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Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Perché lo faccio… forse non è ancora chiaro a tutti.
Parliamoci chiaro, cari amici: sono in pensione da circa otto anni, ho abbandonato per varie motivazioni (prima fra tutte la voglia di libertà) il “giro” accademico sempre più portato all’autocelebrazione, piuttosto che alla preparazione del futuro. E’ anche abbastanza comprensibile che durante quarant’anni di ricerca abbia sicuramente passato il periodo più fruttuoso per fare vera ricerca innovativa. Tuttavia…
Ho lottato per tutto questo tempo contro le frasi fatte, le convenienze, i “ma chi te lo fa fare” di coloro che, dopo, aspettando in silenzio, hanno fatto propri i successi ottenuti da un povero Don Chisciotte, che non ha mai abbassato il capo di fronte ai mulini a vento, dato che -credetemi- si possono anche battere!
Ho avuto molti nemici tra coloro che preferivano vivere tranquilli e cercare di sfruttare, quatti quatti, il momento buono e/o le temporanee disgrazie dei colleghi-antagonisti. Ho assistito a lotte durissime per impossessarsi, per vie traverse, dei fondi per ricerche che non servivano certo a migliorare la Scienza, ma solo a far salire di visibilità gli aspiranti alle cattedre.
Ho visto gente inciamparsi come pagliacci per cercare di restare sempre vicini fisicamente a coloro che di lì a poco li avrebbero giudicati. Mi ci sono anche arrabbiato, ma poi ho capito che la cosa più importante era guardarsi nello specchio la mattina e non vedere uno sconosciuto con gli occhi bassi.
Ho mandato al diavolo colui che mi stava ricattando in qualche modo per pretendere qualcosa in cambio per aiutarmi (a parole, ma non a fatti) a vincere il mio ultimo concorso. Ho preferito chiedere espressamente ai membri della commissione: “Cercate di essere obiettivi… nient’altro”.
Ho quasi sempre evitato di mettere il mio nome (che oltretutto cominciava con la Z) al primo posto delle pubblicazioni scientifiche, lasciandolo ai più giovani che avevano bisogno di maggiore visibilità. Ogni volta che potevo, facevo parlare loro ai congressi, ben sapendo che il riconoscimento scientifico non si ottiene spingendo la folla per mettersi in prima fila, sperando di mostrare di essere il migliore e il più potente.
Io ho sempre pensato che il miglior riconoscimento di una carriera scientifica è lasciare una “scuola” che superi le basi che gli sono state date. Cosa difficile da ottenere, non per difficoltà intrinseche, ma perché nessuno riesce a crederci e vede in qualsiasi tentativo altruistico un qualche sotterfugio per avere il predominio.
Chi, oggi, cerca di mostrarsi umile, combattivo, altruista viene visto con sospetto. “Se fa così, ci deve essere qualcosa dietro: un utile economico o -magari- una frustrazione psicologica…”, vero Webb?
Pensare che certe lotte scomode si facciano con sincerità e per ideali puri è molto più difficile che riuscire a essere se stessi. No, non voglio essere condizionato dalle “porcherie” esterne: lo facevo prima che avevo molto da perdere, lo faccio oggi che sono libero di esprimermi in piena serenità.
Da ciò segue che la mia lotta contro la cattiva divulgazione, sempre pronta a coprire altri interessi sia economici, che parenterali, che di carriera spiccia, non può subire rallentamenti. Mi faccio del sangue marcio? Può darsi, per brevi momenti, ma poi se penso allo scopo mi sento subito più leggero e stimolato.
Cari amici, avere nemici perché ti comporti con correttezza e non abbassi gli occhi di fronte ai tentativi di sminuire la vera Scienza, non è un sacrificio o una patologia psichica. Anzi dovrebbe essere la regola, per far sì che la Scienza in generale si fermi da questo vortice che la sta portando verso un buco nero intellettuale (e non sono il solo a dirlo, potrei citarvi molti studi a riguardo).
E non facciamoci illudere dalla tecnologia che può essere fantastica ma che poco conta se non è sostenuta da interessi sinceri e da scopi non personali. La tecnologia aiuta spesso gli sciocchi, coloro che non vogliono pensare… può perfino creargli una vita fittizia e virtuale, ben lontana dalla meravigliosa armonia dell’Universo.
La tecnologia deve essere un mezzo non un fine. Una tecnologia senza basi mentali (o come vogliamo chiamarle) è un fuoco di paglia inutile e dispendioso, per la maggior parte dell’umanità.
Pensate a quanto sarebbe stata utile a persone come Newton, Galileo, Gauss, Einstein stesso. Loro avrebbero saputo sfruttarla partendo da un foglio scritto a mano. Oggi si spera sempre più che il foglio scritto dal computer possa in qualche modo fornire l’equivalente di un foglio scritto a mano.
Accettare senza comprendere, accettare senza criticare chi non è all’altezza del compito, non combattere contro le menzogne messe in piedi da politicanti e interessi finanziari collusi con la criminalità organizzata, non è modernità, ma una caduta verso periodi sempre più bui.
