21/02/18

DOMANDE SU GIORDANO BRUNO (di Fiorentino Bevilacqua)

Per una trattazione completa dell'argomento, si rimanda al relativo approfondimento, nel quale è stato inserito anche il presente articolo

Un grazie a Fiorentino per aver accolto l'invito a condividere questa sua riflessione su Bruno con tutti noi. E' riuscito a rendere bene l'idea, tramite un esempio concreto, di come Bruno potrebbe essere arrivato a certe deduzioni, ai tempi considerate visionarie, ma successivamente confermate dalla ricerca scientifica. Non fortuna, quindi, né "magia", ma logica, intuito, capacità di guardare oltre la limitatezza dei propri sensi e, perché no, forse anche un pizzico di fantasia che alle menti geniali non manca mai.Daniela

 

Questo spunto potrebbe intitolarsi… vertigini o approccio.

Vertigini… perché sono quelle che mi vengono alla sola idea che io (avendo ricevuto un invito a leggere alcuni scritti del Nolano e a dire cosa trovo in essi), io che non ho avuto mai grossa familiarità e frequentazioni con la Filosofia, debba dire qualcosa su aspetti forse inesplorati di Giordano Bruno.

Siccome, però, la cosa si basa soprattutto su considerazioni di tipo “naturalistico”, non filosofiche, allora provo a fare, quanto meno, una premessa e, quindi, ecco il motivo di quello che potrebbe essere il secondo “titolo”: approccio.

Come leggere Giordano Bruno? Cosa cercare?

Se il Nostro, quattrocento anni fa, avesse scritto che è possibile ricavare grandi quantità di energia dividendo o unendo l’indivisibile, e io fossi un uomo del primo ottocento… non avrei scampo: quella affermazione, per me, non avrebbe alcun senso.

Essendo però io figlio di un mondo che ha usato l’energia atomica (anche a sproposito), so a cosa potrebbe essersi riferito con quella frase; quelle parole, per me, non avrebbero alcuna difficoltà ad essere comprese: si riferirebbero ai processi di fissione e fusione nucleari.

Questo che cosa vuol dire? Che, dal punto di vista delle conoscenze acquisite dalle Scienze della Natura, ed eventualmente presenti nelle opere di  Giordano Bruno perché da egli intuite o ricavate in base ad osservazioni e deduzioni logiche, si può avere un duplice tipo di approccio, là dove egli non fosse  stato chiaro nel descrivere i fenomeni (e qui sorge un’altra domanda: perché non lo sarebbe stato?).

  • Si può cercare di riconoscere, in espressioni apparentemente “oscure”, apparentemente “ermetiche” (ritorna la domanda: perché tali?) la descrizione di fenomeni a noi oggi chiari, noti e conosciuti.
  • L’altro approccio potrebbe essere quello di analizzare, ancora più approfonditamente, espressioni, frasi parimenti incomprensibili che rimanessero tali anche alla luce di tutte le conoscenze fin qui acquisite e darne (rischiando) delle interpretazioni che finirebbero per essere delle previsioni su sviluppi futuri della scienza.

Perché le espressioni di Bruno anche là dove esse si riferiscono, sembrerebbe, a fenomeni a noi oggi noti, sarebbero, in alcuni casi, oscure?

Mi rifaccio alla questione dei cicli biogeochimici cui si è già accennato in precedenza (QUI)

Qui un esempio di ciclo https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ciclo_dellAzoto.jpg

Ciclo_dellAzoto

Come poteva conoscere egli il fenomeno?

Secondo me doveva essere un grandissimo osservatore dotato di una mente predisposta a fare, con facilità e coraggio, grandi sintesi.

Provenendo da una zona rurale, alla periferia di una grande città, Napoli, che viveva dei prodotti della terra coltivati anche nelle proprie zone di origine, probabilmente aveva notato le produzioni orticole in cui, da una piccola piantina messa a dimora nel terreno, veniva fuori una pianta sempre più grande, sicuramente a spese o grazie  a “qualcosa” prelevato dal terreno. Scavando nel terreno e indagando un po’, avrebbe potuto notare che, in esso, non c’erano piccoli pezzettini preformati di insalata, o di altre essenze vendute poi ai consumatori. Avrebbe anche potuto notare come, al terreno, “qualcosa” doveva essere “restituito” nel momento in cui, su di esso, veniva posto lo stallatico (concime organico che viene ricavato da deiezioni di animali da stalla) che, poi, in esso veniva interrato. Se avesse esaminato il suolo qualche tempo dopo l’aratura, non avrebbe più trovato le pagliuzze, per esempio, presenti nello stallatico ed in esso interrate qualche tempo prima.

