Categorie: Curiosità Sistema Solare
Tags: classifica altezza crateri da impatto montagne vulcani
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Chi è il più alto? Chiediamolo ai transnettuniani... *
Mi scuso con il nostro amico geologo Guido -ma non solo- per questo articolo sicuramente poco scientifico. La planetologia meriterebbe ben altri approfondimenti, ma prendiamolo un po' come un "gioco", anche perché non è certo solo attraverso l'altezza dei rilievi topografici che si misura l'interesse dei corpi planetari. Chi volesse approfondire di più, può andare a spulciare nel nostro archivio.
Il fascino di una montagna rimane, però, un fatto indiscutibile, sia per chi vuole cercarne di raggiungere la cima sia per chi si "accontenta" di ammirarla dal basso. Conosciamo tutti abbastanza bene le cime più elevate del nostro pianeta (è realmente vero?), ma le varie missioni spaziali che hanno esplorato il Sistema Solare ci permettono ormai di stabilire una specie di classifica, anche se gioco forza parziale, delle montagne che si elevano sugli altri corpi rocciosi, siano essi pianeti, satelliti o asteroidi.
A questo riguardo, una domanda che viene fatta spesso è, ovviamente: "Qual è la montagna più alta del Sistema Solare".
Prima di cercare di dare una risposta, con tutte le approssimazioni ancora esistenti, dobbiamo chiarire il significato di montagna. Una definizione abbastanza comune è la seguente: "Parte limitata della crosta planetaria, con i fianchi ripidi, che è molto più alta del territorio che la circonda" L'aggettivo "limitata" elimina la possibilità di considerare montagne anche gli altopiani. Una definizione piuttosto ambigua, ma che non è certo facile rendere tecnicamente più corretta. Si pone spesso anche un'altezza minima per distinguerla da una collina, ma volendo trattare delle strutture più alte, questo limite non ci interessa.
Va, comunque, presa un'ulteriore decisione riguardo ai "fianchi ripidi". Se fossimo in fondo al Grand Canyon e ci guardassimo attorno ci vedremmo circondati da pareti alte poco meno di 2000 metri rispetto a noi. Tuttavia, non staremmo guardando delle montagne, dato che sarebbe solo un'apparenza dovuta alla nostra posizione. Chi sta sulla cima si sentirebbe in pianura e vedrebbe un burrone da un solo lato. Per eliminare questa situazione ammettiamo di chiamare montagna solo una deformazione che abbia almeno due fianchi opposti, entrambi ripidi. In altre parole, eliminiamo ciò che sarebbe meglio chiamare "scarpata" o "fossa". Inoltre, se un fianco è meno alto di un altro scegliamo quello più basso. Capisco che stiamo introducendo limitazioni molto soggettive, ma la crosta planetaria è soggetta a vari tipi di deformazione ed è meglio metterci subito d'accordo.
Tralasciamo, per il momento, le cause che possono creare una montagna e chiediamoci se tutti gli oggetti planetari abbiano le stesse probabilità di presentare rilievi di altezze paragonabili tra loro. Pe rispondere in modo estremamente semplificato immaginiamo di poter costruire una montagna. In qualche modo dobbiamo accumulare materia in modo da formare una struttura che si elevi sempre di più dalla base di partenza. E' possibile continuare ad aggiungere materia? Ovviamente no, anche tralasciando la precarietà dell'equilibrio dei fianchi.
Consideriamo, infatti, una struttura molto semplice, ad esempio un cilindro. Questa struttura possiede una sua forza peso che causa una pressione sulla base, che abbiamo assunto limitata in dimensioni. La base deve in qualche modo resistere a questa pressione, ma la materia di cui è composta ha un suo limite elastico, ossia un limite oltrepassato il quale subisce deformazioni permanenti e potrebbe facilmente passare allo stato liquido e spargersi tutt'attorno vietando così un maggiore accumulo di materia. Ipotizziamo che la composizione della superficie di base, ossia la crosta solida, sia una costante. Ciò permette di stabilire un valore approssimato di tale limite che risulta, nel caso della Terra, essere pari a 3·108 Newton per metro quadro.
La nostra montagna-cilindro agisce con una forza peso che è legata strettamente all'accelerazione di gravità g che, sul nostro pianeta, risulta essere 9.8 m/s2.
