Categorie: Galassie Struttura galattica
Tags: evoluzione galattica Galactic Zoo galassie barrate Hubble
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Il codice a barre della maturità galattica: grazie astronomi dilettanti! *
Il Galaxy Zoo, il progetto coordinato di analisi eseguito da una folla di semplici appassionati di astronomia, ha rilevato un segno tangibile dell’evoluzione galattica che caratterizza gli ultimi otto miliardi di anni del Cosmo. Chiamiamolo pure codice a barre galattico, dato che si lega strettamente alla barra che si manifesta in molte galassie a spirale. Un folto gruppo di dilettanti ha ispezionato con grande professionalità l’enorme mole di dati messi a disposizione da Hubble e ha trovato una netta correlazione tra il numero di galassie barrate e l’età delle stesse.
Molte galassie a spirale (come la nostra casa madre) hanno una struttura a barra nel loro centro, dai cui estremi partono proprio i bracci a spirale. Gli attenti dilettanti hanno estratto dalle immagini galattiche, più o meno flebili di Hubble, tutte quelle che presentavano questa caratteristica. Su questa base si sono stabilite le percentuali di galassie barrate in funzione del tempo e si è visto che la correlazione era statisticamente inattaccabile.
Circa 8 miliardi di anni fa la frazione di galassie a spirale con una barra centrale era solo dell’11%. 2.5 miliardi di anni fa, il loro numero si è addirittura raddoppiato. Oggi, dovrebbero essere arrivate ai 2/3 dell’intera popolazione. Non solo: più le galassie sono grandi e più significativa è questa differenza in funzione del tempo. Un risultato importantissimo che potrebbe gettare luce sui meccanismi evolutivi delle galassie. Infatti, le galassie barrate hanno un tasso di formazione stellare sempre meno efficiente. In qualche modo, la barra significa una vita più calma e tranquilla della galassia, una specie di maturità o -se preferite- pensionamento. In poche parole, la comparsa di una barra è come se avesse girato su OFF l’interruttore della galassia, per quanto riguarda la sua capacità di creare nuove vite.
Senza l’aiuto volontario e appassionato di persone comuni sarebbe stato praticamente impossibile evidenziare questo “trend” su un insieme di ben 2300 strutture cosmiche.
Il lavoro è stato pubblicato su una rivista prestigiosa come Monthly Notices of the Royal Astronomical Society. E’ bastato mettere la propria passione a servizio delle migliori immagini che la tecnologia mette a disposizione, tralasciando le solite “figurine” casalinghe… Pensate che passare il tempo libero ad analizzare, studiare e sognare sulle immagini Hubble, che sentivano un poco anche loro, non abbia dato ai partecipanti una grande soddisfazione? Io penso proprio di sì, senza nemmeno “scomodare” i risultati ottenuti.
Viva il Galaxy Zoo!
Articolo originario QUI.
3 commenti
Grandiosi... Solo la passione dei tantissimi astrofili sparsi in giro per il mondo può arrivare a certi risultati, controllando la miriade di dati che si hanno a disposizione...
E' proprio un grandissimo risultato :)....
Giorgia
Chissà se sono serviti anche i miei click?
Bello , Galassie pensionate...almeno loro hanno questa prospettiva...per noi: "lasciate ogni speranza o voi che ecc.ecc.