Inoltre nel suolo venivano interrati, magari, anche resti animali (che poi “scomparivano” come tali) e, quindi, gli ortaggi che poi vi nascevano e diventavano parte di chi li avrebbe mangiati, uomo o bestia, potevano contenere anche i… “resti” di quell’animale; gli scarti della verdura, poi, venivano mangiati anche da animali da cortile, a loro volta mangiati dall’uomo o da altri animali; e le produzioni orticole, potevano essere mangiate, con danno per il contadino, anche da chiocciole e limacce (a loro volta mangiate da ricci e coleotteri), da insetti ( a loro volta mangiati da uccelli o altri insetti), da roditori (a loro volta mangiati  da rettili e uccelli) e così via. Tutti avrebbero “inglobato” in se’ l’insalata e la pagliuzza di stallatico diventata insalata; tutti, una volta morti e… ridiventati “cenere” (il concetto, c’era), terreno, suolo, sarebbero diventati di nuovo insalata che, mangiata dall’uomo, avrebbe visto trasferirsi in questo la limaccia, lo stallatico, l’uccello, il riccio… e persino il topo.

Dovunque avesse fatto queste osservazioni, comunque le avesse fatte, queste conducevano ad una sola conclusione: <<…molti ed innumerevoli individui vivono non solamente in noi, ma in tutte le cose composte; e quando veggiamo alcuna cosa che se dice morire, non doviamo tanto credere quella morire, quanto che la si muta>> e <<non è cosa nostra che non si faccia aliena e non è cosa aliena che non si faccia nostra>>.

Sembra chiarissimo: “molti ed innumerevoli individui, mutati, vivono in noi”.

Non poteva esprimersi meglio di come ha fatto: lui stesso, oltre che la sua epoca, non aveva i mezzi, gli strumenti per farlo.

Quelle espressioni, lette dai suoi contemporanei, erano, probabilmente, incomprensibili, senza senso (forse anche blasfeme per chi aveva una certa concezione dell’uomo); lette da noi, a quasi duecento anni dai primi studi in chiave dichiaratamente “ecologica”, rappresentano qualcosa di possibile interpretazione in chiave ecologica e, se così è, una testimonianza del suo gande genio.

Una ulteriore domanda: quella descritta, ricostruita, è veramente la genesi del suo pensiero in questo campo o, questo pensiero, è frutto degli insegnamenti da lui ricevuti?

Sicuramente prende le mosse da quanto appreso durante la sua formazione (ermetismo, “naturalismo”, neoplatonismo, atomismo etc), ma per stabilire qual è il suo contributo originale è necessaria una analisi approfondita di tutto il suo pensiero in riferimento alle “filosofie” di cui sopra e ai loro contenuti che devono, perciò, essere conosciuti da chi operasse questo raffronto.

 

Fiorentino Bevilacqua

20.02.2018

26 commenti

  1. grazie Fiore... un pensiero di alta classe e profondità...

  2. Mario Fiori

    D'altra parte se uno è troppo avanti per i suoi tempi  non ce la fà a farsi capire ed incorre purtroppo in ciò che prevede quel momento, se prevede il rogo c'è il rogo. Questo non dovrebbe accadere perchè innovarecon criterio ed intelligenza sarebbe necessario. Anche ora, in questo periodo così fluido, che necessiterebbe profondi cambiamenti , bisognerebbe ascoltare di più le persone con una maggiore sensibilità ed intelligenza, con una visione che va' aldilà di ciò che sembra normale. Qui si ascolta invece di tutto e di più di ciò e di chi fa solo spettacolo.

    Ho molto timore che anche oggi un Giordano Bruno sarebbe troppo avanti nei tempi, perchè siamo mentalmente regrediti non progrediti.