FP = m g
La pressione esercitata sulla base è quindi funzione dell'accelerazione g che dipende dalla massa e dalle dimensioni del pianeta (g = G MP/RP2). In altre parole ogni pianeta ha la sua "g", come sappiamo tutti piuttosto bene. Il grande Modugno lo aveva detto chiaramente in una sua canzone dedicata alla Luna: "Il peso sulla Luna è la metà della metà...". In realtà il peso sulla Luna non è la metà della metà ma circa 1/6, ossia l'accelerazione di gravità lunare è 1.6 invece del nostro 9.8
Quanto vale la pressione sulla base? Semplice calcolarlo, dato che basta dividere la forza per la superficie di base (A).
P = Fp/A = m g/A
Se la materia con cui abbiamo costruito la montagna ha una certa densità media ρ, possiamo scrivere al posto della massa m, il prodotto tra densità e volume. Ma il volume del cilindro non è altri che l'area di base A moltiplicata per l'altezza h della montagna, ossia:
P = m g/A = V ρ g/A = A h ρ g/A = h ρ g
L'area di base è "sparita" e resta una quantità legata a g e alla densità ρ, che possiamo considerare note. g vale 9.8, che viste le approssimazioni necessarie, possiamo considerare uguale a 10, mentre la densità può essere approssimata a 3000 kg/m2. Ne segue che possiamo scrivere una relazione veramente banale che ci definisce il limite "gravitazionale" dell'altezza h, dato che conosciamo il limite della pressione sostenibile dalla crosta di base:
h · 10 · 3000 < 3 · 108
h < 104 = 10 000 m
Malgrado le "mostruose" approssimazioni introdotte, il risultato sembra essere quasi perfetto per il nostro pianeta, la cui cima più alta è normalmente considerata quella dell'Everest con i suoi 8 848 m.
Ecco, però, sorgere il problema più grande: "Da dove misurarne l'altezza ?". Dalla definizione data all'inizio sembrerebbe necessario agire "localmente", ossia stabilire il territorio pianeggiante da cui si eleva la montagna. Misurare l'altezza sul livello del mare, considerato come la superficie che meglio approssima la forma di equilibrio della Terra, sembra rispondente poco ai requisiti, visto che l'Himalaya dista centinaia di chilometri dall'oceano più vicino. Se adottassimo come base il territorio circostante su cui si eleva la montagna, nel caso dell'Everest dovremmo scegliere qualcosa che è già di per sé molto alto, intorno ai 5000 metri sul livello del mare. Il che comporterebbe una riduzione drastica all'altezza dell'Everest che dovrebbe considerarsi non superiore ai 4000 metri, ben lontana dai limiti sopportabili con la nostra g.
Come è sicuramente ben noto a quasi tutti, i 10 000 m rimangono, però, un traguardo raggiunto dal nostro pianeta. Il Mauna Kea, vulcano delle isole Hawaii, ha la sua base in fondo all'Oceano Pacifico, per cui, considerando anche la parte sommersa, arriva proprio a toccare e superare di poco i 10 000 metri.
Le idee a riguardo sono discordi e si è anche pensato a una possibilità più astronomica e meno geologica: misurare le altezze dal centro della Terra. Con questa scelta al comando si verrebbe a trovare il vulcano Chimborazo, che essendo proprio in Equador, ossia sull'Equatore, si troverebbe nella parte della Terra più "gonfia". La Terra infatti è assimilabile a un ellissoide schiacciato ai poli. Dal centro della Terra arriverebbe a un'altezza di 6384 metri contro i 6382 dell'Everest. L'Everest scenderebbe di altezza, dato che il livello del mare varia anch'esso con la latitudine. La faccenda sarebbe ancora più problematica per alcuni corpi minori la cui forma d'equilibrio sarebbe assimilabile a un ellissoide a due o tre assi, anche molto diversi tra loro. Ne conseguirebbe che tutto ciò che si trova sull'equatore dovrebbe essere considerato "montagna". A maggior ragione la distanza dal centro non avrebbe più senso per oggetti di forma irregolare.
Resta ancora un modo molto soggettivo di misura, ossia considerare l' aspetto "estetico", ossia l'imponenza della montagna. In questo caso vincerebbe il monte Denali in Alaska che si eleverebbe rispetto alla pianura circostante di ben 5 500 metri! Il Mauna Kea, infatti, non può certo essere "ammirato" dalla sua base... Sarebbe, comunque, il monte più alto di origine tettonica e non vulcanica.

