Categorie: Stelle di neutroni Storia della Scienza
Tags: Jocelyn Bell premio Nobel pulsar
Scritto da: Daniela
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JOCELYN BELL BURNELL: La Forza della Coerenza
Questo articolo è stato inserito nella pagina d'archivio "Discorsi celebri e conferenze" e in "Quattro passi nella storia della Scienza"
14/9/2018
Il premio Nobel ad una venticinquenne irlandese fresca di laurea in fisica sarebbe stato veramente troppo per una società sessista come quella britannica di cinquanta anni fa! Peccato per la giovane donna, la cui vita avrebbe subito una bella svolta grazie al cospicuo premio in denaro. Oggi quella ex-ragazza, una distinta signora di 75 anni, ha ricevuto un premio ancora più ricco e lo investirà in ciò che più le sta a cuore...
Avrebbe potuto sbattere la porta e abbandonare la ricerca scientifica quando, nel 1974, il premio Nobel per la SUA scoperta delle stelle pulsar, venne dato al suo professore e ad un collaboratore (che si guardarono bene, in nome della verità, dal rifiutare il lauto compenso in denaro e neanche citarono il contributo della Bell nel discorso di accettazione del premio). Invece Susan Jocelyn Bell continuò per la sua strada, con una forza, una serenità e una determinazione spiegabili solo da grande equilibrio interiore e immenso amore per il suo lavoro.
Ascoltiamo dalla sua viva voce il ricordo del momento in cui si rese conto di avere scoperto qualcosa di nuovo ed inaspettato...
Jocelyn Bell: Erano le due/tre del mattino del 21 dicembre 1967, il freddo era pungente, accesi il registratore e sentii quel “blip, blip, blip, blip, blip”. Era chiaro che fosse della stessa famiglia e dello stesso genere [dei segnali ascoltati nel corso dell’ultimo mese – ndt], fu un momento emozionante. E capimmo che ciò che stavamo osservando si scontrava con l’ipotesi degli omini verdi in quanto era altamente improbabile che tutti quegli omini verdi, da un capo all’altro dell’Universo, avessero deciso di inviare segnali ad un pianeta piuttosto insignificante come la Terra, nello stesso momento, su una comune frequenza e con una tecnica banale. DOVEVA trattarsi di un nuovo tipo di stelle mai osservate prima: per questo motivo decidemmo di rendere pubblica la scoperta. Martin Ryle chiamò l’editore di Nature, John Maddox, gli disse che avevamo delle novità interessanti.
Giornalista: Qui mi dicono che rilevare tre segnali alla stessa identica distanza temporale sia molto raro, trovarne quattro addirittura fenomenale. Ebbene, stanno ricevendo segnali esattamente equidistanti, per 24 ore al giorno da novembre.
Anthony Hewish: Questi segnali sono un evento del tutto nuovo, niente del genere è mai stato rilevato prima durante osservazioni radioastronomiche.
Jocelyn Bell: L’eccitazione era dovuta alla scoperta di un oggetto di tipo completamente nuovo, che si comportava in un modo che gli astronomi non avrebbero mai potuto neanche sognare.
Oltre ad avere una carriera accademica di tutto rispetto (è da molti anni uno dei docenti più prestigiosi di Oxford, oltre ad avere ricoperto cariche prestigiose), Jocelyn Bell si è profusa per la più ampia divulgazione della cultura scientifica: ha organizzato centinaia di conferenze pubbliche per non addetti ai lavori, e ha messo grande impegno per avvicinare alla Scienza una generazione di adulti ai quali era stato preconizzato in giovane età – come del resto capitò a lei stessa quando aveva solo 11 anni – che non avevano alcun futuro negli studi scientifici.
