Categorie: Racconti di Vin-Census
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Scritto da: Daniela
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I Racconti di Vin-Census: IL TELEFONO SPAZIALE
Siamo soli nell'Universo? Probabilmente no! Ma trovare il modo di stabilire un contatto con i nostri fratelli alieni appare oggi impossibile. E se in un futuro, più o meno lontano, la tecnologia ci fornisse gli strumenti per farlo? Si aprirebbe senza dubbio un ventaglio di molti possibili scenari: uno ce lo anticipa il nostro instancabile Vin-Census, l'uomo dai mille racconti! Sentiamo cosa, questa volta, ha inventato per noi...
Due furono le scoperte che cambiarono il mondo. La prima si ottenne durante l’esperimento IPER eseguito nel nuovissimo e gigantesco acceleratore del Centro Mondiale Nucleare di Pechino. Alcune particelle subatomiche non solo raggiungevano velocità di gran lunga superiori a quella della luce, ma erano anche in grado di essere inviate nello spazio e interagire in modo “tangibile” con un ostacolo naturale, come ad esempio una coltre nuvolosa. Avrebbero coperto la distanza tra la Terra e Sirio in soli dieci minuti! L’importante era crearle al di fuori dell’atmosfera, in modo da non alterarle, inviarle verso un bersaglio che fosse in grado di rivelarle, e, infine, attendere la risposta.
Si era, infatti, dimostrato che, interagendo con del gas di una certa densità, una percentuale non indifferente delle particelle sarebbe stata rimandata indietro e avrebbe raggiunto nuovamente la Terra, senza perdere le sue caratteristiche. In altre parole, se si fosse mandato un messaggio codificato, questo avrebbe causato una “vibrazione” ben definita nella lontana atmosfera, che sarebbe stata rimandata tale e quale al punto di partenza. Se poi fosse stata rilevata da qualche entità aliena in grado di comprendere e di agire in modo analogo, avrebbe potuto essere modificata e avrebbe dato la certezza che non eravamo soli nell’Universo. Una scoperta eccezionale che avrebbe minimizzato le distanze tra gli astri e si sarebbe comportata come un “telefono” spaziale. Solo che a vibrare non sarebbe stata una membrana ma l’intera atmosfera del pianeta prescelto.
La seconda scoperta riguardava un piccolo gruppo di stelle nella costellazione del Toro. Era composto di astri simili al Sole, alcuni dei quali mostravano di possedere pianeti delle dimensioni terrestri. Tra questi qualcuno aveva una curva spettrale che dimostrava la presenza di una densa atmosfera in cui ossigeno e azoto sembravano farla da padroni. L’ideale per ospitare forme di vita simili alla nostra.
Nel giro di una decina di anni si costruì sulla Luna una copia in grande dell’acceleratore di Pechino e si organizzò l’esperimento per attuare il “primo contatto”. Nel frattempo, i maggiori telescopi terrestri e spaziali puntarono sulle stelle del Toro e sui loro pianeti per cercare di “scegliere” quello che più di tutti mostrasse le giuste caratteristiche. In effetti, bisognava cercare di agire a colpo sicuro. L’acceleratore non poteva ripetere l’esperimento per più di due volte, in quanto era necessario produrre un flusso gigantesco di particelle, in grado di “scuotere” significativamente l’atmosfera aliena. Per ottenere questo la spesa era stata mostruosa e si era dovuto utilizzare quasi tutto il materiale radioattivo esistente. Il mondo si sarebbe ridotto “in mutande”, ma ne sarebbe valsa la pena. L’uomo aveva veramente bisogno di un compagno e bisognava rischiare il tutto per tutto.
Il primo esperimento, di minore intensità, si sarebbe compiuto su Venere. Bisognava provare la strumentazione prima di tentare la grande impresa, che sarebbe stata l’unico tentativo per chissà quanti secoli. Il secondo pianetadel Sistema Solare era l’ideale: vicino, con un’atmosfera estremamente densa e quindi molto ricettiva. Venne finalmente il giorno della prova. Tutto il mondo stava incollato alla televisione in attesa del risultato. L’intero esperimento si sarebbe svolto in pochi secondi. Il messaggio codificato era stato tradotto dal computer nella semplice parola “eccoci”, in modo che tutti avrebbero potuto sentirlo e comprenderlo qualora fosse tornato a casa come sperato. Era come se si telefonasse a Venere e lei rispondesse. In realtà era solo il nostro segnale che tornava indietro, ma avrebbe dato le garanzie sufficienti per il vero tentativo verso lo spazio galattico. Se tutto fosse andato bene, la nostra atmosfera avrebbe vibrato e il computer centrale avrebbe tradotto la variazione nella semplice parola, ben nota a tutti.