  3. oreste.pautasso

    Scritto tra il  1600  e il 1602  da uno che aveva capito.
    «Re: Ebbene, Amleto, dov’è Polonio?
    Amleto: A cena.
    Re: A cena? dove?
    Amleto: Non dov’egli mangia, ma dov’è mangiato; una certa assemblea di vermi politici stan proprio addosso a lui. Il verme è l’unico imperatore in quanto al vitto; noi ingrassiamo tutte le altre creature per ingrassarci, e ingrassiamo noi stessi per i vermi; un re grasso e un mendicante magro, non sono che un servizio variato, due piatti, ma per una sola tavola; questa è la fine.
    Re: Ahimè! ahimè!
    Amleto: Un uomo può pescare col verme che s’è cibato d’un re, e mangiar del pesce che s’è pasciuto di quel verme.
    Re: Che vuoi tu dire con questo?
    Amleto: Nient’altro che mostrarvi come un re possa fare un solenne viaggio attraverso le budella di un mendicante.
    Re: Dov’è Polonio?»
    (Atto IV, sc. 3)

  4. Daniela

    Già... uno che, guarda caso, sembra abbia incontrato Bruno durante il periodo londinese (1583-85)

    https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=35947

  5. Fabrizio

    Vedo un rischio nel modo di interpretare il pensiero dei grandi del passato, in questo caso di Giordano Bruno, nel modo indicato nella prima parte di questo articolo.

    Mi sembra che si rischi di trasformare un grande pensatore del passato in un improbabile profeta o, peggio, in un banale redattore di pseudo-profezie. Un specie di Nostradamus che deve la fama alla capacità di scrivere in modo oscuro, ma evocativo di significati dati a posteriori.

    Certamente non è questa l’intenzione di Fiorentino, per questo mi permetto di segnalare quello che vedo come un rischio.

    Se non interpreto male, mi sembra si supponga che l’allargamento delle conoscenze ci dovrebbe permettere di accedere al significato più autentico del pensiero di un autore del passato.

    Nel caso ci risultassero ancora non comprensibili le sue parole, si dovrebbe cercarne il significato immaginandole come precognizioni di sviluppi futuri della scienza.

    Mi sembra che possa più facilmente accadere il contrario. L’allargamento delle conoscenze, così come qualsiasi modifica del contesto, tende ad allontanarci da un autore del passato.

    Il fatto che un testo sia oscuro a noi, non significa che lo fosse all’epoca nel quale è stato scritto. La fine drammatica di Giordano Bruno mi sembra più dovuta al fatto che sia stato ben capito dal cardinal Bellarmino che dal fatto contrario.

    L’ipotetico esempio sull’energia troverebbe una interpretazione per ogni epoca. Probabilmente nell’ottocento sarebbe stata attribuita all’energia chimica, allora alla frontiera della scienza. Ma se la frase fosse stata scritta nel ‘500, molto probabilmente non si sarebbe riferita ne all’energia chimica ne all’energia nucleare ne ad una fantascientifica energia gluonica del futuro.

    Il modo migliore per trovare le intenzioni dell’autore probabilmente sarebbe quello di immergersi nel suo contesto. Un po come fatto nella seconda parte dell’articolo. Forse occorrerebbe anche ricostruire il dibattito in corso all’epoca. Forse cercando troveremmo l’interpretazione che ne danno gli esperti, anzi più probabilmente le interpretazioni discordanti che sono in campo.

  6. Fiorentino Bevilacqua

    Grazie Fabrizio...

    Quando ho scritto del duplice tipo di approccio, avevo ben chiaro il rischio che si correva: quello di trattare Bruno come fosse un altro Nostradamus, tanto che volevo esplicitarlo nel testo.

    D'altra parte credo che diversamente non si possa fare: un grande pensatore può aver detto delle cose che erano alla sua portata, alla portata delle conoscenze della sua epoca ma, mancando la terminologia "adatta", almeno quella che usiamo noi oggi (e le conoscenze specifiche, di "dettaglio" – i sali minerali, le molecole, etc in questo caso), può aver descritto il fenomeno a grandi linee e in un modo che a noi pare oscuro se ci soffermiamo solo sulla terminologia usata. Questo possiamo "concederglielo". Altrimenti  il pensatore resta grande solo per quello che di esso si è compreso dove è stato più chiaro e dove le sue conoscenze si sono intrecciate con le “nostre”, più chiare, più complete, più approfondite, di qualche secolo dopo, grazie a qualche secolo di ricerca in più.

    Il metodo è lo stesso.

    Non credo si corra realmente il rischio di trattare Bruno alla stregua di Nostradamus: questo sì faceva precognizioni o, meglio, se non ricordo male, non le faceva neanche lui: gliele dettavano, nell'oscurità della notte, alla sommità di un torrione, gli "spiriti" che gli facevano visita...

    Bruno è un osservatore: potrebbe aver “visto” dettagli sfuggiti forse ad altri o, forse, notati da altri poco interessati a concludere qualcosa con essi, su di essi, grazie ad essi.

