Quasimetro
Quasimetro.
Fin da piccolo Ernesto Cataldi aveva avuto l'ossessione dei numeri. Contava tutto, misurava tutto. Percepiva il mondo, l'estensione dello spazio, il dipanarsi del tempo, attraverso una sorta di griglia, fatta di miliardi di quadratini tutti uguali, una specie di zanzariera universale che gli consentiva di assegnare precisissime coordinate ad ogni cosa, ad ogni evento, ad ogni minimo intervallo della sua esistenza. Insomma, un mondo fatto di numeri, tutto digitale, molto prima dell'avvento dell'era digitale.
Contava automaticamente ogni passo che faceva dal momento in cui si era mosso al momento dell'arrivo a destinazione. Automaticamente il suo cervello moltiplicava il numero di passi per la lunghezza media di un passo e traeva come conclusione la misura della distanza percorsa.
Un giorno, mentre stava zappando nell'orto, si accorse che stava contando mentalmente. Senza interrompere il conteggio, si chiese “cosa” stesse contando e capì che si trattava del numero di colpi di zappa.
Se qualcuno gli domandava che ora fosse, rispondeva senza pensarci minimamente fornendo l'ora esatta, senza avere alcun riferimento. Anche quando gli capitava di svegliarsi, di notte, non aveva necessità di guardare l'orologio, conosceva già l'ora e il minuto con precisione assoluta.
Non c'era edificio, struttura, albero, persona, animale di cui non sapesse dire, con una semplice occhiata, l'altezza o le altre dimensioni senza fallire, neppure di poco.
Il peso degli oggetti lo sapeva valutare soppesandoli o addirittura solo osservandoli fugacemente.
Se la bilancia dava un diverso responso significava che andava tarata meglio. Lo stesso per i volumi di recipienti di ogni sorta, barattoli, bottiglie, catini, pentole, piscine, serbatoi di qualsiasi dimensione.
Anche le temperature non sfuggivano alla regola, caldo o freddo che fosse, in gradi centigradi o Farenheit, sapeva valutarle al decimo di grado.
Gli angoli poi, erano i suoi preferiti. Gioiva come un bimbo nel valutare l'inclinazione di un ramo di un albero o l'altezza di una stella nel cielo, o la pendenza di una strada di montagna.
Se al lago o al mare si immergeva per un bagno ristoratore non gli sfuggiva certo il valore della densità dell'acqua. Se la luce di una lampada aveva una minima oscillazione, sapeva dire quale tensione avesse in quell'istante l'impianto elettrico di casa, con una precisione di qualche decimo di volt.
Quando si trovò tra le mani il primo smartphone, si precipitò a ricercare e scaricare tutte le app che riguardavano misure di qualunque genere.
Aveva una collezione digitale di svariati tachimetri, fonometri, bussole, termometri, altimetri, eccetera, eccetera, di cui confrontava continuamente i risultati per scoprire quale fosse il più efficiente e preciso.
Il tempo che dedicava a queste attività diventava sempre più grande, finché la moglie gli fissò un appuntamento con uno psichiatra, nella speranza di riuscire a frenare la sua ossessione.
Lui non si oppose a farsi visitare, semplicemente perché era curioso di valutare quanti minuti (e quanti secondi) sarebbe durata la visita, quali dimensioni geometriche avesse lo studio dello specialista, quale fosse la temperatura ambiente, eccetera eccetera.
Lo psichiatra lo fece stendere sul classico lettino, gli pose le solite domande da psichiatra a cui lui diede le solite risposte da paziente. Alla fine stilò un programma di incontri settimanali che copriva un periodo di sei mesi.
Al termine del ciclo di incontri, lo specialista formulò l'ipotesi che riteneva più probabile per spiegare la mania del suo cliente. Questi, da piccolo, aveva vissuto momenti di grande ansia quando aveva smarrito il righello alla vigilia di un compito in classe. Da lì era nato il bisogno angoscioso di saper valutare tutto, di vigilare costantemente su ogni cosa che si potesse in qualche modo misurare.
A fronte di questa diagnosi indicò una semplice terapia. Consigliò di scaricare una ulteriore app dal curioso nome “Quasimetro” con una interfaccia vocale che consentiva un dialogo costante tra il programma e l'utilizzatore.
