Categorie: Ammassi stellari Collisioni galattiche
Tags: ammassi globulari unione di galassie
Scritto da: Vincenzo Zappalà
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Un gioco sempre uguale e sempre diverso *
Conosciamo ormai molto bene ciò che riescono a fare le galassie quando si sfiorano, si scontrano e si uniscono: di tutto e di più. Possono costruire un nuovo e gigantesco oggetto senza un forma precisa, o eseguire un balletto in cui le forze mareali sollevano l’invidia dei più grandi ballerini terrestri. Possono fare esplodere una nascita stellare parossistica, così come strappare il “cuore” o le “braccia” alla compagna meno massiccia. Ne abbiamo visto un possibile esempio poca tempo fa. Possono, addirittura, fare intervenire i loro “signori” nascosti (i buchi neri galattici) in un braccio di ferro che sembra zittire lo Spazio che li circonda e poi farlo scatenare in applausi e in grida entusiastiche, come mostrano i getti imperiosi che si lanciano verso l’Universo dal luogo della sfida.
No, non sto "sparlando" e chi ha seguito i miei articoli sa benissimo che attraverso queste strane similitudini non faccio altro che descrivere fenomeni fisici estremamente concreti e reali. L’unione delle galassie non solo è un meccanismo che quasi tutte hanno almeno vissuto una volta nella loro vita, ma è anche il modo per ringiovanire strutture ormai stanche e rimettere in moto la creazione di nuove vite. Ciò che rende straordinari questi fenomeni è la stupefacente varietà di soluzioni finali. Non un gesto ripetitivo, sempre uguale e prevedibile, ma uno sfogo di fantasia creativa che, seppur preparati a tutto, ci lascia ogni volta sbigottiti.
Un esempio recente, tanto per confermare la grande fantasia galattica. Il nostro attore è PGC 6240, una “quasi” normale galassia ellittica a circa 350 milioni di anni luce. Una galassia dalle linee dolci e sinuose, quasi come una pallida rosa. Al centro un bocciolo compatto circondato da petali tenui e sfumati. Guardandola con più attenzione, però, la visione poetica si tramuta in meraviglia fisica. I petali sono staccati dal centro e lo stesso bocciolo è formato da zone più o meno dense. La poesia non può farci dimenticare le immense forze che hanno plasmato il fiore cosmico. Cosa può essere successo?
La risposta ce la forniscono gli ammassi globulari che sembrano incorniciare la rosa. Li conosciamo bene e normalmente sappiamo che orbitano la loro galassia a una certa distanza e che rappresentano gruppi numerosissimi di stelle formatesi insieme alla struttura che li ospita. Hanno quasi tutti la stessa età, così come le loro stelle. Ammassi estremamente conservativi che rimangono insensibili alla fantasia creativa della galassia che li ospita. Eppure ciò non capita nella PGC 6240.
I suoi ammassi globulari non sono solo vecchi, ma ve ne sono anche di giovani. No, non è possibile che i primi abbiano deciso di ringiovanire o di rompere le tradizioni con il passato, sono ormai troppo isolati per pensare a qualcosa del genere (e nemmeno avrebbero il materiale adatto). Non resta che una soluzione che spiegherebbe contemporaneamente anche la formazione di quella stupenda rosa celeste. Due galassie decisero di incontrarsi, di unirsi in una sola creatura cosmica. La loro fantasia era sicuramente molto grande e i filamenti di gas s’intrecciarono, si divisero, si unirono, si disgregarono e si compattarono, in modo da creare concentrazioni e diradamenti di materia che chiamare artistiche è dir poco.
Nacquero nuove stelle un po’ dappertutto, perfino nelle zone periferiche. Improvvisi focolai di vita, a volte estremamente circoscritti, delimitati in uno spazio ristretto. Di cosa (o di chi…) sto parlando? Di ammassi globulari formati da una generazione nuova di stelle molto unite tra loro che cercavano di competere con quegli ammassi che forse le guardavano con un po’ di imbarazzo e con quella specie di superiorità delle persone mature ed esperte. Una rivoluzione giovanile? Un 68 stellare? No, non credo, solo un gesto di vitalità e di speranza nel futuro. Forse un segno di rispetto e di apprezzamento per quegli stanchi e ancora vivi villaggi stellari che hanno fatto della vicinanza la loro fede.