    Leggendo una certa sua affermazione, se questa mi richiama alla mente una teoria di qualche secolo successivo al suo, mi viene spontaneo chiedermi  se questa “assonanza” sia dovuta a conoscenze “generiche” (teorie, dottrine già presenti nella sua epoca) o sia frutto di qualche osservazione sua personale anche in campi "naturali" diversi dalla fisica e dall’astronomia. Cosa avrebbe potuto osservare tanto da consentirgli di raggiungere, con un po’ di logica e qualche ulteriore osservazione di verifica, quella conclusione? Mi sembra accettabile, logico.

    Oltretutto non è trattarlo alla Nostradamus, perché era un osservatore attento con una base di conoscenze acquisite che gli fornivano un contesto nel quale inquadrare ciò che aveva osservato, o andare oltre. Non era il terminale, lo scriba di “spiriti rivelanti”: era attore, attivo  in prima persona nella costruzione di un ragionamento, di una conclusione.

    Se poi altri, esperti, hanno spiegato, sicuramente, quello stesso  contenuto in chiave più squisitamente … “filosofica”, o altro, non possiamo non prenderne atto.

     

     

     

  7. Gianni Bolzonella

    È il problema degli storici.È praticamente impossibile riportare in vita un episodio storico,o personaggio,senza giudicarlo con la nostra mentalità.Il tempo e lo spazio dove prende vita un evento ha movimento,calore,odori,puzze,odio e amore.Tutto esiste come sintesi,in una forma che prende tutto quello che è arrivato e accumulato in quello spaziotempo,come i fotoni.Siamo noi che osservando il modello,gli diamo nuova vita.Il calore,il profumo e il sudore è il nostro,non quello di chi ha creato l'originale.C'è qualcosa di quantistico anche nella vita reale.

  8. SuperMagoAlex

    Ho appena finito di leggere "La cena de le ceneri", un'opera meravigliosa che, ahimè, non conoscevo.

    Ad una prima lettura risalta subito che le straordinarie intuizioni del Nolano (e sottoscrivo Mario Fiori quando dice che Bruno è troppo avanti per i nostri tempi) sono dovute ad attente osservazioni del suo/nostro mondo, che egli estrapola ed applica a tutto l'Universo.

    I disegni che si trovano, ad esempio, circa la distanza reale/apparente delle stelle, sulla prospettiva dall'osservatore, sono una ulteriore dimostrazione del suo modo di ragionare. Il suo volo verso la Luna, con la Terra che diventa sempre più piccola e perde man mano "dettagli" è qualcosa di fantascientifico per l'epoca, deve essersi immaginato la foto Terra-Luna apparsa pochi giorni fa ripresa dalla sonda Osiris a 63 milioni di km!  8-O

    Bruno non era un profeta, aveva semplicemente capito che osservando con attenzione e senza preconcetti i fenomeni che accadono sulla Terra era possibile spiegare qualcosa di molto più grande, di infinito.

     

  9. Daniela

    Ma soprattutto, caro SMA, aveva capito che l'uomo e la Terra non avevano niente di speciale rispetto a tutto ciò che li circonda, che non potevano avere niente di speciale, che non c'era alcun motivo logico perché l'avessero: un atto di umiltà culturale non meno grande delle intuizioni in campo scientifico, senza il quale le sue osservazioni non avrebbero portato a niente.

  10. Daniela

    Sono d'accordo con te, Gianni. Raccontare fedelmente un evento storico è impossibile, men che meno calarsi in un personaggio, a maggior ragione se complesso e profondo come Bruno. Se, poi, il personaggio appartiene ad un'epoca lontana e le fonti che lo raccontano lo filtrano attraverso le ideologie da difendere, a volte esaltandolo a volte condannandolo, l'impresa è ancora più difficile. Ancor oggi, per esempio, c'è chi ritiene che la fama di Bruno sia sopravvalutata e dovuta solo al fatto che era contro la Chiesa. La cosa migliore è leggere le sue opere, ascoltare la sua voce con mente aperta, cercando - per quanto possibile - di mettere da parte ideologie e preconcetti.

