Categorie: Racconti di Vin-Census
Tags: civiltà aliene disciplina informazione linguaggio ordine
Scritto da: Daniela
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I Racconti di Vin-Census: LA MEDAGLIA
In tempi convulsi e isterici come quelli che stiamo vivendo, chi di noi non sente il bisogno di un po' di ordine e regole certe? Nessun problema! Basta imbarcarsi sulla prima astronave in partenza per Polyxon, il pianeta più organizzato dell'Universo! E se rispondete al domandone finale, il biglietto è gratis, ve lo offre Vin-Census.
Buon Viaggio!
Il pianeta Polyxon, che orbitava con molta signorilità e precisione attorno a quella giovane e vigorosa stella di tipo spettrale G, era un esempio perfetto di rigore, perfezione e disciplina. Gli abitanti avevano nel proprio DNA la severità, la resistenza e la fermezza del regime militare. Non era quindi un caso che il governo che comandava il mondo fosse retto dall’esercito. Tutte le posizioni più alte di tipo decisionale erano in mano alle forze armate. Un regime ferreo, duro, austero ma leale e senza compromessi. Chi meritava avrebbe sicuramente avuto il giusto riconoscimento. Chi non meritava sarebbe stato punito adeguatamente e severamente. La scuola, l’educazione dei bimbi, il lavoro nelle fabbriche, nei campi, nel commercio, seguivano leggi precise e intransigenti. Nessuno poteva e nemmeno voleva ribellarsi. Per vivere bene bastava adeguarsi con onestà, lealtà e il giusto orgoglio.
Ovviamente in un mondo militaresco, particolare attenzione veniva data alle operazioni belliche. Non certo nel proprio pianeta cha aveva raggiunto la perfezione assoluta, ma nei mondi alieni. Non era tanto il bisogno di conquista che stimolava la continua ricerca di pianeti da invadere, quanto la necessità e l’esigenza morale di portare al giusto livello civile e sociale chiunque avesse una mente pensante. Una specie di opera di beneficenza che Polyxon si era promesso di perseguire fino in fondo. Le sue flotte di astronavi erano le più potenti e moderne della galassia ed erano in continuo movimento per scoprire nuovi mondi da “convertire” o per riportare l’ordine in quelli già controllati. La potenza bellica e l’autorità ormai indiscussa evitavano solitamente guerre cruente. Non vi era quasi mai bisogno di attaccare a fondo il “nemico”, o meglio “colui che ancora non aveva compreso”. Bastava che mostrassero la propria forza e di solito ottenevano una resa quasi immediata e senza spargimenti di sangue.
I casi più difficili erano stati quelli di Trexhyzwom, pianeta ultra massiccio orbitante attorno ad una gigante rossa. Le creature mostruose che lo abitavano avevano lottato fino alla morte per resistere a quell’opera di redenzione intelligente. Ne erano rimaste ben poche e avevano chinato le loro tre teste con grande sforzo. Analogo scontro avevano dovuto sopportare con i volatili di Volvolan, terzo pianeta di una piccola e fredda stella di tipo M. Il fatto di poter volare a piacimento aveva creato un regime improntato alla libertà, all’allegria e all’indipendenza più sfrenata. Erano dovuti intervenire molto duramente per reindirizzare quella popolazione così autarchica. In generale però gli scontri erano praticamente indolori e non portavano a rivolte lunghe o sanguinose. E poi il loro sistema satellitare di controllo che veniva subito inserito attorno al nuovo mondo era estremamente preciso ed efficiente.
Per avere il controllo totale, perfetto e duraturo di tutti quei sistemi planetari sparsi nella galassia, era necessario avere un sistema gerarchico meticoloso e minuzioso. Non ci si poteva permettere alcun errore di valutazione negli avanzamenti di grado. Avrebbero causato nefasti effetti di risentimento, deleteri in un meccanismo così complesso e rigoroso. Faceva carriera solo chi si guadagnava rispetto e stima sul campo. Erano i suoi stessi compagni di pari grado a proporlo per un avanzamento e i sottoposti dovevano mostrare il giusto compiacimento. E più si andava verso l’alto e più accurato e sincero doveva essere questo meccanismo di avanzamento gerarchico. Spesso chi veniva scelto era letteralmente trascinato verso le cariche più elevate. Non si ricorda nessun caso d’invidia o gelosia, soprattutto quando si era vicinissimi alle cariche più prestigiose. I fortunati mostravano una modestia e un’umiltà encomiabili. Alcuni cercavano addirittura di rifiutare per cedere con sincera convinzione il passo ai loro compagni di tante battaglie.
