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Tags: atmosfera flare flare ultravioletti nane rosse pianeti abitabili stelle giovani
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Prima sterilizzazione completa e poi (forse) la vita **
Queste nane rosse sono proprio terribili (ricordate QUESTA?)... Sono moltissime, hanno una vita lunghissima, ma sono molto esigenti con i loro pianeti e con la possibile vita. Concludiamo con una piccola considerazione...
Le nane rosse sarebbero veramente l'ideale per ospitare pianeti abitati: essendo mamme molto affettuose li vorrebbero molto vicini a loro. E qui, come sappiamo, cominciano i guai per il blocco mareale del periodo di rotazione intorno all'asse che porterebbe questi poveri figlioli a essere sempre al buio o a un caldo pazzesco (un po' quello che succede ai sette-pianeti-sette di Trappist-1). Tuttavia, il problema è anche un altro e forse maggiore. Nei primi anni di vita, le nane rosse sono delle mamme veramente maniache della pulizia. Per rendere l'ambiente attorno a loro non contaminato lo investono con "flare" impressionanti (come QUESTO), anche molte volte più potenti di quelli solari e violenti soprattutto nell'ultravioletto.
Sì, ma la distanza dei pianeti abitabili resta sempre la stessa e un flare del genere li investirebbe sterilizzandoli completamente e strappandogli l'atmosfera (e non parliamo dell'acqua). Crearne una nuova è -forse- impossibile e avremmo una casa immacolata, ma senza nessun richiedente.
Conclusione? Per almeno qualche decina di milioni di anni la nana rossa farebbe opera di "pulizia" e poi... si troverebbe con dei pianeti bloccati marealmente e senza atmosfera. Un vero spreco... a meno che non sia vera un'altra soluzione: noi continuiamo a cercare vita e condizioni di vita più o meno simili alla nostra e difficilmente cerchiamo di pensare più in grande (eppure anche ALMA ci ha mostrato che ogni stella potrebbe avere una diversa ricetta per la vita biologica...).
Possibile che ci siano così tanti pianeti inutilizzati? No, non ci credo, l'Universo sa quello che fa e ha trovato sicuramente una via d'uscita.
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