    A tal proposito, mi piace citare una pagina della "Lettera al postero" di Giovannino Guareschi (riferita al racconto degli eventi accaduti in Italia dopo l'8 settembre 1943), che recita così:

    Caro figlio, a te ho dedicato questo mio libriccino non approfittando vilmente del fatto che tu sei analfabeta (beato te!), ma perché effettivamente desidero che tu lo legga in seguito e tragga dalle mie povere note qualche insegnamento. Ma dovranno passare ancora degli anni prima che tu esca dalla tua felice ignoranza e sia in grado di raccogliere il senso nascosto nelle parole stampate. E allora le vicende politiche e militari alle quali è connesso il mio racconto saranno cosa oramai passata ai compendi scolastici di storia patria, e quindi falsate nelle loro linee essenziali e interpretate a seconda delle esigenze del regime politico predominante. E tu non comprenderesti del tutto determinate cose o ne troveresti altre in aperta contraddizione con quella che, a scuola e attraverso i giornali, ti avranno insegnato come la Verità Storica. Per la qual cosa io premetto a queste mie noterelle un chiarimento sulle vicende interessanti la mia cronachetta, affinché tu possa interpretare ogni avvenimento in essa descritto al lume della “Vera – Verità – Storica” che è poi quella che rispecchia il mio pensiero politico personale: ma che, se non è la “Vera – Verità – Storica – In Senso Assoluto”, è senza dubbio più raccomandabile di quella Verità che ti ammannirà la Storia Ufficiale, perché, mentre la Storia Ufficiale lavora a beneficio di chi la stipendia e se ne infischia di te, io lavoro a tuo beneficio e ti voglio bene” (da "Il Grande Diario - Giovannino cronista nel lager" 1943-45).

     

  11. Mario Fiori

    E' proprio così Max e Daniela, avete proprio ragione, quì nessuno pensa a un novello Nostradamus che vede e prevede chissà cosa, qui si parla di un precursore dell'osservazione attenta che pensa , elabora e guarda avanti in questo senso non in senso "magico". Purtroppo ha incontrato Bellarmino ed  ha anche cercato in qualche modo di mediare per sopravvivere ed andare avanti, facendo presente ed ammettendo molte cose, ma è stato stroncato dalla sua epoca con i metodi abbietti di quell'epoca, un po' come fanno i "Bellarmini" di questa epoca con  chi ragiona, valuta e cerca in qualche modo di arrivare almeno ad una grossa fetta di verità. Oggi il fuoco vero del rogo è sostituito dal fuoco dei media che distruggono spesso la ricerca sana e tranquilla della verità al comando  di chi ci propina di tutto di più sistematicamente per distrarci da ciò che sotto sotto ci combinano per vari motivi che qui magari non è il luogo dove parlarne ma ben sappiamo.

  12. Fabrizio

    Scusate se intervengo ancora con una voce critica.

    Mi sembra ci sia un’aria di complottismo nello scritto di Guereschi. Spero che non attecchisca in questo blog.

    Questa idea che tutti sono venduti ad un potere e solo Io vi dico la “Verità” credo sia proprio contro la ricerca di un minimo di verità, con la v minuscola quanto volete.

    Gli contrappongo questa frase che fa parte della presentazione etica di questo blog.

    “La fame deve essere controllata e dosata. Entra in gioco la serenità di giudizio, ossia la riflessione e la consapevolezza. Non tutto è commestibile, molte cose sono frutto di anni o secoli di lotte e incomprensioni scientifiche. Non crediamoci superiori solo perché pensiamo. Anche gli altri hanno pensato, pensano e penseranno, sicuramente non meno di noi. “

    Ed aggiungerei, almeno per quanto mi riguarda, che il complesso del loro pensiero, con tutte le contraddizioni e gli scontri di idee, vale moltomolto più del mio.

  13. Daniela

    La tua voce critica, Fabrizio, non solo è ben accetta, ma è gradita perché mi dà l'occasione di spiegare quella frase di Guareschi che, per me che ho letto il libro nel quale è inserita, è molto chiara, ma evidentemente, estrapolata dal contesto non lo è.

    Lui non ritiene di essere il depositario della verità assoluta (infatti afferma che anche la sua verità, per quanto potrà sforzarsi di essere obiettivo, sarà comunque viziata dal suo modo di pensare), né dice al figlio di ascoltare solo lui quando studierà la storia a scuola. In realtà si riferisce ad un particolare contesto storico, particolarmente confuso (che, poi, nel libro è descritto con dovizia di particolari e con spirito di cronista, omettendo considerazioni di tipo politico), ovvero il periodo immediatamente seguente l'armistizio del '43, di cui lui fu, suo malgrado, testimone diretto.