Il lancio delle particelle avvenne alle ore 15 e 37 del 12 luglio 2284. Meno di un secondo dopo si sarebbe dovuta “sentire” la risposta. Il tempo tra il lancio e la vibrazione di ritorno sarebbe stato misurato con una precisione fantastica da una serie di orologi atomici sincronizzati e non avrebbe avuto possibilità di errore. Sembrò passare un’eternità dopo il “via” dato alla base di controllo terrestre. Il tempo più lungo era, infatti, quello necessario al “normale” segnale terrestre per giungere sulla Luna e attivare il dispositivo. In un silenzio e una tensione palpabile, si videro a occhio nudo le nuvole muoversi in modo anomalo e in ogni luogo terrestre si sentì chiarissima e cavernosa la risposta: “Eccoci”. Ci fu un vero tripudio come se tutti fossero stati liberati da un peso portato per troppi secoli. Il mondo fu percorso da una gioia irrefrenabile.
Ci sentivamo già in compagnia, anche se il difficile doveva ancora cominciare. Ma anche i telescopi fecero il loro dovere e la fortuna ci venne incontro. Tra le decine di pianeti candidati a essere il bersaglio, alla fine ne rimase solo uno con le caratteristiche quasi perfette. Aveva una massa pari a 1,3 volte quella terrestre. Si trovava a una distanza di 0.98 Unità Astronomiche dal suo Sole e l’atmosfera era composta dal 64% di azoto e dal 32% di ossigeno. Il resto erano gas leggeri. Non solo però. C’erano anche chiari segnali di composti organici e una non trascurabile presenza di anidride carbonica (quasi l’uno per cento!). Sembrava un vero gemello della Terra.
Fu subito chiamato da tutti “il fratello” e questo fu anche il nome dato all’esperimento finale da svolgere sulla Luna. Il 13 agosto del 2293 si fu pronti a dare il via al tentativo più importante nella storia dell’uomo. Bisognava aspettare quasi due anni per la risposta e in tutte le città si misero enormi orologi che scandissero il tempo a ritroso. Ovviamente, gli scienziati sarebbero già stati contenti di ricevere lo stesso segnale inviato. Non avrebbe provato niente sulla nostra solitudine, ma avrebbe dato la certezza dell’efficacia del metodo: una cosa era avere successo con il vicinissimo Venere e un altro era ottenerlo a migliaia di anni luce di distanza. Tuttavia, per la maggior parte della gente comune questo risultato sarebbe stato una terribile delusione. Loro avrebbero voluto ricevere un segnale diverso e quindi una risposta inequivocabile.
Eppure non ci si poteva illudere più di tanto. Gli alieni avrebbero dovuto avere le stesse nostre capacità, avrebbero dovuto comprendere immediatamente cosa stavamo facendo e agire con rapida sollecitudine. Molto più sensato era attendere che i nostri fratelli galattici, sempre che ci fossero veramente, avessero studiato a lungo il fenomeno e poi, dopo averlo compreso, fossero passati all’azione mandandoci un loro messaggio. Questa era ovviamente la soluzione più logica, condivisa dalla maggior parte degli studiosi. Tuttavia, la gente sperava invece in una risposta immediata, anche se in fondo sapeva che era una possibilità veramente remota.
Gli orologi scandirono lentamente il tempo. Ormai si era fatto tutto il possibile, non si sarebbe più potuto ripetere l’esperimento per chissà quanto tempo. Bisognava aspettare il segnale di ritorno per essere sicuri che tutto fosse andato bene e poi era ovviamente più logico aspettare e sperare.
Quando gli orologi segnarono lo 00:00 e le nuvole furono scosse dal brivido già osservato con Venere, tutti trattennero il respiro cullando in cuor loro la grande speranza.
Il calcolatore tradusse immediatamente la vibrazione: “Tuu … tuu … tuu …”.
Accidenti, era occupato!
Il racconto di Vin-Census termina qui, ma il sempre ben informato Scherzy sostiene che gli alieni avessero pronto anche un piano B...
Tutti i racconti di Vin-Census sono disponibili, insieme a quelli dell'amico Mauritius, nella rubrica ad essi dedicata.
8 commenti
Spero che almeno abbiano lasciato un messaggio in segreteria per essere richiamati. Dopo tutta quella faticata...
purtroppo no... non avevano più un briciolo di energia e cominciò un terribile Raffreddamento Globale
Secondo voci di corridoio cosmico, sembra che sia andata così...
Caro Enzo come sempre bel racconto ed io arrivo tardi.
Comunque , conoscendoci, farebbero proprio bene a fare come dice Scherzy, occupato con noi non basta, se si stuzzica il portafogli l'uomo , purtroppo, è molto sensibile.
Sito bellissimo! Riesce a spiegare con parole semplici i concetti anti-intuitivi della meccanica quantistica. Il racconto "Il telefono" è geniale, intrigante e sorprendente per come finisce.
Complimenti!
Francesco B.
grazie Francesco! E se ti infili tra i meandri dell'archivio del Circolo (o sui vecchi articoli che piano piano stiamo trasferendo con ordine nell'archivio) troverai ancora molte sorprese (che speriamo risultino belle, interessanti e ironiche al punto giusto...).
Ciao Francesco! Se ami i finali a sorpresa del nostro Vin-Census, non puoi perderti questo racconto...
http://www.infinitoteatrodelcosmo.it/2017/02/04/i-racconti-di-vince-e-mau-la-gallina-e-intelligente/