Prima di far ciò, però, è giusto considerare le modalità di formazione delle montagne. Ricordiamo a tal proposito che per creare una montagna potremmo aggiungere materia, ma anche scavare tutt'attorno... Ne segue che esistono essenzialmente tre modi per costruirne una: deformare la crosta spingendola, in parte, verso l'alto o facendola collassare verso il basso; fare uscire magma liquido dagli strati sottostanti; attendere l'arrivo di un asteroide o cometa in grado di formare un cratere e il conseguente innalzamento dei bordi esterni e/o del picco centrale. Ogni corpo planetario presenta soluzioni di questo tipo per partecipare alla gara.
Per quanto detto a proposito della gravità, sono decisamente favoriti gli oggetti più piccoli, ossia quelli che hanno un'accelerazione di gravità minore, a parità di densità della materia. La mancanza di un'atmosfera e, quindi, di fenomeni di tipo erosivo è un altro vantaggio non trascurabile. La Terra, perciò, è in condizioni molto sfavorevoli e non per niente ne esce sconfitta in tutti i casi.
Riassumendo possiamo dire che il primo tipo di formazione è dominio della tettonica, ossia di quella scienza che spiega gli spostamenti e le deformazioni subite dalla crosta superficiale planetaria. La Terra, con la sua tettonica a zolle e lo scontro tra placche continentali (orogenesi) è una vera maestra in questa azione, ma anche se è l'unica a evidenziare, almeno oggi, questi movimenti della crosta superficiale, esistono altre cause legate agli strati più o meno profondi che possono aver contribuito alla nascita di strutture macroscopiche classificabili come montagne. Vale la pena fare un breve commento ulteriore sull'attività tettonica degli altri corpi planetari rocciosi o ghiacciati in base a quanto ci hanno dimostrato le sonde che hanno visitato in lungo e in largo le varie zone del Sistema Solare.
Fino a non molti decenni fa si pensava che l'attività geologica, dovuta alla tettonica, dei pianeti e soprattutto dei satelliti dei giganti gassosi, fosse piuttosto limitata se non praticamente assente. In particolare, la possibilità di interazione tra stati sotterranei essenzialmente fluidi e crosta superficiale solida fosse terminata da lungo tempo a seguito del graduale raffreddamento degli interni planetari. Mercurio e Luna mostravano chiaramente che i corpi più piccoli avevano una superficie dominata da impatti con asteroidi e comete, costringendoli ad avere un "vestito" molto vecchio e ormai immutabile. Marte e forse Venere, più grandi, avevano avuto il tempo di presentare strutture vulcaniche, ormai spente, ma il resto del Sistema Solare, ossia i satelliti dei pianeti giganti, avrebbero dovuto essere molto simili a Mercurio e presentare una ben limitata attività geologica e, sicuramente non più attiva. Le sonde Voyager, prima, e Cassini dopo, hanno drasticamente cambiato questa visione limitativa.
A cominciare dal satellite Io con i suoi vulcani, per passare alla giovanissima e liscia crosta ghiacciata di Europa e agli "sbuffi" di Encelado, la realtà parlava un linguaggio ben diverso. Molti piccoli corpi risultavano geologicamente attivi con interni abbastanza caldi da permettere ancora fuoriuscita di materiale o assestamenti più o meno vigorosi di estese zone della loro crosta superficiale. E ciò è risultato vero anche nelle zone più fredde ed esterne del nostro sistema planetario, come ci insegna Plutone. Per non parlare poi della probabile presenza di veri e propri oceani sotterranei di acqua liquida tiepida , capaci di riversare all'esterno veri e propri vulcani il cui magma composto di acqua, ammoniaca o metano ghiacciava a contatto della temperatura esterna, formando i cosiddetti criovulcani, vere montagne di ghiaccio. In parole povere, montagne di tipo tettonico, anche recenti, sono ben più numerose di quanto previsto. I corpi planetari, perfino i maggiori asteroidi, sono oggetti ancora geologicamente vivi, ben lontani dalla stereotipata e monotona visione che si aveva non molto tempo fa.
Il secondo metodo è quello del vulcanismo, presente sia sulla Terra che su altri corpi come Venere, Marte e il sorprendente satellite Io di Giove. Ma non sono i soli, come vedremo.
Il terzo metodo è classificabile come collisionale, ossia dovuto a un impatto violento di materiale alieno.
Bene, ammettendo la grande imprecisione e soggettività nello stabilire cos'è e come deve essere fatta una montagna, iniziamo il nostro viaggio partendo dal piccolo Mercurio fino a spingerci ai confini del Sistema Solare conosciuto.
Mercurio
Le "montagne" più alte di Mercurio sono di tipo collisionale e collegate all'enorme cratere da impatto che domina la superficie planetaria (Caloris Planitia). Esse si ergono lungo i suoi bordi esterni e si stima che la massima altezza raggiunga i 3000 m rispetto al piano del cratere.