    Nessun complottismo, nessuna convinzione che tutti debbano per forza essere venduti ad un potere superiore, ma un invito a leggere e pensare con spirito critico, in perfetta sintonia con la presentazione etica di questo blog.

    Che, poi, la storia sia scritta dai "vincitori", è cosa nota anche senza bisogno di essere complottisti...

  14. Mario Fiori

    Sicuramente Fabrizio , proprio così. Comunque sia qui il complottismo non attecchisce stai certo e si ragiona stai pure certo. La serenità di giudizio si cerca di averla sempre abbastanza , mi sembra poi che la Verità ,appunto come dici te, non sia assolutamente ne scontata ne facile da trovare e il minimo, appunto la verità, sia la cosa migliore da provare a cercare.

    Se per complottismo parli dei media e di quello che ci propinano, dei poteri forti (e ne esistono come esistevano ai tempi di Bruno) e di quello che gli interessa fare per le loro tasche e non certo per il bene dell'umanità, mi sembra che consapevolezza e riflessione le cose che avvengono in modo spicciolo ogni giorno non siano complotti o invenzioni bensì realtà. Se poi vogliamo dire che ci sono sempre state queste cose, che  sono insite nel carattere dell'uomo e che sempre ci saranno e non si può fare altrimenti e quindi non tutto è commestibile , posso essere anche daccordo. Pure su secoli di incomprensioni scientifiche sono perfettamente daccordo, poi resta il fatto che Bruno ed altri personaggi innovatori (e purtroppo incompresi) ci sono stati e mi auguro ci saranno.

    Io , come tanti, non sono niente , solo un componente dell'umanità , e non mi sogno assolutamente di ergermi a chissà chi o cosa, non è nella mia natura. Però un po' più di consapevolezza, serenità di giudizio riflessione su chi cerca di andare un po' oltre i suoi tempi innovando le menti  cerco di averla; rest comunque anche amnpiamente consapevole che compierò errori sperando che non siano troppo madornali.

    Scusate i commenti forse fuori luogo, oggi mi è presa così e forza Giordano Bruno

  15. Gianni Bolzonella

    Sono sicuro che la materia oscura è quella mareria visibile che è passata ad altra vita o stato.È la che troveremo tutto quello che c'è stato,compresi i nostri io che non esistono più.Avremo tutto il tempo di guardare le scene da altri angoli e visualità.Come quel vecchio film di Kurosawa.Il mondo che ci circonda si accende quando lo vediamo.Quello che non c'è più,quando lo pensiamo,se abbiamo mal di denti raramente è sereno,se siamo innamorati è bellissimo.Siamo soli,unici anche quando siamo in compagnia,pensate ai commenti fatti da noi,quante realtà sottintendono,e se lo ripetiamo domani già si vedranno delle differenze.

  16. Fiorentino Bevilacqua

    Penso che il mondo, la realtà, per come essa è (e come è veramente io non lo so), è molto complessa, tanto complessa che devo per forza di cose ridurla alla portata dei miei sensi e della mia capacità di comprensione. E' difficile cogliere, di ogni cosa, tutte le sfaccettature per una mente sola o per una disciplina soltanto.

    Questo apre la via a letture diverse, interpretazioni diverse (anche, talvolta, biecamente di parte) e rende necessario, per quelle cose che riguardano il vivere in comune, scegliere dei valori (se non li ha già scelti l'evoluzione per noi attraverso i nostri avi filogenetici) che rappresentano dei fari che, da chiunque guardati, da qualunque punto visti, sono sempre gli stessi, devono essere sempre gli stessi appunto perché sono dei riferimenti, dei punti cardinali ineludibili pena l'imbarbarimento della vita civile...

  17. Mario Fiori

    Gianni e Fiorentino veramente impareggiabili, grandi, sono daccordissimo.

  18. Franco Mantovani

    Articolo e commenti straordinari !!!

    Grazie a tutti.

  19. Gianni Bolzonella

    L'uomo comincia ad essere tale quando sente la necessità di sapere. La ricerca della verità è qualcosa di ineluttabile nell'essere umano, che sempre cerca il senso della realtà che lo circonda. La verità va conquistata senza pretendere di ottenerla rifacendosi ad un'unica prospettiva. La molteplicità di prospettive, parlando del prospettivismo orteghiano, dà una visione più veritiera della realtà. Esiste però anche una verità storica, che cambia con il mutare del tempo e delle circostanze: la verità non è mai data una volta per tutte e va sempre cercata in uno sforzo continuo e instancabile.Yo soy yo y mi circunstancia, y si no la salvo a ella no me salvo yo (io sono io e la mia circostanza e se non salvo questa non salvo neppure me) che si trova nelle Meditaciones del Quijote. Con tale asserzione intende sottolineare l'unicità della vita di ogni essere umano, non trasferibile (nessuno può vivere al posto mio) e determinata da circostanze spaziali e temporali: nasco in un determinato tempo e luogo e, in conseguenza di ciò, la mia vita si presenta con determinate caratteristiche.

