Categorie: Astrobiologia
Tags: alieni asteroidi frammenti microorganismi polvere
Scritto da: Vincenzo Zappalà
Commenti:2
Gli alieni sono già tra noi? Basta cercarli con attenzione!
No, cari amici, questo blog non è diventato un sito di fantascienza o di ironia a tutti i costi. Tuttavia, certe news, a volte, fanno proprio sorridere.
In questo periodo c'è un'abbondanza sfrenata di articoli "scientifici" che trattano la vita sugli altri mondi. Alcuni sono interessanti, altri -forse- più simili a racconti fantascientifici. Abbiamo da poco parlato della vita al "terminator" e il nostro Maurizio è stato rapidissimo a darcene una visione... realistica. Questa volta, però, non c'è nemmeno bisogno di convertire la notizia in un racconto più o meno ironico. Oltretutto l'idea non è poi tanto nuova.
Il succo della ricerca eseguita da un giapponese (Tomonomi Totani) puntualizza come gli sforzi per scoprire finalmente "cugini" spaziali siano stati finora vani, in accordo con il celebre paradosso di Fermi: "Se c'è tanta vita nel Cosmo, perché non l'abbiamo ancora trovata?". Il vero problema sta nella strategia operativa. Ricevere o cercare di mandare segnali elettromagnetici nello spazio sfrutta sicuramente al meglio la velocità della luce, ma le distanze rimangono molto grandi e bisogna essere in grado di captare il segnale giusto al momento giusto. Inoltre, questo metodo seleziona gli alieni in base alla loro capacità tecnologica. Se un pianeta è ancora al livello del nostro Cretaceo sarebbe ben difficile che qualcuno mandi segnali o capisca i nostri.
I nuovi telescopi ultra sofisticati, come il Webb, hanno la possibilità (ancora molto rozza) di analizzare le atmosfere di esopianeti, ma sembra che ogni elemento chimico, possibile prodotto di forme di vita aliena, possa essere ottenuto anche senza l'attività biologica. Forse bisognerebbe usare un'altra strategia, una strategia che è davanti a noi, ma che ancora non è stata utilizzata.
Torniamo ai miei cari asteroidi. Essi hanno il vizio di ravvivare la monotona vita delle forme animali e vegetali colpendo duramente il loro pianeta. Noi, anzi, i dinosauri ne sanno qualcosa... Tuttavia, pochi hanno pensato a cosa può succedere alla polvere che viene sollevata nell'urto. In gran parte ricade sul pianeta, ma granelli decisamente molto piccoli potrebbero lasciare il luogo dell'urto e addirittura il sistema planetario. Polvere vagante negli spazi interstellari.
Il nostro Totani ha calcolato che ogni anno dovrebbero piovere sulla Terra almeno 100 000 granelli di polvere cosmica delle dimensioni di un micrometro (un millesimo di micron). Beh... qualcosa di simile alle micrometeoriti, ma che provengono dall'esterno del nostro Sistema Solare. Granelli che, in quell'intervallo di dimensioni, potrebbero contenere segni diretti della vita su altri mondi, come microorganismi. Probabilmente non c'è nemmeno da aspettare, dato che la Terra ha già raccolto un numero sbalorditivo di tali frammenti. Basterebbe andare a cercarli in Antartide o nella profondità degli Oceani o catturarli "al volo" nel nostro spazio vicino. In qualche modo, gli alieni o - almeno- i loro fossili sarebbero già identificabili e analizzabili.
Anche se si riuscisse, non saremmo certo in grado di sapere da dove provengono, ma permetterebbe di stimare quanto possano essere i mondi abitati della nostra galassia.
Pochi commenti personali...
Innanzitutto, mi fa un po' ridere (ma forse sono io che sbaglio) che dal cielo possano piovere denti di Tirannosauro o anche solo minuscoli frammenti di ossa di pollo...
Parlando più seriamente, voglio ricordare lo splendido romanzo fantascientifico "Andromeda" del compianto Michael Crichton. In quel caso si parlava di un virus piovuto dallo spazio che, fortunatamente, si modificava in tempi ragionevoli verso forme non più letali. Oggi sappiamo che certi batteri e virus riescono a sopravvivere per lunghissimi tempi nel vuoto e nel freddo dello spazio. Vuoi mai che dopo il Covid ci beccheremo anche il ceppo Andromeda...?
Facciamo davvero bene a cercare questi fossili extraterrestri?
Articolo originale QUI
2 commenti
I totani, qui da noi, sono una specie di calamari. Anche loro sprecano inchiostro (blu scuro) finendo per confonderci
Forse hanno fatto meglio altri giapponesi: quelli che con Hayabusa2 sono andati a prendere un poco di Ryugu e lo hanno portato sulla terra, dove hanno trovato che vi sono molecole organiche tra cui l’uracile e la vitamina B3
https://www.media.inaf.it/2023/03/21/uracile-ryugu/