Questa grande stima reciproca faceva del regime di Polyxon un esempio di perfezione quasi assoluta. Tantissima euforia nello scalare i gradini più bassi della carriera quando si era giovani, pur se sempre con grande lealtà e rispetto. Quasi una ritrosia, un’umiltà sublime, quando si era vicinissimi alle posizioni assolute. Sembrava che anni e anni di dure battaglie, di grandi intuizioni, di geniali strategie, avessero insegnato soprattutto la modestia a coloro che potevano ormai ottenere gli incarichi e i riconoscimenti più elevati. Tutto ciò era sicuramente frutto degli insegnamenti schietti e virili di una civiltà e una società pienamente realizzate.
Il generale di quinta classe Goridhon era stato proposto per il passo successivo, quello finale. C’era molta euforia tra i suoi parigrado, che si complimentavano con lui, lo spronavano, lo esaltavano. Si scrissero brevi trattati sulle sue imprese e sulla sua mitica saggezza ed equità. Ma Goridhon sembrava frastornato, quasi incredulo e confuso. Perché proprio a lui? Non pensava di meritare quel riconoscimento così importante. Gli sembrava di essere ancora troppo giovane per tanto onore. E non era falsa modestia, ma leale convincimento. Cercò perfino di rifiutare, mostrando una purezza d’animo esemplare. Tuttavia, nessuno degli altri possibili candidati mise mai in dubbio i suoi meriti e la correttezza della scelta. Erano tutti con lui e profondamente commossi per il suo giusto premio. Veramente un esempio nobilissimo da ambo le parti per tutti i più giovani che assistevano a quelle schermaglie improntate alla più pura sincerità e lealtà virile.
E venne il giorno del conferimento della più alta carica del pianeta:
la medaglia di pura spadaite al valore galattico!
I ritratti dei grandi che erano riusciti a ottenerla facevano bella mostra di sé lungo le pareti dell’enorme anfiteatro dove si tenevano le cerimonie. Le tribune e le gradinate erano piene fino all’inverosimile. Chissà quanti anni ci sarebbero voluti per avere un’altra occasione come quella. I più elevati tra i sottoposti lo guardavano con occhi commossi, ma senza invidia. Forse pensavano appena a quando sarebbe toccato anche a loro.
Goridhon giunse al centro, scortato da una guardia armata e con il suo vessillo personale sollevato dal vento. Fu accolto da un boato immenso e il tripudio della folla lo fece rabbrividire. Lui, uomo duro, instancabile, freddo come il ghiaccio, impassibile e apparentemente insensibile, alla fine si commosse per l’onore che stava per ricevere. Una vita passata sul campo, tanti momenti di gioia e altrettanti di paura sempre celata. Ora poteva liberarsi e scoppiò in un pianto dirotto. Apparve finalmente come un uomo qualsiasi mentre si copriva il volto con le mani. Il silenzio che scese nello stadio era intriso di stima, partecipazione ed emozione per quell’eroe che, in un momento così importante della sua vita, aveva avuto il coraggio di mostrare anche la debolezza.
Quell’assoluta quiete fu rotta improvvisamente dalla scarica dei fucili.
Su Polyxon le medaglie sono solo alla memoria!
Vi è piaciuto questo racconto? QUI ne trovate molti altri!
Domandone finale (ovvero piccola riflessione linguistica)
Ora vi invitiamo a rileggere il racconto e, se vi fa piacere, a rispondere nei commenti alla seguente domanda:
Le informazioni e le sensazioni che le parole del racconto vi hanno trasmesso mentre lo leggevate la prima volta, sono cambiate durante la seconda lettura? Se sì, provate a spiegare come e perché.
Grazie!
2 commenti
Cara Dany,
devo dire che il racconto mi è stato in qualche modo stimolato da quello che io considero uno dei capolavori di Agata Christie (Dalle Nove alle Dieci), in cui il giallo va proprio letto DUE volte. L'assassino è proprio chi parla in prima persona e, tra le righe, racconta proprio i movimenti fondamentali che ha eseguito per commettere il delitto e per cercare di avere un alibi. Tuttavia, tutto ciò appare perfettamente solo nella seconda lettura, quando si sa il finale... nella prima ogni situazione sembra avere una spiegazione diversa e scollegata dall'omicidio.
Dovrei rovistare più spesso nella cartella dei vecchi racconti alla ricerca di altre “perle” nascoste