A chi le chiede del Nobel negato, risponde: «Non l'ho vinto, è vero. In compenso ho avuto tanti altri premi e in fondo è stato molto più divertente: il Nobel significa una settimana davvero fantastica a Stoccolma e poi più niente, perché nessuno osa dare un riconoscimento a qualcuno che è salito così in alto»
In effetti, di premi ne ha vinti davvero molti, questi i più importanti: la medaglia Michelson (1973), il premio Oppeheimer (1978), il premio Beatrice Tinsley (1987), la medaglia Herschel (1989), la lezione magistrale Jansky (1995), il premio Magellanic (2000), la presidenza della Royal Astronomical Society (2002-2004) e, nel 2007, un dottorato ad honorem all’Università di Harvard (2007), un altro all’Università di Durham e la nomina a “dame” dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Di questi giorni la notizia del conferimento alla Bell dello Speciale Breakthrough Prize 2018 per la Fisica Fondamentale, il più ricco riconoscimento per la ricerca scientifica: tre milioni di dollari che ha deciso di devolvere a sostegno della causa che più di tutte le sta a cuore, ovvero l'abbattimento delle barriere e dei pregiudizi che ostacolano le donne nell'accesso alle discipline scientifiche. In concreto, questa cifra servirà a costituire un fondo per il finanziamento di studi e ricerche condotti da giovani donne, da appartenenti a minoranze etniche, da rifugiati politici.
Non sarà difficile comprendere il motivo di tale scelta, dopo che avremo avvertito la vibrazione della sua voce e condiviso la commozione che traspare da ogni suo sguardo nel discorso che segue, pronunciato al TED nel 2013.
Jocelyn Bell: Nei prossimi 15 minuti sarò leggermente polemica, parlerò delle donne nel mondo della Scienza, attingendo in gran parte alla mia personale esperienza. Sono originaria dell’Irlanda del Nord e mi sono iscritta alla scuola media nella zona del Logan. Vi ricordate l’inizio della scuola media? Tutte quelle materie nuove, gli spostamenti da una classe all’altra, tanti insegnanti diversi… era stupendo… eccetto per una cosa: la mattina del primo mercoledì, passò una comunicazione tra tutte le classi prime: nel pomeriggio le femmine avrebbero dovuto recarsi in una stanza, i maschi in un’altra. Pensai che ci dividessero per fare sport diversi, sbagliavo. Alle femmine era riservata la lezione di economia domestica, ai maschi il laboratorio di scienze. Senza possibilità di scelta. Protestai, inutilmente. I miei genitori presero in mano la situazione e lo stesso fecero i genitori di altre due mie compagne. Alla successiva lezione di scienze parteciparono tre ragazze e tutti i ragazzi, l’insegnante fece sedere noi ragazze vicino alla cattedra. Fui la più brava all’esame di scienze, di questa cosa ero abbastanza compiaciuta perché avevo fallito le prove di qualifica e pensavo che ne sarei stata tagliata fuori. Mi piace pensare che la scuola abbia imparato una lezione, ma ho i miei dubbi. E parliamo ora del contesto sociale, alla luce del quale il comportamento della scuola non era poi così strano. Questi [vedi immagine al minuto 2:26] sono consigli per le giovani mogli tratti da un giornale femminile del 1955: è sera, il marito torna a casa dal lavoro e trova la casa in ordine, il caminetto acceso, i bambini puliti e tranquilli. Ricorda: lui è il padrone di casa, tu non hai il diritto di fargli domande, una buona moglie sa sempre stare al proprio posto, ascoltalo perché i suoi argomenti di conversazione sono molto più importanti dei tuoi e non brontolare se lui arriva in ritardo o se sta fuori per tutta la notte. Consigli su come essere uno zerbino! Parliamo ora di quanti passi avanti abbiamo fatto dal 1955, non è stato un viaggio facile né per gli uomini né per le donne, che hanno dovuto modificare tutti i loro ruoli… Ebbene, vi ho detto che ero brava in fisica, quindi mi iscrissi alla Facoltà di fisica a Glasgow. Ero l’unica donna nella classe d’onore e, a quei tempi, in quella Facoltà, era tradizione che, quando una donna entrava in classe, tutti gli uomini presenti dovessero dare colpi sui banchi, fischiare, sbattacchiare oggetti, fare il rumore più sgradevole possibile. Ero “leggermente” isolata, dovetti lavorare molto da sola. Ma il passo successivo fu diventare ciò che volevo diventare: un’astronoma, preferibilmente una radioastronoma. Quindi frequentai un corso di dottorato a Cambridge e, durante il percorso, “inciampai” in alcuni interessanti oggetti [si riferisce alla scoperta delle pulsar - ndt] Nel corso di tutta la mia carriera professionale sono stata o una delle pochissime donne o la donna più anziana a ricoprire un determinato ruolo. Ora concentratevi un attimo, dovrete fare alcuni calcoli a mente: la mia cattedra di fisica alla Open University raddoppiò il numero di docenti di fisica in questo paese... da una a due! Oggi siamo circa 60 su molte centinaia. Inoltre sono diventata il primo presidente donna dell’Istituto Nazionale di Fisica di Irlanda e Regno Unito. E, per puro caso, è stato solo quando sono diventata docente di fisica che ho ripensato a quando avevo fallito le qualifiche per l'esame di scienze… avrei