No, non accetto di essere invitato a stare tranquillo e pensare ai fatti miei. O, almeno, posso anche accettarlo ma non seguirò MAI quel consiglio; se a qualcuno dà fastidio per un qualsiasi motivo, è libero di non leggere questi articoli e questo blog. Noi non cerchiamo i numeri, ma un’unità di pensiero anche se con visioni soggettivamente diverse. Se poi i media e i siti sempre più accomodanti ci schiacceranno… pazienza. Almeno ci abbiamo provato!
Può darsi che mi costi un po’ di fatica supplementare e qualche incomprensione, figlia del mondo artefatto di oggi, ma non mi importa assolutamente e continuerò comunque. Sono abituato a lottare e il migliore riconoscimento è essere stato vero amico di quei pochi colleghi che hanno dimostrato la loro capacità senza aver timore di scontrarsi apertamente contro il mondo e di difendere i propri principi.
L’amicizia con Shoemaker, ad esempio, colui che dimostrò che i crateri lunari erano da impatto e non vulcani (ve lo siete mai chiesto?) e che lottò duramente per le sue convinzioni basate su riflessione, ragionamento, senza rimanere comodamente legato al pensiero comune degli “altri”, quelli che vogliono sempre vivere in pace e far carriera con metodi molto alternativi e poco scientifici, vale più di qualsiasi posizione mediatica di rilievo. La sua stessa morte, in uno scontro su uno sterrato del deserto australiano, indica chiaramente che la sua fama indiscussa non era riuscita a intaccare la voglia della vera ricerca sul campo.
Questo tipo di stima mi ha imposto profondamente la volontà di non perdonare niente a chi si pone su un piedistallo posticcio, da cui può fare veramente male. Ben venga, invece, la voglia di imparare, di costruire insieme una visione articolata, fatta di contrapposizioni, di continuo insegnamento reciproco, di dispute e di sbocchi concordi.
In questo Circolo, non faremo certo la scienza di domani, ma ci comporteremo sempre da esseri umani, mettendoci magari anche al pari delle varie amebe, farfalle, stercorari, ricci, gatti, piante, fiori, bombi viaggiatori (ma che male c’è?). Ci penseranno le fantasiose e probabilistiche regole della MQ e dei suoi primattori a inserirci nel posto che ci compete nell’Universo.
No, cari amici e caro Webb, non smetterò di utilizzare gli errori degli altri per insegnare qualcosa e nemmeno smetterò di criticare Media INAF, che si è svilita al punto di far fare la divulgazione (una delle cose più importanti) a chi non ne è in grado e che, sovente, soffre anche di arroganza.
Non no mai voluto esporlo pubblicamente… ma ho in mano dei dati e delle prove fotografiche che vi farebbero capire perché conosco così bene gli interessi nascosti di certe scelte eseguite dalle istituzioni Scientifiche. Mi sa che è giunto il momento…
Caro Webb, non temere per il mio cuore… lui è contento quando riesce a far qualcosa di buono per gli altri. Lo so, ti sembra strano nel mondo accademico di oggi, ma i Don Chisciotte esistono ancora e, non credere alle favole, sono lucidi e fieri del loro comportamento. Poi, quando i miei protoni (veri conquistatori dello Spazio, altro che Luna e Marte) avranno voglia di cambiare pianeta, stella o -magari- perfino galassia, ci penseranno loro in modo ben più “intelligente”.
Dammi una mano, piuttosto… se veramente credi nella supremazia umana e nel lavoro che fai…
7 commenti
Guarda che io NON sono contro di te: purtoppo sei tu che mi vedi così! Vorrei tanto che così non fosse. Un pò di risentimento o dispiacere (chiamalo come ti pare) traspare ad anni-luce di distanza, ma sappi che anche a me dispiace come vanno le cose.
Io ho preferito l'Inghilterra fin dall'inizio perchè qui il metodo Italia non mi è mai piaciuto.
Ma molti giovani che magari ci leggono mi sentirei di dire anche io di non piegarsi, ma è un pò come sconfiggere la corruzione: a volte sembra una cosa impossibile perchè pare che gli italiani ce l'abbiano nel DNA.
Dico solo una cosa: ad oggi se qualche giovane serio vuole avere qualche soddisfazione in più deve lasciare per sempre l'Italia. Sia chiaro: non è una resa, ma è come quando parlano i politici, che alla fine sono tutti gli stessi.
In Italia hanno arrestato un mio amico perche, come dirigente, truccava le gare d'appalto.
Dalle intercettazioni risultò che prendeva ordini dal suo direttore generale, il quale prendeva a sua volta ordini dal deputato di turno, il quale segnalava le ditte amiche della sua regione per ottenere poi i voti necessari a rimanere parlamentare.
Perchè il mio amico non si ribellava? Perchè veniva minacciato! Perchè non ha denunciato? Lo ha fatto in forma anonima ma una talpa in procura insabbiava tutto per coprire il politico...
Com'è finita? Il mio amico ha perso il lavoro da dirigente pubblico che aveva ed il politico (da cui partivano tutti gli ordini) fa tour per promuovere i suoi libri contro i vari malcostumi (avete capito bene!).