Non solo, però. Anche un ricordo netto e inequivocabile del momento in cui il grande gioco è stato effettuato. Le stelle giovani ricordano quella data. Basterà studiarne il loro stato evolutivo e il celebre diagramma HR svelerà il mistero temporale. Una rosa, così orgogliosa di se stessa e del meccanismo che l’ha formata, da volerci lasciare un segnale ben chiaro del preciso momento in cui è stata creata.
Scusate se ho condito questa notizia di grande importanza scientifica con una specie di racconto tutto latte e miele. Lo scopo è solo quello di confezionare una scoperta (il cui valore non sfugge di certo ai nostri lettori) in modo da essere recepita anche dai bambini. Ho cercato di fornire degli spunti che voi saprete trasmettere nel modo più giusto. Non è mai troppo presto per avvicinarsi al Cosmo… E poi… se giocano le galassie, perché non lasciare che i bimbi giochino con loro
Sono sicuro che molti di voi racconteranno questa storia ai più piccoli, condendola con una dose ancora maggiore di passione e di fantasia. Buon lavoro!
8 commenti
Nell' infinito teatro del cosmo l' infinito balletto della materia e delle stelle si potrebbe proporre un film alla Disney sul tema sarebbe carino non trovate...
Bellissimo articolo.
E sono anche molto soddisfatto di aver capito ESATTAMENTE il discorso sulla datazione dell'evento collisorio. Infatti proprio ieri sera stavo rileggendo "Rosetta e le tre sorelle" e leggevo appunto il paragrafo riguardante la datazione degli ammassi globulari mediante l'osservazione delle stelle rimaste in sequenza principale.
Una domanda: la datazione di questo evento è già stata fatta o si stanno ancora studiando i "giovani" ammassi globulari ? Gli ammassi più vecchi ci dovrebbero dire l'età delle singole galassie mentre i nuovi ammassi globulari ci diranno quando queste collisero giusto ?
caro Gianluca,
da quanto ho trovato i più giovani si riferiscono a circa 400 milioni di anni fa. un altro gruppo a 1 miliardo e poi ve ne sono di ben più vecchi, ossia risalenti a una decina di miliardi di anni.
Sono comunque ancora sotto studio spettroscopico...
Bene Enzo, se non erro questo balletto toccherà anche a noi ed alla sorellona Andromeda fra' ....non so' dire quando. Si potrebbe fare un racconto di cosa vedranno i "presenti" in quei meravigliosi "istanti" (si fà per dire istanti )?
Daccordissimo sul film.
caro Mario,
mi sembra (ma non ne sono sicuro) di avere già scritto un articolo a riguardo. Adesso finisco di sistemare le categorie e sottocategorie e poi lo cerco. Se non c'è, lo scrivo sicuramente!
caro Enzo,
Come ti avevo scritto in precedenza seguo questo sito cercando di apprendere il piu' possibile anche se a volte non tutto mi e' comprensibile.
Ti pongo una domanda che ti fara' sorridere ( chiedo scusa anche a tutti i lettori piu' esperti ) : per comprendere appieno il tuo articolo vorrei sapere dove sono situati esattamente gli ammassi globulari..
Orbitano intorno al centro della galassia, questo vuol dire che sono "esterni" alla galassia stessa? si trovano sul piano galattico o nell'alone galattico? se io potessi osservare la Via Lattea dal di fuori, dove vedrei i suoi ammassi globulari?
Scusa ancora per la banalita' della domanda...
Ciao e grazie!
Marco
caro Marco,
normalmente gli ammassi globulari si trovano tutt'attorno al disco galattico, anche ad inclinazioni molto alte (è come se lo circondassero). Si sono formati -nella maggior parte dei casi- insieme alla galassia di cui fanno parte e a cui sono legati dalla gravità. Essi, infatti, rivolvono attorno al nucleo centrale, ma su orbite qualsiasi e diverse dalla rotazione del piano galattico e delle sue stelle.
Come forse ti ho già detto, per farti una prima idea generale ti consiglio vivamente il libro di Rosetta: è semplice , semplice, ma dà un'infarinatura sufficiente per affrontare discorsi leggermente più complicati.
Grazie Enzo!
Andro' a comprare il libro oggi stesso.
Grazie per la pazienza e per questi bellissimi articoli!