Mercurio ha un'accelerazione di gravità simile a quella di Marte (3.7 m/s2) e potrebbe permettersi montagne ben più alte, ma la sua attività tettonica primitiva e un possibile vulcanismo non hanno lasciato segni in grado di competere con i resti del cratere.
Venere
L'attività geologica di Venere è stata sicuramente abbastanza lunga da permettere se non proprio placche continentali, forti deformazioni superficiali. Anche l'attività vulcanica non si è ancora spenta. La vetta più alta, monte Skadi, è probabilmente di origine tettonica e fa parte di una catena montuosa molto vasta chiamata Montes Maxwell. originatasi per compressione della crosta e susseguente sollevamento. La sua altezza rispetto alla base è di circa 6400 metri.

L'attività vulcanica ha prodotto il monte Maat che si eleva per 4900 metri.

Non mancano crateri da impatto, ma la densa atmosfera e un probabile risurfacciamento della crosta avvenuto qualche centinaio di milioni di anni fa non hanno permesso di avere, al pari della Terra, montagne vere e proprie legate a impatti.
Terra
Come già discusso precedentemente, il monte tettonico più alto risulta essere il Denali, in Alaska, che si eleva dalla pianura per circa 5500 metri. Vi posso assicurare che la sua vista è veramente impressionante. Riguardo ai vulcani, il primato spetta al Mauna Kea che supera di poco i 10 000 metri.
Luna
Il nostro satellite concorre quasi esclusivamente con monti formati da crateri da impatto. I più alti sarebbero il Monte Huygens e il monte Mouton con 5.3 e 6 km, rispettivamente. Tuttavia, sul lato in ombra vi è probabilmente un picco ancora più elevato, intorno ai 7 000 metri.

Marte
Su Marte dominano i vulcani e il ben noto Monte Olimpo la fa da padrone elevandosi per ben 21.500 metri. Questo valore è sicuramente molto vicino al limite massimo, dato che l'accelerazione di gravità (3.7 m/s2) permetterebbe di sostenere altezze intorno ai 25 km. La montagna legata a un probabile impatto è, invece, il Monte Anseris con i suoi 6200 metri. Sembrerebbe più simile a una montagna tettonica, ma si pensa che sia, invece, collegata al bordo, profondamente eroso, del cratere Hellas.

Vesta
Dolo le immagini della sonda Dawn, anche i due più grandi asteroidi hanno svelato i loro segreti e lo hanno fatto "alla grande"... Vesta, in particolare. Che lui avesse subito un impatto quasi catastrofico, in grado di fargli espellere frammenti tali da formare una famiglia asteroidale e di inviare meteoriti sulla Terra (le eucriti) si sapeva bene, così come si sapeva bene che il cratere da impatto (Rheasilvia) doveva coprire quasi metà dell'oggetto celeste. L'altezza dei suoi bordi e soprattutto del picco centrale è invece stata, forse, una sorpresa. Quest'ultimo arriva, infatti, alla considerevole altezza di 22 500 metri, in grado di superare anche il Monte Olimpo. Sicuramente è il più alto monte da "impatto" finora scoperto!

Cerere
Cerere presenta un vulcano di ghiaccio (monte Ahuna) che avrebbe un'altezza di circa 4500 metri. I vulcani di ghiaccio (criovulcani) si differenziano dai comuni vulcani di tipo terrestre per il fatto che essi eruttano acqua o ammoniaca o metano sotto forma di liquido o gas che si solidifica a contatto con la temperature esterna. E' classificato vulcano anche se deve la sua formazione, probabilmente, all'impatto ricevuto nell'emisfero opposto. Ciò dimostra che l'interno di Cerere è stato attivo per più tempo di quanto le sue piccole dimensioni avrebbero fatto pensare.

