Categorie: Corpi minori
Tags: Arrokoth New Horizons Pile of Rubble previsione Ultima Thule
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:4
Forse sono ancora un planetologo... *
Ebbene sì... questa volta mi faccio un po' bello! A una certa età forse si è perdonati.
Cari amici, chiedo scusa per questo articolo che per me rappresenta qualcosa in più che una semplice "news". Malgrado le difficoltà recenti, faccio uno strappo alla regola e mi compiaccio di me stesso. In qualche modo, mi sento ancora un planetologo...
Vi ripropongo, pari pari, un articolo che avevo scritto il 31/01/2019. Facevo una mia ipotesi sull'apparente suddivisione del lobo più grande di Arrokoth (già Ultima Thule) in una serie di grossi blocchi tenuti assieme dall'autogravitazione, un vero Pile of Rubble. Un'ipotesi suffragata solo da un po' di esperienza e di conoscenza dei corpi minori. Oggi leggo una presentazione del leader della missione New Horizons che riporta pari pari la mia ipotesi, dopo ripetuti studi eseguiti sulle immagini e sui dati. Beh... direi proprio che l'avevo preceduto solo basandomi sulle immagini e sull'evoluzione che ci si aspetta dopo collisioni più o meno violente.
Presentazione di Alan Stern:
The Mounds of Arrokoth
Both the farthest and the most primitive object ever explored by a spacecraft, KBO Arrokoth is considered a “contact binary,” meaning it’s made of two objects – or lobes -- that once orbited each other until they gently merged long ago.
New Horizons scientists focused on large mounds on the larger lobe to learn more about how Arrokoth came together, and found that the mounds may be the building blocks of the lobe itself. They observed that the lobe consists of 12 distinct mounds clustered around a larger center mound – examining each mound’s shape, size and orientation, reflectance and colors. They used stereo imaging to identify the troughs, scarps, pit chains and stretches of bright material indicating where the mounds actually merged.
“We discovered that the mounds are similar in many respects, including their sizes, reflectivities and colors,” said Alan Stern, New Horizons principal investigator from Southwest Research Institute in Boulder, Colorado. “We believe the mounds were likely individual components that existed before the assembly of Arrokoth, indicating that like-sized bodies were formed as precursors to Arrokoth itself. This is surprising, and a new piece in the puzzle of how planetesimals – building blocks of the planets, like Arrokoth and other Kuiper Belt objects come together.”
QUI la presentazione completa di Alan Stern (in pdf)
Traduzione (con Google traduttore):
I blocchi di Arrokoth
Sia l'oggetto più lontano che il più primitivo mai esplorato da un'astronave, KBO Arrokoth è considerato un "binario di contatto", nel senso che è composto da due oggetti - o lobi - che una volta orbitavano l'uno intorno all'altro fino a fondersi dolcemente molto tempo fa.
Gli scienziati di New Horizons si sono concentrati su grandi blocchi sul lobo più grande per saperne di più su come Arrokoth si è unito e hanno scoperto che i blocchi potrebbero essere gli elementi costitutivi del lobo stesso. Hanno osservato che il lobo è costituito da 12 blocchi distinti raggruppati attorno a un blocco centrale più grande, esaminando la forma, le dimensioni e l'orientamento, la riflettanza e i colori di ciascun blocco. Hanno usato l'imaging stereo per identificare gli avvallamenti, le scarpate, le catene dei pozzi e i tratti di materiale luminoso che indicano dove i blocchi si fondevano effettivamente.
"Abbiamo scoperto che i blocchi sono simili sotto molti aspetti, comprese le loro dimensioni, riflettività e colori", ha affermato Alan Stern, ricercatore principale di New Horizons del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado. “Riteniamo che i blocchi fossero probabilmente singoli componenti che esistevano prima dell'assemblaggio di Arrokoth, indicando che corpi di dimensioni simili si sono formati come precursori della stessa Arrokoth. Questo è sorprendente, ed è un nuovo pezzo nel puzzle di come i planetesimi – elementi costitutivi dei pianeti, come Arrokoth e altri oggetti della Fascia di Kuiper si uniscono”.
Mi ricorda quanto successo tanti anni fa dopo le prime immagini dei satelliti di Saturno. Immagini rilasciate al pubblico, non accompagnate però dai dati professionali rimasti ancora "segreti" del gruppo americano che li stava esaminando. Ebbene, avevamo proiettato l'immagine di Mimas contro una parete dell'Università di Pisa e avevamo misurato "a spanne" il diametro dell'oggetto ruotandolo. L'oggetto sembrava poco schiacciato ai poli, da cui avevamo previsto una struttura differenziata, come poi confermato dai cugini americani. A quei tempi, almeno, la ricerca italiani faceva ancora paura ai colleghi d'oltre oceano che cercavano di non farci sapere troppe cose in anticipo... Dispiace veramente vedere oggi tanti validi ricercatori che sono dovuti andare in giro per il mondo, malgrado avessero capacità decisamente "italiane", nel senso buono della parola!
Vi chiedo ancora scusa di questo gesto di "supponenza", ma oggi mi sento un po' meno... vecchio.
Se desiderate approfondire la conoscenza del planetologo Vincenzo Zappalà, non potete perdervi questa intervista
4 commenti
Ma quale "supponenza" caro Enzo...pensa se Aristarco potesse leggere oggi i tuoi articoli ...cosa direbbe ?
Caro Enzo, non c'è nessuna autocelebrazione nel dire le cose come stanno.
E poi, perché quel "forse sono ancora un planetologo". Non ci sono "forse", dovresti toglierlo.
Un planetologo è condannato ad esserlo a vita (e anche oltre), come la monaca dei Promessi Sposi: "disse sì e fu monaca per sempre".
Chissà che altro potrebbero "scoprire" gli americani se leggessero questo blog.
Cosa darei per potermi sedere su uno di quei lobi e vedere da vicino la linea di contatto con gli adiacenti.....
Chiedi a Musk... magari ti prepara un astronave