28/04/14

La relatività facile*

Quando si parla di relatività, di spazio-tempo, di deformazione spazio temporale e via dicendo si entra in un mondo descritto da formule di grande complessità e si perde spesso il filo del discorso. Purtroppo, per visualizzare ciò che capita realmente, la matematica è l’unica salvezza. Le parole tendono sempre più a confondere o a risolvere solo un lato del problema. Ad esempio, lo stesso concetto di spazio può essere descritto in vari modi, a seconda dello scopo che abbiamo in testa: ciò che contiene la materia; il luogo dove i corpi possono muoversi; l’insieme delle relazioni che legano la materia; ecc., ecc.

Sono tutte definizioni giuste, anche se estremamente particolari e legate al tipo di discorso che si sta facendo. Non posso certo risolvere in due righe questo problema. Analogamente lo spazio-tempo è spesso un concetto che sembra apparire ovvio e poi improvvisamente si complica e ci fa perdere del tutto il filo del discorso. Tutto va bene, ad esempio, se consideriamo il cono di luce. Molto meno quando scopriamo che non è altro che una delle tante rappresentazioni matematiche che può descriverlo.

Tuttavia, vi offro una relazione semplicissima che potrebbe farvi avvicinare un po’ alla volta alla problematica nel suo insieme. Una relazione che tutti conoscete e che usate quotidianamente. Vi sembrerà una cosa ovvia e banale, ma, pensandoci bene, il segreto di tutto è proprio lei.

Nella fisica classica esiste una relazione fondamentale, alla portata di tutti: la definizione di velocità. Essa è data dal rapporto tra lo spazio percorso e tempo impiegato a percorrerlo. La velocità, quindi, è la più semplice relazione possibile che lega lo spazio con il tempo. Essa però non pone nessun vincolo effettivo tra spazio e tempo. Posso farli variare a piacere e ottenere tutti i valori che voglio. In questo contesto, posso, quindi, considerare spazio e tempo come due grandezze del tutto indipendenti tra loro. Li posso manipolare uno alla volta e ottenere alla fine il valore corrispondente della velocità. Questa è la visione di Newton che va benissimo per un mondo alla portata dell’uomo e delle sue azioni quotidiane.

Se invece impongo un valore fisso alla massima velocità raggiungibile, creo immediatamente un legame indissolubile tra spazio e tempo. In altre parole, non posso cambiare lo spazio quanto voglio e fare lo stesso con il tempo. Potrei, infatti, trovare un valore superiore alla velocità della luce. La costanza della velocità della luce impone quindi che fissato uno spazio (o un tempo) il tempo debba variare in modo da non superare quel valore. Questo fatto cosa ci dice? Che per certi valori della velocità, molto prossimi a quelli della luce, una variazione dello spazio obbliga a far variare il tempo entro certi confini e viceversa. Ed ecco nascere le relazioni della dilatazione dei tempi e dell’accorciamento dello spazio e tutte le deformazioni susseguenti. E, riflettendoci un po’ sopra, anche il concetto di spazio e di universo a molte dimensioni. Sono tutte cose legate tra di loro.

In fondo, la teoria della relatività è tutta qui… o quasi…

5 commenti

  1. beppe

    dalle definizioni di secondo e di metro del sistema SI (tratte da Wikipedia)

    un secondo è:
    «la durata di 9 192 631 770 periodi della radiazione corrispondente alla transizione tra due livelli iperfini, da (F=4, MF=0) a (F=3, MF=0), dello stato fondamentale dell'atomo di cesio-133»

     Un metro è definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299 792 458 di secondo.

    Da qui si evince che entrambe le definizioni sono autoreferenziali con la velocità della luce...

     

  2. SuperMagoAlex

    Spazio e tempo presentano delle analogie e delle differenze: la differenza più incontrovertibile è sicuramente che lo spazio non ha una direzione privilegiata, mentre il tempo scorre inesorabilmente dal passato al futuro. 

  3. Hai ragione SMA... ma non dentro un buco nero... lì potrebbero invertire le proprie caratteristiche... ma lasciamo perdere se no impazziamo!!! :mrgreen:

  4. Pier Francesco

    Caro Enzo,
    Non capisco però quale sia la ragione "fisica" della impossibilità di raggiungere la velocità della luce. Mi spiego: se io devo percorrere 100 Km in un'ora, so che dovrò viaggiare a 100 Km/h; se li voglio percorrere in mezz'ora, dovrà andare a 200 Km/h; se ci voglio mettere un minuto, volerò a 6000 Km/h  :-P e così via. Concettualmente potrei pensare di viaggiare a qulasivoglia velocità per percorrere la distanza nel minor tempo possibile. Poiché, però, la velocità della luce non è infinita ma assume un ben deteminato valore, mi sfugge sempre la ragione ultima, "fisica" per l'appunto, che mi impedisce di raggiungerla. Mi (ci) sveli il mistero? :wink:

  5. Caro Pier,
    la ragione sta nella famosa formula E = mc2. Per raggiungere o superare una certa velocità hai bisogno di un'energia impossibile da ottenere se hai una certa massa m. Non per niente ci riescono solo i fotoni...

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