Presenta una grande quantità di crateri da impatto, ma non sembra che questi siano in grado di formare montagne di grande altezza tali da competere con quelle degli altri fratelli, a parte -forse- il monte Yamor vicino al Polo Nord di cui, però, i dati sono molto lacunosi.
Asteroidi
Anche molti altri asteroidi, di dimensioni abbastanza grandi, potrebbero avere assunto forme di equilibrio e quindi poter avere irregolarità superficiali (di dimensioni estremamente limitate rispetto alle dimensioni totali del corpo planetario), tali da poter essere considerate montagne a tutti gli effetti. Come già accennato, per parlare di montagna dobbiamo avere una superficie di riferimento, che non può essere definita se l'oggetto in questione non si è rilassato in una forma di equilibrio, dominata dalla autogravitazione. Per molti di loro si potrebbe sicuramente parlare di montagne vere e proprie, ma, al momento, non vi sono dati in grado di farle partecipare alla nostra "gara".
Io
Il satellite di Giove Io, con la sua continua attività geologica causata dalle forze mareali, che mantengono caldo l'interno del satellite, dovrebbe rappresentare il re dei vulcani. In realtà, però, esso mostra molte caratteristiche geologiche, legate maggiormente a episodi più propriamente da considerare tettonici. D'altra parte la sua crosta è estremamente sottile in continua mutazione e soggetta ad azioni più o meno violente tra le varie parti. Vulcanismo e tettonica sono effetti strettamente legati tra loro. Come per la Terra, ma a maggior ragione, la superficie di Io è estremamente variabile nel tempo e ciò che vediamo è legato fortemente al momento attuale. Sono state definite montagne oltre 100 strutture superficiali che raggiungono, nei monti Boosaule, nella cima Sud, i 17 500 metri. Ma sono tutte decisamente alte con un valore medio di circa 6300 metri. Insomma, Io non è solo il regno dei vulcani, ma anche delle montagne! I vulcani veri e propri, invece, raggiungono altezze non superiori ai 2000 metri.

Europa, Ganimede e Callisto
Europa è il corpo più "liscio" del Sistema Solare e le sue elevazioni, dovute sia allo scontro tra ghiacci che a possibili manifestazioni vulcaniche arrivano a malapena a 500 m, delle vere e proprie "colline". Ganimede e Callisto hanno notevoli crateri da impatto, ma non vengono riportati dati sulle altezze raggiunte dai picchi centrali o dai loro anelli esterni. Nessuno sembra però paragonabile con quelli di altri satelliti.
Mimas
La missione Cassini ha permesso di avere molti dati di tipo geologico sui vari satelliti. La situazione è piuttosto variegata. Alcuni, come Mimas, Dione, Rhea e Thetys sono profondamente craterizzati e mostrano quindi montagne "collisionali" che, nel caso di Mimas, raggiungono i 6000 metri nel picco centrale del suo enorme cratere Herschel.

Anche i bordi sono molto elevati e mediamente arrivano intorno ai 5000 metri. Come montagna causata da un impatto non poteva fare di più, dato che le dimensioni del cratere sono al limite per la distruzione completa del piccolo satellite, evento che forse il piccolo corpo aveva giù subito in precedenza
Titano
La sua superficie è essenzialmente liscia, con un numero limitato di crateri data l'estrema velocità di ringiovanimento della sua parte esterna, dovuta anche alla forte e rapida azione erosiva causata dalla sua densa atmosfera. Sono, comunque, visibili anche strutture di tipo tettonico e di criovulcanismo, ma, in entrambi i casi le vette sono di scarsa elevazione. Il probabile criovulcano più alto (monte Doom) avrebbe un'altezza di 1500 metri, mentre il monte tettonico più elevato dovrebbe essere il Monte Mithrim che supererebbe di poco i 3000 metri. La situazione è però ancora piuttosto vaga.
Iapetus
Il satellite dalle due facce, un chiara e una scura, è estremamente interessante dato che presenta un monte davvero strano che raggiunge i 20 000 metri di altezza. Quale sia la sua origine è ancora del tutto incerta e si presenta come una vera e propria catena montuosa di larghezza limitata che copre la zona equatoriale. Lo possiamo classificare come montagna, dato che presenta due fianchi opposti piuttosto ripidi, come mostra l'immagine che segue

Potrebbe essere un ricordo del rigonfiamento equatoriale del satellite creatosi quando, in un lontano passato, avrebbe ruotato molto più velocemente; potrebbe essere la materia di un antico anello che è caduta sulla superficie; potrebbe essere materia fusa fuoriuscita e poi solidificata; insomma, di tutto e di più... In ogni modo Il monte esiste e ha tutte le caratteristiche per essere considerato tale.
Oberon
Poco si può dire dei satelliti di Urano data la risoluzione modesta delle immagini Voyager. Tuttavia, Oberon sembra mostrare un rilievo montuoso di circa 11 000. Non sembra collegato a crateri d'impatto, ma la sua origine, tettonica o vulcanica, è del tutto incerta. Rimane, comunque, una delle più alte strutture montuose del Sistema Solare.