voluto nascondere quell’evento, ma mi è sembrato stupido farlo, quindi ho iniziato a parlarne, anche se piuttosto tardi. Ora vorrei parlare della situazione mondiale delle donne nell’astronomia al giorno d’oggi. Lo farò servendomi di alcuni dati compilati da organizzazioni internazionali che fotografano la dimensione della comunità astronomica in ogni paese del mondo e quale percentuale di essa è femminile. L’Argentina svetta al primo posto con il 37% di astronomi donne, e forse non sorprende l’ultimo posto del Giappone con il 6%. La media mondiale è il 15%, il Regno Unito si posiziona sotto la media con il 12%. Se un terzo degli astronomi argentini sono donne, significa che il cervello femminile non ha problemi a studiare l’astronomia, ma sono differenti fattori sociali e culturali che producono questa enorme differenza tra un paese e l’altro. E mi rammarico che sia ancora necessario sottolineare questo fatto. Nella ricerca scientifica, in particolar modo quando siamo in recessione economica, le scienze, la tecnologia, le scienze ingegneristiche e la matematica sono incredibilmente importanti per costruire una veloce ripresa… abbiamo bisogno di ogni talento disponibile così come abbiamo bisogno di ogni idea brillante e non possiamo permetterci di ignorare un grande fetta di popolazione. Un gruppo di ricerca basato sulla diversità è forte e presenta più creatività, più flessibilità, più robustezza proprio a causa della diversità delle idee di persone eterogenee. Tuttavia, i gruppi più facili da gestire sono quelli in cui tutti la pensano allo stesso modo e, nel nostro contesto, ciò equivale a dire maschi bianchi con un background culturale omogeneo. Un gruppo basato sulla diversità è molto più difficile da gestire: alcuni membri di esso troveranno l’esperienza eccitante, altri non si sentiranno a loro agio se non addirittura spaventati, ma è in un gruppo del genere, guidato da un leader brillante, che è auspicabile trovarsi per lavorare bene. Cosa possiamo fare per incrementare la percentuale di donne nella comunità scientifica? Prima di tutto dobbiamo prendere atto che stiamo cambiando la società, le regole, le abitudini e la cultura dei posti di lavoro. E dobbiamo riconoscere che tali cambiamenti sono lenti e dolorosi. Il percorso che l’Irlanda del Nord ha compiuto negli ultimi 20 anni è stato lento e doloroso e lo stesso dicasi per l’incremento della percentuale di astronomi donne. Ci sono molte iniziative che vanno in questa direzione: di solito sono lanciate da donne superimpegnate nel loro posto di lavoro, che sentono il bisogno di supportare altre donne affinché compiano il loro stesso cammino. Bene! Non voglio sminuire il valore di tutto ciò, ma si tratta di iniziative locali, individuali e scollegate da tutto il resto. Le iniziative del genere sono molte e l’incremento del numero di donne che si occupano di Scienza è senza dubbio dovuto a questo tipo di impegno, ma è tempo che prendiamo le distanze da tutto ciò che è creato ad hoc per qualcuno e privo di collegamento con tutto il resto, per adottare finalmente una qualche strategia, e quale posto migliore di questo per parlare del bisogno di un pensiero strategico? L’altra cosa che è assolutamente essenziale quando si cerca di coltivare una comunità basata sulla diversità è essere in grado di ascoltare ciò che ti dicono le persone provenienti da diversi background e di comprendere le loro esperienze, il che a volte può essere scioccante e inaspettato, quindi bisogna essere aperti a questa possibilità. Gli stereotipi non servono a niente. C’è anche bisogno di incoraggiare le donne affinché ricorrano ai finaziamenti per la promozione del lavoro perché le donne di solito sono più insicure degli uomini. Molti programmi per incoraggiare la presenza femminile in campo scientifico partono dal presupposto che il problema è nelle donne e che la comunità scientifica non ha colpe. Tale comunità attualmente è maschile perché è stata dominata dagli uomini da sempre. Pertanto sono convnita che anche la cultura scientifica debba cambiare. E poi ci sono le mansioni domestiche: sembra che i figli abbiano solo le madri e non i padri. Una delle cose importanti che sta iniziando a verificarsi è l’incentivazione degli uomini a prendersi i congedi di paternità. In Finlandia il padre deve prendere tre mesi di congedo parentale e, se non lo fa, la coppia perde il diritto a quel congedo. Gli scienziati che lo facessero, diventerebbero scienziati migliori. Parliamo ora di sessismo istituzionale: guardate questo ritaglio di un modulo di domanda [vedi minuto 13:43 del video], per indicare il sesso ci sono due caselle e non sono in ordine alfabetico, prima viene maschio poi femmina. Perché? Perché ancora? Nel mio caso, avere segnato per decenni la seconda casella mi è costato caro. Dobbiamo infine parlare dei pregiudizi inconsci che uomini e donne hanno nei confronti delle donne e, come pensiero finale, la citazione di una donna su “Donna’s Establishment”: "le donne che si comportano bene raramente fanno la storia". La mia generazione non si è potuta permettere di comportarsi bene! Grazie.