Lui ha beneficiato della prescrizione (grazie agli insabbiamenti della talpa) e gli altri l'hanno presa in quel posto! Ovviamente i vari mass media hanno sempre taciuto tali "dettagli".
P.S. Non ho rinunciato a battermi, ma a fare sangue acido SI!
caro Webb,
guarda che io non ce l'ho con te! Di fronte a certe cose ognuno reagisce come può e come vuole. Io potevo andare a dirigere il Lowell Observatory, ma ho preferito vivere e lottare in Italia, anche se con tante delusioni. Ma non ho rimpianti. Adesso posso esprimermi in completa libertà e lo faccio con piacere e dedizione. No, non ho nessun risentimento perché non mi sono mai tirato indietro e oggi posso permettermi di scoperchiare tutte le pentole chiuse. Senza rabbia, ma con la severità necessaria a far comprendere...
Fortunatamente i nostri protoni si comportano in modo probabilstico e ci rendono tutti diversi e complementari. L'Universo non butta via niente e tutto è utile, anche le Nane Brune
Esistere è l'arte di diventare quello che uno è già.Esistono esseri viventi che amano la libertà,come il vento che tocca tutto ma non si ferma in nessun luogo e non si lascia catturare da nessuno.
"Esistere è l'arte di diventare quello che uno è già"
Bellissima questa frase, Gianni! Mi ha fatto venire in mente le statue di Michelangelo che esistevano già dentro il marmo e lui si limitava a togliere quello in eccesso... grande esempio di umiltà culturale davanti alle meraviglie del "Creato", da parte di un Grande che era, invece, tutt'altro che umile quando si interfacciava con i suoi simili (e se lo poteva permettere...).
A volte il problema è proprio capire CHI SI E' veramente e, una volta capito, avere la volontà e il coraggio di esternarlo serenamente, senza timore del giudizio altrui. C'è chi non ci prova nemmeno, chi riesce a farlo da solo e chi ha bisogno dell'aiuto di un Michelangelo... a mio parere, chiunque, in un modo o nell'altro, riesca a farlo, merita innanzitutto grande rispetto!
Accidenti ragazzi... a me piacerebbe essere un'opera di Michelangelo, magari il Mosè, vecchio e un po' imbronciato... Il fatto è che che ha avuto molti ripensamenti e molte martellate piuttosto pesanti...
Che bello, però, diventare un'opera d'arte fatta da Michelangelo!!!! In ogni modo è sempre qualcosa che ha bisogno di tanta fatica, di lotte, di depressioni e di soddisfazioni. Non dobbiamo, perciò, credere che anche per Michelangelo fosse così facile eliminare l'inutile. Prima doveva riuscirlo a fare nella propria testa, solo così il marmo accettava e diventava un riflesso dell'idea dell'artista.
Ma qui non siamo di fronte a opere d'arte, ma solo a diversi tentativi di trascinarsi lungo la strada che abbiamo davanti. A volte si scantona, a volte ci si ferma, a volte si vorrebbe tornare indietro. Andare avanti è sempre la scelta più difficile, ma obbligatoria (il tempo non perdona...). Un po' come in un labirinto si deve proseguire, ma non sempre si arriva alla fine... e bisogna anche vedere in che modo ci si arriva...
Troppa filosofia e poca scienza? Va bene mi butto su Newton e Keplero...
Eh no, non era per niente facile neanche per lui! Lo testimoniano i Prigioni, splendide opere incompiute che, ancor meglio di quel capolavoro assoluto del David, esprimono la lotta interna che lo ha accompagnato per tutta la vita.
Caro Enzo mi trovo in sintonia con ciò che dici e è giusto che tu debba continuare così. Caro Webb anche io penso che non ce lìhai con Enzo, solo che non concordo su quello che dici dell'Italia.
Mi spiego meglio: è sicuramente vero che in Italia accade quello che dici e che alla base c'è un modo di vita tutto nostro (ma non solo) che stà imperversando sempre più e spudoratamente. E' anche pure vero che chi entra nel sistema non ne esce facilmente se non buscandone o addirittura ucciso. Ma è anche vero che se tutti quelli che se ne sono andati o se ne stanno andando o vogliono andarsene rimanessero e combattessero compatti facendosi aiutare da tante altre persone oneste (e ce ne sono) forse pian piano anche l'Italia qualche passo lo farebbe. Poi volevo anche dirti , ma questo a parte e non me ne volere, che la figlia di un mio collega è partita per Londra dove c'era già il suo ragazzo che fa' da qualche anno l'infermiere, ha trovato anche lei lavoro ma entrambi vogliono rientrare in Italia e "combattere" qui perchè, caro Webb, pare che quel popolo (non me ne vogliano, parole di altra persona) sia privo di fantasia , inquadrato orwellianamente all'eccesso e , udite udite, vada avanti per l'abnegazione, l'onestà e , appunto, la fantasia, degli stranieri che ci lavorano, siano comunitari che non.
E poi, caro Webb e caro Enzo, e finsco perdonatemi, qui c'è da cambiare il Mondo, non questo o quel paese, perchè, mettiamocelo in testa, siamo abitanti del Pianeta Terra.