbita deve essersi modificata. Non solo, quindi, una variazione della rotazione intorno al proprio asse, ma proprio una variazione della traiettoria attorno al corpo principale. Come misurare con precisione questa fondamentale variazione, quella che dovrebbe dirci di quanto potremmo spostare un asteroide veramente pericoloso per la Terra? Beh, basterebbe confrontare il vecchio e il nuovo periodo orbitale. Fortunatamente, il problema si è risolto abbastanza facilmente, in quanto il sistema binario, se visto dalla Terra, mostra eclissi mutue. Basta eseguire una curva di luce post-impatto e confrontarla con quella pre-impatto.
Nella figura che segue vediamo l'orbita di Dimorphos e i due minimi di luce che avvengono quando il satellite occulta Didymos e quando Didymos occulta completamente il satellite.
Nella prossima, invece, vediamo uno dei due minimi osservato dopo l'impatto, decisamente sfasato rispetto a ciò che sarebbe successo se non ci fosse stato impatto.
La separazione temporale tra due minimi uguali ci regala il periodo di rivoluzione. Il disaccordo tra i minimi previsti in caso di nessun intervento e di quelli osservati dopo l'intervento ci dice che vi è stata una variazione di periodo ben oltre le aspettative: circa 32 minuti di differenza in meno dopo l'impatto. Ci si sarebbe accontentati anche di soli 72 secondi! La diminuzione del periodo orbitale ci racconta anche che la nuvola di detriti che ha lasciato Dimorphos, verso una certa direzione, ha spinto l'asteroide in verso opposto e, in questo caso, lo ha avvicinato a Didymos.
Ovviamente, adesso è necessario che LICIAcube valuti attentamente massa e forma degli oggetti, oltre che del cratere formatosi e quindi del materiale che è stato espulso, in modo da valutare esattamente le conseguenze "tangibili" della collisione.
Concludiamo l'analisi scientifica con una splendida immagine ripresa da Hubble 285 ore dopo l'impatto. Il nostro piccolo Dimorphos sembra proprio una piccola cometa...
Tutto bene, quindi? Non ne sarei così convinto... e, a tal proposito, ripropongo le riflessioni già espresse nell'articolo sul trattore gravitazionale.
Innanzitutto, la missione ha mostrato come agire, e con successo, su un oggetto di poco più di 100 metri di diametro. Dimensioni che causerebbero certamente una catastrofe solo in una zona regionale terrestre. E non ditemi che una Nazione capace di impostare una tale missione si preoccuperebbe se l'impatto avvenisse in una Nazione africana o dell'est asiatico o anche dell'America del Sud. Ma, forse, il vero problema è ancora un altro, strettamente legato ai soliti "soldi". Una missione del genere va preparata con largo anticipo e costa una certa cifra. E qui le cose si complicano... per oggetti di un centinaio di metri potremmo anche essere sicuri dell'impatto con la Terra, proprio all'ultimo momento, dato che non conosciamo certo tutti questi oggetti. Se ne dovesse arrivare uno "nuovo" lo scopriremmo troppo tardi a meno di non avere già pronto l'intervento. Come detto, però, averlo pronto vuol dire già avere speso un mucchio di soldi... e chi li stanzierebbe, senza sapere dove andrebbe a colpire o, ancor peggio, se si sapesse che andrebbe a colpire un Paese povero?
Ancora più problematico sarebbe l'intervento su un asteroide veramente pericoloso, dell'ordine di 1 km di diametro o più, al limite della catastrofe globale. Quanto tempo prima dell'impatto si potrebbe ancora intervenire? La missione dovrebbe essere fatta con largo anticipo, ma per molti anni la probabilità di impatto rimarrebbe molto scarsa rispetto ai modelli umani di reale pericolo. Non si interviene sul territorio quando si sa che certi fiumi potrebbero inondare intere città o su montagne che potrebbero franare e possiamo sperare che si intervenga a livello mondiale su un'eventualità apparentemente molto bassa? No, si chiederebbe agli scienziati una valutazione della probabilità attorno al 90%, ma questa sarebbe impossibile se non troppo tardi. E, poi, si potrebbe anche stimare il luogo di impatto, ma per quale motivo una Nazione interverrebbe se ad essere colpita fosse un'altra, magari non troppo "simpatica". Chi crederebbe veramente agli scienziati sul fatto che si sia di fronte a una vera catastrofe globale che colpirebbe tutte le Nazioni indistintamente? Conosciamo bene il livello "culturale" dei politici...
Senza, poi, arrivare al punto di pensare l'asteroide come un'arma che, dopo l'intervento di impatto con una sonda molto grande e costosa, potrebbe solo variare il luogo d'impatto terrestre.
No, cari amici... sono sicuro che resteremmo tutti in attesa dell'evento, magari continuando a parlare di elezioni, di guerre e di speculazioni finanziarie, con il cellulare in mano per farsi un "selfie" con l'esplosione. Molto peggio che i dinosauri!
Speriamo solo che ci colpisca dopo la scomparsa dell'Umanità (magari non ci vorrà molto), riuscendo -forse- a far evolvere una nuova specie di creature veramente senzienti.
2 commenti
Pensavo che il materiale sollevato dall'impatto non si sarebbe disperso, ma prima o poi sarebbe ricaduto su Dimorphos per cui non sarebbe dovuto cambiare il momento angolare del sistema.
Sbaglio a pensare che forse sarebbe dovuta variare la sua velocità angolare di rotazione? Penso al solito pattinatore che allarga le braccia per poi richiuderle; in questo caso con il polverone al posto delle braccia.
caro Alberto,
tutto dipende dalla velocità con cui è stata espulsa la polvere. E' la stessa cosa che capita nelle collisioni mutue: una parte dell'oggetto originale si riaccumula, ma una parte no e forma una famiglia...
Ovviamente sì... oltre che alla velocità orbitale, la perdita di massa e la direzione dell'urto fa variare la rotazione. Ma questo poco importa per evitare l'impatto... Comunque giri, se non vario l'orbita, la caduta avviene.