Chi desidera conoscere di persona Jocelyn Bell Burnell, potrà farlo il 6/10/2018 presso l'osservatorio astronomico di Cagliari
QUI la "vera storia" della scoperta delle pulsar, quella che Jocelyn Bell non confesserà mai...
21 commenti
Grazie per questo bellissimo articolo......E per le traduzioni ).
Grazie Franco!
Ho provato a fare qualcosa di diverso da una semplice cronaca degli eventi, che si può trovare un po' ovunque nel web. Credo che un personaggio del genere meriti di essere conosciuto anche - e soprattutto - come persona, e... cosa c'è di meglio che fare parlare lei?
Se non lo hai già fatto, ti consiglio vivamente di guardare anche i video e ascoltare la voce di Jocelyn, dopo avere letto la traduzione. La cosa che più mi piace è la sua espressione e il suo tono di voce quando ricorda il "blip, blip" delle pulsar.
Beh, c'è poco da dire: in quell'occasione la commissione del Nobel si è dimostrata indistinguibile da uno stabilimento balneare.
Quello della Bell è probabilmente il caso di cui più si è parlato, ma non è stato l’unico Nobel clamorosamenre negato. Poi ci sono quelli dati un po’ troppo frettolosamente e quelli dati solo per motivi politici... e c’è anche chi ne ha vinti più di uno, meritandoseli.
Insomma, ci sarebbe molto da scrivere sull’argomento, magari uno di questi giorni lo farò.
Grazie per l’idea, Hotrats!
Grande persona e scienziata. Da sperare che la sua iniziativa abbia il successo che merita e che se ne avviino altre per cancellare queste discriminazioni dure a morire.
Quanto ai nobel vale la pena di leggere questo...
https://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/09/29/nobel-strani-controversi-scienza-storia-che-dura-oltre-secolo-62e228fc-8659-11e6-9ddf-2c9d29242dcc.shtml
Un sentito ringraziamento a Daniela per questo bellissimo articolo.
Sto aspettando che la mia auto esca dall’autolavaggio e, per ingannare il tempo, ho cominciato a cercare in rete informazioni su Nobel negati e controversi... quello che, per ora, ho capito è che bisogna fare molta attenzione a distinguere informazioni serie da altre a dir poco approssimative se non addirittura sbagliate.
C’è, per esempio, chi confonde la relatività ristretta con la generale, poi pensa che Einstein abbia preso il Nobel per questa e che sia stato negato alla prima moglie Mileva. Altri fanno capire che l’effetto fotoelettrico non fosse poi così importante e il Nobel fosse solo un modo per dare un “contentino” al Nostro. Per non parlare, poi, di chi vorrebbe il Nobel per Eddington (colui che, durante un eclissi totale, misurò la deflessione della luce di stelle lontane provocata dalla curvatura dello spaziotempo intorno al Sole) per essersi dedicato alla dimostrazione della Relatività.
Chissà quali altri svarioni si nascondono tra le notizie buttate qua e là, sarà fondamentale scegliere bene se vogliamo scrivere un articolo sull’argomento. E l’idea mi stuzzica sempre di più...