    Prospettivismo storico. Vedi Ortega e Scheler.

  20. Fiorentino Bevilacqua

    Il bello della "rete", del web, a parte tutto il resto, è proprio questo: il fatto che ci fa vedere, ci permette di verificare come ognuno di noi sia, in realtà, una piccola scintilla con i suoi colori, la sua intensità; e consente a queste scintille di confrontarsi. Nulla di che, nulla di definitivo, di conclusivo, di esaustivo. Ma, proprio per quesrto, un divenire continuo; un arricchimento costante. Chissà se Bruno avesse potuto beneficiare di questo, cos'altro avrebbe potuto concludere. Ma certe volte ci si ferma, non si manda il cuore ( e la mente) oltre gli ostacoli. Quali ostacoli? Quelli delle "circostanze spaziali e temporali" che fanno parte di noi, che hanno contribuito a forgiarci per come che siamo. Sono parte di noi ma, nel momento in cui dovessero "frenarci", diventano un ostacolo che ci impedisce di contribuire, come forse potremmo, al progredire del tutto (e in questo facciamo un torto alla memoria e allo spirito del Nolano). Altri lo faranno dopo di noi; altri, forgiati un po' diversamente da noi, ma in quella direzione in cui noi non abbiamo avuto il coraggio di andare, avranno più libertà di introdursi là dove la generazione precedente si è fermata. Anche nel campo della conoscenza (parlo del campo della conoscenza e forse anche un po' del sociale: ma qui la cosa diventa molto più complicata). E' anche così che si progredisce, non come singoli, ma come gruppo, come specie, come consorzio sociale...

    L'attività esplorativa, quella che consente ad un animale "vagile" di esplorare e conoscere il mondo in cui condurrà la sua esistenza, è fondamentale per esistere, per vivere (il termine "sopravvivere" non mi è mai piaciuto), per trovare, cioè, il cibo, l'acqua, il posto in cui rifugiarsi e quello in cui riprodursi, il partner e così via. Questa è la base biologica, ancestrale, atavica della nostra sete di conoscenza. Questa "base" è comune a tante specie animali; ma, non certo perché siamo i migliori o gli ultimi arrivati (non lo siamo; e certi concetti non sono proprio applicabili) ma in noi, per come siamo fatti, ha raggiunto vette eccelse, raffinatissime. Anche qui, potremmo vedere, nel piacere di conoscere, quella molla in più, quella spinta in più che ci consente di studiare un asteroide, il cielo stellato in generale, quando non riusciamo a fare, in volo, con una macchina da noi costruita, neanche trentasei metri ( la distanza coperta dal primo volo dei fatelli Wrigth). Poi, capiterà che visiteremo di persona gli asteroidi e li useremo anche come miniere. I minatori astrali non avranno nulla dello spirito che animava Piazzi e gli altri astronomi; ma lo "spirito" di Piazzi, il piacere della scoperta,  si sarà trasferito (e  lo ha già fatto, ovviamente) in coloro che sui corpi minori cercheranno altre conoscenze e in coloro che studieranno ... qualunque altra cosa ancora da esplorare e capire.

    Tutto questo "chiuderà", terminerà quando l'uomo non ci dovesse essere più. Forse, al suo posto, ci sarà un'altra specie (comunque "ottenuta"), in una successione di forme dallo stesso "contenuto". E quindi non ci sarà nessuna ... "chiusura" del processo conoscitivo.

  21. Gianni Bolzonella

    Giordano Bruno storia di un Adepto: l’attualità di un uomo senza tempo – Stefano Mayorca

    Ereticamente.net

    Articolo trovato casualmente

  22. Daniela

    Tempo fa in questo post abbiamo parlato di quanto sia difficile parlare di fatti storici con obiettività, specialmente se la memoria dei fatti viene inquinata dalla volontà di asservirla a interessi particolari.