Ernesto installò immediatamente il Quasimetro e cominciò subito ad usarlo.
All'apertura della app una deludente voce metallica, pronunciando la frase a scatti, pose la domanda standard:
“Come- posso - aiutarti, - Ernesto?”
Ernesto automaticamente rispose:
“Dimmi, che ore sono?”
“In questo - momento - è metà mattina... circa. Non è – troppo - tardi - per fare molte cose - che avevi in mente di concludere - prima di mezzogiorno, ma di certo - altre cose - dovrai rimandarle al pomeriggio, o a domani.”
“Va bene, ma con precisione, adesso, che ora è?”
“Nel luogo - in cui ci troviamo - è un'ora, in altri luoghi - è un'altra. In realtà - anche la stagione - ha il suo peso: a volte - il sole culmina - prima, a volte dopo, poi - bisogna vedere se c'è - l'ora legale - oppure no...”
“Ho capito, non sai dirmi che ore sono.”
“Infatti, non c'è - un'ora precisa - da dire, sono solo punti - di vista.”
Ernesto tacque, soppesando il significato di quelle parole. Che tutta la sua mega-griglia fosse solo una fantasia? Forse le misure erano solo una illusoria, approssimativa rappresentazione di una realtà ben più sfuggente? Il dubbio si insinuò nella sua mente e prese forma.
Formulò una nuova domanda.
“Qual è la distanza dalla Terra alla Luna?”
“In questo momento è diversa - da un istante fa e sta già - cambiando. Scusa, ma è una – domanda - cretina.”
“Esiste almeno una cosa che sia determinata, costante, precisa?”
“No di certo.”
“E perché no?”
“Perché ogni - cosa è quasi precisa. Basta cambiare - la scala - di grandezza e nascono - nuove approssimazioni, migliori ma - non assolute. Non si finisce - mai di correggere il - dato - precedente.”
Ancora una volta Ernesto tacque, preso da pensieri che non aveva mai avuto. E se quella stupida app avesse avuto ragione?
“Continuerai a darmi questo genere di risposte? In definitiva non sei molto utile.”
“Tu credi, Ernesto? Non - preoccuparti sono progettata per un - solo utilizzo e tra poco verrò rimossa dal - tuo dispositivo in modo permanente.”
“Aspetta, ti devo chiedere altre cose. Non puoi andartene così.”
“Invece sì. Il mio - compito è - concluso, il resto tocca - a te.”
“Ma non sono pronto.”
“Certo, sei - quasi pronto, è proprio - questo il punto: quasi.”
Lo schermo si oscurò per un attimo e quando si illuminò di nuovo l'icona del Quasimetro era scomparsa. Neppure nel catalogo delle app era rimasto alcun riferimento che consentisse di installarla di nuovo.
Ernesto si domandò quanto tempo fosse durata quella sconclusionata conversazione, ma per la prima volta nella sua vita, non riuscì a trovare la risposta.
In fondo, pensò, che importanza aveva saperlo?
8 commenti
Quasi, quasi, molto divertente. Detto da uno che si ritrova spesso a contare i gradini ecc.
È altamente probabile che lo psichiatra prima abbia riscosso .. dal povero Ernesto .. la sua parcella e poi gli abbia suggerito di scaricare l’APP della Teoria del Q U A S I ..
Sarebbe tornato utile al signor Ernesto mettere in atto un esempio pratico che lo convincesse della bravura dello psichiatra e della bontà dell’APP con la riprova del saldo di una
“ parcella quasi “
Ed è probabile che la storia avrebbe avuto bisogno di qualche altra riga .
Caro Alberto, se ti può consolare, li conto anche io.
Cara Gabriella, la tua osservazione è validissima.
In effetti mi ricorda la storia del tizio che si lamentava con il medico di avere vuoti di memoria. La prima cosa che disse il dottore fu : "Caro signore, la visita si paga in anticipo"
e secondo voi Quasimodo applicava la metrica un po' a spanne?
Come dicevano i Romani .... nomen omen
Vedo qualche attinenza di Ernesto con un certo Sig. Heisenberg. Che siano la stessa persona, dopo la cura?
In effetti sulla tomba di Heisenberg sta scritto "giace qui...da qualche parte" . Potrebbe essere stato dallo stesso psichiatra.