Ti sembrerà strano ma prima ho guardato i video perché volevo esplicitamente ascoltare la voce di Jocelyn, interessandomi relativamente a quello che stava dicendo. Conoscevo la sua biografia e la sua storia con le pulsar, ma come dici tu, ascoltare la sua voce era la cosa che mi affascinava maggiormente. In seconda battuta ho letto le traduzioni, molto gradite perché il mio inglese è ormai arrugginito.
Sinceramente mi meraviglio che non ci si voglia arrendere all'evidenza che i Nobel spesso vengono decisi seguendo fini totalmente diversi dall'intenzione di Alfred.
Ancora Grazie !
Conoscendoti, Franco, non avevo molti dubbi sulla tua visione dei video, ho solo colto l’occasione del tuo commento per dare il consiglio a chiunque lo legga
E... hai ragione... bisognerebbe anche ricordare quali erano le intenzioni di colui che ha istituito il prestigioso riconoscimento. Poi, però, sarebbe anche opportuno ricordare un’altra figura, non meno importante (se non addirittura di più!) di Alfred Nobel: quella di Ernst Solvay, un ricco industriale suo amico, che ha dato il via ai congressi Solvay, aventi lo scopo di favorire la libera circolazione delle idee nella Comunità Scientifica, in un mondo in cui internet era fantascienza pura, i computer non erano ancora stati neppure immaginati (Alan Turing non era ancora nato) e non erano nemmeno possibili le telefonate transatlantiche. Quei congressi, che continuano anche oggi, sono stati fondamentali per il progresso scientifico: il più celebre è quello del 1927 che ha “ufficializzato” la nascita della fisica quantistica, il più grande raduno di cervelli che la storia della Scienza ricordi.
Insomma, due amici, Solvay e Nobel, che decisero di mettere la loro ricchezza al servizio del progresso scientifico: uno per favorire la nascita delle idee, l’altro per premiare le più meritevoli e innovative. Andrebbero sempre ricordati insieme, invece non è così e temo che il motivo risieda solo nel fatto che il premio Nobel elargisce una cospicua somma in denaro, la partecipazione al congresso Solvay no...
Totalmente in accordo con quello che sostieni, ma si finisce sempre lì: Purtroppo tutto si riconduce alla struttura della nostra società fondata sul profitto economico. Pensa che balzo farebbe l'umanità se si riuscisse a svincolare tutta la potenza creativa umana dai ceppi del profitto e si concentrasse esclusivamente sul bene dell'uomo !
A dire la verità il mio commento, più che una critica (in ogni caso doverosa) all'istituzione del Nobel, era un un "assist" per ricordare Emmy Noether che le ingiustizie per il fatto di essere donna le subì praticamente fino alla morte. Come fu trattata nella vita dal mondo accademico è qualcosa che definire vergognoso è eufemistico.
Ciao
Non conosco Emmy Noether, ma credo che colmerò presto questa grave lacuna...
https://oggiscienza.it/2018/03/15/emmy-noether-matematica/
Grazie per la segnalazione, Hotrats!
Franco, potresti esplicitare meglio "esclusivamente sul bene dell'uomo ". Thanks.
Faccio notare che nella tabella mostrata a circa 5,44 minuti del secondo video l'Italia, una volta tanto, compare nella parte alta intesa come positivo. La tabella è palesemente mancante di un rapporto con la popolazione dello stato considerato ma comunque adatta al senso del discorso. La "classifica" cambierebbe ma probabilmente gli ultimi sarebbero ancora di più ultimi.
Devo anche far notare che chiudere con il problema della casella, visto da una ampia platea in senso sociale, fa perdere molta efficacia a quanto detto, non essendo così evidente il senso in cui è detto.
Vita dignitosa garantita per tutte le persone dal primo all'ultimo istante della loro vita.