Miranda
Il piccolo satellite presenta un'estrema varietà e abbondanza di caratteristiche topografiche. Non possiamo parlare di vere montagne, ma vale la pena ricordare che esso mostra (Verona Rupes) la più alta scarpata di tutto il Sistema Solare conosciuto che raggiunge i 20 000 metri di altezza. Un vero paradiso per gli amanti del "free climbing"!
Tritone
Ben poco ci si può aspettare da Tritone, essendo uno dei corpi geologicamente più attivi dell'intero Sistema Solare. L'età media della sua attuale superficie non dovrebbe, infatti, superare i 100 milioni di anni. Ben pochi crateri da impatto, quindi, ma presenza quasi certa di criovulcani capaci ancora di "sbuffare". Le sue montagne, comunque, non dovrebbero superare i 1000 metri di altezza. Oggetto di straordinario interesse per vari motivi, sia geologici che dinamici (forse un o9ggetto della cintura di Kuiper catturato da Nettuno), ma privo di vere montagne.
Plutone
Ben diversamente da quanto si pensava, Plutone è un corpo planetario ancora geologicamente attivo e mostra notevoli montagne sia di origine probabilmente tettonica come mostrano gli imponenti monti Tenzing che toccano i 6200 metri.

Ma presenta anche dei criovulcani che nel caso del monte Wright toccano i 4700 m, ma che potrebbero avere la struttura più elevata nel monte Piccard in grado di sfiorare i 6000 m.

Caronte
Niente di spettacolare su Caronte, sia i crateri da impatto che le deformazioni tettoniche non hanno creato montagne superiori a circa 4 000 metri. Tuttavia, vi potrebbero essere delle scarpate che potrebbero rivaleggiare con quelle di Miranda.
2002 MS4
Questo oggetto appartiene alla fascia di Kuiper e ha un diametro non certo trascurabile, intorno agli 800 km, in grado quindi di assumere una forma di equilibrio e poter mostrare montagne "classificabili". Esso rappresenta una provocazione, dato che non si ha certo a disposizione una mappa topografica. Tuttavia, durante un'occultazione si è scoperta un'anomalo rigonfiamento e una ancora più profonda depressione, tanto da far pensare a una struttura da impatto che toccherebbe almeno i 20 – 25 km, ma potrebbe anche superare di molto i 30, se la discesa continuasse ancora a sinistra, come mostra l'immagine che segue.

Oggetti con una chiara forma di equilibrio sono sicuramente presenti nella fascia di Kuiper, per cui la montagna più alta potrebbe appartenere a questi corpi così lontani e ancora geologicamente sconosciuti.
Per quello che vale, tiriamo le somme:
Il monte tettonico più alto dovrebbe appartenere della catena equatoriale di Iapetus, con i suoi 2o 000 metri. Tuttavia, la sua origine è molto incerta e potrebbe essere collegata alla sua "antica" forma di equilibrio. Forse sarebbe bene assegnare il trofeo al monte Boosaule Sud del piccolo e agitato satellite Io, con i suoi 17 500 metri. La Terra risponde con i 5500 m del Denali.
La corona del vulcano più alto resta ben salda in testa al Monte Olimpo di Marte, con i suoi 21 500 m. La Terra si difende bene, ma resta lontana con i 10 000 m del Mauna Kea.
La montagna collisionale vittoriosa (Rheasilvia) si trova sul piccolo Vesta con i suoi 22 500 m e lotta con il Monte Olimpo per il titolo di montagna più alta, indipendentemente dalla propria origine.
Ci sarebbe ben altro da dire riguardo alla geologia planetaria, ma -per adesso- fermiamoci qui.
1 commento
ma sarei aspettato qualche commento e magari qualche critica sulle scelte fatte... Va beh... pazienza.