    A tal proposito, mi fa piacere condividere questo discorso del capo della Polizia Franco Gabrielli, pronunciato oggi, in occasione del quarantesimo anniversario della strage di via Fani:

    «Basta brigatisti in cattedra in tv. E non chiamiamoli "dirigenti" della colonna romana, è un oltraggio perché sono stati dei criminali, dei delinquenti. C’è una sorta di perverso ribaltamento, stiamo subendo una sorta di perversione nella quale, paradossalmente, si confondono ruoli e posizioni. Vederli in asettici studi televisivi, come se stessero discettando della quintessenza della verità rivelata, credo che sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita e il sangue per questo Paese. Le parole devono avere un peso e un significato e oggi noi dobbiamo ricordare chi stava da una parte e chi dall’altra. Chi stava dalla parte giusta e ha perduto la vita nel nome di quegli ideali e valori che questi delinquenti immaginavano di poter e dover sovvertire. Questi signori sono stati delinquenti due volte perchè non solo uccidevano, rapivano e rapinavano ma cercavano, in una logica di morte, di sovvertire le Istituzioni democratiche del paese». 

     

  23. Fiorentino Bevilacqua

    E' "...difficile parlare di fatti storici con obiettività, specialmente se la memoria dei fatti viene inquinata dalla volontà di asservirla a interessi particolari" ed è praticamente impossibile farlo, sperando di dire qualcosa di concreto e veritiero, se quelle "volontà" portano a tacere, a nascondere elementi relativi a quei fatti, elementi senza i quali non si può giungere che a conclusioni sbagliate.

    Questa mattina ascoltavo una rassegna stampa. Ad un certo punto sento parlare di un coinvolgimento della Gran Bretagna nel caso Moro. Cerco su internet e trovo l'articolo di cui allego il link.

    Che dire?

    Da Garibaldi a Moro, passando per Matteotti, sono sempre loro, gli inglesi...poi si lamentano di Putin.

    Non ho parole; molta rabbia sì, però.

    http://temi.repubblica.it/micromega-online/caso-moro-gli-archivi-di-londra-rivelano-il-coinvolgimento-del-governo-britannico/?refresh_ce

  24. cara Daniela,

    il giorno prima su la 7 e ieri sera su Rai 3 mi sono guardato i ricordi del rapimento Moro... Sono veramente allibito da come i brigatisti rispondano alle domande e da come raccontino i fatti, con una tranquillità e una semplicità quasi si parlasse di una partita di calcio. E noi dobbiamo sentirli? Ci vorrebbe il rogo per fargli dire la verità sui mandanti, sui rapporti con i servizi segreti, la mafia e con l'estero. E invece sono tutti liberi, bene in carne, con ampi sorrisi e in abitazioni che non sono certo catapecchie...In fondo basta esser VIP in Italia, qualsiasi cosa tu abbia fatto...

    Mi viene da vomitare , ma non è per il ferro....

  25. Daniela

    Una soluzione c'è... basta non guardare la trasmissioni in cui fanno parlare i criminali (ma cancellarle per sempre, non solo la puntata dedicata a loro), né acquistare i loro libri. Se lo facessero in tanti, questo business grondante di sangue crollerebbe e i criminali farebbero la fame, come è giusto che sia (sempre che qualcuno non riconosca anche a loro il reddito di cittadinanza!).

    A scanso di equivoci e, per non rischiare di vedere e ascoltare cose che non mi piacciono, con immensa soddisfazione e miglioramento della qualità della vita, la mia tv è sempre spenta. Vedo solo qualche tg grazie a - o per colpa di - mio marito che li mette durante la cena, quindi ho un minimo di informazioni su cosa accade intorno a me, poi basta... preferisco ascoltare musica tipo questa  https://www.youtube.com/watch?v=o9n-ilA9xOY

    Qualunquismo, disfattismo? Può darsi, ma io preferisco chiamarlo meccanismo di difesa. Se non posso cambiare il mondo, tanto vale che mi difenda da esso e prenda solo ciò che mi fa stare bene. E questo circolo-oasi fa parte delle cose che mi fanno stare bene.

    "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, quello è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio" (Italo Calvino - citato da Gabriella Greison in "L'incredibile cena dei fisici quantistici).

    Ora vado a fare due passi nel cuore della mia bella città, altra cosa che mi fa stare bene.

    Buon sabato a tutti!

  26. Masaniello

    Ho letto con interesse questi commenti , io credo che Bruno aveva una dote innata che persone comuni non hanno quella di osservare ció che non si vede ! Forse mi sbaglierò ...

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