P. S. : "Uomo " è ovviamente inteso come genere umano (maschio e femmina).
Si sorry Franco, sono stato inutilmente provocatorio. Quel che volevo precisare è che il nostro sistema si basa si basa sul consumismo di cui il profitto è un aspetto funzionale a questo. Definire i limiti della dignità umana quando ancora si parla della casella maschio/femmina mi pare utopistico quanto impossibile. Mi accontenterei di universalizzare il rispetto per l'altro che avrebbe già delle conseguenze epocali. Un bel discorso è questo intervento di Oscar Farinetti al festival della scienza di Sarzana del 2014, ogni tanto emerge la sua natura di venditore ma applicare quel che dice sarebbe possibile e pratico senza dover porre obbiettivi poi irraggiungibili ed in contrasto con la nostra natura umana. Volenti o nolenti dobbiamo sempre trovare un equilibrio tra l'istinto e la ragione.
https://www.festivaldellamente.it/it/1084-OscarFarinetti/#
Credo che la vera pari dignità tra uomo e donna potrà considerarsi compiuta solo quando, in modo naturale e senza bisogno di disposizioni di legge (tipo le quote rosa in Parlamento), le caselle M e F saranno messe in ordine alfabetico.
Non credo sia un caso che, da abile e sensibile comunicatrice qual è, la Bell abbia scelto questo come ultimo messaggio (quello che la platea memorizzerà di più), nell’ambito di un intervento al TED, che non può superare i 15 minuti.
Perfettamente d'accordo con voi, penso però che in alcuni casi distinguere i sessi non sia incoerente con la pari dignità tra donna e uomo (ad esempio nel caso di pazienti in ambito medico). Tutto dipende da chi attribuisce un significato sessista o meno a "maschio e femmina". Direi che Daniela, col suo ultimo commento, chiarisce perfettamente le idee. Grazie Frank per la segnalazione del video.
Ci tengo, a questo punto, a chiarire ulteriormente il mio pensiero sulla parità di dignità tra uomo e donna... sono fermamente convinta che questa possa realizzarsi solo nel rispetto delle differenze che Madre Natura ci ha consegnato per esigenze evolutive.
Pari dignità non significa avere a tutti i costi uguali mansioni, ma significa avere rispetto delle reciproche mansioni e significa che a nessun individuo venga preclusa la possibilità di svolgere determinate mansioni, se lo desidera, solo perché non appartiene al sesso "giusto".
Basterebbe, come afferma Frank, universalizzare il concetto di rispetto per l'altro.
Ricordi, Frank, il nostro scambio d'opinioni sull'utilità dei commenti (da QUI in poi)?
Ecco... i commenti a questo articolo credo siano una risposta più che esauriente e ti ringrazio di aver contribuito a stimolarli in modo critico ed intelligente. Così come ringrazio Franco, che non ci fa mai mancare i suoi, ringrazio Hotrats per aver dato il via e... ma sì... ringrazio anche il mio caro amico Mau (non solo per il commento)! E chi vorrà continuare, sarà il benvenuto e si consideri ringraziato sin d'ora.
Buona domenica a tutti!
Non cambia nulla Daniela, venti commenti non sono nulla a confronto del numero delle letture di questo articolo che non conosco ma di cui sono sicuro saranno almeno con uno zero in più, per ora. Poi chi legge l'articolo potrebbe anche non scorrere nemmeno i commenti, non credo siano nemmeno necessari l'articolo è di per se esaustivo. Capisco che non avere pareri diretti lasci qualche dubbio ma insisto nel mio punto di vista: se ci sono bene, sono un'evidenza ma se non ci sono non cambia nulla. Anche riguardo alla capacità di comunicare della Bell il dubbio resta, una platea come quella per grande che sia non è nulla in confronto alla rete ed infatti l'intervento è su youtube. Potrebbe essere che il problema è solo mio e tutti capiscano quel che voleva dire al primo colpo, la cosa mi incuriosisce vedo se trovo qualche volontario a cui far vedere il video e poi faccio la domanda.
Maurizio ho letto il link al corriere decisamente interessante. Anche se sono sicuro che lo sai, il Signor Nobel non era sposato l'ipotesi del tradimento coniugale con un matematico è una bufala. Figurarsi se riuscivano a fare un articolo senza infilarci dell'inutile gossip.............
Per te non cambierà niente, per me cambia molto... poi, se anche non ci sono commenti, va bene lo stesso, ci mancherebbe! L'interesse che suscita un articolo non è sicuramente direttamente proporzionale al numero di commenti che riceve. Questo lo so bene, dal momento che anch'io sono ex lettrice silenziosa: ho letto con ammirazione per anni (almeno quattro o cinque) gli articoli di Enzo prima di cominciare timidamente a commentarli...